Scusami se ti sto inondando di post e
scritti vari. Te li invio a semplice notizia. Nn necessita he tu li legga.
Grazie. Ciao a presto.
ECCO PERCHE’ DIFENDO LA MEMORIA DEL
QUESTORE ETTORE MESSANA DA RACALMUTO Giunto a questa svolta delle mie ricerche
sul questore Ettore Messana, dopo giorni di colloqui con la spumeggiante nipote
di questo cerbero attaccatissimo al suo senso dell’onore, ligio sino
all’autocalunnia al più rigoroso rispetto del dovere, un dovere che magari a me
risulta effigie di uno Stato di polizia qualunque sia la vernice ideologica
della travagliata vicenda politica dell’Italia del XX secolo, giunto qui
insomma voglio tracciare le tre cifre ermeneutiche di questa infamia divenuta
domma storico. I tre momenti sono: la vicenda del 1919 a Riesi, l’avventura di
una Lubiana inventata dal Duce d’accordo con i tedeschi quale “provincia
italiana” in cui approdò per il primo anno il Questore Messana; il tormento
della Sicilia dell’AVIS quando toccò al Messana districarla dalle grinfie degli
agrari in collusione con un Fiorello La Guardia newyorkese; e sarà lui a
stroncare il fenomeno del banditismo dei Giuliano, Pisciotta e Fra Diavolo
alias Ferreri. Che il Messana sia stato tacciato di protagonismo negativo nelle
lotte contadine dei tempi di Nitti in qualità di feroce commissario di pubblica
sicurezza noi siam certi che fu l’effetto indotto delle ire funeste del
compagno Li Causi, giustamente furibondo per l’eccidio – quello di trent’anni
dopo – di Portella delle Ginestre. Ciarla proprio il Casarrubea quando
letteralmente scrive, diffamando – che: “l’eccidio ricorda da vicino quello
ordinato da Ettore Messana a Riesi nel 1919”. Un personaggio, un valdese di
Riesi, lo storico Salvatore Ferro, nel 1934 raccoglie memorie del suo paese ed
ecco invece come ci descrive quei tristi eventi: “Gli scalmanati ritornando
sull’imbrunire entrarono in paese cantando battendo le mani. Trovandosi in
piazza l’Angilella ordinò al popolo di andarsi ad armare e ritornare. E difatti
così fecero. La piazza formicolava di gente. Ad un certo punto il Tenente e il
Delegato di P.S. premerono la mano del soldato, facendo funzionare lo strumento
micidiale. Al crepitio fulminea della Mitragliatrice seguirono altri colpi di
fucile e di revolvers. Il terrore invase tutti gli animi. Un momento dopo si
vide un campo di morti sia in Piazza che nel Corso: anche i feriti fecero
spavento. Nella confusione gli sparatori fuggirono: inseguiti, fu raggiunto il
Tenente al piano del Pozzillo per la via di Ravanusa e fu freddato. In quella
occasione l’ing. Accardi, che si trovava lungo il Corso, trascinato nel Cortile
Golisano, venne pugnalato da mano ignota e ferito. Il pallore, lo sgomento si
leggeva in faccia di tutti, vedendo la carneficina il sangue che scorreva,
raccolti i cadaveri , le famiglie ne piansero amaramente i figli, i mariti, i
parenti. I morti furono 8 e dei feriti non si seppe il numero.” Lo si accetti,
lo si nego codesto racconto, una cosa è certa come si fa a dire che vi
partecipò il Messana? Che fu lui in ogni caso colui che ne avrebbe “ordinato
l’eccidio”? che i morti furono - poi si disse - in numero di quindici, o di
venti? Pare che vi sia stata dopo una inchiesta. Prima o poi troveremo gli atti
di questa inchiesta. Ma una cosa è certa: nessuna responsabilità, nessun
addebito venne fatto al Messana, e non certo per raccomandazione: non aveva
appoggi, non aveva protezioni. Il Messana nel 1919 aveva appena 31 anni e di
carriera ne farà, ma dopo . A caldo il Prefetto di Caltanissetta così, per
incidens, ragguaglia l’onorevole Ministero dell’Interno: “ il 13 corrente, la
locale sezione socialista presentava avviso che l’indomani, domenica, dalle
organizzazioni economiche sarebbe stata fatta una pubblica manifestazione con
comizio in onore e per l’escarcerazione dell’avv. Calì Carmelo, socialista
ufficiale, già arrestato quale istigatore dei noti fatti di Riesi e dimesso dal
carcere il 10 andante”. E in questa lunga relazione da noi rinvenuta
nell’Archivio Centrale di Stato altri ed altri elementi che fanno tanta luce su
queste tragiche vicende delle lotte contadine in Sicilia. Ma un cenno, dico un
cenno, che possa coinvolgere l’operato del questore Messana, allora modesto
delegato di PS in forza a Caltanissetta non c’è. Si dirà che il silenzio nulla
prova. Certo, ma non può non provare che l’eccidio di Riesi “ordinato” dal
Messana è solo una infamante superfetazione del Casarrubea. Il secondo atto
riguarda il periodo in cui Messana fu questore a Lubiana: abbiamo lettere e
documenti ove traspare che il questore Messana non fu colpevole di nulla, dato
che addirittura veniva esautorato dall’esercito. (“ora erano le truppe regolari
ad assumere compiti di polizia ad insaputa della Questura”. Scriverà il
Messana. Vds. Lettera del questore Messana al gen. T. Orlando, comandante della
Divisione Granatieri di Sardegna – 04481 del 3/9/1941 IZDG fasc. 656/IV).
Nessuna prova, nessun documento, nessuna accusa seria poterono addurre gli
juguslavi titini a guerra persa, per noi, e così nessuno può infamare il
Messana perché quella dei Titini fu solo calunnia che non ebbe seguito alcuno.
Messana fu poi uomo di Stato con De Gasperi. Tutto lo comprova. Quanto si è
ricamato sopra,magari ingigantendo l’invidiuzza di qualche collega del Messana,
è talmente irrisorio che è solo malevolenza volerla ancora strumentalizzare
come la recentissima pubblicistica pervicacemente continua. La vicenda
siciliana degli anni 1945-1947 vede in effetti un Messana in sintonia con l’on.
Aldisio, ed è un abilissimo segugio , poliziotto integerrimo che sfruttando le
confidenze di fra Diavolo poté sbaragliare l’ordito
mafia-banditismo-agrari-agganci e protezioni americane. Abbiamo trovato ampia
documentazione che prova il valore, l’abilità e il modo intemerato di agire del
Messana negli archivi di Stato qui a Roma. Documentazione che pur disponibile
non è stata mai indagata da chi si veste dei panni di censore di un uomo a
totale servizio dello Stato, morto in dignitosa austerità finendo i suoi giorni
addirittura in una casa INGC.
Carissima Giovanna, ho già pubblicato
questo post nel mio blog. Non ho voluto appositamente chiedere il tuo parere
preventivo perché mi piacerebbe che a caldo mi manifestassi tutte le tue
perplessità a bocce ferme. Penso che dovresti scrivere al direttore Egidio
Terrana di MALGRADO TUTTO per stigmatizzare sia l'infamante articolo del
Casarrubea ivi pubblicato lo scorso anno, sia la piccola furbizia di ritenere
idoneo alle smentite quel tale Giuseppe Bellavia che comunque la si giri nulla
ha a che fare con la famiglia dell'Ispettore Superiore di PS Gr,Uff. Ettore
Messana, e in ogni caso non è abilitato in alcun modo a parlare a nome
dell'unica nipote vivente del grande Ispettore. Aggiungerei che quindi ai sensi
di legge sulla debbano provvedere alle congrue smentite e alle doverose
rettifiche magari, se lo reputi del caso, sulla falsariga di quanto ho iniziato
a fare nel mio blog CONTRA OMNIA RACALMUTO. Ti abbraccio.
Debbo aggiungere che essendo in FB
una frana questo post è finito riservatamente già a Malgrado Tutto. Me ne sono
accorto con ritardo ma tutto sommato non mi dispiace più di tanto. Così
capiscono che non possono far finta di niente quando mando preavvisi come già
fatto per due volte per tuo nonno.
HO TROVATO SU YOUTUBE RAI 1 13
FEBBRAIO 2012 aLESSANDRA kERSEVAN A PORTA A PORTASTORICA ETITOLARE CASA
EDITRICEKAPPA DI UDINE ARGOMENTI .FOIBE LAGHER FASCISTI SE TI PUO' INTERESSARE
VAI A VEDERE
un altro personaggio televisivo
lucarelli carlo nella trasmissione blu notte parlava di ettore messana
purtroppo il video è stato oscurato se ti può interessare vale la pena tu vada
a dare un'occhiata
sto cercando di trovare una
trasmissione della tv la 7dove la giornalista Lilli gruber parla del nonno
sempre sull'argomento delle foibe
i toni sono senpre i soliti
Ho dato u fugacissimo sguardo a
quello che mi hai segnalato e che riguarda la Kersevan. Dovrò spulciare il
tanto materiale che ho rinvenuto. Ma moltissimo è in lingua slava. Non è roba
per me. Ma mi pare di capire che quel marpione di Bruno Vespa l'ha molto
censurato. Bisognerà allora limitarsi alla trasmissione di Porta a Porta in un
primo tempo rinviata. Senza la cassetta o DVD della trasmissione non saprei
cosa fare. Ad ogni modo credo che il nome di Messana non dovrebbe essere stato
fatto. E allora il nostro interesse è nullo. Quanto alla trasmissione di Lilli
Gruber mi giunge del tutto nuova e allora aspetto che tu da brava segugia mi
procuri il materiale.
Ho preso la tua lettera: molto bella.
Rallegramenti. Cercherò di non deluderti.
mai! ti sarò perennemente
riconoscente
della gruber me lo ha detto mia
cognata sto cercando di rintracciare qualcosa
Comincio a pensare che a noi elle
trasmissioni televisive non ce ne importa nulla. Credo che con quella paginetta
e mezza tuo cugino - da te amabilmente pressato . possa ottenere da Bompiani
almeno la pubblica zione di un tuo libro che per ora intitolerei: Difendo mio
nonno"-
Il titolo è perfetto.......lo scriviamo
insieme vero????
18 giugno 9.13.23
oggi è il tuo onomastico,non so se lo
festeggi io ,comunque ,ti faccio tanti auguri
Calogero viene festeggiato in tre
giorni 18: a Giugno, a Luglio e ad Agosto. A giugno quello di Naro (e mi
riguarderebbe) a Luglio quello di Agrigento con una festa leggendaria (non mi
riguarda) ad Agosto non so dove. Mi torna però molo gradito questo tuo pensiero
e al di là del convenevole religioso mi divieni sempre più cara. Ciao
"spumeggiante" signora.
