L’eredità arcipretale del Lo Brutto
tocca a Fabrizio Signorino: su di lui cade la tegola dell’interdetto. Senza
ricorrere al Mongitore, sappiamo dai libri della matrice che:
eodem
die 2 settembre 1713 VII ind. die 3 settembre 1713 VII Ind.Vigilia Sanctae
Rosaliae hora vigesima fuit affixum interdictum generale locale in hac terra
Racalmuti.
Si dovette affiggere la bolla episcopale
di interdetto generale il 3 settembre 1713, nel giorno di Santa Rosalia: forse
fu anche per questo che dopo meno di un secolo decadde a Racalmuto il culto di
Santa Rosalia, prima egemone ed a carico della universitas. L’ordine è quello di approfittare della notte (hora
vigesima, per aggirare e raggirare le autorità civili).
Le sepolture, dal giorno dopo, non possono
farsi in chiesa, ma in un luogo a ciò “deputato” dal signor arciprete. Il primo
a farne il piccolo di pochi mesi Santo Bordonaro, figlio del chierico coniugato
con tale Ninfa:
4/9/1713 – SANCTUS F. CL. CONIUG. STEFANI ET NINFAE BORDONARO; IN LOCO DEPUTATO A
REV.DO ARCH.
L’esordio è duro e sembra che non si
guardi in faccia a nessuno. Dopo, data la legge, trovato l’inganno: basta una
bolla a pagamento di sovvenzione delle crociate per avere cristiana sepoltura
in chiesa.
Certo, scatta ora il dramma della
regolare somministrazione dell’estrema unzione: quest’atto ne lascia traccia:
5/9/1713
- AGOSTINA F. DI M° STEFANI ET CATARINAE RIZZO
di anni 11; sepolta IN UNA EX FOVEIS DEPUTATA
A REV. ARCH. IN VIA S. GREGORII - GRATIS
PRO DEO - ROBORATA ANTE OFFICIUM
INTERDECTI.
La
fanciulletta, undicenne, figlia di mastro Stefano e Caterina Rizzo, viene
tumulata - con quale strazio, è facile intuire - nelle fosse comuni prescelte
(e benedette) dall’arciprete Signorino, degradanti nella scoscese contrada di
S. Gregorio (S. Grigoli). E’ povera ed il funerale è avvenuto gratis pro Deo;
era stata “roborata” - confortata e temprata alla morte - secondo i sacri
canoni, alcuni giorni prima, quando non era scattato l’ Officium interdecti.
Ma
ora muore un notabile, un Romano: non può certo venire esposto all’inclemenza
del clima e di altro:
7/9/1713 - SALVATORE
ROMANO VIR JOSEPHAE ROMANO di anni 45; sepolto in MATRICE, PER PRIVILEGIUM
BULLAE SANC. CRUCIATE e pure GRATIS PRO DEO.
Le
note dell’atto funerario svelano parecchi aspetti religiosi ma anche sociali ed
economici della Racalmuto del tempo. Il Romano muore a 45 anni, ad un’età che
pur supera di molto l’età media della mortalità del secolo dei lumi in quel di
Racalmuto. Appartiene ad una delle più prestigiose famiglie del luogo, ma è
caduto in miseria e per i suoi funerali non può corrispondere i diritti
ecclesiastici dei c.d. festuarii.
Supplisce la carità dei preti, che il funerale lo fanno lo stesso, gratis pro
Deo. Il settecento fu a Racalmuto, come altrove in Sicilia, misero, in crisi
economica profonda, con punte di grande fame per tutti. A fine secolo, i
sacerdoti racalmutesi ottengono l’autorizzazione dell’Ordinario ad impegnare
gli arredi sacri per approvvigionare l’Universitas di grano per la pubblica
fornitura del pane quotidiano. Lo studio del Valenti (cfr. Calogero Valenti - Ricchezza e povertà in Sicilia nel secondo
settecento) può estendersi anche al primo settecento e le considerazione
sulla povertà di Grotte si attagliano appieno pure a Racalmuto.
