Ma il pravo Catullo scrisse versi come questi che Sciascia (o sua moglie) fece scolpire sulla glabra tomba del giovane fratello suicida:
Sed totum hoc studium luctu fraterna mihi mors
Abstulit. O misero frater adempte mihi,
Tu mea moriens fregisti commoda, frater,
Tecum una tota est nostra sepulta domus,
Omnia tecum una perierunt gaudia nostra,
Quae tuus in vita dulcis alebat amor.
***
Come dire:
Ogni aspirazione mi ha tolto una morte fraterna,
il mio pianto. Fratello mio rubato a me dolente,
fratello, morendo mi hai spezzato ogni bene,
è sepolta con te tutta la nostra casa,
è finita con te tutta la nostra gioia,
che il tuo amore nutriva quando eri vivo.
[CATULLO, Canti 68; vv.19-24]
Sed totum hoc studium luctu fraterna mihi mors
Abstulit. O misero frater adempte mihi,
Tu mea moriens fregisti commoda, frater,
Tecum una tota est nostra sepulta domus,
Omnia tecum una perierunt gaudia nostra,
Quae tuus in vita dulcis alebat amor.
***
Come dire:
Ogni aspirazione mi ha tolto una morte fraterna,
il mio pianto. Fratello mio rubato a me dolente,
fratello, morendo mi hai spezzato ogni bene,
è sepolta con te tutta la nostra casa,
è finita con te tutta la nostra gioia,
che il tuo amore nutriva quando eri vivo.
[CATULLO, Canti 68; vv.19-24]
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