E' lu 'gnuri Vanni a cassetta? Penso di sì. Il signor Giovanni Di Marco se ne stava in quel di Palermo. I crestomantici di Racalmuto la pensavano in grande. Casa Comunale lussuosa, Teatro competitivo, come Agrigento, come Palermo. Le tasse fioccavano, altro che come adesso. Il prete Giudice non stava in se: sembrava Savonarola. Ce l'aveva in particolare con quei palchi che diventavano alcove quando giungevano le ballerinette delle operette. Si beccano anche bei fastidi blenorragici, ma avevano i medici amici del Circolo Unione che li curavano. Il povero padre Giudice, che di terre ne aveva tante, doveva pagare fior di tasse, ma e le gioie blenorragiche del palco con le tende di velluto rosso che si potevano anche accostare, gli erano negate. Cornuto e mazziato insomma. I tanto celebrati Matrona vollero la diligenza guidata da un professionista di Palermo. Chiamarono 'gnuri Vanni. Gnuri Vanni, uomo bello, prodigo, gioviale e anche godereccio, faceva la bella vita. Lui guadagnava. I suoi datori di lavoro, con la crisi solfifera di fine secolo (Ottocento) cominciavano a vedersela brutta. Bel caso di rivoluzione marxista, i padroni alla fame e l'operaio : ricca tavola imbandita, l'orologio d'oro nel taschino e le migliori Maddalene a disposizione. Solo che le mie ricerche non hanno appurato se anche le signore dei crestomantici volessero provare le capacità amatorie (molto reclamizzate) di quel subordinato là col berretto sul bel capo chiomato e la "zotta" in mano: davvero imponente. Solo la tradizione mi dice che una bella signorina di un pastaio arricchito finì pazza perché invaghitasi del bel figliolo di 'gnuri Vanni, voleva far con lui la celebre "fuitina". Non le riuscì. A scanso di infortuni mortuari, 'gnuri vanni pensò bene di sbolognare il bel figlio in America Latina. Attendibile: perché no? Tali patri, tali figliu!!
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