18 giugno 15.08.54
l'avevo letto tempo fa e in qualche
modo già contestato, ma questo blog di Casarrubea riletto ora mi appare molto
inquietante Il nnno di Giovanna Messana vi viene davvero diffamato a mezzo
stampa senza possibilità di replica. Il Casarrubea sfrutta una spiata segreta
di un capo della polizia politica (come dire fascista) per infangare il grande
Poliziotto di Stato Ettore Messana. Fare il pelo a quella fonte sarebbe per me
facile gioco, ma io non mi chiamo Casarrubea per mettermi a calunniare un morto
che non potrebbe difendersi. Per me de muortuis nihil nisi bonum e per mia
cultura greca i morti sono tutti aghathoi. Lo è Ettore Messana e per me il
rispetto vale anche per codesto “ispettore Ricciardelli ” cui si attribuisce
una “Relazione in Archivio di Stato di Trieste, Prefettura gabinetto, b 18”. La
laudatrix aggiunge comunque che “ l’Ispettore Ricciardelli aveva già svolto
servizio in polizia sotto il passato regime fascista”, un bel fascista insomma
che infatti nessuna carriera fece dopo e nessun riconoscimento gli fu tributato
dalla subentrata Repubblica democratica di De Gasperi che invece fu munifico di
cariche, incarichi e titoli onorifici verso il Messana; questi concluse la sua
apicale carriera sino ai suoi estremi limiti di età. Onorato e riverito anche
perché mai lo poterono trovare colpevole in sede giudiziaria di nulla. Certe
denunce politicamente preconcette di li Causi e Montalbano restarono lettera
morta giacché destituite di ogni fondamento, come può riscontrarsi ora
cosultando Google. Il Casarrubea ha titolo per sostituirsi alle magistrature di
Stato italiane e a quelle internazionali? Ci citi una condanna anche lieve nei
confronti del Messana. Quanto al Ricciardelli la laudatrix aggiunge che “era
stato internato in Germania sotto l’accusa di favoreggiamento nei confronti di
ebrei che sarebbero stati da lui aiutati a scappare.” Gratis? Avremmo voglia di
domandare? Ma ciò non è né sarebbe molto significativo. Qui necessita, a mio
avviso, che un valido avvocato per adisca due vie presso i tribunali di
Palermo: esposto per tutta una serie di reati a mezzo stampa e soprattutto
vertenza civilie per risarcimento danni per diffamazione aggravata ed altro a
mezzo stampa. Le ultime leggi sulla stampa mi paiono non dare molta ragione
agli avvocati affetti da prudenza. So del terrore di editori giornalisti e
direttori responsabili. Berlusconi non ha legiferato invano. Non vorrei
affliggerti più di tanto, mia cara Giovanna, ma ritengo doveroso renderti
edotta di quello he vado scoprendo e pensando. Quel Ricciardelli là si trova in
Google. Poche note ma per me molto illuminati. Un soggetto poco simpatico.
Riporteremo quei passi della suddetta relazione che si attribuisce al
Ricciardelli. Si dice che la relazione si troverebbe a Trieste e chissà perché
non starebbe nell’Archivio Centrale di Stato (se vi si trova perché codesti
sedicenti storici non la vanno a cercare e avvalorare?). Di sicuro – ed anche
la laudatrix lo ammette – l’archivio della prefettura triestina fu molto
manomesso e carte sparite e bruciate e manipolate. A me un ricorso acritico a
fonti così dubbie non appare molto corretto. Ma tant’è. (Calogero Taverna)
------------------------------------------- Blog di Giuseppe Casarrubea occorre
conoscere il passato per dare risposte al futuro Vai al contenuto Home Archivio
Libri di Casarrubea Contatti Resistenza antifascista in Slovenia e l’ispettore
Messana Pubblicato il 2 agosto 2008 di casarrubea (Questa parte è illustrata
grazie alla scrupolosa ricerca condotta dalla storica Claudia Cernigoi,
direttrice della rivista “La Nuova Alabarda.” Si tratta di immagini tratte da
una vasta collezione fotografica sui crimini fascisti dell’Italia in Slovenia)
III L’ombra lunga del fascismo
18 giugno 17.40.45
Quando leggeremo quello che leggeremo
non avremo dubbi nel ritenere codesto questurino a nome Feliciano Ricciardelli
un malevolo meschinello detrattore, in anonimato, del grande Ettore Messana che
dovrebbe essere stato suo superiore e che certamente non ebbe ad pprezzarlo. Al
suo paese irpino si fu di di manica larga: gli si dedicò una via e si cercò di
santificarlo. Riportiamo giù locandine manifesti e e dicerie elogiative ma non
c'era molto dall'addurre a lode omaggiante. Si disse "uomo giusto".
Un epiteto alquanto singolare per uno che di mestere aveva fatto il poliziotto
di reparto politico decisamente fascista. E redigeva rapporti infamenti di
sospetti e dispetti a base di "corre voce", "si dice",
"non poteva non sapere", " era suo subordinato il vero
malfattore (se poi tale era)" "lo spalleggiava" "forse ne
fu compare" e niente più. Ma proprio niente di più sul suo grande
siperiore l'Ispettore generale della PS il Gr.Uff. Dottore Ettore Messana. E
quando le scrive queste cose, quando ancora modesto funzionarietto di questura,
relagato ad una insignificante periferia, nell'ottobre del 1945, crede che è
giunto il momento di togliersi un sassolino dalla scarpa contro l'invidiato suo
ex Superiore che invece di carriera ne ha già fatta e con onore e per la stima
di un superbo uomo di sìStato, nientemeno l'on. Alcode De Gasperi. E quel
insignificante rapportino finisce obliato e trascurato i mano non autorevole e
ci vuole tutta la malafede di rampanti speculatori dell'antitalianità per
riseumarlo e farne fonte di autorevolissima fede quando scricchiola da tutte
leparte. E ciò è tanto vero che Roma repubblicana e democratica e
indubitabilmente antifascista non vi diede peso alcuno. Del resto non ne aveva:
non un fatto, non una prova, non una certezza. Solo pettegolezzi astiosi di
bassa caserma poliziesca. lunedì 12 settembre 2011 Ricciardelli, l'amico e
collega di Palatucci che finì a Dachau https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghS7wgIJ8SelmWpQ1JeFZnYBiyMXsvlml9dCaBsTvrJ1gIaAoBzk8Q7CtH8aswFe7U2D5sbfra7tmnpy7joMDd0g6PBimRKIVv-kTD4C_6dxxY5fuUUJuisEsIH2DdxSn7Xy8fuqeQgElA/s1600/ricciardelli.jpg
L’Ufficio di Presidenza dell’Associazione Amo Montemarano, in occasione dei 150
anni dell’Unità d’Italia, organizza il convegno dal titolo: “Servire la Patria.
L’Esempio di un Compaesano, un Questore, un uomo Giusto: dott. Feliciano
Ricciardelli”. L’appuntamento è per sabato 17 settembre alle ore 18:00 presso
l’Auditorium dell’Edificio Scolastico di Montemarano. Collega, amico e
confidente di Giovanni Palatucci, Feliciano Ricciardelli fu capo dell’Ufficio
Politico della Questura di Trieste mentre Palatucci era capo dell’Ufficio
Stranieri della Questura di Fiume. Collaborò con quest’ultimo per mettere in
salvo centinaia di perseguitati dal regime. Fu arrestato e deportato nel campo
di concentramento di Dachau da cui riuscì a salvarsi. La manifestazione trae
spunto dal libro “Capuozzo accontenta questo ragazzo. La vita di Giovanni
Palatucci” di Angelo Picariello che considera Ricciardelli «...un eroe più
anziano ed esperto, mosso dalle stesse motivazioni umanitarie e cristiane. Con
lui più volte si confronta sul come muoversi per il bene di questi
perseguitati, aggirando le leggi e i controlli dei superiori più
intransigenti…». Attraverso l’esempio del Montemaranese Ricciardelli si
celebreranno i 150 anni dell’unità d’Italia evidenziando il ruolo di chi, con
la propria opera, ha reso grande la nazione. I partecipanti rifletteranno anche
su cosa significhi, oggi, servire la Patria nei suoi vari aspetti. Al dibattito
interverranno, oltre al Presidente di Amo Montemarano, Beniamino Palmieri,
l’autore del libro, nonchè giornalista di Avvenire, Angelo Picariello, Raffaele
Ricciardelli, figlio del dott. Ricciardelli, il Questore di Avellino Sergio
Bracco. Gli interventi verranno conclusi dal senatore Nicola Mancino, già Vice
Presidente del CSM, Presidente del Senato e Ministro dell’Interno. Pubblicato
da Mario Avagliano a 15:02 http://img1.blogblog.com/img/icon18_email.gifhttp://img2.blogblog.com/img/icon18_edit_allbkg.gif
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FacebookCondividi su Pinterest ------------------- Ma ecco cosa scriveva ancora
il Ricciardelli: “Fra le insistenti voci che allora circolavano vi era anche
quella che egli ordinava arresti di persone facoltose, contro cui venivano
mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire profitti personali.
Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati in carcere da un poliziotto
sloveno, compare del Messana, che promettevaloro la liberazione mediante il
pagamento di ingenti importi di denaro. Inoltre gli si faceva carico che a
Lubiana si era dedicato al commercio in pellami, da cui aveva ricavato lauti
profitti. Durante la sua permanenza a Trieste, per la creazione in questa città
del famigerato e tristemente noto ispettorato speciale di polizia diretto dal
comm. Giuseppe Gueli, amico del Messana, costui non riuscì ad affettuare
operazionidi polizia politica degne di particolare rilievo. Ma anche qui come a
Lubiana, egli si volle distinguere per la mancanza assoluta di ogni senso di
umanità e di giustizia che dimostrò chiaramente nella trattazione di pratiche
relative a perseguitati politici, responsabili di attività antifascista molto
limitata. In proposito, si ritiene opportuno segnalare un episodio che dimostra
la sua malvagità d’animo: In una notte del gennaio 1943 senza alcun addebito
specifico ed all’insaputa dello stesso Ufficio Politico della Questura, ordinò
l’arresto di oltre venti ebrei fra cui si ricordano i nomi dei fratelli
Kostoris Marco e Leone, Romano Davide, Israele Felice e l’avvocato Volli Ugo
che vennero proposti al Ministero per l’internamento, perché ritenuti
politicamente pericolosi. E che il Messana avesse agito per pura malvagità e,
probabilmente, per cercare di accattivarsi la benevolenza della locale
federazione fascista, con la quale non intercorrevano cordiali rapporti, lo
dimostra il fatto che lo stesso Ministero respinse la proposta. Ordinando la
scarcerazione dei predetti che furono rilasciati dopo oltre un mese di carcere
(per più dettagliati particolari e per conoscere tutti i nomi degli arrestati,
esaminare i precedenti al Ministero, poiché gli atti dell’Ufficio Politico
della locale Questura, furono asportati o distrutti dalle truppe jugoslave di
occupazione della città ai primi di maggio u. s.) Risulta in modo indubbio che
il Messana, quale componente la locale commissione provinciale per i
provvedimenti di polizia, infierì in modo particolare contro i denunziati.
Difatti egli, anche per colpe di lieve entità per quanto riguardava i
denunziati per il confino chiedeva sempre il massimo della pena. Tale
comportamento veniva aspramente criticato dagli altri componenti la commissione
e finanche dal Prefetto fascista Tullio Tamburini, presidente della commissione
stessa.[3] gli italiani uccidono 15 uomini e donne a Brdo presso Lubiana. Le
vittimesi trovano al cimitero di Vic Destituito Mussolini, nonostante avesse
eletto domicilio a Trieste, se ne allontanò ben presto facendo perdere di fatto
le sue tracce. Alla data del 2 novembre era ancora irreperibile e in tale veste
fu dichiarato dimissionario d’ufficio”. [4] * Di tutta questa accozzaglia di
dicerie, presunzioni, maldicenze, sospetti, anonime delazioni nessun fatto, lo
affermiamo senza tema di smentita, fu mai provato, nessun misfatto fu mai
addebitato all'Ispettore Generale di PS gr.uff. Ettore Messana. Tutto finito
nel nulla dell'ARCVHIATO. Non luogo a procedere. Chi rispolvera questo documento
che per di più potrebbe risultare persino apocrifo si macchia a mio avviso di
diffamazione calunniatrice. Certamente non fa storia.
2.bp.blogspot.com
Nota troppo lunga. Ma credo crucuale.
Mi piace la coda scritta da me.
