Egregio dottore Carmelo Barbagallo,
innanzitutto e soprattutto i miei rallegramenti per il suo
assidersi al massimo scranno della Vigilanza Bancaria della Banca d’Italia,
massimo s’intende mettendo da parte la competenza del Direttorio che in materia
può regnare ma non può governare come si compete ad una realtà d tipo monarchico
quale è ancora il nostro glorioso
istituto di palazzo Koch.
Bene ha fatto il nostro novello Governatore a presceglierla
derogando da quella sorta di diritto consuetudinario secondo il quale a reggere
le fila del governo del credito (e se crisi oggi c’è, si deve alla inettitudine
di certi uomini di governo che hanno creduto superata la saggezza di via
nazionale 91) debba essere uno studioso, erede di Baffi, emulo di Sarcinelli e
non so chi altro l’abbia preceduto di provenienza Servizio Studi.
Non so se il signor governatore conosce il giudizio che
autorevolmente ha dato di lei il docente della Sadiba, secondo il quale pur
dommatico nel suo volere, sa poi essere capace di pratica contezza. E Lei è
chiamato a prendere tanta contezza per una svolta dell’attività ispettiva.
Rapporti ispettivi come quelli di Clemente misero alla gogna
un signor galantuomo come l’ex governatore della Banca d’Italia Dottor Antonio
Fazio, un anglo-italiano rapporto (solo parte aperta) sul MPS finirà per far
percorrere una dolorosissima ed infamante via crucis giudiziaria alla
meritevole (e per me incolpevole) signora Tarantola: e non so che gliene
importerà del Menichella che piuttosto sornionamente ieri la nuova dirigenza
della Banca d’Italia (che in definitiva l’aveva giubilata) le ha ieri conferito.
So bene che ella è fuori da questi giochi; non però il ruolo
che le hanno assegnato.
Forse un eretico come me andrebbe sentito, informalmente,
senza nulla accordare (anche perché nulla chiederei). Per De Sario ero un
evitando “pericolo pubblico” perché sempre in cerca dei “cadaveri nell’armadio”.
Per Il nuovo governatore (e non ho parole per ringraziarlo ancora una volta)
non sono poi quel Mephisto come mi firmo in WOMEN IN THE CITY se mi ha degnato
di una doppia risposta ad personam. Non reputa lei di ascoltarmi? I problemi
che le sottoporrei sono quelli ce illustro in questo mio blog CONTRA OMNIA
RACALMUTO.
Riveduta e corretta questa mia missiva al dottore Angelo De
Mattia è stata pubblicata in ARTICOLO 21. Cosa volevo dire? Tante tantissime
cose, ammonitrici, preveggenti. Credevo persino che andava esaltato il rag.
Cesare Geronzi. Non sono stato preso in alcuna considerazione. Era loro
diritto. Hanno agito come hanno agito e ne è venuto fuori un Confiteor che
mette in ginocchio la Banca d’Italia. Perché gli altri sanno leggere. Penso che
quel Confiteor in un contesto come qiello di queste ore può dissolvere l’intera
istituzione cui sono legato con rabbiosa tenacia. Scherzo se dico che ci va di
mezzo la integrazione pensionistica (è poca cosa, in quanto il buon Occhiuto
con un colpo di mano che son sicuro lei ignora, ci mise tutti al riparo
passando un esiguo paio di miliardi di lire all’INPS. (C’è però chi parla
d’altro).
Mi leggera non mi leggerà? faccia Lei!. Mi convocherà, non mi
convocherà? Rimetto tutto al suo buon
cuore. Io un uomo dell’esperienza (anche ispettiva) e delle competenze anche
bancarie e della persino suicida onestà come il il dottor Calogero Taverna lo
convocherei (sia pure con tutte le riserve e le riservatezze del caso). Ma
debbo aggiungere: nemo iudex in causa propria.
Con sincera deferenza
Calogero Taverna
Via L. Rocci, 68 - Roma
*******
Carissimo Angelo,
faccio seguito
all’incontro di oggi. Francamente non avrei dubbi sul fatto che una
speculazione valutaria dell’ordine di
$ 3.659.511.933 - DM:
2.905.097.000 - Lgs. 10.000.000 -Frb. 175.000.000
di acquisti a termine
contro
$ 4.036,975,594 - D.M- 1.153.650.000 - Lgs. 25.000.000
di vendite a termine,
(cfr. pagg. 46-47 del mio rapporto sulla Banca Privata Finanziaria)
finiva col determinare
alle scadenze un tale sconquasso valutario e borsistico che non poteva non
venire registrato dalla Banca d’Italia e dell’UIC. Infatti, le Autorità
sapevano. Tacevano? No. Non potevano che essere gli artefici occulti di ciò che
ritengo una contro speculazione del concerto delle Banche Centrali (Unione
Sovietica in testa). Ma ciò sarebbe acqua passata se la storia non si ripetesse.
Allora le Autorità riuscirono a fare apparire il tutto come una insana
diavoleria mafiosa del Sindona. Non era un santo. Se fu suicidato, pace
all’anima sua.
Quel che mi interessa è
l’attualità. Allora di questa immane speculazione valutaria la magistratura non
capì o non le fu fatto capre alcunché. Non vi è un accenno nelle sentenze delle
varie condanne. Eppure avevano (tra l’altro) il mio rapporto ispettivo. Eppure
potevano leggere il libro (da me ispirato) Soldi truccati, ove l’aspetto valutario
del crack Sindona è tutto spiattellato.Il nostro Presidente dovrebbe non considerare peregrina la mia tesi della contro speculazione, che ovviamente è molto più articolata (e documentata), se non altro per tranquillità della mia coscienza di … storico.
Oggi una domanda si
impone: perché allora tanta sonnolenza mentale della magistratura milanese e
perché invece oggi si inventano colpe stratosferiche di intelligenti, saggi,
avveduti grand commis dello Stato. Il Governatore della Banca d’Italia ha
mansioni costituzionali di difesa della moneta, della avveduta politica
bancaria. Il Governatore è anche il banchiere dei banchieri: deve agire in
armonia con le peculiarità dei mercati e delle borse, necessariamente aperti
alle aggressioni speculative mondiali. Se è impari, perché astretto dai lacci e
laccioli di cui parlava Carli, beh! Povera economia finanziaria nazionale.
Ed un Governatore non
può non servirsi di banchieri ultraabili e competenti del taglio di un Cesare
Geronzi (al quale qualche pizzicotto ebbi a dargli, ma spero me l’abbia
perdonato). Sono troppo pirandelliano per non avere il gusto del gioco delle
parti. Questo però non mi impedisce di capire e di stimare. Diceva Sarcinelli
che solo tre ispettori la Vigilanza era riuscita a forgiare ( e non poteva
privarsene). Dell’Uva, De Sario e (bontà sua) Taverna. Solo che quando stizzito
avevo voglia di sparare paradossi sghignazzavo: vero, solo che per gli altri
due Sarcinelli si sbaglia. La modestia non è il mio forte.
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