mercoledì 20 febbraio 2013

Lettera al dottor Carmelo Barbagallo, capo della vigilanza bancaria


Egregio dottore Carmelo Barbagallo,

innanzitutto e soprattutto i miei rallegramenti per il suo assidersi al massimo scranno della Vigilanza Bancaria della Banca d’Italia, massimo s’intende mettendo da parte la competenza del Direttorio che in materia può regnare ma non può governare come si compete ad una realtà d tipo monarchico quale è ancora  il nostro glorioso istituto di palazzo Koch.

Bene ha fatto il nostro novello Governatore a presceglierla derogando da quella sorta di diritto consuetudinario secondo il quale a reggere le fila del governo del credito (e se crisi oggi c’è, si deve alla inettitudine di certi uomini di governo che hanno creduto superata la saggezza di via nazionale 91) debba essere uno studioso, erede di Baffi, emulo di Sarcinelli e non so chi altro l’abbia preceduto di provenienza Servizio Studi.

Non so se il signor governatore conosce il giudizio che autorevolmente ha dato di lei il docente della Sadiba, secondo il quale pur dommatico nel suo volere, sa poi essere capace di pratica contezza. E Lei è chiamato a prendere tanta contezza per una svolta dell’attività ispettiva.

Rapporti ispettivi come quelli di Clemente misero alla gogna un signor galantuomo come l’ex governatore della Banca d’Italia Dottor Antonio Fazio, un anglo-italiano rapporto (solo parte aperta) sul MPS finirà per far percorrere una dolorosissima ed infamante via crucis giudiziaria alla meritevole (e per me incolpevole) signora Tarantola: e non so che gliene importerà del Menichella che piuttosto sornionamente ieri la nuova dirigenza della Banca d’Italia (che in definitiva l’aveva giubilata) le ha ieri conferito.

So bene che ella è fuori da questi giochi; non però il ruolo che le hanno assegnato.

Forse un eretico come me andrebbe sentito, informalmente, senza nulla accordare (anche perché nulla chiederei). Per De Sario ero un evitando “pericolo pubblico” perché sempre in cerca dei “cadaveri nell’armadio”. Per Il nuovo governatore (e non ho parole per ringraziarlo ancora una volta) non sono poi quel Mephisto come mi firmo in WOMEN IN THE CITY se mi ha degnato di una doppia risposta ad personam. Non reputa lei di ascoltarmi? I problemi che le sottoporrei sono quelli ce illustro in questo mio blog CONTRA OMNIA RACALMUTO.

Riveduta e corretta questa mia missiva al dottore Angelo De Mattia è stata pubblicata in ARTICOLO 21. Cosa volevo dire? Tante tantissime cose, ammonitrici, preveggenti. Credevo persino che andava esaltato il rag. Cesare Geronzi. Non sono stato preso in alcuna considerazione. Era loro diritto. Hanno agito come hanno agito e ne è venuto fuori un Confiteor che mette in ginocchio la Banca d’Italia. Perché gli altri sanno leggere. Penso che quel Confiteor in un contesto come qiello di queste ore può dissolvere l’intera istituzione cui sono legato con rabbiosa tenacia. Scherzo se dico che ci va di mezzo la integrazione pensionistica (è poca cosa, in quanto il buon Occhiuto con un colpo di mano che son sicuro lei ignora, ci mise tutti al riparo passando un esiguo paio di miliardi di lire all’INPS. (C’è però chi parla d’altro).

Mi leggera non mi leggerà? faccia Lei!. Mi convocherà, non mi convocherà?  Rimetto tutto al suo buon cuore. Io un uomo dell’esperienza (anche ispettiva) e delle competenze anche bancarie e della persino suicida onestà come il il dottor Calogero Taverna lo convocherei (sia pure con tutte le riserve e le riservatezze del caso). Ma debbo aggiungere: nemo iudex in causa propria.

Con sincera deferenza

Calogero  Taverna

Via L. Rocci, 68 - Roma  


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Carissimo Angelo,
faccio seguito all’incontro di oggi. Francamente non avrei dubbi sul fatto che una speculazione valutaria dell’ordine di


$ 3.659.511.933 - DM: 2.905.097.000 - Lgs. 10.000.000 -Frb. 175.000.000

di acquisti a termine contro


$ 4.036,975,594 - D.M-  1.153.650.000 - Lgs. 25.000.000

di vendite a termine, (cfr. pagg. 46-47 del mio rapporto sulla Banca Privata Finanziaria)


finiva col determinare alle scadenze un tale sconquasso valutario e borsistico che non poteva non venire registrato dalla Banca d’Italia e dell’UIC. Infatti, le Autorità sapevano. Tacevano? No. Non potevano che essere gli artefici occulti di ciò che ritengo una contro speculazione del concerto delle Banche Centrali (Unione Sovietica in testa). Ma ciò sarebbe acqua passata se la storia non si ripetesse. Allora le Autorità riuscirono a fare apparire il tutto come una insana diavoleria mafiosa del Sindona. Non era un santo. Se fu suicidato, pace all’anima sua.
Quel che mi interessa è l’attualità. Allora di questa immane speculazione valutaria la magistratura non capì o non le fu fatto capre alcunché. Non vi è un accenno nelle sentenze delle varie condanne. Eppure avevano (tra l’altro) il mio rapporto ispettivo. Eppure potevano leggere il libro (da me ispirato) Soldi truccati, ove l’aspetto valutario del crack Sindona è tutto spiattellato.

