Siamo nel 1608. Il Concilio di Trento tutto svolto; ora
operante. La PARROCCHIA è ora una istituzione ben delineata, dai ferrei
vincoli. Perché il vescovo di Agrigento, spacca a metà Racalmuto: due
parrocchie; la più importante a San Giuliano, la minore resta alla Matrice.
Io lo strappo al
concilio me la spiego perché il buon (si fa per dire) presule agrigentinus ha
da accontentare un prepotente nobilotto di paese: un Del Carretto. Vincenzo del
Carretto è un bastardo di Giovanni del Carretto, fratellastro quindi di
Girolamo del Carretto, quello giovanissimo "occisus a servo" se
dobbiamo credere alla pergamena settecentesca del Carmine. Quel vescovo gli
conferisce la parte minore di Racalmuto. L'altra metà al fratello dell'ormai
affermato pittore-impresario Piestro D'Asaro. Parlo di don Paolino D'Asaro.
Trattasi comunque di una divisine che dura molto poco. Non tanto per la
prematura morte di don Paolino, ma credo perché alla morte del fratellastro,
Don Vincenzo del Carretto pensa di più ai processi costosi delle varie
investiture comitali in quel di Palermo e a dire il vero alle esigenze della
giovanissima cognata, la nobilissima Beatrice Ventimiglia, anziché alle cure
delle anime dei poveri villani racalmutesi. Comunque queste tre pagine dei
rolli della curia Agrigentina sono preziosissime per la topografia secentesca
di Racalmuto. Le lette e rilette, ma quella linea di demarcazione dal Carmine
alla Fontana non sono mai riuscito a tracciarla con soddisfacente precisione.
Ancor più interessante quel richiamo alla Grotta di Panella
che fa pensare a vecchissime abitudini troglodite di Racalmuto.
Mi piace aspettare
correzioni, integrazioni, precisazioni, scoperte da parte di validi storici o
microstorici di Racalmuto che magari riescano a fare la controstoria alla mia -
a dire di Malgrado Tutto - controstoria del paese di Racalmuto.
Venire invece
senilmente beffato dal Circolo Unione mi ha spinto veramente a livroso rancore,
non contro l'autore - persona degnissima e rispettabilissima - ma verso chi lo
sfrutta tanto indecetemente e in fin dei conti lo ridicolizza.
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