Questa è la più imbecille stronzata racalmutese che si possa
affiggere su una parete entrando a destra del più conclamato Santuario mariano
della terra dei Sicani- Come si può "festeggiare il IV centenario di (un)
fausto avvenimento" mai avvenuto?
Forse Sciascia ha ragione nel dirci a noi racalmutesi che siamo "marioli e servi in quanto
imbecilli". Ma sai qui ai tempi in
cui i Borboni stavano per essere scacciati un vescovo agrigentino BARBONISSIMO diede incarico ad un abile latinista della sua Curia per fre addirittura
un salterio (forse il termine è un altro) ove far diventare oggetto di Fede le
panzane inventatesi da un certo padre Carusulli. E non è che lassù nella opulenta
sede giurgintana non si sapesse la verità. Giù negli archivi si sono bolle motu
proprio diplomi tomi e giuliane che tutto dicono e trascrivono sulla storia
della cbiesa agrigentina. Ma turlupinare il popolo di Racalmuto per quella
superstiziosa credenza in una "imago miracolosissima” vnuta da lontano di
cui scrivono altri vescovi cinquecenteschi valeva bene una Bolla episcopale.
E non finisce qui, letterati anche di vaglio o maestri
elementari accreditati del ventennio democristiano ci hanno pure ricavato un
recital ove appaiono persino nomignoli della tua attuale terra di lavoro. E chi
può permettersi di dire: -“guarda che stiamo turlupinando la gente”.
A dire il vero ci aveva tentato un gesuita, padre Morreale. Apriti cielo! lo
Sciascia laico e scettico gli si rivoltò contro con una sapida invettiva come
despota di "quelli della Noce" da me registrati nei miei annali di
paese come i NOCINI. Porca miseria! Sciscia mi ha ostretto a difendere la
memoria di un gesuita. Ma era il gesuita ad avere ragione ed era il
"rondista" Nanà che si era dato ad n intollerabile laico
blasfemare. Calogero Taverna
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