Il nostro Presidente dovrebbe non considerare peregrina la mia tesi della contro speculazione, che ovviamente è molto più articolata (e documentata), se non altro per tranquillità della mia coscienza di … storico.

Oggi una domanda si impone: perché allora tanta sonnolenza mentale della magistratura milanese e perché invece oggi si inventano colpe stratosferiche di intelligenti, saggi, avveduti grand commis dello Stato. Il Governatore della Banca d’Italia ha mansioni costituzionali di difesa della moneta, della avveduta politica bancaria. Il Governatore è anche il banchiere dei banchieri: deve agire in armonia con le peculiarità dei mercati e delle borse, necessariamente aperti alle aggressioni speculative mondiali. Se è impari, perché astretto dai lacci e laccioli di cui parlava Carli, beh! Povera economia finanziaria nazionale.
Ed un Governatore non può non servirsi di banchieri ultraabili e competenti del taglio di un Cesare Geronzi (al quale qualche pizzicotto ebbi a dargli, ma spero me l’abbia perdonato). Sono troppo pirandelliano per non avere il gusto del gioco delle parti. Questo però non mi impedisce di capire e di stimare. Diceva Sarcinelli che solo tre ispettori la Vigilanza era riuscita a forgiare ( e non poteva privarsene). Dell’Uva, De Sario e (bontà sua) Taverna. Solo che quando stizzito avevo voglia di sparare paradossi sghignazzavo: vero, solo che per gli altri due Sarcinelli si sbaglia. La modestia non è il mio forte.

 Il mio Dio (o il mio demone) protettore mi perdoni. Se il giornalista Enzo Biagi (colpevole invero di un fallace articolo sul Corrierone del 29 giugno 1974) ebbe a dire che solo io avevo capito il puzzle Sindona , forse una qualche ragione ce l’aveva.
2) Ed allora? Bisogna costituire un gruppo di studio presso qualche prestigiosa Fondazione in grado di ricostruire una verità storica per un ammonimento attuale e per una riparazione di gravissime ingiustizie togate. Se i giudici ignorano, vadano a scuola; se imbecilli, vadano a casa. La politica, i presidenti della Repubblica, la Vigilanza democratica esistono per svolgere anche questa mansione. Un giornalista del calibro di Ferrara, saprebbe bene tuonare i tamburi della giustizia bancaria. Nessun tribunale speciale, sia chiaro, ma tribunali competenti, sì. Il Consiglio superiore della magistratura, esiste per questo. Se occorrono leggi specifiche, siano chiamate a farlo le forze politiche non cialtrone.

 3) Ti dicevo dello sconquasso economico di una terra come la mia: la Sicilia Meridionale. Abbiamo un aeroporto costato decine di miliardi di vecchie lire ed affossato per non dovere chiedere il rendiconto a dissennati amministratori (di ovvia provenienza politica). So che i capitali cinesi sarebbero ben disposti a prendere in mano l’iniziativa e portarla a buon fine magari solo per consentire lo scalo delle loro esportazioni. Un banchiere come il Presidente saprebbe ben parlare ai cinesi dell’ambasciata romana: ha autorevolezza, prestigio, affidabilità. Del pari ciò vale per una grande impresa cementificia di Campofranco, certo in esordio inquinata da certa mafia palermitana. Basta ripulire il management. Risanarla amministrativamente, recuperare l’immane credito che vanta, superare il gap di liquidità Ma le filiali bancarie siciliane e quelle racalmutesi in particolare stanno per essere chiuse. Oggi si paga la spregiudicata politica delle concentrazioni volute da governatori che non stimo. . Qui basterebbe forse solo il capitale nazionale. Ma ci vuole un banchiere d’altissimo profilo. Allora? V’è il peso antieconomico del costo del personale. Dico: se si dà oggi in appalto e subappalto tutto, guardare a Telecom o all’Enel per capire, perché non dare in appalto oltre che i servizi per le pulizie anche quelli della gestione bancaria: servizio di cassa. servizio istruttorie, servizio gestioni titoli e via discorrendo. Forse si salverebbero gli sportelli, il finanziamento radicato nel territorio, si avrebbe ili superamento di crisi come quella scaturita dalla cosiddetta trasparenza. Chi ha pratica di banche sa che vi sono le dilazioni dei pagamenti che si incorporano in titoli di credito (volgarmente chiamati assegni postdartati). Sono (o erano) titoli che i direttori delle filiali custodivano nelle loro casseforti a garanzia di apparenti anticipi su fatture e mandati all’incasso a tempo debito. Forse si è stroncata una prassi non lineare (i miei vecchi colleghi ispettori, mai ne hanno trovati perché o non sapevano o – come me – non volevano). Il risultato? Un crollo del PIL che non giova a nessuno.
Mi si dirà: Ma a te chi telo fa fare? Non lo so: credo solo la voglia di non sprecare una saggezza accumulata in mezzo secolo di attività e di esperienze uniche.

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