3 luglio 17.04.22
«Fui mandato in Sicilia a capo dell’Ispettorato Generale di
P.S. per la Sicilia nel maggio 1945 e vi rimasi fino a tutto luglio 1947. Il
decreto che istituì l’Ispettorato è dell’aprile 1945 e funzione di tale organo
fu quella di integrare l’opera repressiva e preventiva nell’eliminazione del
banditismo ed in genere della delinquenza associata in Sicilia». D. R. «Io ebbi
a mia disposizione 750 carabinieri, 350 agenti e 14 funzionari, che distribuii
in tutte le province della Sicilia da Messina a Trapani. Fui io che istituii i
nuclei di carabinieri e polizia nei centri dove a me sembrò che dovessero
essere istituiti. Le mie prime operazioni feci nelle province di Agrigento e di
Catania. Verso la fine del 1945 incominciò ad affiorare l’attività della banda
Giuliano. Tale fatto fece aumentare la mia attività tanto più che la banda Giuliano
e quella di Avila si erano poste al servizio dell’Evis». D. R. «Ebbi notizia
dei fatti di Portella nelle ore pomeridiane del 1° maggio 1947. Mi recai ad una
riunione indetta dal prefetto Vittorelli, dove si stabilì una certa azione da
svolgersi. L’indomani mi recai a Piana degli Albanesi ed a San Giuseppe Jato,
ove già si era proceduto all’arresto di quattro persone ad opera di un nucleo
dipendente dall’Ispettorato e dove si era proceduto a largo rastrellamento
arrestando centinaia di persone sospette, le quali però furono quasi tutte
rimesse in libertà. Non essendo emersa a loro carico alcuna responsabilità». D.
R. «Tutto ciò venne fatto ad opera della questura che si limitò poi a
denunciare solo i quattro arrestati». D. R. «In una riunione tenuta anche alla
presenza dell’Ispettore Generale di P. S. Rosselli, inviato a Palermo dal
Ministero, fu deciso da quest’ultimo che la direzione delle indagini dovesse
essere affidata al questore Giammorcaro e fu così che io passai alle dipendenze
di costui». D. R. «Si venne frattanto a conoscenza che il 1° maggio era stato
sequestrato, dopo la sparatoria, un campiere, certo Busellini, del quale non si
seppe nulla per tanti giorni e che poi fu trovato ucciso in un fossato da un
nucleo alle mie dipendenze». D. R. «Non so se il ritrovamento del cadavere del
Busellini avvenne a mezzo di cani poliziotti od a mezzo solo di ricerche». D.
R. «Mi sembra di ricordare che sul petto del cadavere del Busellini fu trovato
un cartello con la scritta «questa è la fine dei traditori», la qualcosa ci
convinse che il delitto era stato consumato dalla banda Giuliano. Tale
convinzione ci facemmo anche per il delitto di Portella poiché ci convincemmo
che colui che aveva ucciso Busellini era uno di quelli che aveva sparato a
Portella». D.R. «Noi dell’Ispettorato, fin dal primo momento, pensammo che la
strage di Portella era da attribuirsi alla banda Giuliano, perché il fatto era
avvenuto nella zona così detta d’imperio della banda stessa, mentre l’Angrisani
ed il Guarino avevano orientamento diverso». ----------------------------- Il
NOSTRO dunque inizia la sua esperienza quale ispettore generale di PS in
Sicilia e subito deve risponderne a Ferruccio Parri che proprio destrorso e
filofascista non era. Se con Bonomi è pur sospettabile una qualche
frequentazione massonica (e quale grande commesso dello Stato Italiano non è
stato massone?) le insinuazioni di Casarrubea non hanno più fondamento alcuno
dal momento che il Messana transita riverito ed ascoltato sotto Parri sino al 9
dicembre del 1945, sotto Romita sino al i° luglio 1946 (DE GASPERI PRESIDENTE
DEL CONSIGLIO), sotto lo stesso DE GASPERI quale ministro degli Interni sino al
1° febbraio 1947. E guarda caso appena Scelba - sì proprio Mario Scelba - sale
allo scranno di Ministro degli Interni, quello che doveva essere il suo
protettore, il nostro Messana viene invitato ad accomodarsi fuori, ma fuori per
modo di dire visto che torna al Ministero a Roma e al Viminale vi resta
oltremodo autorevole e rispettato sino al suo pensionamento per raggiunti
limiti di età. MINISTRI DEGLI INTERNI BONOMI prof. Ivanoe , dal 18 giugno 1944
al 20 giugno 1945 PARRI prof. Ferruccio , dal 21 giugno al 9 dicembre 1945 [ »
] ROMITA ing. Giuseppe, dal 10 dicembre 1945 al 1° luglio 1946 DE GASPERI dott.
Alcide , dal 10 luglio 1946 al 1° febbraio 1947 SCELBA avv. Mario,dal 2
febbraio 1947 al 16 luglio 1953 [ » ] FANFANI dott. prof. Amintore, dal 16
luglio 1953 al 18 gennaio 1954 ANDREOTTI dott. Giulio , dal 18 gennaio 1954 al
10 febbraio 1954 Gentilissima signorina Cernigoi, se Lei è o si dichiara
solerte e coscienziosa Storica crede davvero che un arcigno De Gasperi poteva
rendersi compiacente di quel Messana quale il Ricciardelli - che mi pare di
nessun prestigio godette e che comunque rimase impalato al suo basso ruolo
nonostante volesse accreditarsi, dopo essere stato capo della Politica del
fascismo, protettore degli ebrei.? Se Lei è una ricercatrice seria dovrebbe
convenire con me che le insinuazioni del Ricciardelli, con solo tutti quei
"si dice" "pare" "qualcuno afferma" " a ben
pensare" e via discorrendo e mai uno straccio di fatto documentato e
provato, meritavano di finire nel cesso come tutto indecorosamente vi finì. E
De Gasperi poi fu Ministro degli Esteri e dovette occuparsi di quella calunniosa
congerie di accuse a TUTTI i nostri funzionari in Slovenia che Titini, pronubi
gli Americani, confezionarono senza alcuna prova, obiettività, credibilità. E
anche quella falsa congerie di calunnie di una Nazione Estera che cercava
vendetta e non giustizia finì nel cesso, archiviata con un non luogo a
procedere. E così il duro grintoso non malleabile De Gasperi si tenne vicino e
si affidò e officiò il Messana fregandosene degli strilli di un Li Causi che
per giunta avrebbe dovuto alzare un monumento al Messana che informato dal suo
confidente Fra Diavolo seppe che Giuliano stava ordendo un agguato alo stesso
Li Causi per ucciderlo. E se a Li Causi nulla successe lo deve prorio a Messana
che lo protesse e lo avvisò del pericolo. Leggersi gli atti provessuali per darmi
ampiamente ragione. Qualche mio amico e parente vorrebbe chissà quali documenti
a comprova di quanto ho riscontrato a discolpa del Messana. Come si fa a
documentare che una calunnia è una calunnia se non dimostrando che non vi sono
prove documentali ma che vi sono sentenze passate in giudicato di Tribunali
persino Militari persino Stranieri che tanto affermano! Sono forse prove serie
quelle che la Cernigoni dice di trovarsi a Lubiana, redatti un paio di anni
dopo da parte di inviperiti nemici di questa Italia e scritti per giunta in
sloveno e basati solo su postume dichiarazioni tanto vaghe quanto sospette? Se
si è antitaliani: subito e si mette anche la mano sul fuoco!!
Nessun commento:
Posta un commento