Martedì 9:31
La Nuova Alabarda 20 giugno • . APPUNTI SU ETTORE MESSANA.
Ho ricevuto negli ultimi tempi alcuni messaggi da tale Lillo Taverna, che mi
"accusa" di "essere l'autrice di foglietti infamanti il dottore
Ettore Messana", del quale Taverna starebbe ricostruendo una biografia. In
effetti ho avuto modo di scrivere alcune note su questa persona, denunciata
come criminale di guerra alle Nazioni unite, basandomi su documenti ufficiali
dei quali ho indicato anche la collocazione archivistica. Pertanto ritengo
opportuno rinfrescare la memoria su questa persona. Com’è noto, il 6/4/41
l’Italia fascista invase la Jugoslavia, in perfetto accordo con l’esercito di
Hitler, creando la “Provincia italiana di Lubiana” e mettendo ai posti di
comando dei propri funzionari. Così, a dirigere la questura di Lubiana fu posto
il commissario Ettore Messana, che resse l’incarico fino a giugno 1942, e
successivamente fu a Trieste fino a giugno 1943. Il nome di Messana risulta
nell’elenco dei criminali di guerra denunciati dalla Jugoslavia alla
Commissione delle Nazioni Unite per i crimini di guerra (United Nations War
Crimes Commission). Il rapporto di denuncia, redatto in lingua inglese ed
inviato dalla Commissione statale jugoslava in data 14/7/45 (Copia del rapporto
originale in lingua inglese si trova nell’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1551
Zbirka Kopij, škatla 98, pp. 1502-1505), lo accusa (sulla base di
documentazione che era stata trovata in possesso della Divisione “Isonzo”
dell’Esercito italiano di occupazione) di crimini vari: “assassinio e massacri;
terrorismo sistematico; torture ai civili; violenza carnale; deportazioni di
civili; detenzione di civili in condizioni disumane; tentativo di
denazionalizzare gli abitanti dei territori occupati; violazione degli articoli
4, 5, 45 e 46 della Convenzione dell’Aja del 1907 e dell’articolo 13 del Codice
militare jugoslavo del 1944”. Nello specifico viene addebitata a Messana (in
concorso con il commissario di PS Pellegrino e col giudice del Tribunale
militare di Lubiana dottor Macis) la costruzione di false prove che servirono a
condannare diversi imputati (tra i quali Anton Tomsič alla pena capitale,
eseguita in data 21/5/42) per dei reati che non avevano commesso. La
responsabilità di Messana e Pellegrino in questo fatto è confermata da
documenti dell’archivio della questura di Lubiana (oggi conservati presso
l’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1796, III, 6, 11), che fanno riferimento ad
una “operazione di polizia politica” condotte dal vicequestore Mario Ferrante e
dal vicecommissario Antonio Pellegrino sotto la direzione personale di Messana,
contro una “cellula sovversiva di Lubiana” della quale facevano parte, oltre al
Tomsič prima citato, anche Michele Marinko (condannato a 30 anni di
reclusione), Vida Bernot (a 25 anni), Giuseppina Maček (a 18 anni) ed altri tre
che furono condannati a pene minori. Messana e gli altri furono anche accusati
di avere creato false prove nel corso di una indagine da loro condotta, in
conseguenza della quale 16 persone innocenti furono fucilate dopo la condanna
comminata dal giudice Macis. Si tratta dell’indagine per l’attentato al ponte
ferroviario di Prešerje del 15/12/41, per la quale indagine, come risulta da
altri documenti della questura di Lubiana dell’epoca, Messana, il suo vice
Ferrante, l’ufficiale dei Carabinieri Raffaele Lombardi ed altri agenti e
militi furono proposti per onorificenze e premi in denaro per la buona riuscita
delle indagini relative: Messana ricevette come riconoscimento per il suo
operato la “commenda dell’Ordine di S. Maurizio e Lazzaro”. Il 21/9/45 l’Alto
Commissario Aggiunto per l’Epurazione di Roma inviò una nota al Prefetto di
Trieste nella quale era segnalato il nome di Ettore Messana. Il Prefetto
richiese un’indagine alla Polizia Civile del GMA (ricordiamo che all’epoca Trieste
era amministrata da un Governo Militare Alleato e la polizia era organizzata
sul modello anglosassone), il cui risultato è contenuto in una relazione datata
6/10/45 e firmata dall’ispettore Feliciano Ricciardelli della Divisione
Criminale Investigativa, dalla quale citiamo alcuni passaggi. “Il Messana era
preceduto da pessima fama per le sue malefatte quale Questore di Lubiana. Si
vociferava infatti che in quella città aveva infierito contro i perseguitati
politici permettendo di usare dei mezzi brutali e inumani nei confronti di essi
per indurli a fare delle rivelazioni (…) vi era anche (la voce, n.d.a.) che
ordinava arresti di persone facoltose contro cui venivano mossi addebiti
infondati al solo scopo di conseguire profitti personali. Difatti si diceva che
tali detenuti venivano poi avvicinati in carcere da un poliziotto sloveno,
compare del Messana, che prometteva loro la liberazione mediante il pagamento
di ingenti importi di denaro. Inoltre gli si faceva carico che a Lubiana si era
dedicato al commercio in pellami da cui aveva ricavato lauti profitti. Durante
la sua permanenza a Trieste, ove rimase fino al giugno 1943, per la creazione
in questa città del famigerato e tristemente noto Ispettorato Speciale di
polizia diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico del Messana, costui non riuscì
ad effettuare operazioni di polizia politica degne di particolare rilievo. Ma
anche qui, così come a Lubiana, egli si volle distinguere per la mancanza
assoluta di ogni senso di umanità e di giustizia, che dimostrò chiaramente
nella trattazione di pratiche relative a perseguitati politici (…)”. Questa
relazione è conservata in Archivio di Stato di Trieste, fondo Prefettura
gabinetto, b. 18. L’Ispettore Ricciardelli aveva già svolto servizio in polizia
sotto il passato regime fascista ed era stato internato in Germania sotto
l’accusato di favoreggiamento nei confronti di ebrei che sarebbero stati da lui
aiutati a scappare. A fronte di tutto ciò ci si aspetterebbe che Messana sia
stato, se non condannato per quanto commesso sotto il fascismo, quantomeno
“epurato” dalla Pubblica Sicurezza. Invece lo ritroviamo nell’immediato
dopoguerra nella natia Sicilia, a dirigere, alle dipendenze dell’ex funzionario
dell’OVRA a Zagabria, Ciro Verdiani, un “Ispettorato generale di PS per la
Sicilia”, un “organo creato per la repressione della delinquenza associata, e
specificamente per la repressione del banditismo che faceva capo a Giuliano (il
“bandito” Salvatore Giuliano, n.d.a.)” (questa definizione è tratta dalla
