L'occupazione jugoslava[modifica | modifica wikitesto]
L'insurrezione dei partigiani italiani e jugoslavi a Trieste fu contraddistinta da uno svolgimento anomalo. Il 30 aprile 1945 il Comitato di Liberazione Nazionale del quale era presidente don Edoardo Marzari, composto da tutte le forze politiche antifasciste con l'eccezione dei comunisti, proclamò l'insurrezione generale; al tempo stesso le brigate dei partigiani jugoslavi con l'appoggio del PCI attaccarono dall'altipiano. Gli scontri si registrarono principalmente nelle zone di Opicina (sull'altipiano carsico), del Porto Vecchio, del castello di San Giusto e dentro il Palazzo di Giustizia, in città. Tutto il resto della città fu liberato. Il comando tedesco si arrese solo il 2 maggio alle avanguardie neozelandesi, che precedettero di un giorno l'arrivo del generale Freyberg. Le brigate partigiane jugoslave di Tito erano già giunte a Trieste il 1º maggio e i suoi dirigenti convocarono in breve tempo un'assemblea cittadina composta da cittadini jugoslavi e da due italiani. Questa assemblea proclamò la liberazione di Trieste, così presentando i partigiani di Tito come i veri liberatori della città agli occhi degli alleati spingendo i partigiani non comunisti del CLN a rientrare nella clandestinità.Gli jugoslavi esposero sui palazzi la bandiera jugoslava, il Tricolore italiano con la stella rossa al centro e le bandiere rosse con la falce e martello. Le brigate jugoslave, giunte a Trieste a marce forzate per precedere gli anglo-americani nella liberazione della Venezia Giulia, non contenevano nessuna unità partigiana italiana inserita nell'Esercito jugoslavo, mandate invece a operare altrove, benché molti triestini (italiani e sloveni) vi fossero compresi. Gli alleati (nello specifico la Seconda divisione neozelandese, che fu la prima ad arrivare in città), riconobbero che la liberazione era stata compiuta dai partigiani di Tito e in cambio chiesero e ottennero la gestione diretta del porto e delle vie di comunicazione con l'Austria (infatti, non essendo ancora a conoscenza del suicidio di Hitler, gli angloamericani stavano preparando il passo ad un'invasione dell'Austria e quindi della Germania).
L'esercito jugoslavo assunse i pieni poteri. Nominò un Commissario Politico, Franc Štoka, membro del partito comunista. Il 4 maggio vennero emanati dall'autorità jugoslava a Trieste, il Comando Città di Trieste (Komanda Mesta Trst) gli ordini 1, 2, 3 e 4 che proclamano lo stato di guerra, impongono il coprifuoco (a combattimenti terminati) e uniformano il fuso orario triestino a quello jugoslavo[24]. Limitarono la circolazione dei veicoli e prelevarono dalle proprie case centinaia di cittadini, sospettati di nutrire scarse simpatie nei confronti della ideologia che guidava le brigate jugoslave. Fra questi non vi furono solo fascisti o collaborazionisti, ma anche combattenti della Guerra di Liberazione che vennero deportati in massa in campi di concentramento quali quello di Borovnica o di Goli Otok da cui non fecero più ritorno, o uccisi direttamente gettandoli nelle foibe. A Basovizza, frazione del comune di Trieste, nel maggio del 1945 venne occultato all'interno del pozzo (Foiba di Basovizza) un numero imprecisato di cadaveri di prigionieri, militari e civili trucidati dall'esercito e dai partigiani jugoslavi (il Presidente Oscar Luigi Scalfaro ha dichiarato la Foiba di Basovizza monumento nazionale con decreto dell'11 settembre 1992). Un memorandum statunitense dell'8 maggio recitava:
« A Trieste gli jugoslavi stanno usando tutte le familiari tattiche di terrore. Ogni italiano di una qualche importanza viene arrestato. Gli Jugoslavi hanno assunto un controllo completo e stanno attuando la coscrizione degli italiani per il lavoro forzato, rilevando le banche e altre proprietà di valore e requisendo cereali e altre vettovaglie in grande quantità. » |
(Il memorandum stilato dal Dipartimento di Stato USA in data 8 maggio 1945[25]) |
Dal Governo Militare Alleato ai giorni nostri[modifica | modifica wikitesto]
Con il Trattato di Parigi (1947), Trieste divenne una città stato indipendente sotto la protezione delle Nazioni Unite con il nome di Territorio libero di Trieste (TLT). Il territorio fu diviso in due zone amministrative: la Zona A che includeva la città di Trieste veniva temporaneamente amministrata dagli Angloamericani e la Zona B che comprendeva la costa istriana settentrionale, temporaneamente amministrata dall'esercito jugoslavo.Con il Memorandum di Londra (1954) l'amministrazione della Zona A fu data temporaneamente all'Italia, in sostituzione degli eserciti angloamericani, in attesa della formazione di un governo proprio da parte di Trieste. Contestualmente, l'amministrazione militare jugoslava sulla Zona B si trasformava in amministrazione civile, diventando di fatto parte integrante della ex Jugoslavia.
Con legge costituzionale del 31 gennaio 1963 ed entrata in vigore il 16 febbraio 1963 viene formata la regione Friuli Venezia Giulia di cui Trieste diviene capoluogo.
Nel 1975, con la sottoscrizione del Trattato di Osimo, l'Italia e la Jugoslavia convennero di dare forma definitiva alla divisione del TLT: dopo alcune minime modifiche, venne così sancita la sovranità italiana e jugoslava sulle zone da esse ricevute in amministrazione civile col memorandum del 1954.
Nel 2004, assieme ad altri Paesi, la Slovenia entra a far parte dell'Unione europea e nel 2007 aderisce al trattato di Schengen, facendo venir meno la figura di Trieste quale città di confine.
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