Per la Cernigoi v’è
certezza assoluta: il Messana è CRIMINALE di GUERRA. Il suo giudizio è
inappellabile. Lei si arroga il diritto di giudicare e condannare. Con quale
autorità, con quali prove, con quale istruttoria? Non ha titolo, non ha
elementi, non può provare nulla. Per me
diffamare qualcuno a mezzo stampa quale criminale di guerra sapendo che
giammai costui era stato condannato per siffatto gravissimo crimine è materia
da codice penale. Io l’art. 595 u.c. C.P. ce lo vedrei tutto ma non sono né pubblico
ufficiale né magistrato, né istituzione pubblica (in questo caso il Viminale
quale parte offesa).
La Cernigoi non poteva non
sapere che all’Archivio centrale di Stato vi sono faldoni e faldoni del SIS,
seconda sezione ove il caso è ben sviscerato e l’adamantino comportamento del
Messana vi riluce inconfutabile.
Scrive la Cernigoi:
Criminali di guerra
Il nome di Messana risulta nell’elenco dei criminali di
guerra denunciati dalla Jugoslavia alla Commissione delle Nazioni Unite per i
crimini di guerra (United Nations War Crimes Commission). Il rapporto di
denuncia, redatto in lingua inglese ed inviato dalla Commissione statale
jugoslava in data 14/7/45 [7], lo accusa, sulla base di documentazione che era
stata trovata in possesso della Divisione “Isonzo” dell’Esercito italiano di
occupazione, di crimini vari: “assassinio e massacri; terrorismo sistematico;
torture ai civili; violenza carnale; deportazioni di civili; detenzione di
civili in condizioni disumane; tentativo di denazionalizzare gli abitanti dei
territori occupati; violazione degli articoli 4, 5, 45 e 46 della Convenzione
dell’Aja del 1907 e dell’articolo 13 del Codice militare jugoslavo del 1944”.
Nello specifico viene addebitata a Messana (in concorso con
il commissario di PS Pellegrino e col giudice del Tribunale militare di Lubiana
dott. Macis) la costruzione di false prove che servirono a condannare diversi
imputati (tra i quali Anton Tomsič alla pena capitale, eseguita in data
21/5/42) per dei reati che non avevano commesso. La responsabilità di Messana e
Pellegrino in questo fatto è confermata da documenti dell’archivio della
questura di Lubiana [8], che fanno riferimento ad una “operazione di polizia
politica” condotte dal vicequestore Mario Ferrante e dal vicecommissario
Antonio Pellegrina sotto la direzione personale di Messana, contro una “cellula
sovversiva di Lubiana” della quale facevano parte, oltre al Tomsič prima
citato, anche Michele Marinko (condannato a 30 anni di reclusione), Vida Bernot
(a 25 anni), Giuseppina Maček (a 18 anni) ed altri tre a pene minori.
Messana e gli altri furono anche accusati di avere creato
false prove nel corso di una indagine da loro condotta, in conseguenza della
quale 16 persone innocenti furono fucilate dopo la condanna comminata dal
giudice Macis. Si tratta dell’indagine per l’attentato al ponte ferroviario di
Prešerje del 15/12/41, per la quale indagine, come risulta da altri documenti
della questura di Lubiana dell’epoca, Messana, il suo vice Ferrante,
l’ufficiale dei Carabinieri Raffaele Lombardi ed altri agenti e militi furono
proposti per onorificenze e premi in denaro per la buona riuscita delle
indagini relative all’attentato di Preserje. Nello specifico Messana ricevette
come riconoscimento per il suo operato la “commenda dell’Ordine di S. Maurizio
e Lazzaro”.
Ettore Messana fu anche segnalato con nota del 21/9/45
dall’Alto Commissario Aggiunto per l’Epurazione di Roma al Prefetto di Trieste,
che richiese un’indagine alla Polizia Civile del GMA [9]. Il risultato di
questa indagine è contenuto in una relazione datata 6/10/45 e firmata
dall’ispettore Feliciano Ricciardelli della Divisione Criminale Investigativa
[10], dalla quale citiamo alcuni passaggi.
“… il Messana era preceduto da pessima fama per le sue
malefatte quale Questore di Lubiana. Si vociferava infatti che in quella città
aveva infierito contro i perseguitati politici permettendo di usare dei mezzi
brutali e inumani nei confronti di essi per indurli a fare delle rivelazioni
(…) vi era anche (la voce, n.d.r.) che ordinava arresti di persone facoltose
contro cui venivano mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire
profitti personali. Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati
in carcere da un poliziotto sloveno, compare del Messana, che prometteva loro
la liberazione mediante il pagamento di ingenti importi di denaro. Inoltre gli
si faceva carico che a Lubiana si era dedicato al commercio in pellami da cui
aveva ricavato lauti profitti.
Durante la sua permanenza a Trieste, ove rimase fino al
giugno 1943, per la creazione in questa città del famigerato e tristemente noto
Ispettorato Speciale di polizia diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico del
Messana, costui non riuscì ad effettuare operazioni di polizia politica degne
di particolare rilievo.
Ma anche qui, così come a Lubiana, egli si volle distinguere
per la mancanza assoluta di ogni senso di umanità e di giustizia, che dimostrò
chiaramente nella trattazione di pratiche relative a perseguitati politici
(…)”.
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Ma al Ministero degl’Interni,
al SIS si sa bene che trattasi di tentativo titino di criminalizzare l’intera
Italia.
