mercoledì 16 gennaio 2013



Mi chiedo: se manca la perimetrazione quale normativa si applica? Mi vien fatto di dire: nessuna. Nulla pena sine lege , se è tassa ... se è altro (come è altro) appurino i Commissari  e provvedano con senso di giustizia e soprattutto con il rispetto della legalità. Se non vi  è perimetrazione, di chi la colpa? I cittadini non possono subire danni così vistosi per colpa altrui, specie se l'omissione, l'indolenza, la negligenza promanano da pubbliche autorità. Credo di avere additato in tanti miei post illegalità varie. Perché i Commissari sinora fanno finta di ignorare? E' loro consentito l'atteggiamento dello struzzo?

 

Mi si dice che per aggirare norme sul servizio postale per cui non si può consegnare allo sportello più di un certo numero di raccomandate, hanno noleggiato camion con quasi 14.000 raccomandate e candidamente avrebbero consegnato sfilze di elenchi dicendo andatevi a prendere le raccomandate "in fiducia". Un comportamento elusivo vero e proprio che una azionaria forse può permettersi ma non un ufficio impositore come il Comune. Ma allora se è atto di un'azionaria, tutte le guarentigie di legge a tutela dell'attività pubblica impositiva svaniscono; non si possono pretendere privilegi, termini di decorrenza, sanzioni e via discorrendo.

 

Se si procede in tal senso la magistratura è in presenza di notititae criminis; perché non indaga? Non ha forse a disposizione frotte di militi in veste di polizia giudiziaria? O ormai tutto deve concentrarsi “sulle infiltrazioni mafiose nel Comune di Racalmuto”? Tutte le altre condotte antidoverose possono sbiadire nel nulla nel territorio agrigentino? Se Petrotto fa delle denunce circostanziate, cosa si aspetta a metterlo magari in galera se indulge  in calunnie; ma se dice cose scottanti – dico scottanti – l’organo giudiziario non può aspettare anni per decidere1 Perché altri guasti e disturbi ricadono sulle innocenti cittadinanze come questi presunti recuperi TARSU, illegittimi sotto una miriadi di aspetti.

Pare che invero tutta questa fretta nel risveglio del recupero si deve al fatto che divenuto organo impositivo una SpA di “protetti” e finito a Rebibbia il santo protettore, sta scattando la mannaia delle leggi fallimentari e dei connessi sviluppi penali. Poter dire che uno stato di dissesto è dovuto a colpose inadempienze monnezzare dei racalmutesi e di altri cittadini facenti capo ai soci comunali dell’azionaria è per certo una buona esimente (almeno sperano) di tutta quella sfilza di reati per dissesti procurati, per bancarotte semplici e magari preferenziali.

Certo i poveri racalmutesi tutti quanti considerati infiltrati anche a firma della socia onoraria del Circolo Unione possono bene additarsi come responsabili del dissesto dell’azionaria incaricata di pubblico servizio impositivo. E la magistratura dorme? Non impedisce gli abusi di potere? O al limite le truffe di incaricati di pubblici servizi? Forse il reato di peculato?

Una cosa è certa: scrive Petrotto – ed io gli credo – quando la monnezza era affare solo del comune di Racalmuto il costo non superava le 450 mila euro. E non  ci riferiamo a dati preistorici. A dire dell’ISTAT, l’inflazione non ha superato l’1% annuo. Quest’anno il riparto dell’onere della monnezza credo che superi nel complesso i tre milioni di euro (o giù o su di lì). Per esagerare un po’ dico che abbiamo avuto una  dilatazione di spesa pubblica per dieci volte. Gatta ci cova; c’è del marcio in Danimarca. Vigilare non compete ai cittadini, punire non compete ai cittadini. Vi è il secondo potere dello Stato (che ci costa un occhio della testa) che deve provvedere. Se sento Petrotto, pare che l’incompatibilità ambientale è mistero per il  Consiglio Superiore della Magistratura, per quel palazzaccio brutto di Piazza Indipendenza a Roma, per intenderci.

Tutti colpevoli, nessuno colpevole,dunque. E no! Cara Ministra! Le sue propaggini provinciali non sanno? Non informano? O Lei tra un riconoscimento onorifico di via Rapisardi o un bel chiasso da parte di una insopportabile voce chioccia di una televisioncina agrigentina, o tra un elogio degli eredi di Sciascia non ha tempo per siffatte bazzecole di organi amministrativi – in un certo qual senso sotto la sua giurisdizione – che fanno o non sanno impedire questa plateale trasformazione di una tariffa su una raccolta effettiva di rifiuti differenziati in una intollerabile IMPOSTA PATRIMONIALE (non debbo fare qui un trattato di scienza delle finanze per spiegare il concetto o l’obbrobrio).

Che fare?

-        Un invito pressante ai signori Commissari – che reputo, tutto sommato,uomini di onore e competenti – un provvedimento di AUTUTELA a iniziativa della pubblica amministrazione che riconosce l’indebito operato dell’azionaria agrigentina. In un qualche senso, così si è comportato Emiliano a Bari;

-        Riformi l’ufficio tributi del Comune di Racalmuto dotandolo di professionalità adeguate (è possibile)

-        Rimoduli l’imposizione ex TARSU anche con regolamento a la page;

-        Proceda ad una transazione bonaria con i cittadini per quanto attiene ai precorsi impositivi, invero molto claudicanti quanto ad efficienza, verità e giustizia.
Associazioni, professionalità, esperienze d’alto rango a Racalmuto non mancano. Offrirebbero le loro consulenze GRATIS per solo amore per questa loro terra natìa che amano più di coloro che vi dimorano

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