sentenza di Viterbo, emessa il 3 maggio 1952 dalla Corte d’assise di Viterbo,
presieduta dal magistrato Gracco D’Agostino, in merito alla strage di Portella
della Ginestra del 1/5/47). Per sapere come i due alti funzionari di PS
svolsero il compito loro affidatogli, leggiamo alcuni stralci dalla sentenza
emessa in merito alla strage di Portella della Ginestra, dove gli uomini di
Giuliano spararono sulla folla che si era radunata per festeggiare il Primo
maggio, uccidendo undici persone tra cui donne e bambini e ferendone molte
altre. “L’Ispettore Verdiani non esitò ad avere rapporti con il capo della
mafia di Monreale, Ignazio Miceli, ed anche con lo stesso Giuliano, con cui si
incontrò nella casetta campestre di un sospetto appartenente alla mafia,
Giuseppe Marotta in territorio di Castelvetrano ed alla presenza di Gaspare
Pisciotta, nonché dei mafiosi Miceli, zio e nipote, quest’ultimo cognato
dell’imputato Remo Corrao, e dal mafioso Albano. E quel convegno si concluse
con la raccomandazione fatta al capo della banda ed al luogotenente di essere
dei bravi e buoni figlioli, perché egli si sarebbe adoperato presso il
Procuratore Generale di Palermo, che era Pili Emanuele, onde Maria Lombardo
madre del capo bandito, fosse ammessa alla libertà provvisoria. E l’attività
dell’ispettore Verdiani non cessò più; poiché qualche giorno prima che Giuliano
fosse soppresso, attraverso il mafioso Marotta pervenne o doveva a Giuliano
pervenire una lettera con cui lo si metteva in guardia, facendogli intendere
che Gaspare Pisciotta era entrato nell’orbita del Colonnello Luca (si tratta
dell’ex generale dei Carabinieri Ugo Luca, che tra il 1949 e il 1950 coordinò
l’uccisione di Giuliano in Sicilia”, già “uomo di fiducia personale di
Mussolini”, come scrive Giuseppe Casarrubea in “Storia segreta della Sicilia”,
Bompiani 2005) ed operava con costui contro Giuliano”. Quanto a Messana
leggiamo che “l’Ispettore Generale di PS Messana negò ed insistette nel negare
di avere avuto confidente il Ferreri (Salvatore Ferreri, detto “fra Diavolo”,
sarebbe stato infiltrato nella “banda” di Giuliano per farlo catturare; Ferreri
sembra essere stato tra gli organizzatori degli attacchi contro i sindacalisti
a Partinico del 1947; fu ucciso dai Carabinieri pochi giorni dopo il massacro
di Portella della Ginestra), ma la negativa da lui opposta deve cadere di
fronte all’affermazione del capitano dei Carabinieri Giallombardo, il quale
ripetette (sic) in dibattimento che Ferreri fu ferito dai carabinieri presso
Alcamo, ove avvenne il conflitto in cui restarono uccise quattro persone; e,
ferito, il Ferreri stesso chiese di essere portato a Palermo, spiegando che era
un agente segreto al servizio dell’Ispettorato e che doveva subito parlare col
Messana”; Salvatore Ferreri era “conosciuto anche come Totò il palermitano, ma
definito come pericoloso pregiudicato, appartenente alla banda Giuliano, già
condannato in contumacia alla pena dell’ergastolo per omicidio consumato allo
scopo di rapinare una vettura automobile”. Verdiani morì a Roma nel 1952, e il
suo “decesso fece in modo che il suo ruolo in quegli anni piano piano si
dissolvesse sotto i riflettori”. Per approfondire la questione dei rapporti tra
la “banda” Giuliano, l’Ispettorato generale di Messana e Verdiani ed i servizi
segreti statunitensi ed italiani, nonché sul riciclaggio da parte di questi di
personale che aveva operato con la Decima Mas di Borghese, vi rimandiamo al
citato studio di Casarrubea, “Storia segreta della Sicilia”. Mi piaceMi piace •
• Condividi . Commenti più in vista Piace a Maria Pia Calapà e altri 8. .. 2
condivisioni . Lillo Taverna Scrivi un commento... . . Lillo Taverna E’ la
seconda volta che mi capita nella mia ormai purtroppo lunga vita. La prima
volta avvenne nel lontano ultimo quarto degli anni Settanta. Tra il luglio e il
settembre del 1974 fui inviato dalla Banca d’Italia a giubilare la Bana Privata
Finanziaria che tutti ancora si ostinano a chiamare la banca di Sindona. Falso.
La Privata, contro tutti e contro tutto, invocando le dieci righe l’art. 64
della vecchia legge bancaria, riuscii a giubilarla. Nonostante Andreotti
Macchiarella il Banco di Roma tutta la finanza meneghina e mettiamoci per
contorno l’arcivescovo Marcinkus, l’orso americano del mio Soldi Truccati. Ma
Sindona era ancora in auge nonostante profugo negli USA di Cosa Nostra. Scrisse
e tutta la stampa pubblicò: “pare che un certo Calogero Taverna le abbia
chiarito le cose”. Si rivolgeva allo scattoso Guido Carli. Il Baffi mi
sbeffeggiò in un convivio aziendale quale un quivis de polulo . Ora è la
Cernigoi che fa il bis. Le avevo scritto: 6 giugno 18.17.40 Lei dovrebbe essere
l'autrice di foglietti infamanti il dottore Ettore Messana già ispettore
generale di pubblica sicurezza. In contatto con la nipote di tanto grande
personaggio della storia di Italia ho fatto e continuo a fare ricerche che la
smentiscono in pieno Non so se reputa di procedere ad una sorta di resipiscenza
operosa. Sappia che la signora Giovanna Messana non è persona da oppiare. Certo
non ha avuto tempo per inseguire e perseguire codesti sedicenti storici fabbricanti
di calunnie nei confronti del suo grande avo. Ma ora ha deciso. Le avevo
scritto molto riservatamente e a ben vedere in termini molto educati, ad onta
del mio caratteraccio. Ma la Cernigoi sfacciatamente, in pubblico, dopo 14
giorni così osa irridermi (e contraddirmi): La Nuova Alabarda 20 giugno APPUNTI
SU ETTORE MESSANA. Ho ricevuto negli ultimi tempi alcuni messaggi da tale Lillo
Taverna, che mi "accusa" di "essere l'autrice di foglietti
infamanti il dottore Ettore Messana", del quale Taverna starebbe
ricostruendo una biografia. In effetti ho avuto modo di scrivere alcune note su
questa persona, denunciata come criminale di guerra alle Nazioni unite,
basandomi su documenti ufficiali dei quali ho indicato anche la collocazione
archivistica. Pertanto ritengo opportuno rinfrescare la memoria su questa
persona. Etc. etc. Che ne penserebbe la Cernigoi di un preteso storico che un
domani prendesse l’insolente e infondato articolo di Melchiorre Gerbino e lo
adducesse come prova indubitabile della denigrabilità della Nostra, procurando
anche danni d’immagine sulla sua famiglia? Non crederete che l’abbia lasciata
in pace. L’ho costretta a offendermi e stizzita a chiudermi persino i canali di
FB. Diversamente da lei si è invece comportato quel gran signore e profondo
studioso del prof. Casarrubea. Come credo avete potuto legge qui da me.
