Popolazione racalmutese nel 1577
Sembra opportuno tracciare il grafico della
popolazione di Racalmuto che tenga conto dei dati del carteggio del 1577.
La curva dell’andamento demografico della
Racalmuto del ’500 si avvalla vistosamente, come è ovvio, nell’anno della peste
del 1576, e così si dispiega:
Il
crollo demografico del 1576, come si vede, sembra irreversibile (anche se fu
dovuto più alla fuga che alla morte dei
racalmutesi: i superstiti quindi ebbero poi modo di ritornare nelle loro case
di paese, lasciando - riteniamo - quelle di campagna). Occorrerà aspettare il
1658 (un secolo) per risalire a quota 5.165 e solo nel 1660 la popolazione
supererà quella del 1570 assestandosi sui 5488 abitanti.
Quanto alle finanze locali, la crisi del 1577 fu
in qualche modo tamponata; il bilancio comunale toccherà nel 1593 un disavanzo
di appena 28 onze, un tarì e quattro grani (460 onze d’introito ed onze 488, tarì 1 e grana
quattro d’esito). La forte pressione fiscale - tutta basata sulle imposte
indirette - finì di certo in una asfissiante strozzatura dei consumi da parte
dei poveri. I proventi dalle rinomate salsicce racalmutesi furono pressoché
nulli: pane, foglie, pilo, vino, formaggio, legname, pesci e qualche altra voce
diedero un gettito tributario che si volatilizzò essenzialmente per le spese
militari e per oltre la metà per ciò che era dovuto alla regia Corte a titolo
imprecisato. Inoltre si pagavano sei onze annue per “tande”.
* * *
Terraggio e terraggiolo sotto il
primo conte di Racalmuto
In prossimità della morte, Girolamo primo del Carretto
riusciva a raggiungere un accordo con i suoi vassalli di Racalmuto. Era l’anno
1580. Il 15 gennaio, a rogito del notaio Nicolò Monteleone di Racalmuto veniva
stilata una transazione (transactio et accordium) tra il conte e l’università variamente
articolata; tra l’altro i cittadini e gli abitanti di Racalmuto s’impegnavano
per loro e per i propri successori di corrispondere al conte e suoi successori
il terraggiolo (tirragiolum) in
ragione di due salme di frumento per ogni salma di terra seminata dai
racalmutesi fuori del territorio dello stato comitale.
Il carteggio relativo a tale transazione del 1580 è
disponibile presso il Fondo Palagonia dell’archivio di Stato di Palermo. Per i
riverberi sulla storia locale, ci si deve qui dilungare nello stralciare ampi
passi.
Iniziamo dal testo della lettera inviata dai deputati
racalmutesi eletti in un apposito consiglio del 1580:
«Illustrissimo et
eccellentissimo Signore, Bartolo Curto, Pietro Barberi, Giacomo Capobianco,
Angelo Jannuzzo, Antonuzio Morreale, Cola Macaluso, Pietro Macaluso, Antonio Lo
Brutto, Vito Bucculeri, Pietro d’Alaymo, Joan Vito d’Amella, Antonio Gulpi e
Giacomo Morreale, li quali furo deputati eletti per consiglio congregato circa
la questione e lite vertenti tra l’altri, e l’illustris.mo Conte di Racalmuto
in la R.G.C. esponino a Vostra Eccellenza che sono più anni che in detta R.G.C.
ha vertuto lite fra detto conte e suoi antecessori in detto contato ex una, e
li Sindaci di detta terra ex altera sopra diversi pretenzioni, particularmente
addutti nel libello, e processo fra loro compilato per li quali intendiano
detti Sindaci essere esenti, e liberi di certi raggioni e pagamenti, come in
detto processo si contiene, e poichè s’have trattato certo accordio fra esso
conte ed essi esponenti come deputati eletti per detta università circa le
pretentioni predetti, e circa il detto accordio s’hanno da publicare per mano
di publico notaro per comuni cautela dell’uno, e l’altro, e stante che è notorio
che detti capitoli s’habbiano da publicare con vocarsi per consiglio onde
habbiano da intervenire li genti di detta università, e la maggior parte di
quella per ciò supplicano a V. E. si degni restar servita provedere che s’abbia
a destinare uno delegato dottore degente in la città di Girgenti per manco
dispendio (o di spesa) dell’esponenti, e benvista a V.E. il quale s’abbia da
conferire in detta università di Racalmuto,, ed in quella abbia da congregare
consiglio si la detta università è contenta si o no di pubblicare il detto atto
d’accordio, li quali si abbiano di fari leggiri per il detto delegato a tutte
le persone che interverrano in detto consiglio per potersi stipulare il detto
atto con lo consenso di tutta l’università, o maggior parte di quella - e
restando l’esponenti d’accordio V.E. sia servita al detto delegato concederli
autorità, e potestà di tutto quello e quanto sarrà concluso per detto accordio
che possa interponere l’authorità, potestà, e decreto di V.E. e sopra questo
possa interponere perpetuo silenzio, e decreto con tutte le clausole, e
condizioni solite, e necessarie farsi in detti atti ut Altissimus. »
La curia viceregia acconsente ed impartisce le opportune
istruzioni con lettera Data Panormi die
vigesimo nono Februarij nonae Ind. 1580.