Quando leggeremo quello che leggeremo
non avremo dubbi nel ritenere codesto questurino a nome Feliciano Ricciardelli
un malevolo meschinello detrattore, in anonimato, del grande Ettore Messana che
dovrebbe essere stato suo superiore e che certamente non ebbe ad apprezzarlo.
Al suo paese irpino si fu di manica larga: gli si dedicò una via e si cercò di
santificarlo. Riportiamo giù locandine manifesti e dicerie elogiative ma non
c'era molto da addurre a lode omaggiante. Si disse "uomo giusto". Un
epiteto alquanto singolare per uno che di mestiere aveva fatto il poliziotto di
un reparto politico decisamente fascista. E redigeva rapporti infamanti di
sospetti e dispetti a base di "corre voce", "si dice",
"non poteva non sapere", " era suo subordinato il vero
malfattore (se poi tale era)" "lo spalleggiava" "forse ne
fu compare" e niente più. Ma proprio niente di più sul suo grande
superiore l'Ispettore generale della PS il Gr.Uff. Dottore Ettore Messana. E
quando le scrive queste cose, quando ancora modesto funzionarietto di questura,
relegato ad una insignificante periferia, nell'ottobre del 1945, crede che è
giunto il momento di togliersi un sassolino dalla scarpa contro l'invidiato suo
ex Superiore che invece di carriera ne ha già fatta e con onore e per la stima
di un superbo uomo di Stato, nientemeno l'on. Alcide De Gasperi. E quel insignificante
rapportino finisce obliato e trascurato in mano non autorevole e ci vuole tutta
la malafede di rampanti speculatori dell'antitalianità per riesumarlo e farne
fonte di autorevolissima fede quando scricchiola da tutte le parti. E ciò è
tanto vero che Roma repubblicana e democratica e indubitabilmente antifascista
non vi diede peso alcuno. Del resto non ne aveva: non un fatto, non una prova,
non una certezza. Solo pettegolezzi astiosi di bassa caserma poliziesca. lunedì
12 settembre 2011 Ricciardelli, l'amico e collega di Palatucci che finì a
Dachau https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghS7wgIJ8SelmWpQ1JeFZnYBiyMXsvlml9dCaBsTvrJ1gIaAoBzk8Q7CtH8aswFe7U2D5sbfra7tmnpy7joMDd0g6PBimRKIVv-kTD4C_6dxxY5fuUUJuisEsIH2DdxSn7Xy8fuqeQgElA/s1600/ricciardelli.jpg
L’Ufficio di Presidenza dell’Associazione Amo Montemarano, in occasione dei 150
anni dell’Unità d’Italia, organizza il convegno dal titolo: “Servire la Patria.
L’Esempio di un Compaesano, un Questore, un uomo Giusto: dott. Feliciano Ricciardelli”.
L’appuntamento è per sabato 17 settembre alle ore 18:00 presso l’Auditorium
dell’Edificio Scolastico di Montemarano. Collega, amico e confidente di
Giovanni Palatucci, Feliciano Ricciardelli fu capo dell’Ufficio Politico della
Questura di Trieste mentre Palatucci era capo dell’Ufficio Stranieri della
Questura di Fiume. Collaborò con quest’ultimo per mettere in salvo centinaia di
perseguitati dal regime. Fu arrestato e deportato nel campo di concentramento
di Dachau da cui riuscì a salvarsi. La manifestazione trae spunto dal libro
“Capuozzo accontenta questo ragazzo. La vita di Giovanni Palatucci” di Angelo
Picariello che considera Ricciardelli «...un eroe più anziano ed esperto, mosso
dalle stesse motivazioni umanitarie e cristiane. Con lui più volte si confronta
sul come muoversi per il bene di questi perseguitati, aggirando le leggi e i
controlli dei superiori più intransigenti…». Attraverso l’esempio del
Montemaranese Ricciardelli si celebreranno i 150 anni dell’unità d’Italia
evidenziando il ruolo di chi, con la propria opera, ha reso grande la nazione.
I partecipanti rifletteranno anche su cosa significhi, oggi, servire la Patria
nei suoi vari aspetti. Al dibattito interverranno, oltre al Presidente di Amo
Montemarano, Beniamino Palmieri, l’autore del libro, nonchè giornalista di
Avvenire, Angelo Picariello, Raffaele Ricciardelli, figlio del dott.
Ricciardelli, il Questore di Avellino Sergio Bracco. Gli interventi verranno
conclusi dal senatore Nicola Mancino, già Vice Presidente del CSM, Presidente
del Senato e Ministro dell’Interno. Pubblicato da Mario Avagliano a 15:02 http://img1.blogblog.com/img/icon18_email.gifhttp://img2.blogblog.com/img/icon18_edit_allbkg.gif
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il Ricciardelli: “Fra le insistenti voci che allora circolavano vi era anche
quella che egli ordinava arresti di persone facoltose, contro cui venivano
mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire profitti personali.
Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati in carcere da un
poliziotto sloveno, compare del Messana, che promettevaloro la liberazione
mediante il pagamento di ingenti importi di denaro. Inoltre gli si faceva
carico che a Lubiana si era dedicato al commercio in pellami, da cui aveva
ricavato lauti profitti. Durante la sua permanenza a Trieste, per la creazione
in questa città del famigerato e tristemente noto ispettorato speciale di
polizia diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico del Messana, costui non riuscì
ad affettuare operazionidi polizia politica degne di particolare rilievo. Ma
anche qui come a Lubiana, egli si volle distinguere per la mancanza assoluta di
ogni senso di umanità e di giustizia che dimostrò chiaramente nella trattazione
di pratiche relative a perseguitati politici, responsabili di attività
antifascista molto limitata. In proposito, si ritiene opportuno segnalare un
episodio che dimostra la sua malvagità d’animo: In una notte del gennaio 1943
senza alcun addebito specifico ed all’insaputa dello stesso Ufficio Politico
della Questura, ordinò l’arresto di oltre venti ebrei fra cui si ricordano i
nomi dei fratelli Kostoris Marco e Leone, Romano Davide, Israele Felice e
l’avvocato Volli Ugo che vennero proposti al Ministero per l’internamento,
perché ritenuti politicamente pericolosi. E che il Messana avesse agito per pura
malvagità e, probabilmente, per cercare di accattivarsi la benevolenza della
locale federazione fascista, con la quale non intercorrevano cordiali rapporti,
lo dimostra il fatto che lo stesso Ministero respinse la proposta. Ordinando la
scarcerazione dei predetti che furono rilasciati dopo oltre un mese di carcere
(per più dettagliati particolari e per conoscere tutti i nomi degli arrestati,
esaminare i precedenti al Ministero, poiché gli atti dell’Ufficio Politico
della locale Questura, furono asportati o distrutti dalle truppe jugoslave di
occupazione della città ai primi di maggio u. s.) Risulta in modo indubbio che
il Messana, quale componente la locale commissione provinciale per i
provvedimenti di polizia, infierì in modo particolare contro i denunziati.
Difatti egli, anche per colpe di lieve entità per quanto riguardava i
denunziati per il confino chiedeva sempre il massimo della pena. Tale
comportamento veniva aspramente criticato dagli altri componenti la commissione
e finanche dal Prefetto fascista Tullio Tamburini, presidente della commissione
stessa.[3] gli italiani uccidono 15 uomini e donne a Brdo presso Lubiana. Le
vittimesi trovano al cimitero di Vic Destituito Mussolini, nonostante avesse
eletto domicilio a Trieste, se ne allontanò ben presto facendo perdere di fatto
le sue tracce. Alla data del 2 novembre era ancora irreperibile e in tale veste
fu dichiarato dimissionario d’ufficio”. [4] * Di tutta questa accozzaglia di
dicerie, presunzioni, maldicenze, sospetti, anonime delazioni nessun fatto, lo
affermiamo senza tema di smentita, fu mai provato, nessun misfatto fu mai
addebitato all'Ispettore Generale di PS gr.uff. Ettore Messana. Tutto finito
nel nulla dell'ARCHIVIATO. Non luogo a procedere. Chi rispolvera questo
documento che per di più potrebbe risultare persino apocrifo si macchia a mio
avviso di diffamazione calunniatrice. Certamente non fa storia.
2.bp.blogspot.com
versione corretta
l'avevo letto tempo fa e in qualche
modo già contestato, ma questo blog di Casarrubea riletto ora mi appare molto
inquietante Il nonno di Giovanna Messana vi viene davvero diffamato a mezzo
stampa senza possibilità di replica. Il Casarrubea sfrutta una spiata segreta
di un capo della polizia politica (come dire fascista) per infangare il grande
Poliziotto di Stato Ettore Messana. Fare il pelo a quella fonte sarebbe per me
facile gioco, ma io non mi chiamo Casarrubea per mettermi a calunniare un morto
che non potrebbe difendersi. Per me de mortuis nihil nisi bonum e per mia
cultura greca i morti sono tutti aghathoi. Lo è Ettore Messana e per me il
rispetto vale anche per codesto “ispettore Ricciardelli ” cui si attribuisce
una “Relazione in Archivio di Stato di Trieste, Prefettura gabinetto, b 18”. La
laudatrix aggiunge comunque che “ l’Ispettore Ricciardelli aveva già svolto
servizio in polizia sotto il passato regime fascista”, un bel fascista insomma
che infatti nessuna carriera fece dopo e nessun riconoscimento gli fu tributato
dalla subentrata Repubblica democratica di De Gasperi; questi invece fu
munifico di cariche, incarichi e titoli onorifici verso il Messana; il quale
concluse la sua apicale carriera sino ai suoi estremi limiti di età. Onorato e
riverito anche perché mai lo poterono trovare colpevole in sede giudiziaria di
nulla. Certe denunce politicamente preconcette di Li Causi e Montalbano restarono
lettera morta giacché destituite di ogni fondamento, come può riscontrarsi ora
cosultando Google. Il Casarrubea ha titolo per sostituirsi alle magistrature di
Stato italiane e a quelle internazionali? Ci citi una condanna anche lieve nei
confronti del Messana. Quanto al Ricciardelli la laudatrix aggiunge che “era
stato internato in Germania sotto l’accusa di favoreggiamento nei confronti di
ebrei che sarebbero stati da lui aiutati a scappare.” Gratis? Avremmo voglia di
domandare! Ma ciò non è né sarebbe molto significativo. Qui necessita, a mio
avviso, che un valido avvocato adisca due vie presso i tribunali di Palermo:
esposto per tutta una serie di reati a mezzo stampa e soprattutto vertenza
civile per risarcimento danni per diffamazione aggravata ed altro a mezzo
stampa. Le ultime leggi sulla stampa mi paiono non dare molta ragione agli
avvocati affetti da prudenza. So del terrore di editori giornalisti e direttori
responsabili. Berlusconi non ha legiferato invano. Non vorrei affliggerti più
di tanto, mia cara Giovanna, ma ritengo doveroso renderti edotta di quello he
vado scoprendo e pensando. Quel Ricciardelli là si trova in Google. Poche note
ma per me molto illuminati. Un soggetto poco simpatico. Riporteremo quei passi
della suddetta relazione che si attribuisce al Ricciardelli. Si dice che la
relazione si troverebbe a Trieste e chissà perché non starebbe nell’Archivio
Centrale di Stato (se vi si trova perché codesti sedicenti storici non la vanno
a cercare e avvalorare?). Di sicuro – ed anche la laudatrix lo ammette –
l’archivio della prefettura triestina fu molto manomesso e carte sparite e
bruciate e manipolate. A me un ricorso acritico a fonti così dubbie non appare
molto corretto. Ma tant’è. (Calogero Taverna) -------------------------------------------
Blog di Giuseppe Casarrubea occorre conoscere il passato per dare risposte al
futuro Vai al contenuto Home Archivio Libri di Casarrubea Contatti Resistenza
antifascista in Slovenia e l’ispettore Messana Pubblicato il 2 agosto 2008 di
casarrubea (Questa parte è illustrata grazie alla scrupolosa ricerca condotta
dalla storica Claudia Cernigoi, direttrice della rivista “La Nuova Alabarda.”