Calogero Taverna Mi piace • Rispondi • 7 min .. VOGLIAMO RADIOANCHIO E LA RAI
SENZA BERLUSCHINI non fatevi intimorire Mi piace • Rispondi • 1 • 21 giugno
alle ore 20.52 .. La Nuova Alabarda certo che no! Mi piace • 22 giugno alle ore
8.34 ..
Mercoledì 14:27
CIAO CARISSIMO ,SONO RIENTRATA QUESTA MATTINA ,STO LEGGENDO
QUANTO HAI SCRITTO SE NON DISTURBO TI CHIAMO DOPO COLAZIONE
Sono stato in biblioteca a cercare dati su tuo nonno. Sono
rientrato per il pranzo ed ora sono libero. Ben tornata
ti ho chioamato sul cell ora riprovo
bene
Giovedì 15:19
MI SCRIVONO e reitero anonimamente qui quanto sotto, a
dimostrazione di quale calunniosa campagna di stampa e cinematografica è stato
vittima il gr.uff. comm. Dell’ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, l’Ispettore
Generale di PS, dottore Ettore Messana da Racalmuto. Non credo che dopo la gran
mole di documenti e ricerche che con qualche merito credo di avere acquisito e
pubblicato possano più avere diritto di asilo tante calunniose insinuazioni.
Credo che il prof. Casarrubea me ne abbia dato atto. Non così la Cernigoi, una
testarda goriziana, che persiste nelle sue denigrazioni dell’intemerato
Messana. Credo che abbia voglia di subire querele penali e soprattutto
citazioni civili per risarcimento anni. Quanto al Lucarelli non abbiamo avuto
modo, né io né la famiglia di contattarlo. Si vedrà. • * * * CREDO CHE QUESTE
NOTIZIE L'AVRAI GIA’ LETTE La Resistenza antifascista in Slovenia e l'ispettore
Messana casarrubea.wordpress.com Accursio Miraglia Ettore Messana, il braccio
destro di Scelba ha un ruolo nella strage di Portella della Ginestra ma anche
nell'insabbiamento delle indagini per la morte del sindacalista di Sciacca
Accursio Miraglia. Questi fatti sono stati oggetto di Blu notte di Lucarelli,
per esempio http://www.youtube.com/watch?v=ipJgrLQLRDQ
al minuto 9. Stranamente sono espressi meglio nella voce di wikipedia in
inglese che in quella italiana. "He
also claimed that police inspector Ettore Messana - supposed to coordinate the
prosecution of the bandits - had been in league with Giuliano and denounced
Scelba for allowing Messana to remain in office". [Le valutazioni
sono di parte e senza fonte.] Ma te prego! IL VIDEO è STAO STATO ELIMINATO
BUONA GIORNATA.
www.youtube.com
Venerdì 18:23
IL QUESTORE MESSANA E I FATTI DI RIESI Il crucifige di
Ettore Mesana si consuma il 15 luglio del 1947. Il gran sacerdote che ne vuole
la fine è l’on. Li Causi: tre i capi d’accusa (politica). Desumiamoli dallo
stesso Li Causi, da un suo arrabbiatissimo discorso all’Assemblea Costituente,
pronunciato nella Seduta del 15 luglio del1947. Per il sanguigno grande
esponente del comunismo siciliano del dopoguerra, Messana andava giubilato: A)
Perché c’era da domandarsi: «Scelba come può ignorare che Messana ha iniziato
la sua carriera facendo massacrare dei contadini siciliani? Il 9 ottobre del
1919, infatti, cadevano a Riesi più di sessanta contadini, di cui tredici
morti: trucidati a freddo, sulla piazza, dove si svolgeva un comizio. I vecchi
di quest'Aula ricorderanno come in quell'occasione il Ministero Nitti ordinò
un'inchiesta mandando sul posto il generale dei carabinieri Densa, mentre la
Magistratura iniziò un'inchiesta giudiziaria soprattutto per accertare le cause
della morte misteriosa di un tenente di fanteria, che si rifiutò di eseguire
l'ordine di far fuoco del Messana, che ne disapprovò apertamente la condotta, e
che il giorno dopo fu assassinato …» B) « Messana è nell'elenco dei criminali
di guerra di una nazione vicina; questo può far piacere ad una parte della
Camera, la quale pensa: "Va bene, è un massacratore; però, di
stranieri!"…» C) «Si ha, [ …] , questa precisa situazione, che il
banditismo politico in Sicilia è diretto proprio dall'ispettore Messana: e
l'ispettore di pubblica sicurezza, il quale dovrebbe avere per compito quello
di sconfiggere il banditismo -- il suo compito veramente sarebbe quello di
ssconfiggere il banditismo comune e non già quello politico -- l'Ispettore di
pubblica sicurezza, dicevo, diventa invece addirittura il dirigente del
banditismo politico.» Ecco qui i tre capi di accusa: Riesi del 1919; Lubiana
del 1941 (maggio)-giugno 1942; banditismo siciliano dal maggio 1945 al giugno
del 1947. Sono mesi che scartabelliamo faldoni, giornali, documenti vari, pubblicazioni
vecchie. Ebbene: non ci possono essere dubbi. Nessuno può dimostrare che
davvero in quel terribile 9 ottobre del 1919 ci fosse addirittura un giovane
agente di polizia che prese la “mitraglia” in mano nel campanile della chiesa
prospiciente piazza Garibaldi e falcidiò sei, si disse in un primo momento,
contadini rivoltosi; poi si disse dieci, poi invece si salì a quindici (qui
sopra) e, di recente, dovendo sperperare soldi comunitari, sempre a Riesi,
addirittura 20. Ci dispiace per Li Causi: non si può condannare alla damnatio
memoriae un glorioso ispettore generale di Stato sulla base di quello che
avrebbero dovuto ricordare a distanza di quasi trent’anni ‘vecchi padri
costituenti’. Vi poté pur essere stata una inchiesta del generale dei carabinieri
Densa ma questa ammesso che si sia mai conclusa nessun addebito poté formulare
e formulò contro il giovane trentunenne cmmissario Messana, che, anzi, a
fascismo consolidato e con Calogero Vizzini confinato, spiccò salti da gigante
nei gradi della polizia e proprio perché senza macchia alcuna, lui figlio di un
modesto e dissennato redditiere racalmutese, sperperatore del proprio
patrimonio, lo sfaccendato Clemente Messama, diviene – giovanissimo - questore
ed ebbe affidate questure strategiche del Nord. Ad onore e vanto della sua
patria natia, Racalmuto. Analogo discorso per quell’inchiesta giudiziaria: noi
abbiamo reperito una relazione del Prefetto di Caltanissetta del successivo
natale. Altri sono i colpevoli, i fatti avvennero in termini ben diversi dal facile
populismo cui si abbandona, comprensibilmente , il Li Causi. MESSANA, il grande
assente. NON COLPEVOLE. Nel 1934 dopo 15 anni – troppi o pochi a seconda delle
tesi che si vogliono formulare – un quasi pastore valdese scrive una storia di
Riesi. Quei truculenti fatti vengono rievocati. Sì, è vero: nella memoria della
gente è scolpito che una mitraglia militare sparò e uccise tanta gente. Enfasi
della memoria tanta. Si parla di un “commissario di Pubblica Sicurezza”, si
dice che insieme ad altri due un ufficiale dell’esetrcito ed un semplice
soldato, in tre, tutti insieme eccoli a premere il grilletto del mitra.
