domenica 6 aprile 2014
Caso Sindona
Fascicolo Sciascia Falcone Imposimato Taverna Joe Macaluso Nico Mattina
Giammeria Fondazione Sciascia Racalmuto
Carissimo Gigi Restivo, carissimo cugino.
Volevi notizie eclatanti su Sindona. Quelli che ti davo non
ti soddisfacevano. Mi dicevi che di più e di meglio avevi già trovato in
parlamento o tra le scartoffie dei tribunali. Sogghigno all'idea. Non vi sono
le carte giuste e la sentenza o le condanne sono false e bugiarde. La verità
non processuale è ben altra.
Cominciamo da qui: da
questo servizio dell'Espresso del 15 marzo del 2012. Sai? questo fascicolo di
Sindona, Nico Mattina Giammeria mio
compagno racalmutese di Liceo voleva a tutti i costi rifilarmelo d'ordine e
conto di Joe Macaluso.
Buon per me che
assolutamente manco l'ho voluto guardare. Nico mi invocava che almeno me lo
ritenessi. Doveva assicurare il buon esito del mandato che gli aveva affidato
Joe d'ordine e conto di Sindona.
In fondo il carteggio era innocuo. Sindona nulla davvero
sapeva delle "sue" banche. Le delibere del CdA più scottanti e
dilapidatorie non portano la firma di Sindona, non per distrazione, ma perché i
veri domini clericalmassoni vaticanidemocristiani ioristi, lo tenevano all’oscuro.
Qualcuno dirà:
già! ma tu in esordio di rapporto
hai scritto: "le traversie aziendali dell'ispezionata - uno degli enti
bancari autocraticamente gestiti dall'avvocato Michele Sindona - sono sfociate alla fine, nel provvedimenti delle autorità amministrative della messa in
liquidazione (pag. 2)." Sì certo, ma allora manco il diritto alla pensione
avevo maturato data la mia eccessiva giovane età. Comunque scrivevo a pag. 12
"un tentativo chiarificatore è riscontrabile solo nell'elaborato FABI
rassegnato alla locale Sede della Banca d'Italia il 26 Luglio 1974. Il corredo
di accordi .... fornisce una qualche
apprezzabile delucidazione: delucidazione però che ha tutta l'aria di
una ammissione, a firma degli amministratori e dei sindaci dell'epoca, di atti
gravemente censurabili."
Ammetto: criptico e burocratese. Ma cosa si voleva? un
attacco esplicito alla Banca d'Italia che mi pagava e mi pagava anche bene? Che
dovevo proprio inginocchiarmi dinanzi ai giudici di allora tanto supponenti e
indisponenti e gridare: FABI significa
fascicolo bilancio; lì una banca doveva
spiattellare tutte le sue velature di bilancio; nel caso di specie il Sindona e
C. tutto avevano svelato alla Banca d'Italia; dunque la Banca d'Italia sapeva e
per come era allora la LEGGE BANCARIA di conseguenza tollerava ne dava copertura in un certo qual
senso legittimità? Allora vigeva la
teoria che la Banca d'Italia fosse organo supremo statuale per una cosiddetta
Costituzione Materiale. Grandi giuristi del settore pubblico - a pagamento -
sostenevano questa tesi. Quindi o la Banca d'Italia era colpevole e non Sindona
o Sindona e C. avevano avuto l'assoluzione per dispensa come dire
governatoriale.
Ritorno al fascicolo: Io non lo volli da Nico Mattina, ma
Joe Macaluso lo portò con le sue proprie mani sfrontatamente al grande Leonardo
Sciascia. Io poi potei farla franca con Imposimato. Sciascia ci lasciò le penne con Falcone come
appare dalla disvelatura di ogni segreto istruttorio che Falcone avrebbe
consumato dilungandosi nella nota
intervista rilasciata a Marcelle Padovanì.
