domenica 21 maggio 2017


Ma che ha appurato codesto misterioso gruppo di ricerca storica:

Sab 17:31

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A proposito di finanziamenti, in tre cartelle dattiloscritte del SID si riferisce di tre riunioni avvenute tra Aprile e Maggio del ‘69 nella villa dell’industriale Guido Canale, cui parteciparono una ventina di persone (gli armatori genovesi Alberto e Sebastiano Camelli, il direttore dell’IMI di Genova Luigi Fedelini, il dirigente dell’IBM Nicolò Cattaneo della Volta ed altri). Alla terza riunione l’ingegner Fedelini, delegato provinciale del Fronte, illustrò in ogni sua parte la struttura dell’organizzazione e i suoi fini; a conclusione si raccolsero circa cento milioni. Borghese si rivolge direttamente ad esponenti del mondo industriale e finanziario in quanto i precedenti canali di finanziamento sono ormai estinti. Per comprenderne l’origine, dobbiamo cercare nei fascicoli di due processi, il primo conclusosi nel Luglio’73 riferito al crack della Banca di Credito Commerciale e Industriale (Credicomin), l’altro relativo all’imputazione per fallimento di otto amministratori della SFI (Società Finanziaria Italiana). Solo attraverso le vicende della SFI possiamo ricostruire l’intera storia; questa società finanziaria si sviluppa negli anni ‘60 grazie ad alcuni personaggi legati al Vaticano, come Carlo Baldini, o alla DC, come Alfonso Spataro, Antonio Canova e Antonio Marazza. Al fine di arricchire il suo portafoglio la SFI acquista da Michele Sindona la Credicomin, che servirà per operazioni particolari come il finanziamento dell’Agenzia Giornalistica Italia (AGI). Due anni dopo, però, a causa di alcune speculazioni sbagliate, la SFI si trova in serie difficoltà. Interviene Baldini che, con la mediazione del Vaticano, riesce a trovare nuovi capitali; si fa infatti consegnare da Gil Robles e don Julio Munoz, entrambi legati all’Opus Dei spagnola, dieci miliardi di lire provenienti da Rafael Trujllo, figlio dell’ex dittatore di Santo Domingo. Fuggito dal suo paese, Trujllo ha infatti deciso di stabilirsi a New York, scegliendo come suo avvocato il futuro presidente degli Stati Uniti, Richard Nixon, buon amico di Michele Sindona. Ottenuti i dieci miliardi, vengono costituite due società; subito, però, una delle due società, la Ventana, viene ceduta per 3 miliardi e 375 milioni in contanti alla Credicomin, alla cui presidenza nel frattempo è stato posto Borghese. L’operazione di finanziamento è ormai messa a punto: attraverso la SFI e le società collegate, i miliardi di Trujllo passano alla banca di Borghese, svanendo nel nulla.

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