la Repubblica - Martedì, 22 ottobre
1985 - pagina 15
di FABRIZIO RAVELLI
Al processo Sindona parla il pentito
americano che impresse una svolta alle indagini
"SI' , ARICO' HA
ASSASSINATO AMBROSOLI"
Henry Hill ha detto
di averlo appreso direttamente dal suo compagno di cella: "Mi fece vedere
un ritaglio di giornale italiano: c' era una foto, mi disse che era quello che
aveva ucciso". Lavorava per conto di Sindona e per quell' omicidio gli avevano
dato 15 mila dollari"
MILANO - Ecco alla
ribalta il pentito americano, l' oggetto misterioso del processo Ambrosoli.
Fino a questo momento era soltanto un nome sui verbali: Henry Hill, il gangster
che aveva dato una svolta alle indagini, facendo arrestare il killer William
Aricò, suo ex-compagno di cella. Qualcuno pensava addirittura che quel nome
fosse fasullo, un regalo dell' Fbi per la sua sicurezza di "testimone
protetto". Invece eccolo qui, con il passaporto in mano: Henry Hill, nato
a New York l' 11 maggio 1943, libero, amorosamente accudito dai funzionari
Criminalpol che sono volati negli Usa a prenderlo in consegna. Come personaggio
non ha nulla di pittoresco. Veste come un bancario: blazer blu e pantaloni
beige, camicia rosa pallido e cravatta a righe, scarpe marron e fazzoletto al
taschino. Gli occhiali, fumè invece che neri "da pentito", se li
toglie subito. I fotografi, ad ogni modo, sono stati tenuti fuori dall' aula. I
difensori, soprattutto quelli di Michele Sindona (assente anche oggi) e di
Robert Venetucci, lo aspettano al varco. Vogliono fare il possibile per
appannare la credibilità, per farlo passare come un merlo addomesticato al
servizio di ogni eventuale disegno poliziesco. E tanto per fargli capire che
non saranno tutte rose e fiori, chiedono che venga indiziato di importazione di
armi in Italia e di concorso morale in omicidio. Il pubblico ministero Guido
Viola interviene: "La posizione del teste è già stata valutata in
istruttoria, e archiviata. Il teste gode del programma di protezione federale
negli Stati Uniti, e deve sapere che comunque verrà restituito a questa
protezione. Questi sono gli impegni presi con gli Stati Uniti. La difesa tenta
di intimorire il teste". La Corte d' Assise decide, in camera di
consiglio, di procedere senza indiziare Hill. Lui, un po' intimidito in
effetti, chiede attraverso l' interprete se "può essere incriminato".
"Per quello che ha già detto negli Stati Uniti, no", spiega il
presidente. "Allora ripeterò quello che ho già detto là", replica
pronto Hill. Rumoreggiano i difensori: "Allora ce ne andiamo a casa
tutti". Alla fine non se ne va nessuno, e cominciano le domande. A forza
di risposte laconiche, Hill mette insieme il suo racconto. "Ho conosciuto
Aricò e Venetucci nel 1974, nel carcere di Lewisburg. Fuori, ho ripreso i
contatti con loro. Aricò ha cominciato a lavorare con me nel traffico di droga.
A un certo punto Aricò prese a fare viaggi in Italia. Mi disse che lavorava per
conto di Sindona, che aveva alcuni assassinii da commettere. Che lo avevano pagato
15 mila dollari per venire qui ad ammazzare una persona. Una volta mi fece
vedere un ritaglio di giornale italiano: c' era una foto, mi disse che era
quello che aveva ucciso. Sì, credo proprio che mi abbia fatto il nome di
Ambrosoli". Quando gli chiedono delle armi che ha detto di aver venduto ad
Aricò, si rifiuta di rispondere. Poi ci ripensa: "Sì, confermo di avergli
venduto delle pistole. Lui mi disse che le avevano portate in Italia dentro la
valigia di Rocco Messina". Fin qui il succo delle sue risposte sul
processo. Ma i difensori di Sindona e di Venetucci cercano di metterlo in
difficoltà su altre faccende, per "definire la personalità del
teste". E' un' arma a doppio taglio, perchè ne vien fuori che Henry Hill è
un fior di delinquente, e che convincerlo a testimoniare è stato per l' Fbi un
colpo importante. Hill è sotto la protezione governativa dal maggio 1980 (due
anni prima delle sue rivelazioni sul caso Ambrosoli), e ha già testimoniato per
più di mille ore. E oltre a proteggerlo, gli uomini dell' Fbi lo pagano: uno
stipendio di millecinquecento dollari al mese, più i rimborsi spese.
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