Il racconto del MALATERRA ([1]l*@4pD?3[1]l*@4H
3 Trascriviamo
qui
per eventuali cultori delle fonti l'intero passo latino
della
cronaca del Malaterra: ® Comes ergo Rogerius, omnes
potentiores
Siciliae a se debellatos gaudens, et nemine, excepto
CHAMUTO,
seper‑stite, ad hoc assidua deliberatione intendit, ut
ipso
circumveniendo debellato, omnem sibi de caetero Sici‑liam
subdat. Unde, exercitu admoto, ipso apud Castrum-Joannis
immorante, uxorem eius ac
liberos apud Agri‑gentinam urbem
obsessum
vadit, anno Dominicae Incarnationis millesimo
octogesimo
sexto [l'AMARI corregge in 1087], prima die Aprilis,
quam
undique exercitu vallans, diutina oppressione lacessivit;
studioque
machina‑mentis ad urbem capiendam apparatis, tandem
vicesimaquinta
die Julii viribus exahusta, imminentibus hosti‑
bus, patuit: uxor Chamuthi, cum liberis, Comitis inventa est
captione. Comes itaque, pro
libitu suo positus, uxorem Chamuti,
omni
dehonestatione prohibita, suis custodiendam deliberata,
sciens
Chamutum sibi facilius reconciliari, si eam absque
dehonestatione
cognoverit tractari. - Urbem itaque pro velle suo
ordinans,
castello firmissimo munit, vallo girat, turribus et
propugnaculis ad defensionem aptat, finitima castra
incursionibus
lacessens ad deditionem cogit. Unde et usque ad
undecim aevo brevi
subjugata sibi alligat, quorum ista sunt
nomina:
Platonum, Missar, Guastaliella, Sutera, [1]Rasel[1], Bifar,
Muclofe,
Naru, Calatenixet, quod, nostra lingua interpretatum,
resolvitur
Castrum foeminarum, Licata, Remunisce.¯ [Le lezioni
dei
nomi sono molte e spesso fortemente differenziate. Chi
volesse
averne completa conoscenza, deve
consultare l'edizione
del
PONTIERI, varie volte citata, pag. 88 e ss. A parte RASEL,
che
ovviamente abbiamo seguito con puntigliosa attenzione, per
il
resto abbiamo scelto alquanto liberamente, intendendo
privilegiare
le lezioni che maggiormente si avvicinassero ai
toponimi
di Platani, Muxaro, Guastanella, Sutera, Racalmuto,
Bifara,
[1]Milocca[1] (?!), Naro,
Caltanissetta, Licata e Ravanusa.]
.CW12
?[1]4pDl*@)fornisce altri
dettagli sulla sorte 3[1]P(p della
famiglia
di CHAMUTO che credo non abbiano nulla a che spartire
con
le vicende del nostro paese. Caduto in un tranello
dell'astuto
Ruggeri, per salvare moglie e figli, si arrende e si
fa
cristiano. ® Chamut - precisa Malaterra - enim cum uxore et
liberis
christianus efficitur, hoc solo conventioni inperposito,
quod
uxor sua, quae sibi quadam consanguinitatis linea conjunge‑
batur,
in posterum sibi non interdicetur¯ .
In altri termini,
CHAMUTO
si fa cristiano con moglie e figli alla sola condizione
che
non gli fosse tolta la moglie, alla quale peraltro era
legato
da vincoli di parentela. Poi non gli resta che far
fagotto
per MILETO in Calabria. Un indice di come quei rudi
normanni,
guer‑rieri e bigotti, imponessero gi… la conversione
agli
arabi vinti. E qui siano in presenza di quelli nobili.
