Calogero Taverna
18 minuti fa nei pressi di Roma
C'è stata la visionaria di Madugorje che ironizzando approva il Comune di Racalmuto che "dopo accertamento con esiti negativi" mi ha negato la mia residenza natia. Che debbo dirle: non è che ci abbia perso molto mi è rimasta quella ineguagliabile della "residenza romana", di Roma "splendore del mondo" ... a parte papa cicciu.
Il CONFITEOR di un banchiere incallito
Qual è il confiteor di un grande banchiere incallito, ormai però giunto all’occaso se non della vita - Cesare Geronzi a 77 anni avrà ancora decine e decine di anni per imperversare - certo degli affari?
E’ lui stesso a sentirsi peccatore. E le sue confessioni dovrebbero dissimulare quelle di Sant’Agostino o filosofeggiare come un moderno Rousseau.
Diciamo ch...e noi ci attendiamo questo suo esplosivo libro da sei o sette mesi. Ora è uscito e ci troviamo a dovere centellinare ben 362 pagine di feltrinelliane confessioni, estorte a dire il vero da un non troppo benevolo Mucchetti.
E noi che per vecchia professione siamo portati a diffidare di tutti e di tutto, pensiamo che un danno enorme quel sapido testo l’ha già provocato. Uscito a ridosso di una importante seduta della Cassazione crediamo che abbia dato aire a giudici sgomenti dinanzi a tante protervie giuridiche per una “esemplare” condanna del pio Fazio, un tempo governatore a palazzo Koch. Non si poteva aspettare un paio di giorni? Perché tanta incontinenza?
Fuge rumores sospirava Baffi. Ma un pensiero pascaliano ebbe a soffiare nel cuore e nella mente del banchiere Geronzi: Sempre in balia dell'incertezza, spinto da un estremo all'altro, l'uomo sente la sua nullità, la sua disperazione, la sua insufficienza, la sua dipendenza, la sua debolezza e salgono immediatamente dal profondo del suo cuore la noia, la melanconia, la tristezza, il cattivo umore, l'irritazione, la disperazione. (B. Pascal)
E volendo parodiare anche Rousseau soggiungiamo noi: Pur muovendo da impulsi disparati e con ragioni e scopi differenti, la maggior parte degli interpreti o seguaci di Rousseau hanno individuato nell’interesse per la politica la nota saliente della sua personalità: è lui [cioè Rousseau] stesso ad ammettere nelle sue Confessions che «tutto dipende radicalmente dalla politica» 11, in quanto un’organizzazione politica equa risolve il problema della teodicea, ridando così moralità alle azioni umane.
Bombardati dai giornali con i loro effetti annunci, ci siamo subito domandati a che tende il dottor Cesare Geronzi? Quale il suo obiettivo? Mughetti, pur nordico, è criptico: dopo si vedrà se vi sarà assonanza con il suo obiettivo: Non vi sarà mai, perché un giornalista è sempre colui che spiega bene agli altri quello che lui non sa, non comprende e spesso non vuol capire. Già, far luce su “trent’anni di potere, banche ed affari”. Ma è lui stesso a dirci che quella sua specifica (o speciosa) luce l’ha già irradiata con tre decenni di lavoro di giornalista.
Noi ci domandiamo: siffatti opposti obiettivi (Geronzi tenterà solo di assolversi o di condannare) stridono con le modeste nostre indagini? Le abbiamo fatte per incarico pubblico, le abbiamo sofferte per dissidenze etiche e politiche, le abbiamo propinate con la dissacrazione icastica che ci riviene dal piccolo borgo del sale e dello zolfo in cui siamo nati.
Sin d’ora noi lo sappiamo: giammai!
Abbiamo sbirciato il grosso volume. Ci colpisce innanzi tutto l’assenza di nomi eccellenti, di protagonisti sotto traccia, di citazioni giudiziarie, di risultanze ispettive, di provvedimenti amministrativi, di sentenze esemplari, di esiti giudiziari.