Fantasia. Improbabile. Ma a tutto concedere: il nome del Messana non c’è.
Davvero Li Causi nella foga ciceroniana finisce con l’inventare e quindi
diffamare e direi calunniare. Erano tempi incandescenti. Portella della
Ginestra fu più di una sventura nazionale e - se le carte della N.A.R.A. già
consultate dal prof. Casarrubea verranno tutte alla luce -sarà da parlare di
crimine americano. Finalmente. Altro che insana criminalità di un ex giovane
commissario di polizia in vena di scimmiottamenti dell’esecrando generale
Bava-Beccaris fatto dal Re senatore del Regno. Ma noi abbiamo cercato notizie
vere, coeve, indubitabili. Abbiamo consultato i microfilm del giornale L’Ora di
Palermo e il Giornale di Sicilia dell’epoca. Messana non ci sta. I fatti son
diversi da come amò trasfigurarli il Li Causi per sue polemiche politiche di
stampo rosso scarlatto. Da vecchio comunista, per il quale la verità storica va
piegata alla grande lotta di classe. Noi siamo per la lotta di classe ma di
quelli che reputano che la VERITA’ E’ SEMPRE RIVOLUZIONARIA. [segue]
Venerdì 20:02
per le notizie sul'onoreficenza di Maurizio e Lazzaro ho
trovato molto sulsitoOrdini dinasticicasa Savoia.it
Sabato 0:20
Mi riferivo a questa foto(se la vedi qui).
Domenica 0:08
Ma passiamo ora al giornale principe di Sicilia. Nella
stessa notte in cui avvennero i fatti delittuosi il cronista nisseno ecco come
compendia l’impressionante tumulto di Riesi. Subito dopo invierà un altro
messaggio un po’più esaustivo. GIORNALE di SICILIA: 9/10 Ottobre 1919 (foglio
interno) I gravi fatti di Riesi Conflitto fra dimostranti e forza pubblica.
Sette morti e numerosi feriti Caltanissetta: 8, notte. «Pervengono da Riesi
notizie incerte e contraddittorie riguardanti fatti colà avvenuti e che
sarebbero di una gravità eccezionale. Pare che le locali agitazioni d’indole
più politica che economica siano degenerate in veri e propri tumulti e che
sarebbero anche avvenuti conflitti in cui i dimostranti ne avrebbero avuto la
peggio. Da persona scappata dal luogo riesco a sapere che stamane quasi
improvvisamene parecchi nuclei di zolfatari e contadini si siano ribellati alla
forza che tentarono di disarmare, ma i carabinieri e i pochissimi soldati
quando la loro pazienza fu al minimo fecero fuoco in piazza Garibaldi di pieno
giorno e che vi sia o una mezza dozzina di morti e parecchi feriti. La notizia
divulgatasi in un baleno ha destato enorme impressione e tosto con una vettura
automobile sono partiti per Riesi il Procuratore del Re, il Giudice Istruttore
capo cav. Terenzio il maggiore dei carabinieri comandante la nostra divisione
cav. Tartari . Sono altresì partiti per ordine del Prefetto comm. Guadagnini e
del questore cav. Presti ragguardevoli rinforzi con il commissario cav. Caruso
capo di Gabinetto del Prefetto. Appena potrò avere precisi particolari mi
affretterò a comunicarveli. » ^ ^ ^ Abbiamo visto come è sintetico il cronista,
ma abbiamo dovuto notare l’esaustività e la precisione del periferico
giornalista del Giornale di Sicilia. La dinamica dei fatti viene così
rappresentata. Agitazioni più politiche che economiche – siamo già in pieno
clima elettorale e il trapasso dalla prima grande guerra al quasi immediato
avvento del Fascismo fu torbido specie per il ribollire dei delusi Reduci; fu
trapasso che spiega furori popolari e mene partitiche. Tanti dimostranti,
apparentemente zolfatari e contadini, ma anche mestatori, teste calde che
ancora vestivano la divisa militare si agitano scompostamente ed entrano “in
conflitto” con le forze dell’ordine. Il corrispondente ci dice che si tratta di
“carabinieri” (ai quali un giovane commissario è arduo pendare che possa dare
ordini; e aquell’epoca il Messana era solo questo) e “pochissimi soldati” non
certamente comandabili da un civile (e un commissario qiesto è; un civile che
può concertare ma non dare ordini a dei militari). Per me si deve escludere
anche qui un qualche atto inconsulto del Mesana. La furia di un popolo in
rivolta desta paura. Vi sono facinorosi che si “ribelano alla Forca” e cerano
persino di “disarmarla”. Crepita, sì crepita, è ipotizzabile, la mitraglia
dell’esercito: una strage. Ma il Messana, non citato che presumo persino
assente, a tutto concedere non aveva né l‘autorità né l’autorevolezza in quei
concitati momenti di mettere da parte il giovane ufficiale, che sappiamo
aliunde essere di Villarosa e chiamarsi Michele Di Caro, e addirittura -
nolente l’ufficiale dell’esercito - sparare lui e fare lui una carneficina di
un popolo di lavoratori. Eppure questa forsennata ipotesi è stata avanzata e
addotta persino come verità indiscutibile. Trattasi di infamia, di postuma
denigrazione (ci riferiamo all’intervento presso la Costituente dell’impetuoso
Li Causi). Ecco una frottola che non ha riscontro documentale e storico di
sorta e che una diecina di anni fa, magari per esigenze cinematografiche,
divenire indiscussa ricostruzione per raffigurare un Messana Stragista di
Stato. Non si infama così un integerrimo Gran-Commis di Stato. Il Messana non
fu, non poteva essere, si guardò bene dall’essere il COLPEVOLE artefice di
quella infame strage. I denigratori dovrebbero fare resipiscenza, almeno a
mezzo stampa. E corregere i loro calunniosi e infondati assunti. LE CRONACHE
DEL GIORNALE “L’ORA” SUI FATTI DI RIESI DELL’OTTOBRE DEL 1919. Data la mia
deformazione professionale, mi sono accostato al caso Messana come se dovessi
esperire in tre-quattro mesi un’ispezione bancaria approfondita ed essenziale
per farne rapporto al signor Governatore, come fui uso in vent’anni di
sudditanza ispettiva presso l’0rgano di Vigilanza della Banca d’Italia. Così
parto dall’esordio, come dire dai verbali del Consiglio di amministrazione,
acquisendo i bilanci annuali del passato. Per il gr. uff. comm. Ordine dei SS.