Quelli
ignobili e contadini - come dovettero essere i paesani
dei
castelli agrigen‑tini conquistati, poterono forse
risparmiarsi
l'onta di una abiura religiosa. Ma restando
musulmani
furono ridotti ad una sorta di schiavit— , tartassata
ed
angariata. E tale sorte pianse‑ro per secoli gli antenati
nostri
di Racalmuto. ® DIMMA, GESIA [o GIZIA], AGOSTALE, ALIAMA,
ALGOZIRIO,
JOCULARIA, ANGARIA, CABELLA, SECRETO, BAJULO,
CATAPANO,
CENSO, TERRAGGIO, TERRAGGIOLO etc.¯ , sono termini che
sanno
di tasse, soprusi, discriminazioni, anghe‑rie, iattanze,
arroganza
del potere. Sono la lingua degli uomini
del potere
che
parlano forestiero ma si servono di disponibili figuri
locali,
ammessi nella loro congrega. E si fanno da padrini nei
battesimi,
da compari nei matrimoni, in certa familiarit… a
danno
e scorno degli altri, degli esclusi, del popolino basso e
villano.
Sono i nomi dell'impotenza, della rabbia e dello sfrut‑
tamento
perduranti sino ai giorni nostri. E l'impareggiabile
Sciascia
ne coglie gli umori e i malumori quali si aggrumavano
al
CIRCOLO della CONCORDIA [rectius, UNIONE] negli anni
cinquanta.
Chi non ha letto 'Le Parrocchie di Regalpetra'? (v.
p.
60 e 61 e per quel che riguarda l'argomento, la pag. 17).
Il
tremendo passaggio dalla libert… araba allo stato servile
alle
dipendenze di vescovi esattori, santi per i fatti loro
eppure
vessatori per il bene delle varie 'mense' della chiesa e
del
canonicato agrigentino, lo si intuisce, lo si pu•
ricostruire
ma non Š documentabile se non con le poche righe del
MALATERRA
([1]l*@4pD‑[1]3[1]l*@4H 3
Sul MALATERRA poche e scarne sono
le
notizie. Goffredo MALATERRA fu dunque un cronista normanno
del
esca. XI. Monaco benedettino a Sanie-Evreul-Ouche, pass•
nell'Italia
meridionale e si stabil in Sicilia. Qui fu
incaricato
dal gran conte RUGGIERO a scrivere la cronaca delle
gesta
del Normanno. Il racconto si estende per quattro libri. La
sua
opera Š variamente intitolata. La riedizione del Pontieri
(Bologna
1927), sopra ricordata, titola: ® De rebus gestis
Rogerii .....
et Roberti Guiscardi¯ . [V. Enciclopedia
Treccani,
o, per puntuali riferimenti, la prefazione dello
stesso
E. PONTIERI].
A
corto di notizie, TINEBRA MARTORANA ricorre alle imposture
dell'Abate
VELLA - e SCIASCIA vi indulge con un benevolo sorriso
p+30
- e alle frottole di un signorotto della fine del secolo
scorso,
Serafino MESSANA.[v.pag. 40 n.18] Son
dunque fandonie
quelle
di un governatore di RAHAL-ALMUT a nome AABD-ALUHAR,
servo
dell'emi‑ro Elihir, diligente nel censimento del nostro
fantomatico
Racal‑muto nell'anno 998; di una popolazione di 2095
anime
[si pensi che nella seconda met… del XIV il solerte
arcivescovo
Du Mazel contava per la curia papale di Avignone non
più
di seicento anime nel nostro paese, abitanti in gran parte
in
case di paglia 'pale‑arum']; e tutte quelle altre amenit… del
capitolo
III e dintorni. Non sapremo mai dove don Serafino
MESSANA
abbia preso l'aire per le bubbole dei
due giovani
saraceni
messisi a strenua difesa di Racalmuto nell'aggressione
del
gran conte Ruggeri, e del seguito che li vuole, dopo avere
inflitto
gravi danni al nemico, notturni fuggitivi alla volta di
Licata.
Ma invano, perchŠ furono l rag‑giunti ed uccisi dallo
stesso
gran conte, nel frattempo imposses‑satosi e divenuto
signore
di Rahal-Maut [v. p. 40]. Nulla di storico in quelle
pagine
del Tinebra-Martorana, salvo le spigola‑ture sulle tasse e
sulla
'dsimmi' prese dal lavoro dell'avvocato agrigentino
Picone.([1]
Evidente il
supino recepimento di
quanto
PICONE scrive a pag. 405 e ss. sulla 'dsimma' e sulla
'gezia'.