Questo fascicolo dunque dovrebbe stare alla Fondazione Sciascia. Ci sta? Dopo
il guaio Savatteri con le carte di Tortora ora sappiamo che in quella
fondazione costata l'ira di dio alle cosse anche comunali di Racalmuto per la
custodia delle carte "ricevute" nessuno sa quali carte ci stanno e
sembra che ce ne stiano poche di quelle carte per stitichezze familiari.
Ma qui mi chiedo, non
recita l'art. 25 C.C." L'autorità governativa esercita il controllo e la
vigilanza sull'amministrazione della fondazione ... provvede ... quando le diposizioni contenute nell'atto
di fondazione non possono attuarsi .. può sciogliere l'amministrazione ... Etc." E chi mai è questa autorità
governativa? davvero nulla seppe per il caso delle trafugate carte del caso
Tortora?. Non prende mai provvedimenti? Per rispetto di chi? Ecco perché sono
stasera passato armi e bagagli al supporto di Messana Sindaco, così finalmente
cercherò di mettere le "mani sulla fondazione".
martedì 4 marzo 2014
Ma tanto per
stare al gioco, rispolvero qui alcune mie incazzate esplosioni in CONTRA OMNIA
RACALMUTO, il mio blog di successo mondiale.
L'avvocato Luigi Restivo Pantalone è mio cugino; è avvocato
davvero abile, intelligente, colto già aduso alle esplorazioni informatiche. E'
anche giornalista capzioso. E' stato sindaco di Racalmuto. Ne è uscito indenne.
Ha difeso due racalmutesi dalla taccia di essere infiltrati della mafia e
li ha fatto assolvere. Altri quattro racalmutesi estromessi dalle competizioni
politiche per almeno cinque anni, due dei quali sicuramente innocui, stanno
subendo la gogna della incandidabilità che forse avrebbero evitata se si
affidavano alle abili e frastornanti difese dell'avvocato Luigi Restivo
Pantalnone.
Il politico Gigi Restivo considera i miei scritti qui nel
mio FB come miei divertimenti senili che però non avrebbero alcun peso specie
in questo momento di ribollimenti di sedicenti candidati VERI alla carica di
Sindaco di Racalmuto. Aggiungo qui: contento lui contento anch'io. Se mio
cugino considera caffè hag i miei strali politici, come dire cose che non
agitano i nervi, conciliano il sonno, e lasciano il tempo che trovano, io mi
sento sollevato. Però colui che i miei buoni amici e compagni Baffetto Minimo e
Bisteccone consideravano il Borgomastro peraltro eternamente assente, mi pare
inidoneo a cogliere la forza accusatrice e ammonitrice dei miei scritti di
politica paesana.
Ma inoltre mio cugino sembra rubarmi il mestiere ispettivo:
non lasciandomi mai parlare e addirittura minimizzando il mio ruolo nel caso
Sindona, tende ad estorcermi carte segretissime che potrebbero
consentirgli scoop giornalistici ad alto interesse pubblicistico. Ho
voglia di dirgli che certo che avevo carte e documenti, che molte copie di
questi documenti li ho distrutti (o me li hanno distrutti) per motivi di
autotutela nei confronto di una magistratura milanese che non mi andava a
genio, ma in fin dei conti tra processi milanesi contro Sindona e una
chiacchierata inchiesta parlamentare svoltasi a San Mancuto, tutte quelle
carte hanno perso di significato.