Qualche esempio: non troviamo Lucio Veneziani, non troviamo il dottor Somma, non troviamo esuli dalla consulenza legale della Banca d’Italia. La vicenda Sarcinelli viene sfiorata secondo le più consunte vulgatae. La storia del Banco di Sicilia, dell’Irfis, dell’Interfinanza sindoniana, tutto nelle brume di chi forse a ragione può dire: non ricordo, perché in effetti non protagonista. Il dottor Desario (scritto senza d minuscolo e senza aristocratica separazione) citato una sola vola. Dini non riusciamo a pescarlo neppure con la più dilatante lente di ingrandimento. E Gnudi? La Moscow Narodny London pare vi sia, ma sepolta chissà dove. Pare solo in una domanda dell’intervistatore.
In compenso, dilatate vicende forse più personali che emblematiche.
Divagazioni su pontefici, cardinali e in un punto su un papa in pectore, lasciano in ombra personalità quali il ministro Colombo.
Avrò di che pensare; avrò di che cercare di spiegarmi.
Quello che mi accora di più è che con questi rumores Fazio forse è definitivamente perduto alla cosa pubblica (ed è una grossa iattura). Geronzi che bene starebbe come ministro dell’economia subirà l’onta dileggiante che mi pare Repubblica anticipa. I reietti resteranno reietti ma i “correi” dell’odierno sbaraglio mediatico non avranno giustizia. Solo ulteriore motivo di gogna.
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Calogero Taverna E la ragione non può che esere che tua. In effetti a ben guardare ... ma io mi ero soffermato solo sull'espressione affranta che bella forse l era stata.
Calogero Taverna Cecilia (da "I Promessi Sposi"di Alessandro Manzoni")
- traduzione libera in endecasillabi di Marco Candiani -
Illustrazione di Alberto Schiavii
Scendeva dalla soglia d'uno di quegli usci, e veniva verso il convoglio, una donna, il cui aspetto annunciava una giovinezza avanzata, ma non trascorsa; e vi traspariva una bellezza velata e offuscata, ma non guasta, da una gran passione, e da un languor mortale: quella bellezza molle a un tempo e maestosa che brilla nel sangue lombardo. La sua andatura era affaticata, ma non cascante; gli occhi non davan lacrime, ma portavan segno d'averne sparse tante; c'era in quel dolore un non so che di pacato e di profondo, che attestava un'anima tutta consapevole e presente a sentirlo. Ma non era il solo suo aspetto che, tra tante miserie, la indicasse così particolarmente alla pietà, e ravvivasse per lei quel sentimento ormai stracco e ammortito ne' cuori. Portava essa in collo una bambina di forse nov'anni, morta; ma tutta ben accomodata, co' capelli divisi sulla fronte, con un vestito bianchissimo, come se quelle mani l'avessero adornata per una festa promessa da tanto tempo, e data per premio. Né la teneva a giacere, ma sorretta, a sedere su un braccio, col petto appoggiato al petto, come se fosse stata viva; se non che una manina bianca a guisa di cera spenzolava da una parte, con una certa inanimata gravezza, e il capo posava sull'omero della madre, con un abbandono più forte del sonno: della madre, ché, se anche la somiglianza de'volti non n'avesse fatto fede, l'avrebbe detto chiaramente quello de' due ch'esprimeva ancora un sentimento.
Un turpe monatto andò per levarle la bambina dalle braccia, con una specie però d'insolito rispetto, con un'esitazione involontaria. Ma quella, tirandosi indietro, senza però mostrare sdegno né disprezzo, «no!» disse: «non me la toccate per ora; devo metterla io su quel carro: prendete». Così dicendo, aprì una mano, fece vedere una borsa, e la lasciò cadere in quella che il monatto le tese. Poi continuò: «promettetemi di non levarle un filo d'intorno, né di lasciar che altri ardisca di farlo e di metterla sotto terra così».
Il monatto si mise una mano al petto; e poi, tutto premuroso, e quasi ossequioso, più per il nuovo sentimento da cui era come soggiogato, che per l'inaspettata ricompensa, s'affacendò a far un po' di posto sul carro per la morticina. La madre, dato a questa un bacio in fronte, la mise lì come su un letto, ce l'accomodò, le stese sopra un panno bianco, e disse l'ultime parole: «addio, Cecilia! riposa in pace! Stasera verremo anche noi, per restar sempre insieme. Prega intanto per noi; ch'io pregherò per te e per gli altri». Poi, voltatasi di nuovo al monatto, «voi», disse, «passando di qui verso sera, salirete a prendere anche me, e non me sola».