Maurizio e Lazzaro dottore Ettore Messana cerco di trovare le propaggini da cui
è partito il Li Causi trent’anni dopo per crucifiggerlo come sanguinario
stragista di Stato nella pur sepolta memoria dei fatti di Riesi risalenti
all’ottobre del 1919. Tutti parlano del 10 dell’11 Ottobre e il validissimo
professore Casarrubea, forse vittima di un lapsus, sale addirittura al novembre
del 1919. Accedo alla Biblioteca Nazionale di Roma a Castro Pretorio e mi
ingolfo nella consultazione di illeggibili bobine dei microfilm dei due
giornali importanti siciliani dell’epoca: l’Ora e il giornale di Sicilia. Con
strumenti che dovrebbero essere modernissimi e che intanto occorre far
funzionare manualmente metto alla fine le mani sulle cronache di quell’esecrato
eccidio. Mi accorgo che tra l’Ora e il Giornale di Sicilia non vi sono
differenze sostanziali nei riferimenti degli episodi che fecero onestamente
molta sensazione. Iniziamo dall’ORA che invero ho consultato dopo. Sapendo quello
che aveva pubblicato il Giornale di Sicilia mi limito a questi brevi appunti:
«L’ORA – 9 ottobre 1919. “Grave conflitto a Riesi – 7 morti e venti feriti.
[….] Dopo l’arresto del noto agitatore socialista Barberi Giuseppe --- L’esigua
forza impotente a fronteggiare la grandissima moltitudine…”» Quindi trascrivo:
«L’ORA di Palermo – prima pagina del 12 ottobre 1919. - A Riesi torna la calma,
Caltanissetta 10 notte. - - All’alba di stamani truppe con agenti al comando
del Commissario di P.S. Cav. Caruso e del maggiore dei carabinieri Tartari sono
entrati a Riesi senza incontrare resistenza alcuna. - Nel conflitto 10
dimostranti rimasero uccisi e circa 50 feriti . - Della truppa è stato ucciso
anche il sottotenente del 76° Fanteria DI CARO MICHELE di Villarosa e due
soldati sono stati feriti. - Aperta una inchiesta dal Procuratore del Re e il
Giudice Istruttore. - Venne trattenuto soltanto l’avvocato Carmelo Calì di
Mazzarino.» Come primo assaggio non c’è molto quanto a contorno. Certo 10
lavoratori uccisi e 50 feriti nel mondo del lavoro gridano vendetta al cospetto
di Dio. Ma come e perché doveva essere artefice malefico il Messana resta un
mistero. Quello che in queste mie ricerche mi colpisce e mi addolora di più è
il fatto che in tante postume celebrazioni, rievocazioni, truculenti filmati e
paludati testi di storia siciliana, non ho ancora trovato una nota di
commemorazione e di omaggio a questo figlio di Villarosa, il sottotenente del
76° Fanteria il giovane MICHELE DI CARO a cui la vita cui fu troncata
crudelmente. Con un colpo di pistola, quindi intenzionalmente. Caduto davvero
nel compimento del suo dovere che era quello di mantenere l’ordine pubblico –
chiunque governasse, in quel tempo NITTI. Non so se gli fu conferita una
qualche medaglia, non so se Villarosa ha reputato di onorarlo e ricordarlo come
eroe. La cinica cronaca di quell’epoca non ritiene poi di fare i nomi di quei
modesti militi che furono feriti. In modo grave? Guarirono? Nessuno ha fatto
ricerche. Erano semplici militari. Possibilmente parenti di quei rivoltosi,
zolfatai e contadini che trucidavano e venivano trucidati. Fratelli che
uccidevano, ferivano fratelli Noi diremmo “compagni”. Fiumi di inchiostro sono
stati versati per queste vicende. Ma nessuna attenzione, nessun riguardo per
questi soldati che per un magro soldo mettevano a repentaglio la loro vita. Non
si ha tempo per loro: a distanza prima d mezzo secolo e dopo quasi un secolo si
sprecano soldi, si sperperano fondi pubblici, si fanno trasmissioni televisive,
si scrivono testi di presunta storia solo per esecrare, condannare,
crucifiggere il meritevole, il servitore della Patria, l’eroe dell’ordine
pubblico Ettore Messana. E ironia della sorte, né nei resoconti dell’Ora di
Palermo, né in quelli del Giornale di Sicilia, né nelle carte che si
custodiscono nell’ACS di Roma relativamente alle faccende del Ministero degli
Interni di quel periodo, né in successive storie paesane, né in sentenze
passate in giudicato troveremo mai il rispettabile nome di Ettore Messana, in
damnatio memoriae sol perchè il Li Causi lo ebbe in odio, ingiuriandolo quale
capo banda POLITICO (attenzione solo POLITICO) dei tempi tristi del banditismo
siciliano capeggiato dal celeberrimo Giuliano da Montelepre. Ma passiamo ora al
giornale principe di Sicilia. Nella stessa notte in cui avvennero i fatti
delittuosi il cronista nisseno ecco come compendia l’impressionante tumulto di
Riesi. Subito dopo invierà un altro messaggio un po’più esaustivo. GIORNALE di
SICILIA: 9/10 Ottobre 1919 (foglio interno) I gravi fatti di Riesi Conflitto
fra dimostranti e forza pubblica. Sette morti e numerosi feriti Caltanissetta:
8, notte. «Pervengono da Riesi notizie incerte e contraddittorie riguardanti
fatti colà avvenuti e che sarebbero di una gravità eccezionale. Pare che le locali
agitazioni d’indole più politica che economica siano degenerate in veri e
propri tumulti e che sarebbero anche avvenuti conflitti in cui i dimostranti ne
avrebbero avuto la peggio. Da persona scappata dal luogo riesco a sapere che
stamane quasi improvvisamene parecchi nuclei di zolfatari e contadini si siano
ribellati alla forza che tentarono di disarmare, ma i carabinieri e i
pochissimi soldati quando la loro pazienza fu al minimo fecero fuoco in piazza
Garibaldi di pieno giorno e che vi sia o una mezza dozzina di morti e parecchi
feriti. La notizia divulgatasi in un baleno ha destato enorme impressione e
tosto con una vettura automobile sono partiti per Riesi il Procuratore del Re,
il Giudice Istruttore capo cav. Terenzio il maggiore dei carabinieri comandante
la nostra divisione cav. Tartari . Sono altresì partiti per ordine del Prefetto
comm. Guadagnini e del questore cav. Presti ragguardevoli rinforzi con il
commissario cav. Caruso capo di Gabinetto del Prefetto. Appena potrò avere
precisi particolari mi affretterò a comunicarveli. » ^ ^ ^ Abbiamo visto come è
sintetico il cronista, ma abbiamo dovuto notare l’esaustività e la precisione
del periferico giornalista del Giornale di Sicilia. La dinamica dei fatti viene
così rappresentata. Agitazioni più politiche che economiche – siamo già in
pieno clima elettorale e il trapasso dalla prima grande guerra al quasi
immediato avvento del Fascismo fu torbido specie per il ribollire dei delusi
Reduci; fu trapasso che spiega furori popolari e mene partitiche. Tanti
dimostranti, apparentemente zolfatari e contadini, ma anche mestatori, teste
calde che ancora vestivano la divisa militare si agitano scompostamente ed
