Per la sconfinata stima che nutro per Piero Carbone, mi
accingo ad eseguire il suo ordine e faccio mio il suo ammonimento
ATTENZIONE ATTENZIONE ATTENZIONE, In questi giorni nelle
aree di parcheggio e nei distributori di benzina alcune persone vi regalano
assolutamente gratis portachiavi per la macchina o la moto, NON ACCETTATELI
ASSOLUTAMENTE O BUTTATELI VIA: al loro interno c'è un microchip che segnala la
vostra presenza in casa, quando uscite loro sono al corrente di dove vi
troviate in quel preciso momento e possono entrare nella vostra abitazione
senza preoccupazioni. Questa è l'ultima pensata di alcuni malviventi dell'Est
Europa per fare furti nelle nostre case. COPIATE E INCOLLATE"
Ma un po’ scettico resto: o qualcuno propina veleno esterofobo o i miei diletti militi e
questurini sono diventati dei babbei non
in grado di fulminare immantinente siffatti ingegnosi scassinatori di
abitazioni di provenienza uralica. Ma forse si tratta di un pesce d’aprile
anzitempo.
A PIERO ho poi da dire quanto segue:
apprezzo ogni tua iniziativa volta a valorizzare il poetico
fiorire racalmutese. Ora posso anche leggere missive di codesto giovane
docente, relegato a Lampedusa, prof. Angelo Campanella. Non lo conosco di
persona: ne apprezzo la scarna, elegante e sagacemente paratattica prosa. Ecco
che nasce in questo lembo racalmutese uno che la penna in mano la tiene e
trattasi di suadente penna leggiera.
Trovatosi un quadernetto ottocentesco di rime baciate, cerca
di farcene partecipe con fondi comunali; ma il volpino ufficio non ci sente da
questo orecchio. Allora mette mano al suo portafoglio – che tanto gonfio non deve essere – e dà quei
parti poetici alle stampe.
A me i poeti vanno un tantinello di traverso: mi fermo ai
sommi e l’ultimo sommo per i miei gusti è spagnolo; morì fucilato a Viznav il
19 agosto del 1936; non so se i fucilieri erano anche siciliani; non so se
c’entra per niente qualcuno che onoriamo con tanto di dedica viaria (lo escludo
assolutamente): si chiamava GARCIA LORCA. Finché non leggo qualcosa che si
avvicini a versi come questi, digrignerò sempre i denti.
La tirannia/del grande
abuso/di questo Jehova/che vi incammina/per un sentiero,/che è sempre lo
stesso,/mentre egli gode/in compagnia/di Donna Morte/che è la sua amante …
Ed anche se afrori erotici qualche giovincello di fine XIX secolo
aveva, l’aver cosparso di viole il talamo della sua Donna Morte mi fa alquanto
sorridere, sperando che non vi abbia congiunto spinose rose, perché quei
piccoli aculei gli spasimi d’amore
avrebbe mutato in gridori di dolore. (Ciò ovviamente per fare anch’io rima
allitterata). Sciascia mi pare giammai ebbe a scrivere versi con eguali sillabe
finali tra versi pari e tra quelli dispari. Non fu poeta con la p minuscola
insomma.
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