I
gravami, le violenze, le soggezioni, la morte, il pianto, la
paura,
l'ignominia dell'invasione di Racalmuto nell'XI secolo vi
furono,
ma solo l'immaginazione pu• ricostruire quelle scene di
panico
e distruzione. I cronisti del tempo o ebbero il compito
di
osannare il potente, come il Malaterra nei riguardi di
Ruggiero
il Normanno, o erano poeti arabi di altri luoghi che
non
ebbero occasione di tramandare echi, rimpianti o cenni sulla
devastata
Racalmuto. Non abbiamo neppure il ricordo di quel nome
antico.
Solo il [1]RACEL[1] del Malaterra,
incerto e controverso.
Eppure,
furono giorni funesti: i normanni - cavalieri nordici,
possenti
e biondi - erano famelici di vergini e di prede. La
Racalmuto
contadina poco bottino potŠ farsi levare; ma le
vergini
o le giovani mogli furono di certo ghermite da quei
predatori
dagli occhi cerulei e dai capelli chiari. Ed il misto
di
razze, di figli nerissimi e saraceni e di figli longilinei e
di
vezzoso colore, ebbe da allora inizio per durare fino ai
nostri
giorni, inevitabilmente.
Michele
AMARI non ebbe in simpatia il nostro CHAMUTH - quello a
cui
ci sembra debba ascriversi il toponimo di Racalmuto - e lo
descrive
come fellone, vile e rinnegato. Prende spunto dal Mala‑
terra,
ma ne stravolge senso e giudizi:
[1]l*@4pD® E
veramente - scrive l'A. a pag. 178 della sua Storia dei
Mussulmani
- [1]Ibn Hammud[1] si vedea chiuso
d'ogni banda in
Castrogiovanni;
occupata da' Cristiani tutta l'Isola, fuorch‚
Noto
e Butera; potersi differire, non evitar la caduta; n‚ egli
ambiva
il martirio, n‚ i pericoli della guerra, n‚ pure i disagi
della
gloriosa povert… . Ruggiero fattosi un giorno con cento
lance
presso la r“ cca, lo invitava ad abboccamento; egli scendea
volentieri
ed ascoltava senza raccapriccio i giri di parole che
conducevano
a due proposte: rendere Castrogiovanni e farsi
cristiano.
Dubbi• solo intorno il modo di compiere il tradimento
e
l'apostasia, senza rischio di lasciarci la pelle: alfine,
trovato
rimedio a questo, accomiatossi dal Conte, il quale se ne
p33pP[1] tornava tutto lieto
a Girgenti. N‚ and• guari che il
Normanno
con fortissimo stuolo chetamente si avviava alla volta
di
Castrogiovanni; nascondeasi in luogo appostato gi… con
musulmano;
e questi fatti montar in sella i suoi cavalieri,
traendosi
dietro su per i muli quanta altra gente potŠ , quasi a
tentar
impresa di gran momento, usc di Castrogiovanni, li men•
diritto
all'agguato. E que' fur tutti presi; egli accolto a
braccia
aperte. Allor muovono i Cristiani alla volta della
citt… ;
la quale priva dei difensori pi— forti, si arrende a
parte,
e Ruggiero vi pone a suo modo castello e presidio. Ibn
HAMMUD
poi si battezz• , impetrato da' teologi del Conte di
ritenere
la moglie ch'era sua parente, n‚ gradi permessi dal
Corano,
vietati dalla disciplina cattolica. Ma non tenendosi
sicuro
de' Mussulmani in Sicilia, n‚ volendo che Ruggiero pur
sospet‑tasse
di lui in caso di cospirazioni e tumulti, il cauto e
vile
'Alida chiese di soggiornare in terra ferma; ebbe da
Ruggiero
certi poderi presso Mileto e quivi lungamente visse
vita
irreprensibile, dice lo storiogra‑fo normanno.¯ [1]4pDl*@
Di
quei cento lancieri al seguito di Ruggiero per la consunzione
di
una resa proditoria e vile, quanti erano stati prima a Racal‑
muto
(la RACEL del Malaterra) a seminare terrore, violenza e
morte?
