Categoria | Cronaca
RACALMUTO – Calogero Taverna:”Il diniego dell’ufficio tessere”
Postato in19 agosto 2014.
Caro sindaco, stamani sono rimasto vittima di una arrogante inefficienza del tuo Ufficio TESSERE- Questo è posto al primo piano e cos si costringono i poveri vecchi come me o peggio gli handkappati a farsi tre rampe di scale. Alle 10,45 mi presento in quell’ufficio per avere rilasciata la carta di identità e così finalmente ottenere da Canicattì l’assegnazione del medico di cui all’attuale normativa di settore. Una signora di una gentilezza estrema svolge encomiabilmente il suo dovere di ufficio. Mi invia alle Poste per il pagamento di quanto dovuto. Mi assento per l’adempimento de quo. Ritorno e trovo una signora attempata e piuttosto robustella che prende ora lei la pratica in mano (prima non c’era. Dov’era? Assente? giustificata?) e mi soleva tutta una serie di obiezioni senza capo né coda. Risultato il rilascio della tessera già pronta non mi viene concesso. A me le parole non bastano. Dille che mi metta per iscritto le ragioni del diniego. Vi sono altri aspetti esasperanti. Non voglio qui renderli palesi. Al momento opportuno e ove occorra. La macchina amministrativa così non parte. Tu naturalmente non c’eri. Il segretario è araba felice. Ho visto solo agitarsi Guagliano. A che titolo? ma questo come vive? e con quali deleghe fa il supersindaco? Comunque l’ufficio tessere ha impiegati a singhiozzo e si permette dinieghi che già mi hanno procurato danni non indifferenti.
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C’è effettivamente qualche barriera ancora da abbattere,cosa a cui l’amministrazione dovrà porre rimedio al più presto.
In paese è opinione diffusa che al sig. Taverna qualsiasi cosa dica o faccia non è il caso di replicare.
I Racalmutesi lo considerano come una sorta di mascotte dedita al pendolarismo tra Roma e Racalmuto che quando è in paese ha bisogno di richiamare l’attenzione per non scivolare nel dimenticatoio.
Io sono dell’avviso che tutti (anche il sig. Taverna) meritano considerazione e rispetto.
Ritengo un suo diritto la critica in direzione di possibili disservizi.
Ritengo altresì irrispettoso e un po “Burino” il linguaggio e l’inopportunità di certe esternazioni chiaramente diffamatorie.
Invito l’interessato a rileggere prima di pubblicare le sue note, onde evitare non già querele che sono convinto nessuno gli farà mai, ma più tosto che scivoli definitivamente in un sentimento di compatimento generalizzato, che è evidente significherebbe la “morte” civile per ogni essere umano.
Smania di protagonismo, posizione primaria, di spicco, smania di essere al centro dell’attenzione, di primeggiare offendendo una donna! Vada a farsi fottere
Ex ore tuo te judico
Sapiens, ut loquatur, multo prius consideret
Stultorum infinitus est numerus
Il fra diego da strapazzo spinge chissà chi a querelarmi. Non ricevo ancora alnuna querela, Mi aspetto allora quella sua. Così gli chiederò quante provvidenze comunitarie la mia aima ha potuto dispensargli a lui o alla sua azienda familiare. E credo che vorrò sapere come è finita la censura dell’albo pretorio del 5 maggio 2012.
(vedi il mio cedolino della pensione nel mio blog CONTRA OMNIA RACALMUTO)
Tutto il resto non mi appartiene e non mi interessa.
Meraviglia come una persona che proclama quarantenneli esperienze professionali e di vita possa scivolare in una supponenza al limite dell’idiozia.
Riguardo alla censura di cui parla lo informo che gli autori (segretario comunale e commissari non hanno dato corso essendosi resi conto dell’insensatezza della cosa)
Quanto alla querela che si aspetta da parte mia, le dico di stare sereno poichè questo tipo di azione va fatta per questioni serie di cui certamente non possono far parte i pettegolezzi.
Per quanto riguarda le provvidenze AIMA la invito volentieri, senza alcun pericolo di querela, a esternare tutte le cifre che conosce.
Le faccio presente che le leggi comunitarie prevedevano l’erogazioni di contributi a sostegno delle coltivazioni agricole, così come altre leggi prevedevano il pagamento del suo stipendio per le prestazioni di “superburocrate-superispettore” di organismi che dopo tanti anni si è scoperto avere frodato o consentito di frodare decine di miliardi di lire di fondi pubblici.
Chiudo dicendo che non provo rancore e astio nei suoi confronti.
La invito soltanto ad esere più cauto nelle sue esternazioni verificandone la veridicità.
Non è molto che sesi pubbliche le mie novelle dedizioni al fervente Vice Presidente. Un piccolo stralcio:
Dal 30 marzo G. Guagliano, v.p, consiglio, mi convince.
N.B. – Il vice presidente del Consiglio Giuseppe Guagliano riscuote oggi presso di me molta stima e fiducia. Mi pare che abbia compreso che il Comune non è un luogo pio, un posto di redenzione, l’esercizio di chissà quali virtù teologali ma una AZIENDA, una delle dieci più importanti aziende dell’agrigentino aggiungo io. Va quindi gestita con criteri manageriali e non con il pietismo di certe visionarie di maggiukore. Mi dispiace per il Sindaco Messana, ma lui con tutta la sua scienza ha torto; Giuseppe Guagliano con tutte le sue traversie ha ragione. L’inciucio con Grotte e Castrofilippo per raccogliere insieme monnezza consentirà forse l’assunzione di qualche degna consorte (per qualche mese come nel passato); non risolverà il caso di quei netturbini passati al servizio di Agrigento; certo chi vincerà la gara (fatta su misura) potrà avvalersi della consulenza tributaria racalmutese … ma il servizio monnezzaro peggiorerà e avremo l’imitazione non di Cristo ma della peggiore esperienza coffarina. Quanta ragione ha GUAGLIANO A DIRE, VISTO CHE LE COSE STANNO COSI’, FACCIAMOCI NOI UNA MUNICIPALIZZATA E SE IN TEORIA QUALCHE EURO IN PIU’ SI SPENDE, QUELL’EURO CHIESTO IN PIU’ AI RACALMUTESI CON TANTI ALTRI EURI TORNA A RACAMUTO DANDO LAVORO A Racalmuto, INPUT INDUSTRIALE a Racalmuto, spinta al pil di Racalmuto. Cominciamo ad aprire da lì il circolo virtuoso dell’economia racalmutese. Saranno comunque soldi spesi bene. Basta con lo sperperare tanti troppi soldi dei racalmutesi con la scusa di far loro spendere di meno. La scottante esperienza monnezzara che abbiamo vissuto dovrebbe far ravvedere chi conta. Caro Emilio lascia da parte il tuo noto puntiglio, riaccordati con i tuoi uomini di partito, di cordata elettorale. Lascia da canto il canto della sirena regalpetrese; hai molta cultura classica per non temere le offerte dei nemici: timeo danaos ET dona ferentes, specie se ti offrono doni.
Calogero Taverna