signorina
Cornigoi risponda a queste note
Quando leggeremo quello che leggeremo non avremo dubbi nel
ritenere codesto questurino a nome Feliciano Ricciardelli un malevolo
detrattore, in anonimato, del grande Ettore Messana che dovrebbe essere stato
suo superiore e che certamente non ebbe ad apprezzarlo. Al suo paese irpino si fu di manica larga: gli si dedicò
una via e si cercò di santificarlo. Abbiamo un tempo riportato locandine manifesti e dicerie elogiative ma non c'era
molto da addurre a lode omaggiante.
Si disse "uomo giusto". Un epiteto alquanto
singolare per uno che di mestiere aveva fatto il poliziotto di un reparto
politico decisamente fascista. E redigeva rapporti infamanti di sospetti e dispetti a base di "corre
voce", "si dice", "non poteva non sapere", " era
suo subordinato il vero malfattore (se poi tale era)" "lo
spalleggiava" "forse ne fu compare" e niente più. Ma proprio niente di più sul suo grande
superiore l'Ispettore generale della PS il Gr.Uff. Dottore Ettore Messana.
E quando le scrive queste cose? Quando ancora modesto
funzionarietto di questura, relegato ad una insignificante periferia.
Nell'ottobre del 1945, crede che è giunto il momento di togliersi un sassolino
dalla scarpa contro l'invidiato suo ex Superiore che invece di carriera ne ha
già fatta e con onore e per la stima di un superbo uomo di Stato, nientemeno
l'on. Alcide De Gasperi.
E quel insignificante rapportino finisce obliato e trascurato
in mano non autorevole e ci vuole tutta la malafede di rampanti speculatori
dell'antitalianità per riesumarlo e farne fonte di autorevolissima fede quando
scricchiola da tutte le parti. E ciò è tanto vero che Roma repubblicana e
democratica e indubitabilmente antifascista non vi diede peso alcuno. Del resto
non ne aveva: non un fatto, non una prova, non una certezza. Solo pettegolezzi
astiosi di bassa caserma poliziesca.
lunedì 12 settembre
2011
L’Ufficio di Presidenza
dell’Associazione Amo Montemarano, in occasione dei 150 anni dell’Unità
d’Italia, organizza il convegno dal titolo: “Servire la Patria. L’Esempio di un
Compaesano, un Questore, un uomo Giusto: dott. Feliciano Ricciardelli”. L’appuntamento
è per sabato 17 settembre alle ore 18:00 presso l’Auditorium dell’Edificio
Scolastico di Montemarano.
Ma ecco cosa scriveva
ancora il Ricciardelli:
“Fra le insistenti voci che allora
circolavano vi era anche quella che egli ordinava arresti di persone facoltose,
contro cui venivano mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire
profitti personali. Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati
in carcere da un poliziotto sloveno, compare del Messana, che prometteva loro
la liberazione mediante il pagamento di ingenti importi di denaro.”
Inoltre gli si faceva carico che a Lubiana si
era dedicato al commercio in pellami, da cui aveva ricavato lauti profitti.”
Qui siamo nell’esilarante: il Mesana
arriva in esordio a metà del 1941 a Lubiana. Incontra subito difficoltà
inaudite. Come scrive in una lettera riportata dal grande studioso Sala, viene
subito esautorato di fatto dall’esercito. Mussolini voleva una “guerra
parallela” ma solo per dimostrare ai tedeschi come può esserci una “occupazione
umanitaria”. Del resto a Lubiana vi esano molti coloni italiani e questi
Mussolini voleva anche proteggere dalle barbarie teutoniche che erano ben note.
In un primo momento, dicono gli stocici seri, si cercò a Lubiana di impiantare
industrie e attività economiche secondo le concezioni coloniali fasciste. Forse
qualche apporto vi fu da parte del Messana. Ma è da escludere. Ove si eccettui
forse l’avere comprato del legnami per farsi fare una “camera” per la quale
nella famiglia Messana si vagheggia ancora, di quello che insinua il
Ricciardelli non resta altro che il sospetto di una malevolenza di bassa cucina
burocratica. E la Cernigoi vi corre dietro:
“Durante la sua
permanenza a Trieste, per la creazione in questa città del famigerato e tristemente
noto ispettorato speciale di polizia diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico
del Messana, costui non riuscì ad effettuare operazioni di polizia politica
degne di particolare rilievo.”
Insomma qui
la colpa del Messana è solo quella di essere “amico” del commendatore Gueli ma
il Messana “non riuscì ad effettuare operazioni di polizia degne di particolre
rielievo”. Onore al merito ma no!? Ecco invece come pasticcia il
Ricciardelli, se l’anomalo rapporto è suo:
“Ma anche qui come a Lubiana, egli si volle distinguere
per la mancanza assoluta di ogni senso di umanità e di giustizia che dimostrò
chiaramente nella trattazione di pratiche relative a perseguitati politici,
responsabili di attività antifascista molto limitata. In proposito”
Quali elementi ha il Ricciardelli per
stabilire “la mancanza assoluta di ogni
senso di umanità ” del Messana’?
Nessuno. Un ppoliziotto che
misura la latitudine del “senso di umanità” è singolare. Siamo dunque a quelle
infanganti veline che riempiono i dossier
degli archivi di Uffici di polizia, più o meno segreti.
Mi si dirà: vuoi dei fatti? Eccoteli!