entrano “in conflitto” con le forze dell’ordine. Il corrispondente ci dice che
si tratta di “carabinieri” (ai quali un giovane commissario è arduo pendare che
possa dare ordini; e aquell’epoca il Messana era solo questo) e “pochissimi
soldati” non certamente comandabili da un civile (e un commissario qiesto è; un
civile che può concertare ma non dare ordini a dei militari). Per me si deve
escludere anche qui un qualche atto inconsulto del Mesana. La furia di un
popolo in rivolta desta paura. Vi sono facinorosi che si “ribelano alla Forca”
e cerano persino di “disarmarla”. Crepita, sì crepita, è ipotizzabile, la
mitraglia dell’esercito: una strage. Ma il Messana, non citato che presumo
persino assente, a tutto concedere non aveva né l‘autorità né l’autorevolezza
in quei concitati momenti di mettere da parte il giovane ufficiale, che
sappiamo aliunde essere di Villarosa e chiamarsi Michele Di Caro, e addirittura
- nolente l’ufficiale dell’esercito - sparare lui e fare lui una carneficina di
un popolo di lavoratori. Eppure questa forsennata ipotesi è stata avanzata e
addotta persino come verità indiscutibile. Trattasi di infamia, di postuma
denigrazione (ci riferiamo all’intervento presso la Costituente dell’impetuoso
Li Causi). Ecco una frottola che non ha riscontro documentale e storico di
sorta e che una diecina di anni fa, magari per esigenze cinematografiche,
divenire indiscussa ricostruzione per raffigurare un Messana Stragista di
Stato. Non si infama così un integerrimo Gran-Commis di Stato. Il Messana non
fu, non poteva essere, si guardò bene dall’essere il COLPEVOLE artefice di
quella infame strage. I denigratori dovrebbero fare resipiscenza, almeno a
mezzo stampa. E corregere i loro calunniosi e infondati assunti. LE CRONACHE
DEL GIORNALE “L’ORA” SUI FATTI DI RIESI DELL’OTTOBRE DEL 1919. Data la mia
deformazione professionale, mi sono accostato al caso Messana come se dovessi
esperire in tre-quattro mesi un’ispezione bancaria approfondita ed essenziale
per farne rapporto al signor Governatore, come fui uso in vent’anni di
sudditanza ispettiva presso l’0rgano di Vigilanza della Banca d’Italia. Così parto
dall’esordio, come dire dai verbali del Consiglio di amministrazione,
acquisendo i bilanci annuali del passato. Per il gr. uff. comm. Ordine dei SS.
Maurizio e Lazzaro dottore Ettore Messana cerco di trovare le propaggini da cui
è partito il Li Causi trent’anni dopo per crucifiggerlo come sanguinario
stragista di Stato nella pur sepolta memoria dei fatti di Riesi risalenti
all’ottobre del 1919. Tutti parlano del 10 dell’11 Ottobre e il validissimo
professore Casarrubea, forse vittima di un lapsus, sale addirittura al novembre
del 1919. Accedo alla Biblioteca Nazionale di Roma a Castro Pretorio e mi
ingolfo nella consultazione di illeggibili bobine dei microfilm dei due
giornali importanti siciliani dell’epoca: l’Ora e il giornale di Sicilia. Con
strumenti che dovrebbero essere modernissimi e che intanto occorre far
funzionare manualmente metto alla fine le mani sulle cronache di quell’esecrato
eccidio. Mi accorgo che tra l’Ora e il Giornale di Sicilia non vi sono
differenze sostanziali nei riferimenti degli episodi che fecero onestamente
molta sensazione. Iniziamo dall’ORA che invero ho consultato dopo. Sapendo
quello che aveva pubblicato il Giornale di Sicilia mi limito a questi brevi
appunti: «L’ORA – 9 ottobre 1919. “Grave conflitto a Riesi – 7 morti e venti
feriti. [….] Dopo l’arresto del noto agitatore socialista Barberi Giuseppe ---
L’esigua forza impotente a fronteggiare la grandissima moltitudine…”» Quindi
trascrivo: «L’ORA di Palermo – prima pagina del 12 ottobre 1919. - A Riesi
torna la calma, Caltanissetta 10 notte. - - All’alba di stamani truppe con
agenti al comando del Commissario di P.S. Cav. Caruso e del maggiore dei
carabinieri Tartari sono entrati a Riesi senza incontrare resistenza alcuna. -
Nel conflitto 10 dimostranti rimasero uccisi e circa 50 feriti . - Della truppa
è stato ucciso anche il sottotenente del 76° Fanteria DI CARO MICHELE di
Villarosa e due soldati sono stati feriti. - Aperta una inchiesta dal
Procuratore del Re e il Giudice Istruttore. - Venne trattenuto soltanto
l’avvocato Carmelo Calì di Mazzarino.» Come primo assaggio non c’è molto quanto
a contorno. Certo 10 lavoratori uccisi e 50 feriti nel mondo del lavoro gridano
vendetta al cospetto di Dio. Ma come e perché doveva essere artefice malefico
il Messana resta un mistero. Quello che in queste mie ricerche mi colpisce e mi
addolora di più è il fatto che in tante postume celebrazioni, rievocazioni,
truculenti filmati e paludati testi di storia siciliana, non ho ancora trovato
una nota di commemorazione e di omaggio a questo figlio di Villarosa, il
sottotenente del 76° Fanteria il giovane MICHELE DI CARO a cui la vita cui fu
troncata crudelmente. Con un colpo di pistola, quindi intenzionalmente. Caduto
davvero nel compimento del suo dovere che era quello di mantenere l’ordine pubblico
– chiunque governasse, in quel tempo NITTI. Non so se gli fu conferita una
qualche medaglia, non so se Villarosa ha reputato di onorarlo e ricordarlo come
eroe. La cinica cronaca di quell’epoca non ritiene poi di fare i nomi di quei
modesti militi che furono feriti. In modo grave? Guarirono? Nessuno ha fatto
ricerche. Erano semplici militari. Possibilmente parenti di quei rivoltosi,
zolfatai e contadini che trucidavano e venivano trucidati. Fratelli che
uccidevano, ferivano fratelli Noi diremmo “compagni”. Fiumi di inchiostro sono
stati versati per queste vicende. Ma nessuna attenzione, nessun riguardo per
questi soldati che per un magro soldo mettevano a repentaglio la loro vita. Non
si ha tempo per loro: a distanza prima d mezzo secolo e dopo quasi un secolo si
sprecano soldi, si sperperano fondi pubblici, si fanno trasmissioni televisive,
si scrivono testi di presunta storia solo per esecrare, condannare,
crucifiggere il meritevole, il servitore della Patria, l’eroe dell’ordine
pubblico Ettore Messana. E ironia della sorte, né nei resoconti dell’Ora di
Palermo, né in quelli del Giornale di Sicilia, né nelle carte che si
custodiscono nell’ACS di Roma relativamente alle faccende del Ministero degli
Interni di quel periodo, né in successive storie paesane, né in sentenze
passate in giudicato troveremo mai il rispettabile nome di Ettore Messana, in
damnatio memoriae sol perchè il Li Causi lo ebbe in odio, ingiuriandolo quale
capo banda POLITICO (attenzione solo POLITICO) dei tempi tristi del banditismo
siciliano capeggiato dal celeberrimo Giuliano da Montelepre.