Non mi lascia manco dire che Sindona è stato un utile
idiota, tanto più utile quanto più idiota; che la tesi di due
ispettori (Calogero Taverna e Enzo de Sario) artefici di una gran bella
figura contro un colpevole Carli è una gran minchiata, una tesi di comodo di
certi politici dell'epoca tra cui io metto Emmanuele Macaluso. E se gli
dico che Michele Sindona fu "suicidato", che Ambrosoli, ragazzuolo
senza alcuna competenza bancaria, finì come finì non perché Sindona poteva
davvero avere voglia e interesse a ucciderlo ma per essere stato incauto nel
non sapere gestite il conto Nuova Scotia e soprattutto quanto ebbe ad
affluirvi a seguito o per la speculazione in cambi; che la faccenda di
trasformare tutto il caso Bancunione/PrivataFinanziaria (ci sarebbe la
terza banca milanese che però la fece stranamente franca) in una diabolica
storia di mafia orchestrata e voluta dal Sindona è una grande
stronzata, mio cugino, che subdolamente tende a carpirne chissà quali
carte, non mi lascia manco parlare. Ostenta assoluta incredulità a quel che
dico e provocatoriamente mi dice che senza documenti occulti le mie tesi sono
risibili. Io fingo di arrabbiarmi e lo costringo ad arrivare alle tesi che mi
stanno a cuore. Capovolgono un trentennio di storia bancaria italiana. Non sono
certo cose ormai attuali. Ma se la storia è magistra vitae, forse la veritas
ripristinata quest'anno 2014 in cui ricorre il quarantesimo anniversario, un
qualche ammonimento sociale potrebbe averlo. Tre sono le grandi tsunami
bancarie italiane: il caso Sindona (1974), il caso Calvi della Banca
Ambrosiana (dieci anni dopo) e in atto il caso MPS (la cui drammaticità
viene distorta per necessità scandalistiche dei mass media e di certe trame della
politica deteriore). Il giornalista Luigi Restivo Pantalone riuscirà,
provocandomi e indispettendomi) a sollevare certi veli impietosi, desueti sotto
il profilo personale ma attuali sotto quello delle malefatte politiche e
persino religiose (del tipo di Mons. Marcinkus )? Spero di sì', ed ecco
perché fingo di cadere ingenuamente nelle trame aggiranti di mio cugino
l'avvocato, giornalista ed ex sindaco di Racalmuto, Gigi Restivo.
Ma tanto per stare al gioco, rispolvero qui alcune mie
incazzate esplosioni in CONTRA OMNIA RACALMUTO, il mio blog di successo
mondiale.
LOMBARD e LOTTA CONTINUA - SOLDI TRUCCATI
Inopinatamente,
improvvisamente, inspiegabilmente LOTTA CONTINUA nell’ultimo trimestre del 1979
sfodera questa inchiesta su Sindona, svelandone giochi e corruttele, intrecci
di fissati bollati e compiacenze ministeriali, politiche persino in zone
insospettabili della più pulita e massonica finanza. Intrecci con INPS e
dintorni. Poi un libro SOLDI TRUCCATI di LOMBARD. Chi era Lombard? A distanza
di una decina di anni dalla sua morte posso svelarne i dati anagrafici. ROMANO GATTONI,
in ultimo ispettore di Vigilanza della Banca d’Italia, apparteneva ad una buona
famiglia della media borghesia napoletana. Era entrato in Banca d’Italia
vincendo un concorso a a segretario in esperimento. Quasi barbone, orbitante
nel clan Boato-De Aglio-Mimmo Pinto era non molto gradito alla perbenista
dirigenza dell’istituto di emissione. Veniva tenuto d’occhio ma non fu
scomunicato. Emulo del trio Micossi-Frasca-De Mattia – la 127 delle mie ironie;
primo secondo e se...ttimo in un’alta graduatoria di elevati al rango dell’alta
dirigenza BANKITALIA, Gattoni ne fu del tutto escluso ed anche se dell’estrema
sinistra si arrabbiò davvero. Finì in Vigilanza ma distaccato presso Vigna a
Firenze. Un male incurabile alla testa lo stroncò ancora giovane.
Certo molte delle cose scritte o firmate a Lotta Continua o nei SOLDI TRUCCATI non poteva saperle di suo. Si disse che fummo sodali, ma non ebbi mai a confermarlo neppure dinanzi ai giudici. Una cosa è certa:quell’inchiesta e quel libro cambiarono la storia economica finanziaria e bancaria d’Italia. Il libro ebbe fulminante successo. Ma dopo pochi giorni la Feltrinelli lo ritirò ed oggi è libro pressoché introvabile.
