Di questi tempi debbo battagliare con
incolti ma saccenti mei compaesani. A
Racalmuto, paese di mafia di pluriomicidi
di pervertiti di biscazzieri di strade dedicate a nefandi, da che l'ANPI di
Palermo ha fatto erigere un cippo a Riesi in onore di chissà quale sedicente
sindacalista trucidato da chissà quale Polizia di Stato, è divenuto di moda dare addosso alla fulgida figura
di Ettore Messana, un avvocato del primo dopoguerra 1915-‘18 divenuto capo
apicale della Polizia di Stato, consigliere principe di De Gasperi dal 1947
(luglio) sino alla sua morte avvenuta il 26 novembre 1963. Morì austero in una
casa dell'INGIC e fu sepolto fra i grandi al Verano.
Partito all'attacco il dirompente ex sindaco
Petrotto (subito però ravvedutosi) non sembrò vero a mio cugino Gigi Restivo imbrattare
le paginette informatiche di Malgrado Tutto con gli isterici dileggi del
Casarrubea.
Da ispettore eccelso quale fui ed
ancor mi sento sono partito al contrattacco ed ancora non ho smesso di far
ricerche d'archivio e appunti di storici seri per mettere alla berlina tali
sedicenti storici da strapazzo, da Montalbano a Li Causi, dalla Cernigoi al
Ricciardelli e sia pure con la cautela che bisogna avere quando si combatte
contro i defunti lo stesso Casarrubea, che ormai con mio accoramento, non è più
fra noi. Aspetto l'uomo politico di
Sutera per capire se anche lui vuole aggregarsi ai detrattori del Messana in
forza di qualche insignificante stralcio di giornale antico.
Ultimamente ho fatto un atto di misericordia:
ho fatto sì che il mio compagno comunista Calogero Alaimo Di Loro non si
esponesse al ridicolo con un esile e superato libretto approvato da Mangione di
A grigento ma bocciato sonoramente dalla CGIL romana.
E così oggi mi imbatto in Eugenio
Napoleone Messana che nel suo rigonfio tomo sulla storia di Racalmuto parla di Messana
e ne parla anche bene.
Il testo di Eugenio Napoleone
Messana fu snobbato da Leonardo Sciascia.
Sornionamente divaga Il Racalmutese:
“negli anni la richiesta e ricerca del libro di Tinebra Martorana ... divenne
tanto intensa quanto vana. E non la spense nemmeno la pubblicazione nel 1969 ,
della terza storia del paese ‘Racalmuto nella storia della Sicilia' di Eugenio
Napoleone Messana ... voluminosa, fitta di notizie."
Soggiungiamo noi che altrettanto la pubblicazione di E.N. M. era "richiesta e ricercata .... [ma] era fatica intensa quanto vana" per certe delusioni
dell'autore. Ma Sciascia se all'opera
"letteraria” del Tinebra dette il placet al suo pur amico Messana, no: “ voluminosa
e fitta di notizie"; e dire che per il romanziere del “giorno della
civetta" "limitato è il numero delle
notizie che si possono estrarre da libri
e da manoscritti, moltissime e di sottili e lunghi i tentacoli sono quelle che
si posso estrarre dalla memoria. Dalla galassia della memoria”.
Per Sciascia dunque le fitte notizie
del Messana non avevano il luccichio della "galassia della memoria".
Ma noi che manco storia vorremmo
fare ma semplici cronache antiche del paese nostro, troviamo notizie ghiotte
nella immane fatica di Eugenio Napoleone Messana.
Questo, sindaco folkloristico di
Racalmuto, approfittò della carica per rovistare nei faldoni e nelle carte
comunali. E statene certi che quello che lui scrive sulla seconda metà
dell'Ottocento sino ai suoi giorni (sino al 1969) è impareggiabile.
Si abbandona certo a stravaganti giudizi di valore; lui piuttosto bigotto e clericale, deve
atteggiarsi per calcolo politico a
comunista. Eppure inventarsi meriti
sindacali e politici rossi a Racalmuto è blasfemìa. Dare uguale peso a traumi
sociali e dispetti paesani e giulivi può disturbare il ricercatore storico ed
obiettivo. Ma le notizie ed informazioni che dà Eugenio Napoleone Messana sono
impagabili e insostituibili.