Ciò
nonostante il buon Romano ha sepoltura nella Matrice: aveva la bolla della
santa crociata: un privilegio che scavalca il rigore dell’interdetto del
Ramirez, comminato per la difesa dei beni materiali del ricco vescovo di
Catania.
Desta
pietà la fine di questa neonata racalmutese: muore a soli quindi giorni: una “gloria”; potrebbe trovarsi un cantuccio
nelle carnaie delle chiese; ma è
povera ed è illegittima: finisce - sia pure gratis pro Deo - nel nuovo pauroso
cimitero all’aperto, che l’arciprete ha degnato dell’acqua benedetta:
11/9/1713 - ANTONINA F.
JULIAE VIRTULINO INZIONE PATRE IGNOTO VIRTULINO 15 GIORNI - IN FOVEA NON
BENEDICTA DEPUTATA A REV.DO ARCH. IN VIA S. GREGORII OB INTERDICTUM - GRATIS
PRO DEO.
Frattanto
la miseria genera violenza: mastro Stefano Savatteri viene folgorato dalla
lupara all’età di 44 anni. E’ povero ed i funerali avvengono gratis pro Deo. Ma
è anche mastro: appartiene alla confraternita del Tau. La su sepoltura deve
avvenire nell’oratorio della confraternita - interdetto o non interdetto:
16/9/1713 - STEFANUS
MAG. VIR PAULAE SAVATTERI - 44 - IN ORATORIO TAU ET SOLUM FUIT ROBBORATUS SACRO
OLIO UNCTIONIS OB MORTEM VIOLENTAM GRATIS PRO DEO.
Quando
a morire è un “galantuomo”, l’imbarazzo del cappellano detentore dei libri
della Matrice è evidente; il suo latino si ingarbuglia, comunque la sepoltura
avviene in chiesa, nonostante l’interdetto:
5/10/1713 –
FRANCISCUS DON VIR MARIAE
PUMO - 45 IN ECCLESIA S. JOSEPH PER PRIVILEGIUM BULLAE
SS.ME CRUCIATAE OB INTERDICTUM
Le
annotazioni sparse qua e là nel libro dei morti contengono queste altre
notizie:
A
28 AGOSTO 1713 - L'INTERDETTO IMPOSTO DELL'ILL.MO E REV.MO SIGNOR FRA D.
FRANCESCO RAMIREZ ARCIVESCOVO E VESCOVO DI GIRGENTI - CON IL CONSENSO DELLA S.
SEDE NELLA CHIESA CATTEDRALE DI GIRGENTI, ET IN TUTTA LA SUA DIOCESE - FU'
RIMOSSO; E PROSCIOLTO DOMENICA - 27 AGOSTO 1719 AD HORAM 22 - DAL REV.MO SIGNOR
DR. DON GIUSEPPE PANCUCCI CA. TES., E VIC. GENERALE APOSTOLICO CON L'ACTORITA'
DELLA S. SEDE PER VIA DELLA SAC: CONGREGATIONE DELL'IMMUNITA'
Li bro dei MORTI 1714-1724
A
28 AGOSTO 1713 - L'INTERDITTO FU IMPOSTO DELL'ILL.MO E REV.MO SIGNOR D.
FRANCESCO REMIRENZ ARCIVESCOVO E VESCOVO DI GIRGENTI CON IL CONSENSO DELLA S.
SEDE NELLA CHIESA CATTEDRALE DI GIRGENTI, ET IN TUTTA LA SUA DIOCESE
L’interdetto durò poco meno di sei anni e
- forse anzi tempo - fu revocato il 27 agosto 1719, stando alle precisazioni
dei libri parrocchiali:
FU'
SCIOLTO DOMENICA QUARTA D'AGOSTO AL DI' 27 DELL'ORA VIGIGESIMA SECUNDA 1719 -
DAL REV.MO SIGNOR DR. DON GIUSEPPE PANCUCCI CA. TES., E VIC. GENERALE
APOSTOLICO CON L'ACTORITA' DELLA S. SEDE.
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