6 ore fa
Non trascorrono molte ore e il cronista nisseno cerca di
completare i riferimenti al Giornale di Sicilia sui fatti di Riesi occorsi alle
ore 11 del giorno precedente: è il 9 ottobre del 1919. Faticando molto, siamo
riusciti a trascrivere il fotogramma del microfilm del giornale siciliano.
Vorremmo che foste voi, senza intermediazione alcuna, a trarre il succo da una
siffatta concisa ma lucida corrispondenza. Noi ci siamo molto soffermati sul
particolare che artefici del bene e del male di quel giorno furono i
Carabinieri, coadiuvati da un nucleo sparuto di inesperti soldati. Emerge
charissimamente che ad iniziare a sparare contro la folla furono loro: i
carabinieri. Stranissimo, in cronache successive, in rievocazioni paesane, nel
veemente attacco del Li Causi, nelle celebrazioni di Riesi dei primi anni 2000,
negli studi seri del Casarrubea, in quelli pasticciati della Cernigoi, nelle
esaltazioni cinematografiche, nelle lugubri messe in scena del Lucarelli
televisivo, in tante corrispondenze di aspiranti giornalisti, questo
particolare viene del tutto pretermesso. Nessuno infatti può pensare che un
giovane commissario si possa permettere di dare ordini alla benemerita arma di
aprire il fuoco contro una inerme folla sia pure tumultuante. Non è elemento
questo da rendere inaccettabile che ad essere responsabile di quell'esecrabile
eccidio fosse il giovanissimo ed imberbe commissario Ettore Messana? Come dire
Ettore Messana non c'entrò. Solenne infamia quella di volerlo a tutti i costi
calunniarlo. Non è giunto il momento di fare ammenda di tutta la diffamazione a
mezzo stampa, blog, cinematografo e lugubri aggettivazioni del Lucarelli (sarà
un caso, quella trasmissione del 2005 non ci sta più in You Tube o aggeggi
analoghi)? La famiglia Messana ha subìto, sta ancora subendo, danni, disagi,
colpevolizzazioni, denigrazioni per una così concertata e martellata
diffamazione. Nessuno deve pagare? manco il periferico e pur edotto dei fatti,
il giornaletto racalmutese di Sciascia MALGRADO TUTTO? Per aggiunta e suggello,
ecco che veniamo a sapere che le mitragliatrici vengono dopo, ad eccidio
consumato: nessun ordine poté dare al sottotenentino Di Caro il nostro gr. uff.
comm. dell'ordine dei santi Maurizio e Lazzaro, ispettore generale di P.S.,
dottore Ettore Messana. Carta canta!!! ------------- Caltanissetta 9, giorno
"I fatti i Riesi per quanto su essi siano sulle prime notizie alquanto
esagerate pure rivestono una gravità non comune. Ve ne mando i particolari nel
modo più succinto. Riesi è stato sempre uno dei centri di questa provincia che
ha dato non poche volte da dire alle autorità politiche e di pubblica sicurezza
dando sovente campo a noi cronisti di intrattenerci delle condizioni poco
tranquille della pubblica sicurezza: difatti reati audacemente rari nella
storia criminale sono colà avvenuti e non è la prima volta che dimostrazioni ed
agitazioni sono degenerate in conflitto. Le agitazioni minerarie poi hanno
sempre trovato modo di allignare e di prosperare anche perché la politica di
Riesi deve far capolino in tutto. Tra i maggiorenti anche il disaccordo è
regnato sovrano per quanto il deputato del collegio, on. Pasqualino, abbia
sempre messo in opera tutti i mezzi perché il pubblico interesse negli uomini
pubblici fosse sempre l’ideale da raggiungere. Parecchi anni fa tal Giuseppe
Butera, una specie di mattoide, messosi a capo di alquanti incoscienti provocò
dei moti gravissimi e si arrivò persino alla proclamazione della repubblica
Riesina! Poi venne la guerra e gli odii restarono sopiti mentre Riesi dava un
contingente altissimo alla diserzione dando i Tofalo, i Carlino e compagnia
bella; bisogna però riconoscere che la maggioranza di quella cittadina è
composta di gente per bene, ma intanto basta qualche centinaio di illusi e di
sconsigliati perché un intero centro resti in convulsione. Da qualche settimana
a Riesi dunque spirava vento di fronda, e ciò nonostante per volere di chi sta
in alto tutta la forza disponibile della Provincia di Caltanissetta e el
capoluogo era stata distaccata a Roma – a quanto se ne dice – perché l’ordine
pubblico della capitale così esigeva. Di modo che i tumulti di ieri hanno
trovata la cittadina sguarnita di forza in modo quasi assoluto giacché la forza
non si improvvisa specie quando niente affatto tranquilla era la situazione a
Caltanissetta, a Terranova, a Castrogiovanni e in molti altri paesi dove
l’agitazione agraria è assai intensa e gravida di pericoli. Anzi su proposta
del Prefetto pochi giorni fa il Ministero ha mandato qui il comm. Lonardone
ispettore generale del Ministero della Agricoltura per la composizione delle
vertenze agrarie in Provincia. Intanto così l’on. Pasqualino come l’on.
Colaianni e l’on. Lo Piano non avevano taciuto assieme al Prefetto la situazione
della Provincia, che ha finalmente bisogno dopo tanti anni di incuria e di
indifferenza ogni provvida cura giacché le nostre popolazioni sono assetate di
giustizia e di equità. Fatto sta che nelle scorse settimane la situazione a
Riesi parve – lo era effettivamente – peggiorata, avvennero degli incidenti
gravi la cui trasmissione non ci fu permessa e si procedette all’arresto del
Giuseppe Butera e di altri capoccia del socialismo cosi detto ufficiale. Come
vi dissi, la politica ha fatto il resto di tal che si è andata rapidamente in
questi ultimi giorni creata a Riesi una posizione veramente eccezionale e da
destare l’allarme nella cittadinanza e da preoccupare le autorità. L’on.
