mercoledì 12 novembre 2014

E lì, "il conte stava affacciato al balcone alto tra le due torri guardando le povere case ammucchiate ai piedi del castello, quando il servo Antonio di Vita 'facendoglisi da presso, l'assassinò con un colpo d'ama da fuoco'. Era un sicario, un servo che si vendicava; o il suo gesto scaturiva da una più segreta e appena sospettata vicenda? Donna Beatrice,vedova del conte, perdonò al servo Di Vita, e lo ascose, affermando con più che cristiano buon senso che 'la morte del servo non ritorna in vita il padrone'. Comunque, la sera di quel 6 maggio 1622, i regalpetresi mangiarono con la salvietta, come i contadini dicono per esprimere solenne soddisfazione; appunto in casi come questi lo dicono, quando violenta morte rovescia il loro nemico, o l'usuraio, o l'uomo investito di ingiusta autorità" [ L. Sciascia, Le Parrocchie di Regalpetra] Bella commovente storia, e scritta con divine parole. Peccato che di storico non vi è nulla. Solo la data. E se allora era improbabile che un conte da quel balcone potesse vedere case copertae palearum che non c'erano, è pur vero che oggi quella facciata là al ducotone cassa ogni nostra gloriosa testimonianza pressoché medievale. Vi sarà pure un dio umano vindice che di quello sfacelo chieda conto e ragione magari rimettendo alla Corte dei Conti gli approfittatori oltretutto incolti?

E lì, "il conte stava affacciato al balcone alto tra le due torri guardando le povere case ammucchiate ai piedi del castello, quando il servo Antonio di Vita 'facendoglisi da presso, l'assassinò con un colpo d'ama da fuoco'. Era un sicario, un servo che si vendicava; o il suo gesto scaturiva da una più segreta e appena sospettata vicenda? Donna Beatrice,vedova del conte, perdonò al servo Di Vita, e lo ascose, affermando con più che cristiano buon senso che 'la morte del servo non ritorna in vita il padrone'. Comunque, la sera di quel 6 maggio 1622, i regalpetresi mangiarono con la salvietta, come i contadini dicono per esprimere solenne soddisfazione; appunto in casi come questi lo dicono, quando violenta morte rovescia il loro nemico, o l'usuraio, o l'uomo investito di ingiusta autorità" [ L. Sciascia, Le Parrocchie di Regalpetra] Bella commovente storia, e scritta con divine parole. Peccato che di storico non vi è nulla. Solo la data. E se allora era improbabile che un conte da quel balcone potesse vedere case copertae palearum che non c'erano, è pur vero che oggi quella facciata là al ducotone cassa ogni nostra gloriosa testimonianza pressoché medievale. Vi sarà pure un dio umano vindice che di quello sfacelo chieda conto e ragione magari rimettendo alla Corte dei Conti gli approfittatori oltretutto incolti?

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