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Invece di spernacchiarlo c’è anche chi
ospita e plaude a siffatti riesumatori di imbecillità insense.
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E chi non spernacchia con me ... peste lo colga!
Così, a mio sollazzo (ma qualche tono dovrei moderarlo, perché Sciascia è grande, e piccolini sono solo i nocini e gli aspianti nocini) torno a riproporre questo vecchio post in laudem Terrae Rahalmuti.
Sciascia
è sublime, perfetto, inattingibile, irraggiungibile, genio di incomparabile
intelligenza, sapidissimo prosatore: solo che è inestricabilmente schiacciato
al suo tempo. Non è neppure profeta: cosa ha previsto in ordine al fenomeno
Berlusconi; e cosa sull'attuale congiuntura del tecnocrate Monti (che è cosa
seria molto più seria e complessa di quello che certi miei amici di FB vogliono
talora accreditare); e cosa poi sulle contemporanee vicende di quella che lui
chiamava Regalpetra, a partire dal ruolo di un Petrotto a quello
dell'interludio di mio cugino Restivo Pantalone, per non parlare del succedersi di poco gloriose triadi, di
cripto sindacalesse al Tramonto e di tanti loro repentiti laudatores); e
che dire dei novelli poetastri di casa
nostra o dei loro cugini scrittorelli che anonimamente si mettono a insolentire
calunniando con la compiacenza di sussiegosi blog di paesana scrittura?
Lasciamo Sciascia al suo tempo; gloriamocene (sempreché ci guadagniamo). Lui ci
ha descritto come un paese di folli, di facinorosi, di gente iniqua: noi invece
lo esaltiamo come la nostra più grande gloria, come il genio dei geni, come
l'inventore di una fondazione cui nulla ha fornito oltre al nome e carte
stracce e qualche acquatinta, acquaforte o che so io. Se il vangelo mi dice:
lascia che i morti seppelliscano i
morti, divento ultraevangelico. Ai miei stimati amici della locale intellighenzia
dico: affidiamo Racalmuto alle nuove leve, aiutiamoli a far risorgere questa
strana araba fenice che è Racalmuto a proiettarsi in un nuovo ciclo di glorie non solo letterarie, ma culturali, di
grande avvedutezza, di sapienza nelle
cosiddette professioni liberali. Ne sono certo, fra qualche anno si avrà una
meravigliosa cittadina gelosa del suo storico nome: RACALMUTO, senza orpelli di
sorta, senza pseudonimi letterari, non
più insulsa pietra regale ma civilissima STATIO pluriculturale: araba,
normanna, bizantina, greco-romana, sicana e soprattutto pre-sicana.
L'archeologia ci aiuta; la storia va corretta; i microstorici redarguiti. I
blog ossequienti, negletti.
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