Si tratta di immagini tratte da una vasta collezione fotografica sui crimini
fascisti dell’Italia in Slovenia) III L’ombra lunga del fascismo
versione corretta
19 giugno 14.59.54
Gentilissimo signor Direttore di
Malgrado Tutto, Egidio Messana, Solo adesso prendo visione del Vostro servizio
del 15 febbraio dello scorso anno, non certo laudativo della fulgida figura di
mio nonno il gr.Uff. Ettore Messana, Ispettore Generale di PS. Già nella
titolazione il pur glorioso giornale caro a Sciascia, Malgrado tutto, incappa
in malevoli giudizi di valore e qualifica fatti e vicende in termini
pregiudizievoli nei confronti di quest'altissimo servitore dello Stato che fu
mio nonno. Si danno per vere e reali colpe che un falso storico, invero un
politico ideologicamente preconcetto, raffazzona manipolando fonti e documenti
incongrui e omettendo la più pertinente e molto favorevole a mio nonno
documentazione che il vostro dottore Calogero Taverna ha rintracciato
commentato e contrapposto come emerge dal suo blog CONTRA OMNIA RACALMUTO. Non
mi rivolgo a Lei ai sensi di legge che pur potrei: so essere LEI un grande
gentiluomo, un saggio uomo di cultura e un validissimo giornalista e direttore,
ragion per cui La prego soltanto di riparare alla scivolata del Suo giornale,
inconveniente pur comprensibile, adoperandosi ad una rettifica storica doverosa
anche per il buon nome di Racalmuto, che per tanti versi viene vilipeso. Il
presunto chiarimento di tal Giuseppe Bellavia non è accettabile per la stessa
figura del notista che i suoi locali collaboratori non potevano non conoscere.
Di certo il Bellavia non ha alcun titolo a parlare in nome della vera e
legittima famiglia di mio nonno, di cui l'unica erede naturale e legale sono io
Giovanna Messana. Qualora lo ritenesse del caso potrebbe avvalersi del
contributo del dottore Taverna col sol quale sono in contatto, che volentieri
presterebbe la sua consulenza storica e documentale. Con deferenza, Giovanna
Messana
Questa la bozza a cui ho pensato. Ti
do gli estremi di quel servizio. Non si possono fare fotocopie e quindi devi
accontentarti di quelli che ho trascritto.Ti invio i miei scarabocchi. I dati
essenziali si leggono.
19 giugno 21.14.38
ho letto e domani stesso spediròuna
raccomandata con ricevuta di ritorno così saremo sicuriche venga
recapitata,benissimo una lettera diplomatica e risoluta avrà sicuramente esito
positivo ,come sempre ti sono riconoscente
Mi sono messo nei tuoi panni. Credo
però che avraiqualche difficoltà con l'indirizzo. Nel caso potresti
mandargliela con un messaggio a Malgrado Tutto e chiedere lindirizzo cui far
seguire la lettera. Ma tu sai cavartela meglio di me.
la sede del giornale qual'è? vedo di
trovare l'indirizzo su google
Guarda ma credo che non abbia sede
... lo fanno in casa di Salvatore Picone .. ma non ne sono certo.
quello che mi hai mandato scritto a
mano non si legge ho provato ad ingrandire le lettere ma non è leggibile
........mi serve un indirizzo per spedire le lettera
Ora guardo...
Storia di Malgrado Tutto Sin dal
primo numero ha avuto la firma di Leonardo Sciascia Malgrado Tutto Web Chi
Siamo Direttore, Redazione, Autori e Collaboratori Malgrado Tutto web di
Redazione | 23 novembre 2011 Direttore Responsabile: Egidio Terrana Redazione:
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confronto a sei di venerdì 16 maggio. Fai tu le domande ai candidati NOSTRA
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Agnello
Più di questo io non trovo. Gliela
potresti quindi mandare per e-mail o telefonare prima e farti dire
l'indirizzo.Intanto anch se non sei amica (potresti chiedere l0amicizia( credo
che glie la potresti anticipare per il MESSAGGIO
Ti trascrivo quello che non hai
potuto leggere: "La discussa carriera del poliziotto Ettore Messana
Malgrado Tutto web " di Venerdì 15 febbraio 2013 alle ore 14, 57 -
Giuseppe Casarrubea - Giuseppe Bellavia Messana - "Il fascismo, gli anni
di Lubiana, la banda Giuliano, il patto con fra' Diavolo. " Lo storico
Giuseppe Casarrubea disegna un profilo dell'Ispettore Ettore Messana,
originario di Racalmuto. Il commento di un erede del questore che attraversò
gli anni più cupi della storia italiana. Dal sito www.casarrubea.wordpress.com."
"la risposta di Giuseppe Bellavia Messana: "il mio è certo un
commento di parte, essendo io, per parte di madre, un pronipote dell'Ispettore
Messana."
ma mandagli pure una copia con il
messaggio.
hai etta la mia correzione
dell'e-mail?
si hai ragione avevo sbagliato ,domani
mattina mando il messaggio ora sono un pò stanca ti auguro buona notte e buon
viaggio per domani ciao e a presto
Buona notte carissima
20 giugno 13.39.07
Ho bisogno assoluto di avere un
recapito per inviare la lettera ,ho telefonato al numero di cell che si trova
sul sito ma non ho avuto risposta .......da Racalmuto ti sarà facile avere
l'indirizzo preciso o un numero di fax grazie a presto
21 giugno 16.23.03
ho risolto ,ho chiesto l'amicizia al
sito malgrado tutto ,mi è stata concessa ed ho inviato subito la lettera al
direttore.pedona se ti disturbo,ma sono contenta di aver fatto anche questo
piccolo passo
24 giugno 16.24.43
Finalmente troviamo e subito
pubblichiamo il ponderoso fascicolo processuale della denunzia che l'on.le
comunista Montalbano avanzò contro l'ispettore Generale dottore gr. uff. Ettore
Messana da Racalmuto. Sottolineo senza indugio il finale: archiviazione senza
se e senza ma. Hanno i detrattori postumi di oltre un sessantennio preso
visione di questa documentazione, l'hanno analizzata? cosa hanno da rimarcare?
Quanti loro castelli denigratori vanno in misero fumo? Hanno da fare qualche
atto di resipiscenza operativa, o aspettano sentenze giudiziarie. La famiglia
del calunniato sta finalmente reagendo: vuole il ripristino dell'ottimo nome di
S.E. Gr.Uff. Dottore Ettore Messana , ispettore generale di PS da Racalmuto
Ecco tutta la verità, processualmente
appurata, in ordine alle vicende del gr.uff. dottore Ettore Messana ispettore
generale di PS di Racalmuto. Ogni superfetazione denigratoria s'infrange contro
la verità processuale: è calunnia. Così relaziona al magistrato il gr. uff.
Messana quanto alla intricata storia del bandito Giuliano e al suo ruolo. Cosa
hanno da opporre i denigratori postumi e posticci? Il bandito Giuliano La
strage di Portella della Ginestra Documenti sulla strage Documento 13 VERBALE
INTERROGATORIO DELL’ISPETTORE VITO MESSANA Verbale di continuazione di
dibattimento del 20 luglio 1951 [cartella 4, vol. V, n. 5] D’ordine del
Presidente, introdotto il testimone Messana Ettore fu Clemente di anni 66, nato
a Racalmuto (Agrigento) e domiciliato in Roma, Ispettore di Ps. Interrogato in
merito ai fatti della causa, risponde: «Fui mandato in Sicilia a capo
dell’Ispettorato Generale di P.S. per la Sicilia nel maggio 1945 e vi rimasi
fino a tutto luglio 1947. Il decreto che istituì l’Ispettorato è dell’aprile
1945 e funzione di tale organo fu quella di integrare l’opera repressiva e
preventiva nell’eliminazione del banditismo ed in genere della delinquenza
associata in Sicilia». D. R. «Io ebbi a mia disposizione 750 carabinieri, 350
agenti e 14 funzionari, che distribuii in tutte le province della Sicilia da
Messina a Trapani. Fui io che istituii i nuclei di carabinieri e polizia nei
centri dove a me sembrò che dovessero essere istituiti. Le mie prime operazioni
feci nelle province di Agrigento e di Catania. Verso la fine del 1945
incominciò ad affiorare l’attività della banda Giuliano. Tale fatto fece
aumentare la mia attività tanto più che la banda Giuliano e quella di Avila si
erano poste al servizio dell’Evis». D. R. «Ebbi notizia dei fatti di Portella
nelle ore pomeridiane del 1° maggio 1947. Mi recai ad una riunione indetta dal
prefetto Vittorelli, dove si stabilì una certa azione da svolgersi. L’indomani
mi recai a Piana degli Albanesi ed a San Giuseppe Jato, ove già si era
proceduto all’arresto di quattro persone ad opera di un nucleo dipendente
dall’Ispettorato e dove si era proceduto a largo rastrellamento arrestando
centinaia di persone sospette, le quali però furono quasi tutte rimesse in
libertà. Non essendo emersa a loro carico alcuna responsabilità». D. R. «Tutto
ciò venne fatto ad opera della questura che si limitò poi a denunciare solo i
quattro arrestati». D. R. «In una riunione tenuta anche alla presenza
dell’Ispettore Generale di P. S. Rosselli, inviato a Palermo dal Ministero, fu
deciso da quest’ultimo che la direzione delle indagini dovesse essere affidata
al questore Giammorcaro e fu così che io passai alle dipendenze di costui». D.
R. «Si venne frattanto a conoscenza che il 1° maggio era stato sequestrato,
dopo la sparatoria, un campiere, certo Busellini, del quale non si seppe nulla
per tanti giorni e che poi fu trovato ucciso in un fossato da un nucleo alle
mie dipendenze». D. R. «Non so se il ritrovamento del cadavere del Busellini
avvenne a mezzo di cani poliziotti od a mezzo solo di ricerche». D. R. «Mi
sembra di ricordare che sul petto del cadavere del Busellini fu trovato un
cartello con la scritta «questa è la fine dei traditori», la qualcosa ci
convinse che il delitto era stato consumato dalla banda Giuliano. Tale
convinzione ci facemmo anche per il delitto di Portella poiché ci convincemmo
che colui che aveva ucciso Busellini era uno di quelli che aveva sparato a
Portella». D.R. «Noi dell’Ispettorato, fin dal primo momento, pensammo che la
strage di Portella era da attribuirsi alla banda Giuliano, perché il fatto era
avvenuto nella zona così detta d’imperio della banda stessa, mentre l’Angrisani
ed il Guarino avevano orientamento diverso». D. R. «Tale convincimento da parte
dell’Ispettorato fu però rafforzato dal rinvenimento del cadavere del
Busellini». Contestatogli che nel verbale di rinvenimento del cadavere del
Busellini non vi è traccia del cartello rinvenuto sul suo cadavere, risponde: «Può
darsi che io abbia un cattivo ricordo di tale fatto, ma pure mi sembra di
ricordare così». D. R. «Le indagini continuarono e solo nel giugno avvennero i
primi fermi effettuati dal nucleo centrale comandato dal colonnello
Paolantonio, il quale mi riferiva lo sviluppo di esse». D. R. «Il rapporto n.
