lunedì 6 aprile 2015

Ma chi l'ha detto che Pietro d'Asaro era cieco dell'occhio sinisto?

Nel mio QR (quaderni racalmutesi) del 2001 ospitavo una comunicazione dell'oculista, il prof. Piparo che falcidiando la complessità delle mie ricerche su Pietro D'Asaro, arrivava ad una simpatica stroncatura di miei mai pensati referti oculistici su Pietro D'Asaro.
La questione vera dell' "occhio sinistro" di Peitro D'Asaro non la risolse il prof, Piparo, immaginarsi l'estensore della suestesa nota.
Ricerche attente arrivano alla conclusione che l'ORBU di Racalmuto non fu mai ORBU,  e che il il detto Monoculus Racalmutensis fu vezzo del imprenditore D'Asaro atto a dimostrare che sapeva di latino. Certo, l'aveva appreso in Seminario ove era arrivato sino alla tonsura, CLERICUS,  studiando assieme all'altro mancato prete (anche lui CLERICUS) il celeberrimo e celebrato Marco Antonio Alaimo. Il vezzo, che comportava bei nomignoli pittoreschi come il Sozzo, Lo Zoppo  e diciamo pure il Tintoretto, fu mania secentesca bene illustrata anche da Sciascia.
Si dava però il caso che se era stato in seminario, D'Asaro cieco di un occhio non poteva essere; questioni di Corpus Iuris Canonici.
E allora il dipinto una volta nella sagrestia della matrice ed ora chi sa dove? Nulla, ma proprio nulla conforta l'ipotesi che sia l'autoritratto di Pietro d'Asaro. Una delle tante congetture che tanto piacciono agli eruditi emuli di Sciascia e che vedo riescono ad avere accesso in Malgrado Tutto in pompa magna.
 

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