" …. guarderemo a quel mendicante che ogni giorno ci
troviamo davanti la porta. Una presenza terribile con quella poca barba nerissima
sul mento sfuggente; gli occhi grandi e acquosi, senza sguardo; la fronte
schiacciata; il torace gonfio e bianco, sempre nudo sotto la sola giacca
lurida. Collocheremo la sua figura presso la casa del più ricco del paese. Il
quale in un paese tanto povero, è una presenza più inquietante del mendicante
che collocheremo presso la sua porta. Un uomo che ha saputo fare, dicono questi
signori poveri; questi "galantuomini" la cui fortuna è tutta in un
paio di salme di terra che vanno sciogliendosi, come zucchero nell'acqua, nelle
esigenze dei figli che studiano fuori o si trascinano dietro una dote. Ma c'è
un uomo. un pazzo tranquillo monologante logico; un uomo dalle pupille
stravolte e ferme; una figura piena di gelida ira che sembra uscita da un
quadro di Hieronymus Bosch - c'è quest'uomo che chiama le cose col loro vero
nome, e crocchi di ragazzi stanno ad ascoltarlo, e spesso l'ascolto anch'io. E
così "l’uomo che ha saputo fare" è chiamato semplicemente ladro. E
ogni casa ha il suo buco nel tetto, e dentro vi guardano queste tremende
pupille vitree e ferme. qualcuno tenta di sorridere. Ma è difficile, proprio
difficile sorriderne. E il pazzo dice: tu sorridi come la lumaca sulla brace. E
la testa con l'indice puntato, la testa alzata a non guardare chi lo circonda.
E così fermo resterà
per noi al centro della piccola piazza”
[Leonardo Sciascia paese con figure - 1949 da iI fuoco
all'anima - Adelphi.]
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