37 fu redatto quando io non ero più Ispettore Generale in Sicilia, essendo
stato sostituito il 1.8.47 dal questore di Napoli Coglitori». D. R. «Quasi
tutti i fermi avvennero durante la mia permanenza in Sicilia ed io, giorno per
giorno, venivo informato di quanto si riusciva a sapere dai fermati». D. R.
«L’Ispettorato aveva dei confidenti ed inoltre era in contatto con alcuni
elementi che ci ponevano in comunicazione con il bandito Ferreri Salvatore». D.
R. «Io nessun contatto diretto ebbi col Ferreri, solo ebbi rapporti con lui
tramite i suddetti elementi di collegamento». D. R. «Escludo che Ferreri mi
abbia fatto sapere i nomi di coloro che avevano partecipato all’azione di
Portella; può darsi che qualche indicazione l’abbia data al colonnello
Paolantonio oppure ad un altro funzionario di P.S., certo Zappone, che io avevo
dislocato nella zona di Partinico e che fu ucciso a Borgetto in un agguato». D.
R. «Il nostro convincimento che l’azione di Portella era dovuta alla banda
Giuliano fu maggiormente rafforzato dal riconoscimento effettuato da quattro
cacciatori sequestrati in quella mattina del 1° maggio, i quali in una
fotografia di persona a cavallo riconobbero proprio colui che ritenevano fosse
il capo del gruppo che li aveva sequestrati». D. R. «Il colonnello Paolantonio,
fin quando io restai in Sicilia, non mi parlò mai del fermo di alcuno ritenuto
partecipe della strage di Portella per confidenze avute dal Ferreri». D. R.
«Escludo di aver avuto mai rapporti con Pisciotta Gaspare, come escludo di
avergli rilasciato un tesserino di riconoscimento sia al suo nome che a quello
di Faraci Giuseppe». Contestatogli che il Pisciotta ha affermato invece di aver
avuto rilasciato un tesserino proprio da lui che glielo fece recapitare tramite
Ferreri, risponde: «Escludo nel modo più reciso che ciò sia avvenuto».
Richiamato l’imputato Gaspare Pisciotta e contestatagli la dichiarazione resa
dall’Ispettore Messana a proposito del tesserino, risponde: «Il tesserino lo
ebbi tramite Ferreri, portava la firma Messana, aveva i timbri
dell’Ispettorato, fu strappato ed io spero che colui che lo ha strappato, se ha
coscienza, lo dirà». D. R. «Luca potrà dire qualcosa in merito, può darsi che
il tesserino esista ancora, ma a me risulta che fu stracciato». Il teste
Messana: D. R. «Io facevo da organo propulsore nell’attività dei miei
funzionari; dissi loro di indagare anche sulla ragione per cui Giuliano fece
l’azione di Portella ma nessuno di essi mi parlò mai su tale fatto». D. R. «Andai
via dalla Sicilia il 31.7.1947 e quindi non mi occupai più della cosa». A
domanda dell’Avv. Sotgiu, risponde: «Non ricordo di aver rilasciato al Ferreri
un tesserino di libera circolazione, ma non escludo che esso possa essere stato
rilasciato da altri sotto il mio nome, essendo io il capo dell’Ispettorato.
Devo dire per altro che la mia firma ufficiale è quasi inintellegibile come
Messana, anzi ritengo che sia del tutto inintellegibile». D.R. «Non rilasciai
tesserini di libera circolazione ai confidenti, non so se ne furono rilasciati
a mio nome dai miei dipendenti che nulla mi riferivano intorno al rilascio di
essi poiché ognuno ha i propri confidenti ed intorno a noi si mantiene il più
stretto riserbo anche con i superiori». D.R. «Io fornivo il danaro che mi
richiedevano per i confidenti ai miei dipendenti, i quali mi rilasciavano
ricevuta sulla quale si limitavano a dire. -- per un confidente- senza
indicarne le generalità». D.R. «Certamente i rapporti col Ferreri iniziarono
prima della strage di Portella. Ricordo di aver saputo, attraverso la fonte
Ferreri, che Giuliano voleva attentare alla vita dei dirigenti del Partito
Comunista di Palermo, fra i quali il Li Causi. Informai per la opportuna
vigilanza il questore e fu il colonnello Paolantonio che avvisò direttamente il
Li Causi». D.R. «Al padre del Ferreri feci dare un porto d’armi, ma ciò
rientrava nel progetto di venire all’arresto di Giuliano. Sentii parlare del
rinvenimento del predetto porto d’armi sul cadavere del Ferreri, ma ciò non
constatai personalmente». D.R. «Escludo che il padre del Ferreri facesse parte
della banda Giuliano». D.R. «Non mi risulta che dopo l’amnistia dell’Evis
Giuliano abbia mantenuto rapporti con persone insospettabili». D.R. «Dopo di me
all’Ispettorato ci fu Coglitore, poi Modica, poi Spanò, poi Verdiani» D.R. «Non
ricordo i nominativi dei componenti la banda Giuliano». D.R. «Esiste un
rapporto intorno alle bande armate dell’Evis ed all’attività da esse spiegate,
rapporto redatto dal nucleo centrale alle mie dipendenze». D.R. «Sono a
conoscenza dei nomi in esso compresi, può darsi che l’elenco contenuto in detto
rapporto non sia completo e non comprenda tutta la materia, essendo potuta
qualcosa essere sfuggita e qualcosa sopraggiungere». D.R. «Non ricordo il nome
di Genovesi Giovanni tra i confidenti della polizia, né so se egli sia stato
interrogato dal colonnello Denti». A domanda dell’avv. Crisafulli, risponde:
«Per il fatto di Portella venne in Sicilia un Ispettore generale del Ministero,
come di solito avviene quando succedono fatti di una certa rilevanza». D.R.
«Detto Ispettore riunì tutti gli organi di polizia in questura e poiché ogni
organo comunicò i risultati delle indagini svolte, l’Ispettore volle che le
varie attività fossero coordinate e quindi, senza esautorare e sostituire
alcuno, dette la direzione al questore Giammorcaro al quale doveva essere
comunicata ogni attività degli organi di polizia. Tutto ciò per quanto riguarda
i fatti di Portella». D.R. «Mi fu detto che il Ferreri fu operato di
appendicite». A domanda dell’avv. Sotgiu, risponde: «Non mi risulta che al
Ferreri sia stata rilasciata una tessera intestata a Salvo Rossi, autista del
colonnello Paolantonio». A domanda dell’avv. Crisafulli, risponde: «Parlando di
un rapporto Coglitore mi riferivo solo al rapporto firmato dal maresciallo Lo
Bianco relativo ai fatti di Portella» A domanda del Pisciotta Gaspare,
risponde: «Escludo di essere stato io a consegnare i mitra al Ferreri, né mi
risulta che ciò sia stato fatto da qualcuno dell’Ispettorato. A quell’epoca
avevamo penuria di armi». Il Pisciotta aggiunge: «I cinque mitra servirono per
l’azione di Portella, secondo quanto mi disse Ferreri». Dopo di che il
Presidente rinvia la prosecuzione del dibattimento all’udienza del 23.7.1951
ore 9,30.
25 giugno 14.10.40
26 giugno 12.29.50
Contra Omnia Racalmuto ...per
mestiere spiego bene agli altri quello che per me non comprendo. Richiamo
quanto segue per contrappormi nella doverosa salvaguardia del fulgido nome
dell'Ispettore Generale di PS gr.uff. dottore Ettore Messana da Racalmuto.
------------------------ Trascrivo da un blog: Archivio Giuseppe Casarrubea
senior (1899-1947) UN ARCHIVIO STORICO SULL’ITALIA E SULLA SICILIA DEL XX
SECOLO Chi siamo? L’archivio sorge per dare seguito ad uno dei punti statutari
dell’Associazione “Non solo Portella onlus” fondata nel 1998 con lo scopo di
rappresentare i familiari delle vittime della strage di Portella della Ginestra
(1° maggio 1947), e degli assalti contro le Camere del Lavoro del 22 giugno
1947. Aderiscono all’Associazione i familiari di altre stragi avvenute in
Sicilia dal secondo dopoguerra in poi. L’archivio è dedicato al dirigente
sindacale “Giuseppe Casarrubea” assassinato durante l’attacco terroristico
contro la sezione del Pci di Partinico, un mese e 22 giorni dopo la strage di
Portella della Ginestra. Il commando, stando ai giudici di Viterbo (1950-’52),
era ispirato dal neofascista Salvatore Giuliano e da Pasquale ‘Pino’ Sciortino.
Il processo contro i mandanti e gli esecutori di queste stragi ebbe a fondamento
un depistaggio della polizia giudiziaria: il “Rapporto giudiziario” del 4
settembre 1947. Gli accusati furono sottoposti a interrogatori e confronti
dibattimentali durati due anni. Alla fine i giudici conclusero assolvendo i
mafiosi e parecchi imputati e negando l’esistenza di mandanti. Nell’attentato
di giugno perse la vita anche Vincenzo Lo Iacono e si ebbero dieci feriti
gravi, alcuni con menomazioni irreversibili come Leonardo Addamo e Giuseppe
Salvia. In una stessa notte furono prese d’assalto le seguenti sedi di
sinistra: la sezione comunista di Cinisi (attentato dinamitardo senza vittime),
sezione del Pci di San Giuseppe Jato (un ferito e distruzione totale della
sede), Camera del Lavoro di Borgetto (senza vittime), sezione socialista di
Monreale (senza vittime), sezione del Pci di Carini (senza vittime). Gli
attentati di giugno furono la “naturale” continuazione dell’azione di
provocazione terroristica della strage del 1° maggio. Entrambe le stragi,
processualmente unificate, ebbero gravi coperture da parte di alcuni settori
delle forze dell’ordine dipendenti dall’Ispettore di Ps, Ettore Messana. Questi
aveva cominciato la sua carriera ai tempi della strage di Riesi (1919) e
l’aveva conclusa dopo Portella della Ginestra, avendo avuto all’interno del
gruppo di fuoco che aveva sparato sulla folla dei manifestanti per la festa del
1° maggio, il proprio confidente Salvatore Ferreri, inteso Fra’ Diavolo.
L’ispettore inoltre era stato nominato dal governo di Ivanoe Bonomi, a
quell’alta carica, nonostante fosse ricercato dalla commissione delle Nazioni
Unite nel 1945 per crimini di guerra compiuti in Slovenia, durante
l’occupazione fascista (1941-1943: sul tema si possono consultare diversi post
di questo stesso blog e una sequenza fotografica di eccezionale interesse).
_______________________________________ Controdeduco: Fin qui abbiamo ripreso
quanto il Casarrubea affastella in lode di una sua iniziativa che ci piacerebbe
sapere quanto no-profit sia stata. La faccenda ci lasciava indifferente finchè il
bloggista non ha osato infangare la figura dell'ispettore generale il gr.uff.
dottore ETTORE MESSANA da Racalmuto. Ci agganciamo allo sproloquio di
quest'ultimo squarcio sopra riportato per contestare le infondate, calunniose,
infamanti affermazioni che vi si contengono: a) il dottore Ettore Messana, che
si vuol sminuire persino nella qualifica del suo alto ufficio (era Ispettore
Generale di PS) non "diede nessuna copertura alle 'stragi' di Portella
della Ginistra o ad essa collegate o collegabili". ANZI!!! Il grande
merito di quest'altissimo ed apicale dirigente di PS fu quello di avere
sbaragliato il banditismo siciliano dell'epoca Giuliano. Ebbe sottoposti oltre
750 carabinieri e questo forse fu il guaio suo giacché è ben nota la ritrosia
della Benemerita a sottostare agli ordini di un "civile". Nacquero
dissapori, incomprensioni ed ostracismi che gli storici allla Casarrubea
fingono di ignorare pur di costruire i loro sillogismi storici fregandosene
della correttezza storica e del dovere di non infangare figure prestigiose di
funzionari che sacrificano tanto pur di servire lo Stato, quello democratico
che necessita di un rigoroso mantenimento dell'ordine pubblico. E in questo
quadro di obnubilamento della verità storica, non si dà manco peso alla gravissima
circostanza che il bandito Ferreri fu ucciso o suicidato in una caserma dei
carabinieri ad Alcamo mentre veniva torchiato con il sotterraneo intento di
estorcere confessioni che potessero oscurare la figura del dottore Messana.
