Torno a riproporre questo vecchio post in laudem Terrae Rahalmuti, di questo geniale paese, di questa terra fertile e
ridente, di queste donne e di questi uomini che sprizzano intelligenza da tutti
pori.
E ad infamia di chi per qualche piatto
di lenticchie montedoresi plaude a transfughi racalmutesi di stanza a Montedoro
che vorrebbe far diventare vangelo le augelliane stronzate intese a far credere
alla sua lady Chatterley cornificante un montedorese che a Racalmuto all’inizio
del secolo ventesimo c’era un solo intelligente, che portava la tonaca, che in
gioventù usava il crocifisso per pugnale omicida e guarda caso era nato
a Montedoro.
Invece di spernacchiarlo c’è anche chi
ospita e plaude a siffatti riesumatori di imbecillità insense.
Dunque, visto che l’unico intelligente era
di Montedoro, noi racalmutesi saremmo tutti discendenti da ebeti. Parola
augello-hamiltoniana! Anche ma zzi Nico Falci, in quel tempo nato e dimorante a
Racalmuto? Sono d’accordo anche i nipoti omonimi diretti? Niente duello! Ma una
pernacchia dovrebbero mandarla a codesti rifacitori di neghittosità femminee.
E chi non spernacchia con me ... peste lo colga!
Così, a mio sollazzo (ma qualche tono dovrei moderarlo, perché Sciascia è grande, e piccolini sono solo i nocini e gli aspianti nocini) torno a riproporre questo vecchio post in laudem Terrae Rahalmuti.
E chi non spernacchia con me ... peste lo colga!
Così, a mio sollazzo (ma qualche tono dovrei moderarlo, perché Sciascia è grande, e piccolini sono solo i nocini e gli aspianti nocini) torno a riproporre questo vecchio post in laudem Terrae Rahalmuti.
Sciascia
è sublime, perfetto, inattingibile, irraggiungibile, genio di incomparabile
intelligenza, sapidissimo prosatore: solo che è inestricabilmente schiacciato
al suo tempo. Non è neppure profeta: cosa ha previsto in ordine al fenomeno
Berlusconi; e cosa sull'attuale congiuntura del tecnocrate Monti (che è cosa
seria molto più seria e complessa di quello che certi miei amici di FB vogliono
talora accreditare); e cosa poi sulle contemporanee vicende di quella che lui
chiamava Regalpetra, a partire dal ruolo di un Petrotto a quello
dell'interludio di mio cugino Restivo Pantalone, per non parlare del succedersi di poco gloriose triadi, di
cripto sindacalesse al Tramonto e di tanti loro repentiti laudatores); e
che dire dei novelli poetastri di casa
nostra o dei loro cugini scrittorelli che anonimamente si mettono a insolentire
calunniando con la compiacenza di sussiegosi blog di paesana scrittura?
Lasciamo Sciascia al suo tempo; gloriamocene (sempreché ci guadagniamo). Lui ci
ha descritto come un paese di folli, di facinorosi, di gente iniqua: noi invece
lo esaltiamo come la nostra più grande gloria, come il genio dei geni, come
l'inventore di una fondazione cui nulla ha fornito oltre al nome e carte
stracce e qualche acquatinta, acquaforte o che so io. Se il vangelo mi dice:
lascia che i morti seppelliscano i
morti, divento ultraevangelico. Ai miei stimati amici della locale intellighenzia
dico: affidiamo Racalmuto alle nuove leve, aiutiamoli a far risorgere questa
strana araba fenice che è Racalmuto a proiettarsi in un nuovo ciclo di glorie non solo letterarie, ma culturali, di
grande avvedutezza, di sapienza nelle
cosiddette professioni liberali. Ne sono certo, fra qualche anno si avrà una
meravigliosa cittadina gelosa del suo storico nome: RACALMUTO, senza orpelli di
sorta, senza pseudonimi letterari, non
più insulsa pietra regale ma civilissima STATIO pluriculturale: araba,
normanna, bizantina, greco-romana, sicana e soprattutto pre-sicana.
L'archeologia ci aiuta; la storia va corretta; i microstorici redarguiti. I
blog ossequienti, negletti.
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