sabato 2 novembre 2013
Sia chiaro: io non condivido un bel nulla. Una volta si
sarebbe anzi detto: deploro e stigmaatizzo. Se quelli che ricevono in
confidenza quello che i confidenti ricevono a loro volta in confidenza e
vai giù o sù come ti pare fino ad arrivare dove almeno taluni informati
sappiamo, attaccano la povera Cancellieri, questa è bella e bruciata. A suo
tempo l'avevano idolatrata come miracolo prefettizio fino quasi a volerla
presidentessa del Consiglio, ora invece hanno bisogno di mandarla al macero.
Apparentemente tutto per una anodina telefonata una di quelle telefonate che un
banale ministro riceve a tutte l'ore. Già, ma qui c'era la questione del
figlio? Ma già del figlio la raccomandata diceva cose poco carine per avere
pagato (prego dovuto pagare) fior di buonuscita. A me, una volta frequentatore
dei meandri della finanza bancaria ambrosiana, la Li Gresti appare una
"poveretta" giostrata dai grandi "giochi di potere" -
questi sì - come pirla (non so se si possa dire pirla) delle grandi manovre del
capitale italiano, meglio ambrosiano, che è molto più intrigante;
insomma un altro caso di "utile idiota tanto più utile quanto più
idiota" come tutto sommato fu don Michele Sindona che manco lo facevano
entrare nel consiglio di amministrazione, di cui sulla carta era presidente,
quando si dovevano decidere ad esempio le miliardarie operazioni speculative in
cambi (del resto don Michele che ne poteva sapere di outright che si chiudevano
per modo di dire con swap i cui spot chiudevano gli outright ma i cui foward
invece li riaprivano generando perdite spaventose. Allora i magistrati
milanesi nulla ne capirono. crucifissero don Michele e lasciarono libero ed
indenne un qualcuno che poi divenne a dir di Geronzi padre padrone della
mpsiana AV padovana.) Debbo essere sincero: vedo a naso molte analogie tra la
fine di don Michele e la carcerazione della figlia del siculo Li Gresti, a
parte la defunzione pseudo suicida e per fortuna l'atto di misericordia di una
ministra che ad onta di tutti, sia i miei amici di Racalmuto sia i sospetti
signori del quotidiano fatto, comincio ad apprezzare. La faccenda Cancellieri
però restare un'altra chiassata diversiva. Ma lo sappiamo tutti che ormai,
specie con la faccenda Berlusconi che non ci sta a farsi cacciar via dal Senato
a voto palese, il governo Letta è già bello e fritto: vanno tutti a casa,
telefonata compiacente o meno della Madre di Tanto Peloso. Quanto a Peloso,
torno a ribadire, cretino o non cretino, pacta sunt servanda. Certo erano pacta
nati e pasciuti per quelle astutissime e sotterranee modifiche di un paio di
articoli del codice civile da parte di due, specie allora, astutissimi e Cicero
pro domo sua, Berlusconi e Castelli. Ne scrivo, ne riscrivo nei miei blog e non
mi va qui di ritornare a spiegare cosa furono sono e mi auguro non saranno le
buoneuscite per anzianità convenzionali. Quel che mi fa specie è che mentre per
il Peloso si cerca di fare questi gran can can (un po' tartufescamente da certi
miei amici paesani) nulla si dice dei confessati 32 milionì di euro in undici
mesi per riliquidare un vero boiardo dello Stato bancario ed assicurativo. Forse
perché quello certa stampa la foraggia ancora. Quanto a quell'epiteto di
LADRA che spunta purtroppo nella mia bacheca, mandai a suo tempo a quel
paese un mio paesano questurino con coda applaudente di una visionaria mariana
per una "vacca" affibbiata ad una degna e innocua signora
e quindi chissà che dovrei dire ora per questo epiteto abilmente
non specificato ma sempre a gentile sigora dovrebbe riferirsi. Deploro e
sigmatizzo, comuque.
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