Resta però integerrima la probità, la sagacia, la dedizione al dovere e
l'abilità persecutrice del banditismo siciliano del dottore Messana. Noi
abbiamo pubblicato quanto nel 1951 il fiero 'poliziotto di Stato' dottore
Messana ebbe a deporre da teste e con giuramento nel processo del 1951. Il
Casarrubea che dice di avere un archivio che spero non finanziato con soldi
pubblici piùcompleto e più esaustivo degli archivi di Stato quel documento non
ce l'ha? non l'ha visto? oppure pur conoscendolo l'ha voluto cassare per non
compromettere il suo "scoop" giornalistico ed editoriale (ben tre
libri penso ben remunerati da Bompiani)? Il Casarrubea sa benissimo che i
tentavivi di coinvolgere giudiziariamente il Messana in processi più pretesuosi
che fondati a nulla approdarono e nulla poté essere addebitato a questo
rigoroso inflessibile sagace Uomo di PS. Si guardi ad esempio il misero
tentativo del buon compagno onorevole Montalbano. E se è vero che il
Casarrubbea dispone di archivi unici ed esaustivi quel processo che noi abbiamo
pubblicato gli è sfuggito o ama driblare ciò che non gli conviene? Falso che il
Messana chiuse quasi ignominiosamente la sua cariera in Sicilia. Fu invece
autorità apicale sino al suo sessacinquesimo anno di età quando andò in
pensione per raggiunti limiti di età e dopo restò legato al Viminale rispestato
e ascoltato pur nel mutare dei governi dell'epoca. Austero e rigoroso non
accettava omaggi dubbi, omise persino di agevolare la carriera del figlio che
meritevolmente da medico-scienziato qual era esercitò la sua professione senza
estranei appoggi. Il dottore Messana finì i suoi giorni dignitosamente ma non
opulentemente in una casa INGC. Un esempio luminoso da imitare specie oggi, in
tempi cioè che si dicono inquinati da illeciti arricchimenti da parte di uomini
pubblici. Qui ci limitiamo a sottolineare questo infame passaggio di uno che
pensa di fare lui la storia a suo modo sovvertendo persino sentenze passate da
mezzo secolo in giudicato, e di fare revisioni di sentenze solo con pregiudizi,
senza fondamento, privo di congrua documentazione, sulla base soltanto di
pretestuosi e presuntuosi apodittici giudizi di valore. b) Sulle vicende di
Riesi del 1919 il Casarrubea non ha alcuna documentazione a comprova della sua
infamante accusa. Noi l'abbiamo e a suo tempo la esibiremo. Ci basta qui
contrapporre questi contrappunti: falso che l'eccidio di Riesi sia imputabile
al Messana. Se una folla inferocita o certi sediziosi delinquenti trucidarono
l'ufficiale dell'esercito responsabile della mitragliatrice nel campanile della
chiesa di Riesi non ragioni ma motivi li avranno avuti e se il Messana - da
provare ancora che fosse lui lì presente - non bebbe torto neppure un capello
questo è già indice della non responsabilità del giovane commissario di PS che
non lì cominciò la sua carriera. Ed infatti nessuna responsabilità fu
attribuita al giovane trentunenne commissario di PS; anzi l'evento che occorso
quando Vittorio Emanuele Orlando era stato giubilitato ed era subentrato il
Nitti della intesa con i socialisti e dell'apertura ai popolari venne indagato
con rigore e al Messana non si contestò alcunché e così potè percorre una
lusinghiera carriera nella PS sino al top per i suoi grandi meriti e la sua
riconosciuta valentia al servizio dell'Ordine Pubblico, dello Stato di diritto
insomma. Se non fosse stato per il Li Causi che solo per incidens e nella foga
del suo contrattacco politico allo Scelba "strumentalizzò"
quell'antico e incerto episodio, non ci sarebbe materia per imbastire una
siffatta calunnnnia contro il dottore Messana, mai incolpato giudiziariamente
di una tale"strage" tanto cara al Casarrubea.
Contra Omnia Racalmuto ...per
mestiere spiego bene agli altri quello che per me non comprendo. Richiamo
quanto segue per contrappormi nella doverosa salvaguardia del fulgido nome
dell'Ispettore Generale di PS gr.uff. dottore Ettore Messana da Racalmuto.
------------------------ Trascrivo da un blog: Archivio Giuseppe Casarrubea
senior (1899-1947) UN ARCHIVIO STORICO SULL’ITALIA E SULLA SICILIA DEL XX
SECOLO Chi siamo? L’archivio sorge per dare seguito ad uno dei punti statutari
dell’Associazione “Non solo Portella onlus” fondata nel 1998 con lo scopo di
rappresentare i familiari delle vittime della strage di Portella della Ginestra
(1° maggio 1947), e degli assalti contro le Camere del Lavoro del 22 giugno
1947. Aderiscono all’Associazione i familiari di altre stragi avvenute in
Sicilia dal secondo dopoguerra in poi. L’archivio è dedicato al dirigente
sindacale “Giuseppe Casarrubea” assassinato durante l’attacco terroristico contro
la sezione del Pci di Partinico, un mese e 22 giorni dopo la strage di Portella
della Ginestra. Il commando, stando ai giudici di Viterbo (1950-’52), era
ispirato dal neofascista Salvatore Giuliano e da Pasquale ‘Pino’ Sciortino. Il
processo contro i mandanti e gli esecutori di queste stragi ebbe a fondamento
un depistaggio della polizia giudiziaria: il “Rapporto giudiziario” del 4
settembre 1947. Gli accusati furono sottoposti a interrogatori e confronti
dibattimentali durati due anni. Alla fine i giudici conclusero assolvendo i
mafiosi e parecchi imputati e negando l’esistenza di mandanti. Nell’attentato
di giugno perse la vita anche Vincenzo Lo Iacono e si ebbero dieci feriti
gravi, alcuni con menomazioni irreversibili come Leonardo Addamo e Giuseppe Salvia.
In una stessa notte furono prese d’assalto le seguenti sedi di sinistra: la
sezione comunista di Cinisi (attentato dinamitardo senza vittime), sezione del
Pci di San Giuseppe Jato (un ferito e distruzione totale della sede), Camera
del Lavoro di Borgetto (senza vittime), sezione socialista di Monreale (senza
vittime), sezione del Pci di Carini (senza vittime). Gli attentati di giugno
furono la “naturale” continuazione dell’azione di provocazione terroristica
della strage del 1° maggio. Entrambe le stragi, processualmente unificate,
ebbero gravi coperture da parte di alcuni settori delle forze dell’ordine
dipendenti dall’Ispettore di Ps, Ettore Messana. Questi aveva cominciato la sua
carriera ai tempi della strage di Riesi (1919) e l’aveva conclusa dopo Portella
della Ginestra, avendo avuto all’interno del gruppo di fuoco che aveva sparato
sulla folla dei manifestanti per la festa del 1° maggio, il proprio confidente
Salvatore Ferreri, inteso Fra’ Diavolo. L’ispettore inoltre era stato nominato
dal governo di Ivanoe Bonomi, a quell’alta carica, nonostante fosse ricercato
dalla commissione delle Nazioni Unite nel 1945 per crimini di guerra compiuti
in Slovenia, durante l’occupazione fascista (1941-1943: sul tema si possono
consultare diversi post di questo stesso blog e una sequenza fotografica di
eccezionale interesse). _______________________________________ Controdeduco:
Fin qui abbiamo ripreso quanto il Casarrubea affastella in lode di una sua
iniziativa che ci piacerebbe sapere quanto no-profit sia stata. La faccenda ci
lasciava indifferente finchè il bloggista non ha osato infangare la figura
dell'ispettore generale il gr.uff. dottore ETTORE MESSANA da Racalmuto. Ci
agganciamo allo sproloquio di quest'ultimo squarcio sopra riportato per
contestare le infondate, calunniose, infamanti affermazioni che vi si
contengono: a) il dottore Ettore Messana, che si vuol sminuire persino nella
qualifica del suo alto ufficio (era Ispettore Generale di PS) non "diede
nessuna copertura alle 'stragi' di Portella della Ginistra o ad essa collegate
o collegabili". ANZI!!! Il grande merito di quest'altissimo ed apicale
dirigente di PS fu quello di avere sbaragliato il banditismo siciliano
dell'epoca Giuliano. Ebbe sottoposti oltre 750 carabinieri e questo forse fu il
guaio suo giacché è ben nota la ritrosia della Benemerita a sottostare agli
ordini di un "civile". Nacquero dissapori, incomprensioni ed
ostracismi che gli storici allla Casarrubea fingono di ignorare pur di
costruire i loro sillogismi storici fregandosene della correttezza storica e
del dovere di non infangare figure prestigiose di funzionari che sacrificano
tanto pur di servire lo Stato, quello democratico che necessita di un rigoroso
mantenimento dell'ordine pubblico. E in questo quadro di obnubilamento della
verità storica, non si dà manco peso alla gravissima circostanza che il bandito
Ferreri fu ucciso o suicidato in una caserma dei carabinieri ad Alcamo mentre
veniva torchiato con il sotterraneo intento di estorcere confessioni che
potessero oscurare la figura del dottore Messana. Resta però integerrima la
probità, la sagacia, la dedizione al dovere e l'abilità persecutrice del
banditismo siciliano del dottore Messana. Noi abbiamo pubblicato quanto nel
1951 il fiero 'poliziotto di Stato' dottore Messana ebbe a deporre da teste e
con giuramento nel processo del 1951. Il Casarrubea che dice di avere un
archivio che spero non finanziato con soldi pubblici piùcompleto e più
esaustivo degli archivi di Stato quel documento non ce l'ha? non l'ha visto?
oppure pur conoscendolo l'ha voluto cassare per non compromettere il suo
"scoop" giornalistico ed editoriale (ben tre libri penso ben
remunerati da Bompiani)? Il Casarrubea sa benissimo che i tentavivi di
coinvolgere giudiziariamente il Messana in processi più pretesuosi che fondati
a nulla approdarono e nulla poté essere addebitato a questo rigoroso
inflessibile sagace Uomo di PS. Si guardi ad esempio il misero tentativo del
buon compagno onorevole Montalbano. E se è vero che il Casarrubbea dispone di
archivi unici ed esaustivi quel processo che noi abbiamo pubblicato gli è
sfuggito o ama driblare ciò che non gli conviene? Falso che il Messana chiuse
quasi ignominiosamente la sua cariera in Sicilia. Fu invece autorità apicale
sino al suo sessacinquesimo anno di età quando andò in pensione per raggiunti
limiti di età e dopo restò legato al Viminale rispestato e ascoltato pur nel
mutare dei governi dell'epoca. Austero e rigoroso non accettava omaggi dubbi,
omise persino di agevolare la carriera del figlio che meritevolmente da
medico-scienziato qual era esercitò la sua professione senza estranei appoggi.