Certo molte delle cose scritte o firmate a Lotta Continua o nei SOLDI TRUCCATI non poteva saperle di suo. Si disse che fummo sodali, ma non ebbi mai a confermarlo neppure dinanzi ai giudici. Una cosa è certa:quell’inchiesta e quel libro cambiarono la storia economica finanziaria e bancaria d’Italia. Il libro ebbe fulminante successo. Ma dopo pochi giorni la Feltrinelli lo ritirò ed oggi è libro pressoché introvabile.
A seguito delle insolenze calunniose di una sagristanella
quel post del gennaio va integrato con quest'altra nota addirittura di ieri.
Spero che la dessa sia servita di barba e capelli.
«Racalmuto è il paese di Sciascia, ma – diversamente da come
lo scrittore ama presentarlo – non è avvolto da nessun velo di onirica
malinconia; umidiccio, con case disfatte intonacate di bianco, esso è
disseminato lungo un declivio che si sperde tra calanchi e fiancate di colli
minerari.
«A Michele Sindona questo squallido scenario apparve, improvvisamente, all’uscita di un’ennesima curva davanti al muso del suo traballante “dodge”.
«Proveniva da Patti. Affari arditi spingevano il giovane nell’entroterra agrigentino: approvvigionarsi di frumento in tempi di proibizionismo granario, compiacente il governo militare alleato, l’Amgot, per poi rivenderlo, a prezzi lucrosi, alla stessa Amgot. Era il 1944.
«Se nella vita dei santi, i segni precorritori si colgono in tenera età, i segni precoci della valentia affaristica del futuro finanziere si hanno evidenti ed avvincenti fino dalla prima giovinezza. Giunto a Racalmuto, Sindona aveva un personaggio preciso da incontrare: Baldassare Tinebra. Costui era sindaco imposto nel 1943 dalle truppe americane, su segnalazione di don Calogero Vizzini.
«Don Calogero Vizzini, di Villalba, accreditato – fino dal fascismo – come capo carismatico della mafia, ebbe a ritirarsi a Racalmuto, dopo il 1926. Si associò al Tinebra nella gestione della miniera di zolfo, la “Gibillini”, al confine con Montedoro, il luogo natale dell’onorevole Calogero Volpe, altro rispettato “notabile”. Labbro enfiato e pendulo, sempre seduto al sole con neghittosità e trascuratezza, don Calogero Vizzini s’industriava ad apparire insignificante – almeno agli occhi dei racalmutesi.
«In realtà, don Calò godeva di molta considerazione negli ambienti italo-americani tanto da essere prescelto come interlocutore privilegiato, i primi giorni del luglio ’43, quando le truppe alleate iniziarono la loro conquista rapida ed indolore della Sicilia.,
«Dimostrazione affettuosa fu quella elargita al vecchio socio d’affari, il Tinebra. Il quale, grassoccio, piccolo e volgaruccio di parola, fu il primo sindaco di Racalmuto, scacciato il predecessore dell’epoca fascista che medievalmente s’indicava come “podestà”.
«Baldassare Tinebra – insediatosi al Comune – un compito lo svolse bene: quello di dare protezione agli affaristi locali e no, che commerciavano al mercato “nero” della principale risorsa del paese, il grano. Protezione non del tutto disinteressata, a dire dei malevoli. Vi fu atto di corruzione da parte del Sindona nei confronti del neo-sindaco degli “alleati”? Non può più chiedersi ad alcuno. Sindona è oggi esule negli Stati Uniti [eravamo nel gennaio del 1980, ndr.]. Il Tinebra è finito morto ammazzato, un anno dopo la vicenda che si narra [o forse pochi mesi, ndr], in pieno centro, fra la gente. Ne fu incolpato un tipo del paese, conosciuto con la”’ngiuria” (nomignolo) di “Centeddeci”. Indiziariamente, fu condannato. Il figlio lavorava presso la miniera “Gibillini” [pare però che solo vi cercasse lavoro, ndr,] che sappiamo essere stata di Tinebra e Vizzini. Cercò di far luce sul delitto, convinto dell’innocenza del padre. Finì in un forno “Gill”, liquefatto tra lo zolfo. “Disgrazia grande fu” – si disse in paese.»
