Mi chiedo: se manca la perimetrazione quale normativa si
applica? Mi vien fatto di dire: nessuna. Nulla pena sine lege , se è tassa ... se è altro (come è altro) appurino
i Commissari e provvedano con senso di
giustizia e soprattutto con il rispetto della legalità. Se non vi è perimetrazione, di chi la colpa? I
cittadini non possono subire danni così vistosi per colpa altrui, specie se
l'omissione, l'indolenza, la negligenza promanano da pubbliche autorità. Credo
di avere additato in tanti miei post illegalità varie. Perché i Commissari
sinora fanno finta di ignorare? E' loro consentito l'atteggiamento dello
struzzo?
Mi si dice che per aggirare norme sul servizio postale per
cui non si può consegnare allo sportello più di un certo numero di raccomandate,
hanno noleggiato camion con quasi 14.000 raccomandate e candidamente avrebbero
consegnato sfilze di elenchi dicendo andatevi a prendere le raccomandate
"in fiducia". Un comportamento elusivo vero e proprio che una azionaria
forse può permettersi ma non un ufficio impositore come il Comune. Ma allora se
è atto di un'azionaria, tutte le guarentigie di legge a tutela dell'attività
pubblica impositiva svaniscono; non si possono pretendere privilegi, termini di
decorrenza, sanzioni e via discorrendo.
Se si procede in tal senso la magistratura è in presenza di notititae criminis; perché non indaga?
Non ha forse a disposizione frotte di militi in veste di polizia giudiziaria? O
ormai tutto deve concentrarsi “sulle infiltrazioni mafiose nel Comune di
Racalmuto”? Tutte le altre condotte antidoverose possono sbiadire nel nulla nel
territorio agrigentino? Se Petrotto fa delle denunce circostanziate, cosa si
aspetta a metterlo magari in galera se indulge
in calunnie; ma se dice cose scottanti
– dico scottanti – l’organo giudiziario non può aspettare anni per decidere1
Perché altri guasti e disturbi ricadono sulle innocenti cittadinanze come questi
presunti recuperi TARSU, illegittimi sotto una miriadi di aspetti.
Pare che invero tutta questa fretta nel risveglio del
recupero si deve al fatto che divenuto organo impositivo una SpA di “protetti”
e finito a Rebibbia il santo protettore, sta scattando la mannaia delle leggi
fallimentari e dei connessi sviluppi penali. Poter dire che uno stato di
dissesto è dovuto a colpose inadempienze monnezzare dei racalmutesi e di altri
cittadini facenti capo ai soci comunali dell’azionaria è per certo una buona
esimente (almeno sperano) di tutta quella sfilza di reati per dissesti
procurati, per bancarotte semplici e magari preferenziali.
Certo i poveri racalmutesi tutti quanti considerati
infiltrati anche a firma della socia onoraria del Circolo Unione possono bene
additarsi come responsabili del dissesto dell’azionaria incaricata di pubblico
servizio impositivo. E la magistratura dorme? Non impedisce gli abusi di
potere? O al limite le truffe di incaricati di pubblici servizi? Forse il reato
di peculato?
Una cosa è certa: scrive Petrotto – ed io gli credo – quando la
monnezza era affare solo del comune di Racalmuto il costo non superava le 450
mila euro. E non ci riferiamo a dati
preistorici. A dire dell’ISTAT, l’inflazione non ha superato l’1% annuo. Quest’anno
il riparto dell’onere della monnezza credo che superi nel complesso i tre
milioni di euro (o giù o su di lì). Per esagerare un po’ dico che abbiamo avuto
una dilatazione di spesa pubblica per
dieci volte. Gatta ci cova; c’è del marcio in Danimarca. Vigilare non compete
ai cittadini, punire non compete ai cittadini. Vi è il secondo potere dello
Stato (che ci costa un occhio della testa) che deve provvedere. Se sento Petrotto,
pare che l’incompatibilità ambientale è mistero per il Consiglio Superiore della Magistratura, per
quel palazzaccio brutto di Piazza Indipendenza a Roma, per intenderci.
Tutti colpevoli, nessuno colpevole,dunque. E no! Cara
Ministra! Le sue propaggini provinciali non sanno? Non informano? O Lei tra un
riconoscimento onorifico di via Rapisardi o un bel chiasso da parte di una insopportabile
voce chioccia di una televisioncina agrigentina, o tra un elogio degli eredi di
Sciascia non ha tempo per siffatte bazzecole di organi amministrativi – in un
certo qual senso sotto la sua giurisdizione – che fanno o non sanno impedire
questa plateale trasformazione di una tariffa su una raccolta effettiva di rifiuti
differenziati in una intollerabile IMPOSTA PATRIMONIALE (non debbo fare qui un
trattato di scienza delle finanze per spiegare il concetto o l’obbrobrio).
Che fare?
-
Un
invito pressante ai signori Commissari – che reputo, tutto sommato,uomini di
onore e competenti – un provvedimento di AUTUTELA a iniziativa della pubblica
amministrazione che riconosce l’indebito operato dell’azionaria agrigentina. In
un qualche senso, così si è comportato Emiliano a Bari;
-
Riformi
l’ufficio tributi del Comune di Racalmuto dotandolo di professionalità adeguate
(è possibile)
-
Rimoduli
l’imposizione ex TARSU anche con regolamento a la page;
-
Proceda
ad una transazione bonaria con i cittadini per quanto attiene ai precorsi
impositivi, invero molto claudicanti quanto ad efficienza, verità e giustizia.
Associazioni, professionalità, esperienze d’alto rango
a Racalmuto non mancano. Offrirebbero le loro consulenze GRATIS per solo amore
per questa loro terra natìa che amano più di coloro che vi dimorano
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