A RACEL vi era certo un castello (o entrambi i due
castel‑li:
il Castelluccio e quello di piazza Castello); vi era
una
guarnigione di arabi sognatori e disattenti; non erano
eroici
guerrieri e comunque erano pochi. Piombarono i cento
lancieri
di Ruggiero da Girgenti, li soppressero e si sparsero
per
il casale e per le campagne a razziare e violentare. I
lancieri
erano soprattutto predoni.
L'Amari
Š aspro nei giudizi contro il capo degli arabi, CHAMUTH.
Ma
costui aveva gi… moglie e figli in mano dei Cristiani a Gir‑
genti.
Il Malaterra, monaco benedettino, intorbidisce ancor pi—
la
sua non chiara prosa per mettere un velo pudico alle insane
voglie
dei predatori suoi compaesani. Costa fatica al Conte Rug‑
gieri
non far violare la sua eccellente prigioniera. E noi qual‑
che
dubbio l'abbiamo sull'effettivo successo dell'iniziativa del
Normanno.
I suoi sudditi erano irrefrenabili. Anche lui del
resto
si era gi… macchiato di molte ignominie, specie in
giuvent— .
Il suo biografo ufficiale che pure Š chiamato
all'osanna
del suo committente, ne sente tante a corte da
inorridire,
fors'anche per la sua mentalit… claustrale. Ed
allora
la sua settaria cronaca si lascia andare a pesanti
giudizi
morali contro i suoi.
Quando,
per• , si tratta di cose militari, il candido monaco
crede
alle esagerazioni dei vecchi soldati del Conte. Le forze
del
nemico - naturalmente sconfitte - si accrescono a dismisura;
quelle
amiche e vittoriose si assottigliano contro ogni logica
ed
attendibilit… . L'AMARI, tutto preso dalla simpatia per i
musulma‑ni,
sbotta e sentenzia che nelle cronache del monaco
Malaterra,
le cifre sulle forze musulmane vanno divise per otto
ed,
invece, vanno moltiplicate per otto le cifre che riguardano
le
forze normanne, quando vincono.
Eppure
il Malaterra resta sempre cronista piuttosto attendibile,
come
dimostra il PONTIERI nell'opera citata. I tanti episodi
cruciali
della conquista della Sicilia da parte delle orde nor‑
manne,
tra i quali quelli relativi all'assalto della fortezza di
Racalmuto
(o Racel), hanno una sola fonte storica che Š la
crona‑ca
del Malaterra. Questo monaco non sempre Š stato
testimone
oculare. Ormai avanti negli anni, Š onorato ospite
della
corte di p73 Ruggiero il quale ormai si
ammanta dei fregi
regali,
anche se non dismette il suo nomadismo ereditato dagli
avi
vichinghi. Ascolta le fanfaronate dei decrepiti Veterani del
Conte.
Vantano ora i galloni di generali, si fanno chiamare
baroni,
si sono arricchi‑ti, hanno possedimenti in Sicilia, ma
restano
i rudi vandali, incolti ed immorali della loro
avventuriera
giovinezza.
Il
Malaterra ode nefandezze che gli mettono il disagio morale.
E'
fervente cristiano, di buona cultura ecclesiastica. Scrive,
esalta
il Conte; indulge, per• , al suo moralismo ed ama moraleg‑
giare
chiosando gli eventi con citazioni bibliche e religiose.
Abbiamo
visto l'AMARI irridere a CHAMUTH. Lo ha fatto alla luce
degli
incisi moraleggianti del Malaterra. Il giudizio sul padre
del
toponimo - almeno secondo noi - di Racalmuto va corretto
leggendo
pi— spassionatamente la cronaca del benedettino.
