Eppure io resto là, inchiodato alla mia sicilitudine, ai miei scoramenti, alle mie ombre, ai miei dolori ma anche ai miei siciliani sapori, alle mie siciliane brame, al mio essere LILLO, al mio risibile diminutivo: cosa può capirne la goriziana Cernigoi, tutta arroganza incolta, sapienza del nulla, né storica né atta a comprendere il diverso da sé. La mia CASTA DIVA sta altrove, nei sogni dei cieli dell'assurdo nei peccaminosi pascoli dei monti selenici, nel profondo del vulcano etneo. Bellini o mio Bellini, non dirglielo alla Cernigoi, quella non sa sognare, sa adagiarsi solo sugli aculei vindici di slavi repressi.
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