Siamo nel 1945-46. Orde
di ex partigiani titini scendono persino col paracadute in Italia a tentare
vendette, a commettere atti di giustizia sommaria, a macchiarsi di infami
delitti. Le carte del SIS sono molteplici e inequivocabili. Non punge vaghezza
alla Cernigoi di contestualizzare le effervescenze punitive slave con questo
clima terroristico che disseminano in
Italia?
In Jugoslavia da parte
dei Partigiani Titini si confezionano reboanti capi di accusa contro i nostri
concittadini rei soltanto di esservi stati comandati in tempi di guerra magari
con incarichi polizieschi; si mandano granguignoleschi papielli accusatori.
Ma sono le stesse
commissioni di guerra estere che rimettono, dopo una prima sbozzata, le accuse
alle competenti autorità italiane. E in Italia queste più ponderate carte
arrivano e queste carte si trovano a Roma, al SIS ed ora in ACS.
Ebbene di tutta quella
paccottiglia della Cernigoi relativa al Messana, al Ministero giunge il
foglietto che noi pubblichiamo. Trattasi dello “STRALCIO RELAZIONE 12”:
L’accusa titina infierisce contro magistrati italiani, funzionari di P.S. e
soprattutto contro Grazioli che fu un personaggio non del tutto negativo stando
agli studi di Sala.
Il MESSANA vi viene
fatto entrare per il rotto della cuffia: non c’è nulla di specifico contro di
lui. Pretestuoso, prevenuto e
diffamatorio è volere a tutti i costi il questore come colui “che esortava
personalmente gli aguzzini ad infierire contro le proprie vittime”.
Quali prove? Nessuna,
quali testimonianze? Nessuna, come si poteva affermare. e dalla parte lesa,
qualcosa del genere? Fandonia: un questore se ne sta nei suoi uffici, non
scende negli scantinati ad incitare scherani ai suoi ordini a violentare innocenti vittime.
Fantasie da menti malate
o si vede che non si è mai stati in questura a rispondere ad interrogatori sia
pure serrati ma per la cultura giuridica italiana sempre con il senso del
limite.
Tanto è vero che in
Italia il SIS neppure prende in considerazione questa calunniosa accusa titina contro il Messana.
Anzi il Messana viene
inviato persino in Sicilia nell’aspra lotta al banditismo filoamericano del fuori
legge Giuliano di Montelepre.
E il Questore Ettore
Messana viene promosso Ispettore generale di P.S., insignito di onorificenze di
altissimo livello e viene nominato Grande Ufficiale; e guarda caso ottiene
l’esclusiva commenda dell’Ordine di San Maurizio e Lazzaro, roba sabauda
insomma.
La ruggine slava, che si
può comprendere ma giammai condividere, è solo appiglio per postumi scoop
giornalistici che francamente sono disgustosi.
La Cernigoi sa che il Messana neppure fu
scalfito da quelle infamanti farneticazioni slave. Non c’era materia alcuna. Eppure
quando gli slavi accennarono a fatti e vicende che potevano destare sospetto,
l’istruttoria scattò accurata, precisa, inflessibile. Le carte del SIS lo
dimostrano. Consultarle per credere.
Singolare la chiusa degli
accusatori slavi: “secondo le istruzioni di GRAZIOLI operavano anche i suoi
organi civili e principalmente il questore di Lubiana Ettore Messana, uno dei
maggiori carnefici” Ma di grazia quale furono queste “carneficine del Messana?
Nulla di nulla.
Vi fu l’esecuzione di Tone
TOMISIC che invero mi lascia perplesso.
Ma quella nacque da una sentenza “del tribunale di guerra di Lubiana preseduto
dal dr. MACIS”.
Il Sis fece, dopo, una
accurata inchiesta. Al SIS si ebbe modo di appurare quale fu il ruolo del
Messana. Il Messana aveva minuziosamente
ragguagliato la magistratura su l’operato della questura di Libiana.
All’ Acs abbiamo
trovato il fascicolo. Trattasi della denuncia del 4 aprile del 1942 n.
05698/1942 Gab, di Prot. Il Messana è
esaustivo, preciso, formale. Ne riportiamo qui sotto alcune fotocopie. Basta
darvi uno sguardo per sbugiardare la Cernigoi
e i titini circa l’inventata accusa che il processo era stato intentato
“in base a false testimonianze del commissario di P.S. PELLEGRINI e di altre
persone al servizio di Grazioli”.
No! Invero erano stati
i tedeschi che avevano scoperto il covo dei partigiani slavi e avevano
costretto la questura ad irruzioni, interrogatori ed arresti0.
Noi pensiamo che la stessa sentenza del MACIS
sia stata imposta dalla Ghestapo. Ma qui il Messana non c’entrava più. Anzi
tutto lascia capire che il Messana fosse tanto poco gradito ai tedeschi da
giubilarlo subito dopo quella esecuzione che tantò impressionò; le SS non
furono certamente estranei allo sbolognamento del Questore.
Appare infatti non
gradito ai falchi del Viminale per cui ritirarsi come in subordine a Trieste.
Il suo ruolo fu così defilato da fare poi scrivere ai suoi denigratori che ”costui
non riuscì ad effettuare operazioni di polizia politica degne di particolare
rilievo”. L’addebito dispregiativo negli intenti di allora, oggi suona come epitaffio laudativo del Messana: questi non fu 0 quindi
per nulla complice delle famose Foibe
che oggi si sono riesumate per doverose condanne.
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