Questi
dice che il Conte Ruggiero aveva gi… debellato tutti i
potenti
di Sicilia, eccetto Chamuto. La voglia di annientarlo
era
tanta ma l'impresa non era agevole e ci• costituiva un
cruccio
per il Normanno. Ruggiero ne fa un suo pensiero fisso;
sa
per• che non Š sul campo che pu• avere ragione del musulmano.
Pensa,
quindi, a batterlo con l'astuzia e l'inganno. L'ablativo
assoluto
adoperato dal Malaterra Š efficace: ® ipso
circumveniendo
debella‑to¯ . Lo si pu• debellare solo circuendolo.
Chamuth
allora non Š l'imbelle che ama descrivere M. Amari. Per
vincere
il Saraceno, il conte Ruggiero assalta l'impreparata
Girgenti
ove sa che dimorano moglie e figli di Chamuth. Prende
la
citt… , la fortifi‑ca. Principalmente si preoccupa della sorte
della
moglie di Chamuth. Questa viene sottratta da ogni
® dehonestatione¯
e viene messa sotto diretta tutela del conte
normanno,
il quale Š consa‑pevole che in tal modo il Saraceno pu•
venire
ricattato ed essere facile preda del nemico. Il conte
Ruggiero
Š proprio ® sciens Chamutum sibi facilius reconciliari¯ ,
afferma
il Malaterra; ci• equivale a dire che cos sarebbe stato
più
facilmente soggiogabi‑le.
Per
fare terra bruciata attorno al nostro
Chamuto, tocca ad 11
castelli
l'ignominia delle scorribande dei lancieri di Ruggieri.
Alla
nostra Racalmuto Š dato assaggiare le moleste attenzioni
dei
normanni, come ai citati e sicuri Platani, Naro,
Guastanella,
Sutera, Bifara, Caltanissetta e Licata o agli
incerti
Missar, Muclofe e Remise.
Se
poi il Chamuto si arrese, non ci sembra proprio che tutto sia
da
imputare al suo essere un flaccido uomo d'armi. E se anche
fosse
stato, questo non ci pare un grande demerito.
Lo
stesso Amari nella nota di pag. 179 della sua Storia dei 13
Musulmani
in Sicilia integra, e corregge, le sue impressioni
(33[1]l*@4H 3
L'Amari cita prima le fonti: ® Malaterra, lib.
IV,
cap. 6; Anomimo, presso Caruso, Biblioteca Siciliana, p.
855.¯
e quindi aggiunge: ® Secondo fra Corrado, op. cit., pag.
48,
Castrogiovanni e Girgenti furono occu‑pate nello stesso anno.
Ma
ci• non Š detto precisamente dal Malaterra; n‚ citato
l'anno
dell'avvenimento,
il quale, secondo la serie dei fatti narrati
dallo
stesso cronista, tornerebbe al 1087, ovvero ai primi mesi
del
1088. Gli ARABI pongono la resa di
Castrogiovanni nel 484,
tre
anni dopo quella di Girgenti (1088-89) e
le fecero cedere
entrambe
agli orrori della fame: [1]Ibn al-ATIR, Ab–
al-FIDA,
an-NUWAYRI
e Ibn AbŒ DINAR,[1] nella 'Biblioteca
Araba-Sicula',
pag.
278, 414, 448, 534 [trad. I, 499, e II, 99, 145, 287
[questo è un vecchio mio scritto, redatto con vetusto
programma di videoscrittura. Fino ad un certo punto ho dato una limata. Poi mi
sono stufato. Ripropongo il tutto così come mi risulta. Se qualcuno si scoccia,
pazienza. Nella speranza che futuri ricercatori del prossimo secolo vorranno
farmi le bucce, lascio così come ne dispongo a FUTURA MEMORIA, dato che
diversamente da Sciascia sono convinto che il FUTURO delle cose storiche è solo
memoria del passato]
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