E così, e proprio oggi, veniamo a scoprire
nel testo del Messana che "fra gli
intellettuali del paese che in questo periodo (attorno al 1918) si affermarono
meritano particolare attenzione l'avv. Giuseppe Scimé, l'avv. Salvatore Petrone
e l'AVV. ETTORE MESSANA (v. pag. 357)". Passando a pag. 359 leggo:
"Allorché il fascismo soppresse la libertà ed instaurò la dittatura,
Calogero Picone Chiodo dovette fuggire da Racalmuto. .... Dopo tanto girare riparò a Bolzano in casa di ETTORE MESSANA, suo
amico d'infanzia ed ex compagno, già vice questore in quella città. I due erano
tanto intimi che si chiamavano compari. Ettore Messana intanto una mattina arrivato
in questura trovò un telegramma firmato dal Ministro dell'Interno, così
concepito: 'dicesi ricercato antifascista Calogero Picone Chiodo aggirarsi
presso codesta città, pregasi disporre accurati servizi onde assicurarlo
giustizia prima che valichi frontiera.'
... Il ricercato era l'ospite compare e suo paesano. Tornatosene a casa,
aspettò che finisse il pranzo, poi si chiamò in disparte il compare e glielo
esibì. Il povero Liddu Chiovo non seppe che dire. Ettore Messana gli assicurò
che lo avrebbe messo in salvo lui oltre il confine . Verso sera gli procurò un
passaporto con false generalità e lo fece scortare sino a Insbruk da due
agenti."
Sappiamo pur bene che Geniu era
fantasioso e non ci giureremmo sulla totale attendibilità delle notazioni che
ci fornisce. Intanto non sappiamo in che anno siamo. Davvero in quell'anno (che
dovrebbe essere alla fine degli anni Venti) Ettore Messana era Vice Questore a
Bolzano?. Se era così, in poco più di undici anni Ettore Messana sarebbe
passato da Vice Commissario di Mussomeli a Vice Questore di Bolzano. Ma se è
così, il Messana che faceva svelta carriera in combutta con la mafia di Sicilia
e che nel 1919 era stato persino un fanatico fascista della "prima ora”
diventa una frottola dell'ANPI di Palermo magari condita e condivisa dal Malgrado
Tutto di mio cugino Gigi Restivo.
Conosco la settimana scorsa questo
simpatico personaggio, Gero Difrancesco, già sindaco comunista di Sutera,
attore nelle vesti di Caifa, ed ora valente archivista in Caltanissetta. Mi omaggia
con un suo libro "Storie scordate". Prosa fluida ed elegante, conoscenza
storica non indifferente, sagacia archivistica. Nel tracciare la biografia
piuttosto laudativa di un equivoco personaggio fascista, il senatore Giuseppe
Mormino, riporta un anonimo - non confidandoci la fonte - di data incerta (ma
dovrebbe essere una delazione vergata tra il 1933 e il 1936 – noi pensiamo, poco prima del 31 luglio 1936) dove per
incidens apprendiamo: "... quando il Mormino fu chiamato da voi come capo di gabinetto il questore di Palermo
era stato nominato nella persona di Giuseppe Messana, funzionario di valore sacrificato dal Mormino per dar posto al Lauricella suo fiduciario .."
Giuseppe non è Ettore ma può trattarsi
di topica della memoria. L'anonimo npo è siciliano (così almeno si dichiara).
Dice di essere un non isolano "inviato in Sicilia con una alta carica ,
[aveva cercato] di ristabilire il costume ed evitare tutte le più impure
speculazioni e le più vergognose solidarietà, [ma aveva trovato] nel personale
dipendente un fronte unico ed [era] stato soverchiato". Succedeva che
"alla maffia bassa e volgare si [era] sostituita una nuova maffia che imperversava nell'Isola". Ovvio che
per l'anonimo Messana non era di codesta congrega: a suo giudizio "era
funzionario di valore" degno già nel 1933 di fare il questore a Palermo.
Se non dovesse trattarsi di Ettore
il nostro dire ha scarso rilevo, ma se quel Giuseppe dovesse leggersi Ettore
quante diffamazioni, insolenze, sospetti, denigrazioni dell'ANPI di
Palermo e di storici di recente formato riesino (ivi compreso il duo Cernigoi-Casarrubea)
dovrebbero andare al macero.
Si dà il caso però che io non faccio agiografia di nessuno, cerco solo
la verità.
Calogero Taverna
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