“Si ritiene opportuno segnalare un
episodio che dimostra la sua malvagità d’animo una notte del gennaio 1943 senza
alcun addebito specifico ed all’insaputa dello stesso Ufficio Politico della
Questura, ordinò l’arresto di oltre venti ebrei fra cui si ricordano i nomi dei
fratelli Kostoris Marco e Leone, Romano Davide, Israele Felice e l’avvocato
Volli Ugo che vennero proposti al Ministero per l’internamento, perché ritenuti
politicamente pericolosi. E che il Messana avesse agito per pura malvagità e,
probabilmente, per cercare di accattivarsi la benevolenza della locale
federazione fascista, con la quale non intercorrevano cordiali rapporti, lo
dimostra il fatto che lo stesso Ministero respinse la proposta. Ordinando la
scarcerazione dei predetti che furono rilasciati dopo oltre un mese di carcere
(per più dettagliati particolari e per conoscere tutti i nomi degli arrestati,
esaminare i precedenti al Ministero, poiché gli atti dell’Ufficio Politico
della locale Questura, furono asportati o distrutti dalle truppe jugoslave di
occupazione della città ai primi di maggio u. s.)
Che possiamo obiettare? Come fa il R
icciardelli ad affermare che “non c’era
addebito specifico” e che tutto avvenne all’insaputa dello stesso ufficio politico della Questura
(ove pare che militasse proprio il Ricciardelli e quell’ufficio fascista,
deleterio e terrificante, era appunto
”politico”). Lui stesso aggiunge che per
“più dettagliati particolari e per i precedenti” occorreva esaminare gli atti
del Ministero. Quindi lui non ce l’ha. Noi ancora al ministero non abbiamo
trovato nulla, ovviamente tra le carte riversate all’ACS. E furbacchione soggiunge che “gli atti
dell’Ufficio Politico della Questura furono asportati o distrutti dalle truppe
jugoslave di occupazione ,, ai primi di maggio u.s. Peccato! chissà quanti
malefizi della politica ove dimorava il Ricciardelli avremmo trovato. E tutto
ci fa pensare che fosse alquanto pressato da quelle “truppe jugoslave” per
scrivere sotto ricatto quelle amenità da bassa cucina poliziesca di forte
olezzo fascista.
Ma il fatto si riduce ad un denegato
internamento di ebrei. Il ministero non avrebbe sicuramente avuto tanta
indulgenza in epoca di forte persecuzione razziale se il Messana nel
rappresentare la faccenda non si fosse sapientemente, come sapeva fare,
adoperato per propiziare il provvedimento assolutorio.
Ma giratela come volete, li
Ricciardelli nulla prova di di censurabile
contro il Messana e tutto sa di meschineria diffamatoria, la classica
ripicca del subordinato. Da qui a fare del Messana un Criminale di guerra
dedito ai crimini contro l’umanità ce ne corre. Nessun tribunale straniero o
italico osò tanto.
Procediamo nelle accuse
del Ricciardelli.
“Risulta in modo
indubbio che il Messana, quale componente la locale commissione provinciale per
i provvedimenti di polizia, infierì in modo particolare contro i denunziati.
Difatti egli, anche per colpe di lieve entità per quanto riguardava i
denunziati per il confino chiedeva sempre il massimo della pena. Tale
comportamento veniva aspramente criticato dagli altri componenti la commissione
e finanche dal Prefetto fascista Tullio Tamburini, presidente della commissione
stessa.[3]”
Il Messana era certo un duro, ma ciò costituisce colpa? Colpa grave? Vogliamo metterci allora
ad osannare il Prefetto fascista Tullio Tamburini?
E per chiusura il denigratore subalterno, a forca di volere
diffamare, finisce con testimoniare a favore proprio del Messana.
“Destituito Mussolini,
nonostante avesse eletto domicilio a Trieste, se ne allontanò ben presto
facendo perdere di fatto le sue tracce. Alla data del 2 novembre era ancora
irreperibile e in tale veste fu dichiarato dimissionario d’ufficio”. [4]
Che un forsennato poliziotto s’induca a tale sortita che lo
copre di ridicolo, si può tollerate ma
che la Cernigoi vi si accodi è faccenda
incomprensibile. Dunque, quanto sopra che vuol dire? Il Messana, dopo l’8
settembre, si guarda bene dall’aderire alla RSI, si rende irreperibile a
Trieste, ci rimette anche lo stipendio, e certi suoi colleghi e subordinati
quali il Ricciardelli si affrettano a dichiararlo “dimissionario di ufficio”
incappando in un abuso in atti pubblici che a guerra finita doveva essere
perseguito. Ed è certo che per Trieste il periodo repubblichino fu il più
tragico: in quel biennio Messana non c’era alla questura di Trieste, Ricciardelli, invece, sì. E addirittura nel criminale ufficio fascista della
“politica”. E’ l’accusatore che a questo punto è oggetto di censura non il
Messana che se ne torna a Roma pur di non collaborare con fascisti
repubblichini e tedeschi dalla doppia esse. Ammirevole!
Ecco perché tempo fa
avevamo scritto:
Di tutta questa accozzaglia di dicerie,
presunzioni, maldicenze, sospetti, anonime delazioni nessun fatto, lo
affermiamo senza tema di smentita, fu mai provato, nessun misfatto fu mai
addebitato all'Ispettore Generale di PS gr.uff. Ettore Messana. Tutto finito
nel nulla dell'ARCHIVIATO. Non luogo a procedere. Chi rispolvera questo
documento che per di più potrebbe risultare persino apocrifo si macchia a mio
avviso di diffamazione calunniatrice. Certamente non fa storia.
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