Così detto, rientrò in casa, e, un momento dopo, s'affacciò alla finestra, tenendo in collo un'altra bambina più piccola, viva, ma coi segni della morte in volto. Stette a contemplare quelle così indegne esequie della prima, finché il carro non si mosse, finché lo poté vedere; poi disparve. E che altro poté fare, se non posar sul letto l'unica che le rimaneva, e mettersele accanto per morire insieme? come il fiore già rigoglioso sullo stelo cade insieme col fiorellino ancora in boccio, al passar della falce che pareggia tutte l'erbe del prato.
STRANE ASSOCIAZIONI DI IDEE -- E cioè: annunciava una giovinezza avanzata, ma non trascorsa; e vi traspariva una bellezza velata e offuscata, ma non guasta, da una gran passione, e da un languor mortale: quella bellezza molle a un tempo e maestosaVisualizza altro
Calogero Taverna E la ragione non può che esere che tua. In effetti a ben guardare ... ma io mi ero soffermato solo sull'espressione affranta che bella forse l era stata.
Calogero Taverna Cecilia (da "I Promessi Sposi"di Alessandro Manzoni")
- traduzione libera in endecasillabi di Marco Candiani -
Illustrazione di Alberto Schiavii
Scendeva dalla soglia d'uno di quegli usci, e veniva verso il convoglio, una donna, il cui aspetto annunciava una giovinezza avanzata, ma non trascorsa; e vi traspariva una bellezza velata e offuscata, ma non guasta, da una gran passione, e da un languor mortale: quella bellezza molle a un tempo e maestosa che brilla nel sangue lombardo. La sua andatura era affaticata, ma non cascante; gli occhi non davan lacrime, ma portavan segno d'averne sparse tante; c'era in quel dolore un non so che di pacato e di profondo, che attestava un'anima tutta consapevole e presente a sentirlo. Ma non era il solo suo aspetto che, tra tante miserie, la indicasse così particolarmente alla pietà, e ravvivasse per lei quel sentimento ormai stracco e ammortito ne' cuori. Portava essa in collo una bambina di forse nov'anni, morta; ma tutta ben accomodata, co' capelli divisi sulla fronte, con un vestito bianchissimo, come se quelle mani l'avessero adornata per una festa promessa da tanto tempo, e data per premio. Né la teneva a giacere, ma sorretta, a sedere su un braccio, col petto appoggiato al petto, come se fosse stata viva; se non che una manina bianca a guisa di cera spenzolava da una parte, con una certa inanimata gravezza, e il capo posava sull'omero della madre, con un abbandono più forte del sonno: della madre, ché, se anche la somiglianza de'volti non n'avesse fatto fede, l'avrebbe detto chiaramente quello de' due ch'esprimeva ancora un sentimento.
Un turpe monatto andò per levarle la bambina dalle braccia, con una specie però d'insolito rispetto, con un'esitazione involontaria. Ma quella, tirandosi indietro, senza però mostrare sdegno né disprezzo, «no!» disse: «non me la toccate per ora; devo metterla io su quel carro: prendete». Così dicendo, aprì una mano, fece vedere una borsa, e la lasciò cadere in quella che il monatto le tese. Poi continuò: «promettetemi di non levarle un filo d'intorno, né di lasciar che altri ardisca di farlo e di metterla sotto terra così».
Il monatto si mise una mano al petto; e poi, tutto premuroso, e quasi ossequioso, più per il nuovo sentimento da cui era come soggiogato, che per l'inaspettata ricompensa, s'affacendò a far un po' di posto sul carro per la morticina. La madre, dato a questa un bacio in fronte, la mise lì come su un letto, ce l'accomodò, le stese sopra un panno bianco, e disse l'ultime parole: «addio, Cecilia! riposa in pace! Stasera verremo anche noi, per restar sempre insieme. Prega intanto per noi; ch'io pregherò per te e per gli altri». Poi, voltatasi di nuovo al monatto, «voi», disse, «passando di qui verso sera, salirete a prendere anche me, e non me sola».
