lunedì 25 novembre 2013

lettera ad un insolente


Sotto questa mia missiva al mio caro e stimato amico Totò Petrotto già plurisindaco, a furor di popolo, e sicuramente futuro sindaco, mi trovo un distico imbecille del solito anonimo. Sinora non ho potuto dargli la pari perché il mio computer si è messo a far le bizze e non mi mostrava l'interpunzione occulta. Cambiando computer oggi quella sortita sciapita, senza quel miracoloso sale delli Pantaneddri, l'ho vista; un istante per leggerla. Mi si intima perentoriamente che se vogliamo il bene del paese io e il mio amato (ed è vero) futuro (sicuro) sindaco di Racalmuto dobbiamo smetterla di scrivere insieme programmi per il Racalmuto. Punto,  nulla altro. Un tempo le lettere anonime che mandavano a mio bisnonno Caliddru Fanci a lu Colleggiu erano più corpose, meno vacue, più pungenti.
Egregio signor Anonimo già il fatto che Ella manco ha il coraggio di firmarsi sotto  una inncuo quanto scema intimazione la dice lunga sulla sua cifra  morale, sulla robustezza del suo coraggio, sulla pavidità del suo essere. Ma innanzitutto con quel suo rigo e mezzo senza capo né coda crede davvero che un persnaggio come il sottoscritto possa intimidirsi, che con una cinquantina di lettere dell'alfabeto possa Lei, anonimo, pavido, insignificante soggetto, mettermi il sasso in bocca? Non c'è sugo. Le potrei dire che non c'è riuscita una certa mafia e quella uccide, sa!, senza pensarci su. E ci vuole riuscire Lei in modo anonimo, senza costrutto?


Io dovrei tacere per  il bene del paese. E' lei che con la sua insipienza manifesta stabilisce il bene del paese? Dato il modo ebete della sua minaccia, tutto fa pensare che l'hanno scambiato nella culla di qualche ospedale lontano da Racalmuto. I racalmutesi saranno tutto, ma sprizzano intelligenza da tutti i pori. Oppure,  il suo DNA non è autoctono. Io al suo posto l'esame del DNA me lo farei fare, alla ricerca del vero padre.
In secondo luogo, perché mai io dovrei fare il bene del mio paese? Sono nato a Racalmuto; accucchiannu accucchiannu arrivo ad una quindicina di anni di permanenza,. quasi tutti in via Fontana 'mpacci la Baruna. Ma per campare – e poi sono campato bene - sono dovuto emigrare. 80 anni dopo la mia nascita in via Fontana 80 volevo tornare come si dice al dolce borgo natio. Mi hanno negato la residenza. Il mio paese ai sensi di legge e per volontà di una isterica signora che metteva sotto i piedi il suo musico dirigente non sono racalmutese. Quindi è un non senso intimarmi di "stare zitto se voglio il bene del mio paese".
Quanto a Totò Petrotto, quale autorevolezza, spessore etico, forza civica ha lei per imporre al futuro sindaco Petrotto di stare zitto? Per quel che mostra da quel che mi batte in blog, lei è un gran vigliacco (non firma), non ha argomenti, si rivela alla persona sbagliata (a me); insomma si dimostra una totale nullità. Se è capace parli solo per lei, nessuno l'ha investita di questa rappresentanza addirittura del più intelligente, astuto, laborioso, onesto paese del mondo: RACALMUTO.
E se è impossibile che due righe mal congegnate mi posano mettere la museruola, figuriamoci a Totò, loquace irrefrenabile, pugnace sino all'autolesionismo, insomma un uomo con le palle  queste non gliele può negare nessuno. E lei  ce le ha le palle? non mi pare.
Infine tanto per gradire, Lei le ha lette le mie note programmatiche? Che cosa ha da obiettare? Ma già lei mica è in grado di decriptare il mio eruditissimo italiano, figuriamoci il contenuto d'alta scuola bancaria, tributaria, finanziaria, di chi è insomma aduso all’imprenditorialità multinazionale.
Ho sprecato troppe parole il sibilo di una insignificante mosca. Ma io quando scrivo mi diverto egregio signor NULLA, senza firma.
 
 


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