Il 3 gennaio 1581 si presenta a Racalmuto il magnifico ed
esimio Ascanio de Barone della città di Agrigento con le sue credenziali. Il
successivo giorno 5 si aprono i lavori del «Consilium congregatum » sotto la
presidenza dell’esimio signor Ascanio de Barone “ad sonum campanae in maiori
Ecclesia terrae Racalmuti die dominicae” chiamati e convocati i due terzi del
popolo. I giurati Lorenzo Giustiniano, Giacomo Monteleone e Antonio Alaimo
assicurano la regolarità della convocazione e certificano la presenza del
numero legale. L’ordine del giorno consiste nell’approvazione dell’accordo
fatto con l’illustre don Girolamo del Carretto.
Viene subito
introdotto l’argomento:
Magnifici Nobili, et persone
decorate [a.v.: honorati] et altri populani, siti congregati in questo loco;
sapiti ch’avendosi tanto tempo ed anni litigato infra l’università di questa
terra con li spettabili illustri ed illustrissimi signori Baroni e Conti di
questa terra sopra alcuni pretenzioni ed esenzioni di tirraggi di fora [a.v.:
supra alcuni pretenzioni et exemptioni di alcuni soluptioni di dupli terragi di
fora] et altri esenzioni come più largamente si contiene per lo libello e
processo contenti nella R.G.C. con detti spettabili ed illustri signori Baroni
e Conti di questa sudetta terra, ed avendosi tant’anni litigato non s’have mai
finito per tanto si congregao consiglio, e si elessero deputati lo magnifico
Gio: Vito d’Amella, Bartolo Curto, Pietro Barberi, Cola Capobianco, Angelo
Jannuzzo, Antonuzio Morreale, Cola Macaluso, Pietro Macaluso, Antonino lo
Brutto, Pietro d’Alaymo, Antonino Gulpi e Giacomo Morreale, li quali deputati
esposiro a S.E. e R.G.C. che avendo più anni litigato in detta R.G.C. con li
predecessori dell’illustre signor Conte di questa terra di Racalmuto ed anche
con detto signor conte sopra diversi pretenzioni d’essere esenti e liberi di
diversi raggioni e pagamenti in detto processo e libello addutti, e contenti, e
che s’ave trattato accordio fra l’università e detto signor conte, e sopra ciò
fatti certi capitoli li quali s’hanno da publicare per notaro publico per
commune cautela ed era di publicarsi con la volontà della maggior parte del
Popolo congregato per consiglio supplicando S.E. resti servita provedere e
comandare che si destinasse un delegato in questa terra per congregare detto
consiglio, ed essendo la maggior parte contenta dell’ accordio, farrà leggere
li capitoli ed essendo contenti quelli detto delegato farrà publicare, e
stipulare ed interponere l’authorità di S.E. e R.G.C. per ciò S.E. mi ha destinato
delegato in questa terra, undechè personalmente mi conferisca a congregare
detto consiglio, ed intendere la vostra volontà se volete accordio per questo
siti convocati in questa maggior chiesa acciò ognuno di voi dasse il suo parere
[a. v.: siti convocati in questa maggior Ecclesia a tal che ogn’uno di voi
dugna lo suo pariri e vuci si vuliti accordio], se volete accordio con detto
signor conte, perché volendo accordio si leggiranno li capitoli che mi sono
stati presentati per detti deputati e notar publico, ed essendo contenti di
detti capitoli per voi s’eligeranno dui Sindaci e procuratori per potere quelli
publicare e fare instrumento pubblico con li soliti obligazioni, renunciationi, stipulazioni giuramento
firmato in forma, alli quali Io come delegato di S.E. e R.G.C. interponissi
l’autorità e decreto acciò omni futuro tempore s’habbiano inviolabilmente
osservare siché ogn’uno venga, e dona la sua vuci, e pariri, lo magnifico Gio:
Vito d’Amella capo di detta terra di Racalmuto dice che è di voto, e parere, e
si contenta che si faccia accordio stante li lite e questioni che sono stati et
su infiniti e sono immortali e non hanno mai diffinizioni e sono dubbij ed
incerti e per evitarsi tante spese che s’hanno fatto e si potranno fare tanto
più che s’ha visto la buona volontà dell’illustrissimo signor conte lo quale
per li capituli ni ha fatto molte grazie ed esenzioni in favore di
quest’Università di Racalmuto e non facendosi accordio interim esigirà come per
il passato s’have fatto e perché in l’accordio e in mancari quelle raggioni che
siamo obligati paghari per questo è contente come è detto di sopra che si
faccia detto accordio e si leggano li capitoli e doppo si contratta in forma;
lo magnifico Lorenzo Justiniano giurato contiene [a.v.: concurri] con il detto
magnifico Gio: Vito d’Amella,
Già tutti voi esistenti in lo
consiglio aviti inteso leggiri detti capitoli per notar Cola Monteleone si
restati contenti di detti capituli ognuno dugna la sua vuci, e pariri, ed
eliggia dui sindaci e procuraturi ad effetto di putiri publicare detti capituli
e farsi istrumento publico con suoi patti renunciazioni cum juramento firmati
in forma, lo magnifico Joan Vito d’Amella capitano di detta terra dici ed è di
pariri che si contenta di detti capitoli letti nelli quali ci sù multi
relasciti e gratij fatti per lo signuri Conti, e che si pubblicano ed eliggiasi
per sindaci e procuratori ad Antonino Lo Brutto ed Antonuzzo Morreale, ad
effetto di putiri fari publicari detti capitoli dictae universitatis con li soliti
obligazioni stipulazioni juramento fitmati in forma; lo magnifico Lorenzo
Justiniano concurri con detto d’Amella; lo magnifico Giacomo Monteleone ut
proximus, lo nobile Antonino d’Alaymo ut proximus et sic omnes et singulae
prenominatae personae concurrerunt cum dicto de Amella et de Monteleone de
Justiniano et de Alaymo, capitaneus et jurati,
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