Questa pagina è identica sia ne' La Donna Del Mossad che in Soldi Truccati. I Soldi Truccati vennero pubblicati nel 1980 (invero il manoscritto un mese prima fu da me consegnato), La Donna del Mossad, otto anni fa. Lombard mai e poi mai poteva scrivere di Racalmuto di Baldassaro Tinebra ... di 110. La saccentona che mi accusa di appropriazione indebita, se mistica come pare, vada a confessarsi. Ha peccato contro lo spirito santo. Non si spara sul prossimo se non si hanno elementi sicuri. Penso che dovrebbe scusarsi pubblicamente. Non lo farà mai. I cattolici son così. CALUNNIANO E NON SI PENTONO. (diciamo bah! quelle di paese). Da questo punto comincia la mia partecipazione alla stesura del libro Soldi Truccati e finisce prima delle conclusioni finali. Invero, ad un attento lettore non può sfuggire che vi sono tre tesi diverse sino al contrasto. Quella dell'introduzione, quella dell'ampio nucleo centrale e quella delle considerazioni finali. La prima e l'ultima hanno sapore giornalistico, intingono del brodo delle polemiche antidemocristiane dell'epoca. Più compassata quella di Romano Gattoni (doveva difendere il posto in Banca d'Italia; che la moglie non abbia mai saputo la verità delle cose è pur comprensibile: mica Romano gliele andava a raccontare; rischiava forte, da padre di famiglia doveva essere più prudente, ma allora era davvero rivoluzionario con tanto di barba. Poi dovette calmarsi. Comunque non ebbe guai giudiziari. Non così il sottoscritto che dovette vedersela con Imposimato e con Colombo.)-Molto ardita e spumeggiante quella di Deaglio. In fondo io dissentivo. La mia fonte ero io stesso. Io avevo fatto l'ispezione alla Banca Privata Finanziaria. Forse mi deciderò a rendere pubblico l'intero rapporto che del tutto incompreso sta agli atti giudiziari. Qualcosa ne ho già scritto in ARTICOLO 21. Cara saccente sagristanella mia critica, che ne sa di queste cose? Nulla! Ed allora perché ciancia tanto?
«A Michele Sindona questo squallido scenario apparve, improvvisamente, all’uscita di un’ennesima curva davanti al muso del suo traballante “dodge”.
«Proveniva da Patti. Affari arditi spingevano il giovane nell’entroterra agrigentino: approvvigionarsi di frumento in tempi di proibizionismo granario, compiacente il governo militare alleato, l’Amgot, per poi rivenderlo, a prezzi lucrosi, alla stessa Amgot. Era il 1944.
«Se nella vita dei santi, i segni precorritori si colgono in tenera età, i segni precoci della valentia affaristica del futuro finanziere si hanno evidenti ed avvincenti fino dalla prima giovinezza. Giunto a Racalmuto, Sindona aveva un personaggio preciso da incontrare: Baldassare Tinebra. Costui era sindaco imposto nel 1943 dalle truppe americane, su segnalazione di don Calogero Vizzini.
«Don Calogero Vizzini, di Villalba, accreditato – fino dal fascismo – come capo carismatico della mafia, ebbe a ritirarsi a Racalmuto, dopo il 1926. Si associò al Tinebra nella gestione della miniera di zolfo, la “Gibillini”, al confine con Montedoro, il luogo natale dell’onorevole Calogero Volpe, altro rispettato “notabile”. Labbro enfiato e pendulo, sempre seduto al sole con neghittosità e trascuratezza, don Calogero Vizzini s’industriava ad apparire insignificante – almeno agli occhi dei racalmutesi.