Il dottore Messana finì i suoi giorni dignitosamente ma non opulentemente in
una casa INGC. Un esempio luminoso da imitare specie oggi, in tempi cioè che si
dicono inquinati da illeciti arricchimenti da parte di uomini pubblici. Qui ci
limitiamo a sottolineare questo infame passaggio di uno che pensa di fare lui
la storia a suo modo sovvertendo persino sentenze passate da mezzo secolo in
giudicato, e di fare revisioni di sentenze solo con pregiudizi, senza
fondamento, privo di congrua documentazione, sulla base soltanto di pretestuosi
e presuntuosi apodittici giudizi di valore. b) Sulle vicende di Riesi del 1919
il Casarrubea non ha alcuna documentazione a comprova della sua infamante
accusa. Noi l'abbiamo e a suo tempo la esibiremo. Ci basta qui contrapporre
questi contrappunti: falso che l'eccidio di Riesi sia imputabile al Messana. Se
una folla inferocita o certi sediziosi delinquenti trucidarono l'ufficiale
dell'esercito responsabile della mitragliatrice nel campanile della chiesa di
Riesi non ragioni ma motivi li avranno avuti e se il Messana - da provare
ancora che fosse lui lì presente - non bebbe torto neppure un capello questo è
già indice della non responsabilità del giovane commissario di PS che non lì
cominciò la sua carriera. Ed infatti nessuna responsabilità fu attribuita al
giovane trentunenne commissario di PS; anzi l'evento che occorso quando
Vittorio Emanuele Orlando era stato giubilitato ed era subentrato il Nitti
della intesa con i socialisti e dell'apertura ai popolari venne indagato con
rigore e al Messana non si contestò alcunché e così potè percorre una
lusinghiera carriera nella PS sino al top per i suoi grandi meriti e la sua
riconosciuta valentia al servizio dell'Ordine Pubblico, dello Stato di diritto
insomma. Se non fosse stato per il Li Causi che solo per incidens e nella foga
del suo contrattacco politico allo Scelba "strumentalizzò"
quell'antico e incerto episodio, non ci sarebbe materia per imbastire una
siffatta calunnnnia contro il dottore Messana, mai incolpato giudiziariamente
di una tale"strage" tanto cara al Casarrubea. C) Il fatto che titini
spalleggiati da forze occupanti militari americane hanno incluso il nome del
Questore della "provincia italiana" di Lubiana tra i "loro
accusati" per fantomatici crimini di guerra può solo venire
strumentalizzato da chi, pieno di spirito antitaliano, ha da costruire
fattispecie caluniattrici del buon nome d'Italia e propiziarsi così facili
guadagni. Quell'accusa titina finì nel cestino perché pretestuosa,
calunnatrice. ricattatoria. Per altro abbiamo trovato documentazione che
comprova che il questore Messnaa in quell'iniziale anno di gestione della
inventata provincia italiana di Lubiana venne esautorato di fatto
dall'esercito. La giornalista triestina che pur di affermarsi televisiamente
rispolvera tristi vicende per adornarli di capi di accusa inconsistenti va solo
commiserata. Volere trascinare nel fango un riverito e abile funzionario di
Stato suona ignominia per chi pur paludandosi persino delle vesti sacre di
storico e di storico obiettivo delle vicende di Sicilia trita tutto nel mortaio
della sua sua scandalistica speculazione
Tempo fa raffazzonavo nel mio blog
CONTRA OMNIA RACALMUTO l'acritica trascrizione di un blog di Casarrubea cui
aggiungevo questa acidula nota: Lillo Taverna Mi dispiace: io sono uno spirito
libero, assolutamente libero; non ho titoli, non sono storico; capisco solo
dove c'è puzzo di imbroglio. Quindi do la patente del "coglione" a
chi si è abbeverato nel mare di minchiate, assolutamente non documentate, di
questo sedicente storico e archivista CASABURREA. Oggi quel post viene
rivisitato. Per questo ne ho fatto il contrappunto di cui sopra. Naturalmente
ho altro e ben altro per documentare che nulla di storico c'è nella sistematica
e diffamatoria congerie di accuse alla fulgida figura dell'ISPETTORE GENERALE
di PS gr.uff. dottore ETTORE MESSANA da RACALMUTO
27 giugno 16.14.18
Questa è la risposta del direttore di
Malgrado tutto:gentilissima signora ,solo adesso,mi creda,sto prendendo visione
del suo messaggio.Raramente.infatti,consulto la pagina facebook del nostro
giornale.Se il suo messaggio mi fossearrivato sull'indirizzo di
postaelettronica del giornale,che consulto quotidianamente,avrei sicuramente
evitato questo ritardo nel risponderle.Le dico subito che ,intanto publicheremo
integralmente la sua lettera sul nostro giornale,riservandoci in un secondo
momento,di ritornare sull'argomento,dopo un ulteriore approfondimentodell'intera
vicenda.Con cordialitàe stima Egidio Terrana
Ho risposto :La ringrazio e rimango
in attesa di positivi sviluppi
SUPERIOR STABAT LUPUS INFERIOR AGNUS:
CERNIGOI ED ETTORE MESSANA Malgrado Tutto, in via riservata, ha voglia di farmi
sapere che la signorina Cernigoi non è vero che non mi aveva risposto: mi aveva
anzi replicato e in malo modo. Ora qualcuna ha voglia di farmi sapere che la
poverina è stata vittima di chissà quale aggressione mafiosa. Comincio a temere
per me. Porto il tasco torto, infilzo la Cernigoi e il suo pigmalione siciliano
Casarrubea. Per me sono artefici di una indegna campagna di stampa
infondatamente calunniosa contro il Gr. Uff. dottore Ettore Messana, ispettore
generale di PS, da Racalmuto. morto da oltre sessant'anni e quindi
assolutamente non in grado di difendersi. Una concertazione cche reputo
indecorosa. Un esempio: nel celebre processo di Viterbo il Messana, fiero, integro,
rispettabile e ripettato, depone come teste e incisivamente, documentatissimo,
ripercorre tutta la sua vicenda diciamo della sua meritevole lotta al
banditismo siciliano capeggiato dal celeberrimo bandito Giuliano. Nessun'ombra,
nessun sospetto macchia questa fulgida figura cui si inchina il Tribunale.
Quella deposizione noi l'abbiamo pubblicata nei giorni scorsi: sono atti
pubblici consultabili stando persino seduti dietro un comodo computer. Noi la
ripubblichiamo qui. Ed invece no! La signorina Cernigoi devia, si lancia in
giudizi di valore gravemente lesivi dell'onore di questo grande servitore dello
Stato di diritto e sciorina una serie di valutazioni contro "l’ex
funzionario dell’OVRA a Zagabria, Ciro Verdiani". Noi non sappiamo chi sia
questo alto funzionario dello Stato Ciro Verdiani; pensiamo che venga qui anche
lui calunniato, ma non ne sappiamo nulla. Sappiamo solo che è perverso
diffamare Ettore Messana quasi fosse corresponsabile dell'operato del Verdiani
sol perché ne era stato una diecina di anni prima - ma è poi vero? -
'dipendente' . A noi ad esempio questo non risulta ma anche se vero mi richiama
la Cernigoni la favola di Fedro superior stabat lupus ....._- sei mesi fa mi
hai lordato l'acqua. - ma se non ero manco nato - e allora è stato tuo padre.
La figura di Messana è scolpita nel testo della sua deposizione al processo
Viterbo. Controllate. La Cernigoi se ne fotte ed ecco come dileggia il Messana.
Può avere tutta la solidarietà del congrega della carta stampata e di
Casarrubea, ma l'indegna denigrazione risulta qui inoppugnabile.
----------------------------------- Malgrado Tutto: Le riportiamo, per sua
informazione, la replica di Claudia Cernigoi.APPUNTI SU ETTORE MESSANA. Claudia
Cernigoi: Ho ricevuto negli ultimi tempi alcuni messaggi da tale Lillo Taverna,
che mi "accusa" di "essere l'autrice di foglietti infamanti il
dottore Ettore Messana", del quale Taverna starebbe ricostruendo una
biografia. In effetti ho avuto modo di scrivere alcune note su questa persona,
denunciata come criminale di guerra alle Nazioni unite, basandomi su documenti
ufficiali dei quali ho indicato anche la collocazione archivistica. Pertanto
ritengo opportuno rinfrescare la memoria su questa persona. [omissis] A fronte
di tutto ciò ci si aspetterebbe che Messana sia stato, se non condannato per
quanto commesso sotto il fascismo, quantomeno "epurato" dalla
Pubblica Sicurezza. Invece lo ritroviamo nell’immediato dopoguerra nella natia
Sicilia, a dirigere, alle dipendenze dell’ex funzionario dell’OVRA a Zagabria,
Ciro Verdiani, un "Ispettorato generale di PS per la Sicilia", un
"organo creato per la repressione della delinquenza associata, e
specificamente per la repressione del banditismo che faceva capo a Giuliano (il
"bandito" Salvatore Giuliano, n.d.a.)" (questa definizione è
tratta dalla sentenza di Viterbo, emessa il 3 maggio 1952 dalla Corte d’assise
di Viterbo, presieduta dal magistrato Gracco D’Agostino, in merito alla strage
di Portella della Ginestra del 1/5/47). Per sapere come i due alti funzionari di
PS svolsero il compito loro affidatogli, leggiamo alcuni stralci dalla sentenza
emessa in merito alla strage di Portella della Ginestra, dove gli uomini di
Giuliano spararono sulla folla che si era radunata per festeggiare il Primo
maggio, uccidendo undici persone tra cui donne e bambini e ferendone molte
altre. "L’Ispettore Verdiani non esitò ad avere rapporti con il capo della
mafia di Monreale, Ignazio Miceli, ed anche con lo stesso Giuliano, con cui si
incontrò nella casetta campestre di un sospetto appartenente alla mafia,
Giuseppe Marotta in territorio di Castelvetrano ed alla presenza di Gaspare
Pisciotta, nonché dei mafiosi Miceli, zio e nipote, quest’ultimo cognato
dell’imputato Remo Corrao, e dal mafioso Albano. E quel convegno si concluse
con la raccomandazione fatta al capo della banda ed al luogotenente di essere
dei bravi e buoni figlioli, perché egli si sarebbe adoperato presso il
Procuratore Generale di Palermo, che era Pili Emanuele, onde Maria Lombardo
madre del capo bandito, fosse ammessa alla libertà provvisoria. E l’attività
dell’ispettore Verdiani non cessò più; poiché qualche giorno prima che Giuliano
fosse soppresso, attraverso il mafioso Marotta pervenne o doveva a Giuliano
pervenire una lettera con cui lo si metteva in guardia, facendogli intendere
che Gaspare Pisciotta era entrato nell’orbita del Colonnello Luca (si tratta
dell’ex generale dei Carabinieri Ugo Luca, che tra il 1949 e il 1950 coordinò
l’uccisione di Giuliano in Sicilia", già "uomo di fiducia personale
di Mussolini", come scrive Giuseppe Casarrubea in "Storia segreta
della Sicilia", Bompiani 2005) ed operava con costui contro
Giuliano". ------------------------- Quanto alle altre infamie ribadite dalla
giornalista triestina, filoslava, non certo affetta da fervido patriottismo
verso questa nostra patria Italia, ho già proceduto a sbriciolarla e ancora
meglio farò quanto pubblicherò gli altri risultati delle mie ricerche
archivistiche. Qui accenno alla mia corrispondenza con Malgrado Tutto. Non ringrazio
Malgrado Tutto di quanto segnalatomi. Che smentita è mai codesta? Le minchiate
della signorina Cernigoi le ho smantellate tutte e ancor più farò quando
commenterò l'altra documentazione in mio possesso. Quanto alla faccenda Lubiana
rimando a quanto già scritto sulla base della documentazione richiamata dallo
storico di fama mondiale Sala. Sul resto, la Cernigoi si appoggia incautamente
su Casarrubea. Anche Gigi stasera sembrava convinto che la storia di Riesi e
quella della coerreità con fra Diavolo sono "cazzate". Mi domando a
questo punto Malgrado Tutto con chi sta? Con la Cernigoni e Casarrubea o con la
verità che credo di avere rispolverata sul gr.uff. Ettore Messana? La
pervicacia della signorina Cernigoni la sottoporrò alla valutazione della
nipote del Messana per le sue eventuali azioni giudiziarie. Malgrado Tutto:
Le abbiamo girato quanto sopra solo per sua informazione, non deve ringraziare
nessuno. Cordiali saluti Dottore Calogero Taverna, ottuagenario: Bene, meglio così. Ma il
problerma resta: obiettivamente Malgradotutto ha diffamato Messana: Poco
importa se si è limitato a riportare un testo altrui. Non devo insegnare niente
a nessuno. Sia chiaro la diplomatica lettera della signora Giovanna l'ho
stilata io. L'ho fatto per farvi prendere le debite iniziative riparatrici. Vi
sono amico e spero che non persistiate in questo atteggiamento quasi di
scaricabarile. Comunque, la faccenda mi riguarda molto relativamente e così
riparo alla mia precedente sparata, vi ringrazio e spero nella vostra stima.
