martedì 29 dicembre 2015


Per la sconfinata stima che nutro per Piero Carbone, mi accingo ad eseguire il suo ordine e faccio mio il suo ammonimentohttp://static.ak.fbcdn.net/rsrc.php/v2/yb/r/GsNJNwuI-UM.gif

 

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ATTENZIONE ATTENZIONE ATTENZIONE, In questi giorni nelle aree di parcheggio e nei distributori di benzina alcune persone vi regalano assolutamente gratis portachiavi per la macchina o la moto, NON ACCETTATELI ASSOLUTAMENTE O BUTTATELI VIA: al loro interno c'è un microchip che segnala la vostra presenza in casa, quando uscite loro sono al corrente di dove vi troviate in quel preciso momento e possono entrare nella vostra abitazione senza preoccupazioni. Questa è l'ultima pensata di alcuni malviventi dell'Est Europa per fare furti nelle nostre case. COPIATE E INCOLLATE"

Ma un po’ scettico resto: o qualcuno propina veleno  esterofobo o i miei diletti militi e questurini sono diventati dei babbei  non in grado di fulminare immantinente siffatti ingegnosi scassinatori di abitazioni di provenienza uralica. Ma forse si tratta di un pesce d’aprile anzitempo.

A PIERO ho poi da dire quanto segue:

apprezzo ogni tua iniziativa volta a valorizzare il poetico fiorire racalmutese. Ora posso anche leggere missive di codesto giovane docente, relegato a Lampedusa, prof. Angelo Campanella. Non lo conosco di persona: ne apprezzo la scarna, elegante e sagacemente paratattica prosa. Ecco che nasce in questo lembo racalmutese uno che la penna in mano la tiene e trattasi di suadente penna leggiera.

Trovatosi un quadernetto ottocentesco di rime baciate, cerca di farcene partecipe con fondi comunali; ma il volpino ufficio non ci sente da questo orecchio. Allora mette mano al suo portafoglio  – che tanto gonfio non deve essere – e dà quei parti poetici alle stampe.

A me i poeti vanno un tantinello di traverso: mi fermo ai sommi e l’ultimo sommo per i miei gusti è spagnolo; morì fucilato a Viznav il 19 agosto del 1936; non so se i fucilieri erano anche siciliani; non so se c’entra per niente qualcuno che onoriamo con tanto di dedica viaria (lo escludo assolutamente): si chiamava GARCIA LORCA. Finché non leggo qualcosa che si avvicini a versi come questi, digrignerò sempre i denti.

La tirannia/del grande abuso/di questo Jehova/che vi incammina/per un sentiero,/che è sempre lo stesso,/mentre egli gode/in compagnia/di Donna Morte/che è la sua amante …

Ed anche se afrori erotici qualche giovincello di fine XIX secolo aveva, l’aver cosparso di viole il talamo della sua Donna Morte mi fa alquanto sorridere, sperando che non vi abbia congiunto spinose rose, perché quei piccoli  aculei gli spasimi d’amore avrebbe mutato in gridori di dolore. (Ciò ovviamente per fare anch’io rima allitterata). Sciascia mi pare giammai ebbe a scrivere versi con eguali sillabe finali tra versi pari e tra quelli dispari. Non fu poeta con la p minuscola insomma.

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