«In realtà, don Calò godeva di molta considerazione negli ambienti italo-americani tanto da essere prescelto come interlocutore privilegiato, i primi giorni del luglio ’43, quando le truppe alleate iniziarono la loro conquista rapida ed indolore della Sicilia.,
«Dimostrazione affettuosa fu quella elargita al vecchio socio d’affari, il Tinebra. Il quale, grassoccio, piccolo e volgaruccio di parola, fu il primo sindaco di Racalmuto, scacciato il predecessore dell’epoca fascista che medievalmente s’indicava come “podestà”.
«Baldassare Tinebra – insediatosi al Comune – un compito lo svolse bene: quello di dare protezione agli affaristi locali e no, che commerciavano al mercato “nero” della principale risorsa del paese, il grano. Protezione non del tutto disinteressata, a dire dei malevoli. Vi fu atto di corruzione da parte del Sindona nei confronti del neo-sindaco degli “alleati”? Non può più chiedersi ad alcuno. Sindona è oggi esule negli Stati Uniti [eravamo nel gennaio del 1980, ndr.]. Il Tinebra è finito morto ammazzato, un anno dopo la vicenda che si narra [o forse pochi mesi, ndr], in pieno centro, fra la gente. Ne fu incolpato un tipo del paese, conosciuto con la”’ngiuria” (nomignolo) di “Centeddeci”. Indiziariamente, fu condannato. Il figlio lavorava presso la miniera “Gibillini” [pare però che solo vi cercasse lavoro, ndr,] che sappiamo essere stata di Tinebra e Vizzini. Cercò di far luce sul delitto, convinto dell’innocenza del padre. Finì in un forno “Gill”, liquefatto tra lo zolfo. “Disgrazia grande fu” – si disse in paese.»
Questa pagina è identica sia ne' La Donna Del Mossad che in Soldi Truccati. I Soldi Truccati vennero pubblicati nel 1980 (invero il manoscritto un mese prima fu da me consegnato), La Donna del Mossad, otto anni fa. Lombard mai e poi mai poteva scrivere di Racalmuto di Baldassaro Tinebra ... di 110. La saccentona che mi accusa di appropriazione indebita, se mistica come pare, vada a confessarsi. Ha peccato contro lo spirito santo. Non si spara sul prossimo se non si hanno elementi sicuri. Penso che dovrebbe scusarsi pubblicamente. Non lo farà mai. I cattolici son così. CALUNNIANO E NON SI PENTONO. (diciamo bah! quelle di paese). Da questo punto comincia la mia partecipazione alla stesura del libro Soldi Truccati e finisce prima delle conclusioni finali. Invero, ad un attento lettore non può sfuggire che vi sono tre tesi diverse sino al contrasto. Quella dell'introduzione, quella dell'ampio nucleo centrale e quella delle considerazioni finali. La prima e l'ultima hanno sapore giornalistico, intingono del brodo delle polemiche antidemocristiane dell'epoca. Più compassata quella di Romano Gattoni (doveva difendere il posto in Banca d'Italia; che la moglie non abbia mai saputo la verità delle cose è pur comprensibile: mica Romano gliele andava a raccontare; rischiava forte, da padre di famiglia doveva essere più prudente, ma allora era davvero rivoluzionario con tanto di barba. Poi dovette calmarsi. Comunque non ebbe guai giudiziari. Non così il sottoscritto che dovette vedersela con Imposimato e con Colombo.)-Molto ardita e spumeggiante quella di Deaglio. In fondo io dissentivo. La mia fonte ero io stesso. Io avevo fatto l'ispezione alla Banca Privata Finanziaria. Forse mi deciderò a rendere pubblico l'intero rapporto che del tutto incompreso sta agli atti giudiziari. Qualcosa ne ho già scritto in ARTICOLO 21. Cara saccente sagristanella mia critica, che ne sa di queste cose? Nulla! Ed allora perché ciancia tanto?
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