Così detto, rientrò in casa, e, un momento dopo, s'affacciò alla finestra, tenendo in collo un'altra bambina più piccola, viva, ma coi segni della morte in volto. Stette a contemplare quelle così indegne esequie della prima, finché il carro non si mosse, finché lo poté vedere; poi disparve. E che altro poté fare, se non posar sul letto l'unica che le rimaneva, e mettersele accanto per morire insieme? come il fiore già rigoglioso sullo stelo cade insieme col fiorellino ancora in boccio, al passar della falce che pareggia tutte l'erbe del prato.
STRANE ASSOCIAZIONI DI IDEE -- E cioè: annunciava una giovinezza avanzata, ma non trascorsa; e vi traspariva una bellezza velata e offuscata, ma non guasta, da una gran passione, e da un languor mortale: quella bellezza molle a un tempo e maestosa<!--[endif]-->
un'ora fa
Il sabato tutto mariano come domenica tutta per il Signore. La reduce da Madugorje sabato scorso flirta con la cocotte di Osimo per vincere e stravincere una strana scommessa contro di me. Annuso quel loro femmineo linguaggio fatto di femmi...nee insolenze. La donna per me ora è il vero sesso forte ma credo che ancora la loro lingua è stridula vagula, alquanto scarna di materia grigia. Le mie amiche mi perdonino. Ma con quel che dico e quel che faccio, di amiche anche su FB me ne rimangono molto poche e naturalmente quelle che rimangono sono di eletto cervello, di concetto profondo e non certo tenace che sarebbe come dire di scervellata testardaggine (absit iniuria verbis caro Nanà). Queste donne ormai son aduse alle mie insulsaggini e quasi con sorriso materno mi sorreggono meglio di qualche visionaria madonna di Madugorje (codesta Vergine Madre poteva scegliere una località di più facile pronunciabilità per apparire alle poche elette per la milionesima volta).
Proprio sabato, andando al porto di Ottavia, mentre il duo clerical-cocotte tramava contro di me, ignaro, finisco in questa romana S. Maria in Portico. Non è che ci abbia badato molto, ma - tacti!!! - credo che lì la Madonna sia apparsa per la prima volta nella storia del mondo. Solo che allora, dovendo apparire a dei romani che di insulsi miracoli ne vedono tutti i giorni (non ultimi quelli promessi, non mantenuti, ma sbandierati da un tal Berlusconi nella quasi vicina via Arenula, presso un atavico maniero, il palazzo Artioli) bisognava andarci con i piedi di piombo o con incomparabili volti, ché di bellissime ragazze a Roma ce ne son state sempre tantissime, a parte la Romana di Moravia).
Roma -comunque - non può privarsi del privilegio ad ospitare per la prima volta la Madre di Dio, reduce su questa terra, dopo mezzo millennio dalla sua morte o se volete dall'assunzione in cielo; ne ha oltretutto diritto per chiudere una volta per sempre i conti con quel vigliacchetto e spergiuro Simon Pietro.
Dignitosamente ed arcanamente la Madre di Dio appare "come un improvviso bagliore" e tale resta anche in presenza del Pontefice crediamo per la bisogna molo bene agghindato.
Il papa " mosso da divino istinto si precipitò nella casa [di Gallia Patrizia] e dopo lunga orazione accompagnato da vescovi e cardinali e dal resto del clero e popolo romano si recò processionalmente a piedi, portando candele accese verso il Portico di Ottavia. Dove giunto entrò nella casa di Gallia e vide anch'egli la meravigliosa luce". Scrive nelle sue Memorie magari con prosa anchilosata e apostrofando un "uno" maschile dinanzi a vocale il P. Ludovico MARRACCI soggiungendo: "Avvenne tutto questo .. il 17 Luglio dell'anno del Signore 524".
Beh! noi di Roma le cose le sappiamo farle per benino e non antropizziamo la Madre di Dio come se fosse la nuova siciliana miss Italia. E sappiamo anche ridere delle visioni di quei furbastri francescani di Madugorje.
