BOZZA
DI INTERROGAZIONE PARLAMENTARE
si chiede per
sapere
Al
PRESIDENTE DEL CONSIGLIO;
Al
MINISTRO DELL'ECONOMIA;
AL
MINISTRO DEGLI INTERNI;
AL
MINISTRO DELLA GIUSTIZIA.
Non
può certo negarsi che una decina di anni fa Racalmuto fu teatro di sanguinose
faide mafiose; che morti e vittime anche innocenti furono seminati sulla
principale piazza del paese, che fioccarono esemplari ergastoli; che vi fu un
rigurgito mafioso che si concluse con successi esemplari delle forze
dell’ordine cui va tributato un riconoscente plauso.
Tuttavia,
passata quella tragica nottata, Racalmuto, le forze migliori, quasi totalitarie
di Racalmuto, risorsero alla vita civile, a democratica compostezza, a
laboriosità ammirevole: aperti alberghi, incrementato il turismo, dilatati gli
sforzi culturali, dotato il paese di strutture museali, biblioteche, iniziative
umanitarie perspicue.
Atteso
tutto ciò sembrò che una novella stagione di splendori sociali, civili,
turistici stesse per aprirsi.
Senonché
le pubbliche autorità invece di sostenere siffatti fenomeni virtuosi si
protesero a martellare interventi di rigore, a modulare inchieste giudiziarie
che dopo decenni stanno lì a languire per fragilità delle accuse ipotizzate,
per sfoltimento in sede istruttoria delle incriminazioni e delle individuazioni
di sospetti rei.
Una
inchiesta su un cosiddetto intreccio denominato “giochi di potere” resta ancora
da dipanare.
Racalmuto
frattanto scade economicamente: un regresso demografico verticale segna la
stagnazione di iniziative lavorative ed occupazionali; l’erosione di un lungo
periodo di risparmi per rimesse degli emigranti essicca le fonti di liquidità
di seconda istanza; una incipiente industrializzazione legata allo sfruttamento
delle risorse minerarie si blocca; la massa pensionistica si rastrema per le
recenti riforme del settore.
Si
calcola che a fronte dei trenta milioni di euro occorrenti ogni anno per le
spese delle famiglie le entrate correnti non superano i 12 milioni di euro
secondo studi di specialisti d’origine racalmutese che ne hanno fatto
pubblicazioni informatiche.
L’intervento
pubblico si rendeva sempre più pressante, la riluttanza burocratica dei
pubblici amministratori non più scelti dal popolo ma imposti da Roma non è
vacuo motivo polemico ma una indubbia e perniciosa concausa della ineludibile
stagnazione prima e regressione economica dopo.
In
un anno ecco una indiscriminata applicazione di sanzioni per pretese omissioni
di denunce catastali; si pensi che si è arrivati ad affiggere nell’Albo
Pretorio la censura nei confronti di un vecchio arciprete morto da trent’anni.
L’omissione dei connessi proventi in bilancio
comunale ha eluso risultati atti a riequilibrare le cedenze di bilancio e non
si sono quindi evitati massimali tariffari ed impositivi (si pensi all’IMU,
alla TARSU ed ora alla TARI).
La
conseguente applicazione dei coefficienti massimi per l’IMU, TARSU e TARI sta
spingendo a vendere specie gli emigranti racalmutesi che mantenevano la casa
avita solo per ragioni affettive e ciò ha determinato, sia pure come concausa,
il crollo del mercato immobiliare racalmutese.
Congiuntamente si è avuta una stangata non
sopportabile per il riparto di una TARSU inquinata dalla lievitazione oltre
misura del costo del servizio ceduto ad una azionaria di cui il comune ha
sottoscritto una partecipazione; si lamenta una mala gestio che dura da 40
anni.
In
correlazione si è operata una maldestra ricerca di fonti contributive
retrocesse addirittura all’ultra decaduto 2006; così sulla disastrata economia
racalmutese è scesa la mannaia di una raffica di prelievi per milioni di euro.
Ma
non bastò. Per pressioni di magistrati della corte dei conti palermitani, che
stanno addossando al nuovo sindaco le omissioni in bilanci di precorsi costi
invero molto opinabili, non si riesce a rendere ragionevole la subentrata
Amministrazione Comunale, anche a costo di spinte ad un ribellismo popolare,
quale in atto stampa e televisione vanno rappresentando.
Sine titulo, senza un regolamento , procedendo
a rigonfiare i precorsi costi della raccolta dei rifiuti solidi urbani,
travalicando i termini quinquennali di decadenza, retrodatando visure catastali
del 2014 persino a sette anni fa, l’Amministrazione si produce in una esosa
quanto indebita pretesa di tasse chiamate Tarsu per un paio di milioni annui
per il quadriennio 2008-2011 per salire a 3,5 milioni per il 2012 e quindi per
5 milioni di euro per il 2013.
Illegittimo,
vietato, abusivo il criterio di mantenere costanti le tariffe annue pur
dichiarando che si tratterebbe di una estensione dell’aria tassabile, in quanto
ritenuta produttiva di rifiuti, di oltre 230.000 mq., gravante su una compagine
di presunti evasori di oltre 1.700 capi-famiglia: come dire che il 90% dei
nuclei familiari racalmutesi sarebbe gente criminalmente dedita ad evasione
totale. Ma ciò è evidente il frutto di un imponderato recupero di tasse
pregresse che risulta decisamente fallace e improbabile.
Tutto
ciò premesso, si chiede:
-
quali
riscontri in sede ministeriale sono stati effettuati per appurare anomalie
siffatte e le lamentate gestioni non proprio sagge;
-
perché
dopo la notoria condanna del Ministero degli Interni alle spese per avere
considerato incandidabili in quanto infiltrati mafiosi persone irreprensibili
non si è proceduto ad una revoca del provvedimento di commissariamento del
Comune di Racalmuto, non potendosi certo
sostenere accuse del genere sol perché qualche dubbio può rimanere su
due componenti che da tempo non facevano più parte dell’amministrazione;
-
se
si è accertato qualcosa di anomalo sulla applicazione retroattiva della tarsu a
Racalmuto, che opinione pubblica, stampa e organizzazioni no-profit stanno denunciando
perché considerata iniqua, indebita, illegittima, gravosa.
In
termini più generali si chiede se si reputa adeguata alla drammatica
congiuntura l'attuale già rissosa amministrazione e se non sia il caso di
reiterare atti di rigore ma stavolta scegliendo personalità di appurata
professionalità, oltre che - ovvio - di
adamantina moralità, che sappiano dare impulso a iniziative quali:
-
razionalizzazione
della compagine impiegatizia;
-
accorta sistemazione dei dati di bilancio con
esclusione di costi indebiti e non inerenti e con inclusione di proventi a
vario titolo specie sotto forma di sopravvenienze attive liquide certe ed
esigibili, visto che frattanto si lasciano abbandonate, anche per incuria della
presente amministrazione, rischiando decadenze falcidianti e prescrizioni
pesanti;
-
sollecitazione di progetti industriali per
alleviare la piaga della enorme carenza di lavoro per i giovani, come lo
sfruttamento dei vasti giacimenti di alabastro, l'utilizzo delle estese falde
idriche per la bonifica di ampie plaghe agricole in atto mal gestite a fini di
forestazione; avvio di strutture culturali e turistiche cui neghittose
fondazioni e neglette assegnazioni testamentarie non vi si dedicano nonostante
i tanti vincoli statutari o di destinazione.
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