o Calogero
Taverna Sto scoprendo cose non carine tra Sciascia e Vittorini. Da un acuto strudioso
come Piero mi attendo lumi. Non è questo campo che mi attrae.
Piero Carbone Il tuo annuncio mi incuriosisce.
Calogero Taverna MI HA IMPRESSIONATO UNA VOLTA SCIASCIA
CHE NON RICORDO DOVE EBBE A STRONCARE CONVERSAZIONI IN SICILIA. LEGGO ORA Il
Fuoco nel Mare. inesistente libro di Sciascia ma a lui appioppato in Biblioteca
Adelphi 557, e mi spiego certo astio del Nostro contro l'altro sommo nostro
siciliano.
Piero Carbone e un'altra volta a Palermo contro
Guglielmo Lo Curzio che si era permesso di... ma questo te lo racconto davanti
una tazzina di caffè
Calogero Taverna Ma quando?
Calogero Taverna Ma contro Sante Correnti (se lo scrivo
corretto) non mi risulta si sia mai incazzato. E dire che ne avrebbe avuto ben
donde. Ma posso essere male informato. Forse però perché erano così scervellate
quelle accuse che Sciascia non lo curava neppure.
Angelo Cutaia Di Racalmuto Sciascia non entrava
in polemica per non avvantaggiarlo.
Piero Carbone Una libreria amica si era permessa di
esporre in vetrina il libro del Lo Curzio e mandò a dire tramite un certo amico
e avvocato che se volevano che lui mettesse lì piede dovevano togliere dalla
vetrina... Me l'ha raccontato, autorizzandomi a riferirla, un palermitano di
alto spessore culturale.
Piero Carbone Ma questo non mi scandalizza per niente
e non inficia per niente il suo valore di scrittore etc etc etc. semplicemente
lo fa più umano. Non era e non doveva mica essere un santino per forza,
altrimenti si fa agiografia e non biografia.
Piero Carbone gravitava intorno a lui
E qui si intromette MEPHISTO
Caspita! Ma mi piacerebbe sapere
il perché. Sciascia non era un irrazionale collerico. Un dispettoso. Quanto al
malevolo Correnti, si parte da un punzecchiamento in testi addirittura
scolastici per il preteso maschilismo di Sciascia. C’era stata la controversia
con la Maraini arriticata perché Sciascia parlava fondatamente del matriarcato
in Sicilia. La virulenza del Correnti in effetti non meritava risposta. Credo
però che giocasse l’imbarazzo del Nostro che non voleva rinverdire polemiche
che finivano per infastidire il mostro sacro che era Moravia. Rido ancora per
quei racalmutesi che cercarono (inutilmente) di spingere la Maraini ad elogiare
il già defunto Sciascia in quei memorabili caffè letterari propugnati dall’on. Milioto
che spero ritorni a guidare questo nostro mal diretto paese.
I colpi di spillo contro
Scalfari, Panza e Bocca hanno germinato locuzioni di pregevole fattura
letteraria. Da apprendere.
Con Della Chiesa, a Futura
Memoria mi potuto fruire di un paradigma contro il mio sgradevole asino ragliante.
Andando come viene, un certo
diletto mi procura ancora il rintuzzante difendersi ai tempi delle PARROCCHIE
dall’accusa di ipotassi scagliatagli dal borioso Pasolini.
Tornando a Correnti, in effetti
il blaterare contro la predilezione di Sciascia per il testo dell’inglese Smith
lo lasciò del tutto indifferente. Quel testo di storia della Sicilia oggi è un
classico, il voler fare storia con gli stornelli della tradizione sarebbe
sollazzevole se vi fosse autoironia, ma se in tono saccente è roba da buttare
tra i rifiuti solidi urbani cartacei.
Mi sfuggono le pizzicate con Deaglio:
so che vi furono e furono dolorose per Sciascia che Lotta Continua e tutti quei
virgulti arrabbiati – nati piromani e sfioriti pompieri – adorava e blandiva.
In fin dei conti anche la Padovanì non fu caruccia propendere per la mitizzazione
di Falcone.
E la pagina dello né con lo Stato
né contro lo Stato smunta in uno svicolante se non fosse per il dovere di avere
coraggio, la dice lunga sull’amletismo politico di Nanà, che di mane si
proiettava verso l’anarchia e di sera ruentrava nelle spire del suo essere
cresciuto tra fascisti e fascismo sia pure di paese.
Così a balzelloni, nella speranza
di avere adeguatamente provocato Piero Carbone che ben saprebbe regalarli un
nuovo IL SUO SCIASCIA non aureolato ma neanche banalizzato.
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