Pasqualino proprio oggi doveva recarsi a Riesi dove egli è tanto benvoluto e
stimato, appunto per mettere in opera il suo ascendente presso quella
popolazione onde indurla alla quiete ed alla tranquillità. Ma aveva preferito
fare prima una corsa a Castrogiovanni per abbracciarsi con l’on. Colaianni che
intanto non lascia mezzi intentati per comporre le vertenze di indole economica
nei paesi del suo collegio. Dimenticavo dirvi che a Riesi da tempo per
dimissioni di parecchi dei suoi membri quel Consiglio Comunale è stato sciolto
e l‘amministrazione della cosa pubblica è deposta nelle mani di un R.
Commissario, il cav. Scicolone, coadiuvato dal signor Grasso. Si è cercato di
togliere ogni pretesto a quelle masse illuse e fuorviate e financo
l’approvvigionamento del grano è proceduto in modo assolutamente eccezionale,
un vero e proprio trattamento di favore. Ma il pretesto è stato trovato lo
stesso e ieri di giorno verso le 11 si iniziarono le prime dimostrazioni che
assunsero ben presto il carattere di una violenta ribellione. La pazienza dei
pochi carabinieri fu messa a dura prova; qualche soldato fu sputato e preso a
sassate e quando fu tentato di disarmarli e quando di certo avrebbero avuto la
peggio fecero fuoco e caddero mezza dozzina e forse più di morti. Grida e
lamenti dimostrarono che c’erano anche dei feriti e non pochi. La esasperazione
della folla inviperita e delle donne raggiunse presto il colmo e la forza
impotente dovette ritirarsi lasciando la cittadinanza in balia dei rivoltosi.
Sono partiti da qui camions con mitragliatrici e forza in gran numero e si
conta di sapere la vera ragione o meglio la causa occasionale della rivolta
sanguinosa. Domani e forse oggi stesso l’on. Pasqualino sarà sul posto per
spiegare tutta la sua opera autorevole per il ritorno alla tranquillità.
Intanto l’autorità giudiziaria ha aperto una inchiesta per accertare le singole
responsabilità; parecchi arresti sono stati già operati e pare che moltissimi
altri ne seguiranno. Appena noti i nomi dei morti e dei feriti ve ne informerò
e vi invierò altri particolari. 0ve sarà il caso. Si sa che i rivoltosi furono
poche centinaia di contadini che sono rimasti padroni della città; tutte le
comunicazioni, anche quelle telegrafiche, sono interrotte; da Palermo sono
stati inviati considerevoli rinforzi La impressione per i fatti avvenuti è
delle più dolorose e si spera che l’ordine e la calma possano presto tornare.
"
4 ore fa
Ci stiamo sforzando di rinvenire la vera verità storica dei
fatti di Riesi del 1919. Abbiamo pubblicato giornali e cronache dell'epoca.
Questa qui non è una intollerabile mistoficzione? https://www.youtube.com/watch?v=PECKVrYtgTk
www.youtube.com
CREDIAMO DI AVERE DEL TUTTO SMANTELLATO LA TESI CHE VORREBBE
IL QUESTORE MESSANA COLPEVOLE COME QUI SI DICE. RESTA SOLO LA CALUNNIA,
L'INFAMIA. SE IN BUONA FEDE CI SI CORREGGA ANCHE SE CI SI CHIAMA ANPI
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‘Strage di Riesi’ . 92° anniversario assassinio Giovanni Orcel 13 ottobre 2012
. L ’ANPI domenica 14 ottobre 2012 alle ore 9, ricorda Giovanni Orcel nel 92°
anniversario del suo assassinio avvenuto il 14 ottobre 1920 in Corso Vittorio Emanuele
all’altezza della Biblioteca centrale dove con la Cgil, e il Centro Impastato
deporremo una corona sotto la lapide che lo ricorda. Giovanni Orcel è una delle
figure più significative del movimento operaio palermitano, segretario generale
della FIOM dal marzo del 1919 operava per unire lotte urbane e lotte delle
campagne sulla scia di Nicola Barbato e anche del fratello Ernesto Orcel
fondatore del Fascio dei Lavoratori di Cefalù, ed in stretto collegamento con
Nicolò Alongi, il dirigente contadino assassinato dalla mafia nel febbraio del
1920. Orcel viene assassinato ad un anno dalla strage di Riesi del 1919 dove
vengono assassinati 15 contadini compreso un tenente di fanteria che si era
opposto all’ordine fascista di sparare sui contadini che manifestavano per la
riforma agraria. Ad ordinare il fuoco in solidale intesa con la mafia è stato
un fascista della prima ora, Ettore Messana di Racalmuto, ufficiale di P.S.,
poi membro dell’OVRA, il servizio segreto, efferato criminale di guerra
questore a Lubiana negli anni 40 ed infine lo ritroveremo inspiegabilmente
….Ispettore generale di polizia in Sicilia negli anni 1945! Entrambi i delitti,
inequivocabilmente di matrice fascista e mafiosa, sono rimasti impuniti. Su
Giovanni Orcel leggi Giuseppe Carlo Marino, 1976 nel libro “Partiti e lotta di
classe in Sicilia da Orlando a Mussolini” (Bari, De Donato, 1976); poi nel
saggio di Giuseppe Carlo Marino “Vita e martirio di Nicola Alongi, contadino
socialista” e in numerosi altri scritti. Il libro di Giovanni Abbagnato,
Giovanni Orcel. Vita e morte per mafia di un sindacalista siciliano. 1887-1920,
ricostruisce l’attività di Orcel e le lotte di quegli anni. Il logo del
referendum per l’art. 18 ci ricorda che Orcel, Alongi e la lunga scia di sangue
di sindacalisti e cittadini uccisi, lottarono per la difesa della dignità umana
e la dignità del lavoro, che oggi i governi della destra politica, in assenza
di opposizione vera, stanno di fatto abolendo. Nessun commento » Postato in
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"petizione Cgil" memorie di Spagna Sito ANPI Nazionale
47 minuti fa
Registro ora questo filmato per timore che si proceda alla
cancellazione dato quello che ho ormai acquisito a dimostrazione
dell'incontrovertibile verità che sono solo calunniose le accuse nei confronti
dell'incolpevole questore Messana. A suo tempo deluciderò questo assunto e una
tesi oggi inespressa sulla base di documenti dell'archivio di stato e della
nuova documentazione che sta venendo fuori dagli archivi americani (N.A.R:A). A
suo tempo saremo ben più precisi. https://www.youtube.com/watch?v=lAmx2ns17ww
www.youtube.com
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