Vincoli parentali mi impediscono di essere esplicito, ma se qualche dubbio avevo, questa sera l'ultima torre di Gerico è caduta. Resto basito nel vedere fior di fascisti locali osannare neo comunisti plebiscitariamente eletti con un enplein libertario che manco Togliatti o Berllinguer nel fulgore del loro massimo successo poterono vantare. Vorrà dire che io - vetero comunista tutt'altro che pentit...o - mi candiderò a sindaco di Racalmuto con lista senza falce e martello magari un po' intrisa di sangue cardinalizio mussumulisi. Perderò? senza dubbio come credo che loro - scavalcatimi nel mio comunismo - perderanno. Così, è sicuro: il "neutrale" Borsellino stravince e forse manco il secondo posto avranno per mettere su ammucchiate nefande.Visualizza altro
nei pressi di Roma
Ed io vi dico che sì, mi hanno detto che il Signore ebbe voce e disse parole come queste: "... venne un gran terremoto. Il sole diventò nero come un sacco di crine e tutta quanta la luna diventò come sangue; le stelle del cielo caddero sul...la terra come un fico lascia cadere i suoi frutti acerbi quando è scosso da vento impetuoso. Il cielo si ritirò come un rotolo che si riavvolge; tutte le montagne e tutte le isole vennero rimosse dal loro posto. I re della terra e i grandi, i tribuni i potenti e tutti i servi e liberi, si nascosero nelle caverne e tra le rocce delle montagne. E dicevano ai monti e ai massi: cadeteci addosso, nascondeteci dalla faccia di Colui che è assiso sul trono e dall'ira dell'agnello perché è venuto il gran giorno della loro ira, e chi potrà sostenersi?" [Apocalisse] Conturbante poesia? Certo! Ma è parola del SIGNORE? Ma se questa è poesia, quest'altra, solo frenesia insulsa: "Accogliete colui che è ancora debole nella fede e non discutete sulle opinioni. L'uno crede di poter mangiare di tutto; l'altro, che è debole, mangia solo legumi. Chi mangia non disprezzi colui che non mangia. E colui che non mangia non giudichi colui che mangia, poiché Dio lo ha bene accolto. Or, chi sei tu che ti permetti di giudicare il domestico altrui?."[Lettera di San Paolo] Strambo, no? Eppure sarebbe PAROLA DEL SIGNORE. Vi oppiano, vi atterriscono, vi ottundono. Reagite. Vivete.
Ed io vi dico che sì, mi hanno detto che il Signore ebbe voce e disse parole come queste: "... venne un gran terremoto. Il sole diventò nero come un sacco di crine e tutta quanta la luna diventò come sangue; le stelle del cielo caddero sulla terra come un fico lascia cadere i suoi frutti acerbi quando è scosso da vento impetuoso. Il cielo si ritirò come un rotolo che si riavvolge; tutte le montagne e tutte le isole vennero rimosse dal loro posto. I re della terra e i grandi, i tribuni i potenti e tutti i servi e liberi, si nascosero nelle caverne e tra le rocce delle montagne. E dicevano ai monti e ai massi: cadeteci addosso, nascondeteci dalla faccia di Colui che è assiso sul trono e dall'ira dell'agnello perché è venuto il gran giorno della loro ira, e chi potrà sostenersi?" [Apocalisse] Conturbante poesia? Certo! Ma è parola del SIGNORE? Ma se questa è poesia, quest'altra, solo frenesia insulsa: "Accogliete colui che è ancora debole nella fede e non discutete sulle opinioni. L'uno crede di poter mangiare di tutto; l'altro, che è debole, mangia solo legumi. Chi mangia non disprezzi colui che non mangia. E colui che non mangia non giudichi colui che mangia, poiché Dio lo ha bene accolto. Or, chi sei tu che ti permetti di giudicare il domestico altrui?."[Lettera di San Paolo] Strambo, no? Eppure sarebbe PAROLA DEL SIGNORE. Vi oppiano, vi atterriscono, vi ottundono. Reagite. Vivete.
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