Riuscite voi davvero a credere che una mefitica monaca prostatica possa capire questo connubio nel mio La Donna del Mossad ... eppure crede persino di sbeffeggiare-
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questo è il sublime
Johannes Brahms, il concerto n. 2 per piano …. Ricominci …. Parti dall’avvio,
un invito con un titillamento … sì sul suo clitoride … una toccata del piano …
una risposta orchestrale della mano … sì, bravo … martelli … ma piano … come i
passaggi del piano forte. Lei è il pianoforte …. maschio …. virile … ma dia
fiato alle trombe … ella è casta … ella è pura … va svegliata … coi trilli
delle trombe … ed ora in concerto … mani bocca ansimi sesso stringimenti ma
cautamente. Ofelia non l’ama - Ama me, desidera me, ma io sto qua lontano,
impotente eppure presente, prendo a prestito il suo coso, enorme, bestiale,
disumano, voglioso, sovrabbondante …. Si è spento? Già come una pausa
sinfonica, cioè un lieve sussurro, in cicalare tra piano ed orchestra. Il
desiderio si appanna. Si lasci andare, si lasci andare. Il piano si anima …
Vibri colpi col pene sulle sue grandi labbra … Il glande non entra … aspetti,
aspetti perdio, non vede che è ancora asciutta, inaccogliente. Ma lei è quasi
all’eiaculazione … si fermi e parti … entri .. entri.
Ofelia gridò di dolore, la sua apertura era ancora stretta
per l’enorme priapo. Il piano dialogava,
l’orchestra rispondeva. Sembrò corrispondere, ma si smarrì … il piano riprese
voluttuoso … sinuoso …. Parve ritrarsi … labile … nel rutilare di note flebili
… ma si andava dai bassi agli acuti, avanti e indietro, senza foga … bussava …
picchiava … non veniva aperto … eppure paziente … non desisteva. Le anche si
alzavano, si abbassavano, si alzavano. Ancora niente. Interrogativi del piano,
pausa, silente l’orchestra … un singulto … una risposta più estesa …. dolce ora
il piano … Finalmente il grido liberatore. I due o tre gemiti dell’orgasmo …
non sincronico … ma di entrambi.
Belzebù aveva cercato affannosamente il piacere …
strofinando frenetico il bozzo fra gli inguini … ma nulla … ma nulla.
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l’angelo mio padre non
permette … non consente.
A quello sconcio
squarcio della memoria, Lio sprofondò
nella vergogna, nelle frustrazioni della sadica curiosità dei terapeuti
analisti. Castrazioni, invidia del pene, pulsioni sadico-anali, e via
discorrendo, ma in forma d’umano annichilamento, come il disprezzarsi fino alla
voglia di morte. Antiche vergogne e freschi ricordi di un sesso senza amore,
volgare, depravato, depravante.
Povero Lio! L’abbandono al suo
intimo distruggersi. “Cupio dissolvi”,
ma era acre soffrire. Leggo fra gli appunti rievocativi siti in files varie
volte abrasi (e da me pervicacemente ripresi). Mi muove
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