Cordialità. Domenica 09:11 Quando leggeremo
quello che leggeremo non avremo dubbi nel ritenere codesto questurino a nome
Feliciano Ricciardelli un malevolo meschinello detrattore, in anonimato, del
grande Ettore Messana che dovrebbe essere stato suo superiore e che certamente
non ebbe ad apprezzarlo. Al suo paese irpino si fu di manica larga: gli si
dedicò una via e si cercò di santificarlo. Riportiamo giù locandine manifesti e
dicerie elogiative ma non c'era molto da addurre a lode omaggiante. Si disse "uomo
giusto". Un epiteto alquanto singolare per uno che di mestiere aveva fatto
il poliziotto di un reparto politico decisamente fascista. E redigeva rapporti
infamanti di sospetti e dispetti a base di "corre voce", "si
dice", "non poteva non sapere", " era suo subordinato il
vero malfattore (se poi tale era)" "lo spalleggiava" "forse
ne fu compare" e niente più. Ma proprio niente di più sul suo grande
superiore l'Ispettore generale della PS il Gr.Uff. Dottore Ettore Messana. E
quando le scrive queste cose, quando ancora modesto funzionarietto di questura,
relegato ad una insignificante periferia, nell'ottobre del 1945, crede che è
giunto il momento di togliersi un sassolino dalla scarpa contro l'invidiato suo
ex Superiore che invece di carriera ne ha già fatta e con onore e per la stima
di un superbo uomo di Stato, nientemeno l'on. Alcide De Gasperi. E quel
insignificante rapportino finisce obliato e trascurato in mano non autorevole e
ci vuole tutta la malafede di rampanti speculatori dell'antitalianità per riesumarlo
e farne fonte di autorevolissima fede quando scricchiola da tutte le parti. E
ciò è tanto vero che Roma repubblicana e democratica e indubitabilmente
antifascista non vi diede peso alcuno. Del resto non ne aveva: non un fatto,
non una prova, non una certezza. Solo pettegolezzi astiosi di bassa caserma
poliziesca. lunedì 12 settembre 2011 Ricciardelli, l'amico e collega di
Palatucci che finì a Dachau Ma ecco cosa scriveva ancora il Ricciardelli: "Fra le insistenti
voci che allora circolavano vi era anche quella che egli ordinava arresti di
persone facoltose, contro cui venivano mossi addebiti infondati al solo scopo
di conseguire profitti personali. Difatti si diceva che tali detenuti venivano
poi avvicinati in carcere da un poliziotto sloveno, compare del Messana, che
promettevaloro la liberazione mediante il pagamento di ingenti importi di
denaro. Inoltre gli si faceva carico che a Lubiana si era dedicato al commercio
in pellami, da cui aveva ricavato lauti profitti. Durante la sua permanenza a Trieste,
per la creazione in questa città del famigerato e tristemente noto ispettorato
speciale di polizia diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico del Messana, costui
non riuscì ad affettuare operazionidi polizia politica degne di particolare
rilievo. Ma anche qui come a Lubiana, egli si volle distinguere per la mancanza
assoluta di ogni senso di umanità e di giustizia che dimostrò chiaramente nella
trattazione di pratiche relative a perseguitati politici, responsabili di
attività antifascista molto limitata. In proposito, si ritiene opportuno
segnalare un episodio che dimostra la sua malvagità d’animo: In una notte del
gennaio 1943 senza alcun addebito specifico ed all’insaputa dello stesso
Ufficio Politico della Questura, ordinò l’arresto di oltre venti ebrei fra cui
si ricordano i nomi dei fratelli Kostoris Marco e Leone, Romano Davide, Israele
Felice e l’avvocato Volli Ugo che vennero proposti al Ministero per
l’internamento, perché ritenuti politicamente pericolosi. E che il Messana
avesse agito per pura malvagità e, probabilmente, per cercare di accattivarsi
la benevolenza della locale federazione fascista, con la quale non
intercorrevano cordiali rapporti, lo dimostra il fatto che lo stesso Ministero
respinse la proposta. Ordinando la scarcerazione dei predetti che furono
rilasciati dopo oltre un mese di carcere (per più dettagliati particolari e per
conoscere tutti i nomi degli arrestati, esaminare i precedenti al Ministero,
poiché gli atti dell’Ufficio Politico della locale Questura, furono asportati o
distrutti dalle truppe jugoslave di occupazione della città ai primi di maggio
u. s.) Risulta in modo indubbio che il Messana, quale componente la locale
commissione provinciale per i provvedimenti di polizia, infierì in modo
particolare contro i denunziati. Difatti egli, anche per colpe di lieve entità
per quanto riguardava i denunziati per il confino chiedeva sempre il massimo
della pena. Tale comportamento veniva aspramente criticato dagli altri
componenti la commissione e finanche dal Prefetto fascista Tullio Tamburini,
presidente della commissione stessa.[3] gli italiani uccidono 15 uomini e donne
a Brdo presso Lubiana. Le vittimesi trovano al cimitero di Vic Destituito
Mussolini, nonostante avesse eletto domicilio a Trieste, se ne allontanò ben
presto facendo perdere di fatto le sue tracce. Alla data del 2 novembre era
ancora irreperibile e in tale veste fu dichiarato dimissionario
d’ufficio". [4] --------- Di tutta questa accozzaglia di dicerie, presunzioni, maldicenze,
sospetti, anonime delazioni nessun fatto, lo affermiamo senza tema di smentita,
fu mai provato, nessun misfatto fu mai addebitato all'Ispettore Generale di PS
gr.uff. Ettore Messana. Tutto finito nel nulla dell'ARCHIVIATO. Non luogo a
procedere. Chi rispolvera questo documento che per di più potrebbe risultare
persino apocrifo si macchia a mio avviso di diffamazione calunniatrice.
Certamente non fa storia Carissimo cugino Gigi Restivo credo che debbo alla tua cortesia se
Malgrado Tutto mi ha "passato" i contrappunti avversi di tal Carnigoi
triestina, filoslava e con scarso amore patriottico per questa nostra Italia.
Ti riporto quanto oggi per il canale riservato di cui dispongo le ho inviato:
"lei persiste nella sua ricostruzione storica rimarcando la sua
responsabilità quanto agli infamanti giudizi di valore contro il Messana. Se
lei è persona civile perché non dice che fine ha fatto quella congerie di
fallaci accuse titine? Non può credere che l'Italia degasperiana abbia
conferito l'alta onorificenza al Messana ignara o peggio correa di quella
caterva di accuse infamanti titina contro chi avesse avuto dallo Stato Italiano
incarichi in quella tragica storia della costituzione della provincia di
Lubiana che lei non può antipatriotticamente ridurre ad un crimine di guerra.
Storicizzi, si legga letteratura seria quale quella del prof. Sala e poi
giudichi. Io l'ho fatto e le dico che lei fa solo indegno scoop giornalistico.
Quanto a quello che scrive sulla base del Casarrubea, se la sente di
confermarlo?" Ti faccio presente che la Cernigoi si basa su un fascicolo postumo di
gente titina che ha cercato invano di ricattare l'Italia. Non mette in conto
neppure che quelle accuse finirono cestinate perché infondate o ininfluenti.
L'Italia degasperiana - mica quella fascista o provvisoria o bonomiana - non
diede peso alcuno alle infondate accuse titine pur conoscendole. Credo che
addirittura esista nell'archivio del Ministero degli Esteri un dossier in
proposito. L'ho individuato ma per il momento ho lasciato correre. Tu che sei
in cerca spasmodica di documenti potresti sopperire. Ti darei gli estremi. Uno storico
davvero professionale e serio quale il prof. Sala, deceduto, ha pubblicato
volumi sulla vicenda della "guerra parallela" che consentì al Duce di
istituire questa cosiddetta provincia di Lubiana per insegnare ai tedeschi come
occupare un territorio straniero e gestirlo "umanitariamente". Emerge
che il Messana cercò nel primo anno della "provincia" di attuare
quella politica "umanitaria e civile" ma non potè fare molto perché
"esautorato dall'esercito". Questo emerge da una probante corrispondenza
che naruralmente la Cernigoi o ignora o intenzionalmente oblitera. Per il resto la
Cernigoi si avvale della "postuma" farneticazione del Ricciardelli,
la quale credo di avere disinnescato in miei post che mi pare hai letto (magari
- scusami - molto superficialmente). Ad ogni buon conto sto reiterandoli. Le altre due
pagine che il Casarrubea &C si ostinano a martellare per infamare
indegnamente il Messana e cioè quelle che attengono alla faccenda di Riesi del
1919 e alla pretesa correità con fra Diavolo nell'ambito della tragica storia
del bandito Giuliano, mi dicevi ieri che anche a te apparivano
"cazzate". Non so se confermi o hai dei ripensamenti. Io resto
maggiormente confermato in favore del Messana -------------------------------
Il bandito Giuliano ---------------------- La strage di Portella della Ginestra
Documenti sulla strage Documento 13 VERBALE INTERROGATORIO DELL’ISPETTORE VITO
MESSANA Verbale di continuazione di dibattimento del 20 luglio 1951 [cartella
4, vol. V, n. 5] D’ordine del Presidente, introdotto il testimone Messana
Ettore fu Clemente di anni 66, nato a Racalmuto (Agrigento) e domiciliato in
Roma, Ispettore di Ps. Interrogato in merito ai fatti della causa, risponde:
«Fui mandato in Sicilia a capo dell’Ispettorato Generale di P.S. per la Sicilia
nel maggio 1945 e vi rimasi fino a tutto luglio 1947. Il decreto che istituì
l’Ispettorato è dell’aprile 1945 e funzione di tale organo fu quella di
integrare l’opera repressiva e preventiva nell’eliminazione del banditismo ed
in genere della delinquenza associata in Sicilia». D. R. «Io ebbi a mia disposizione
750 carabinieri, 350 agenti e 14 funzionari, che distribuii in tutte le
province della Sicilia da Messina a Trapani. Fui io che istituii i nuclei di
carabinieri e polizia nei centri dove a me sembrò che dovessero essere
istituiti. Le mie prime operazioni feci nelle province di Agrigento e di
Catania. Verso la fine del 1945 incominciò ad affiorare l’attività della banda
Giuliano. Tale fatto fece aumentare la mia attività tanto più che la banda
Giuliano e quella di Avila si erano poste al servizio dell’Evis». D. R. «Ebbi
notizia dei fatti di Portella nelle ore pomeridiane del 1° maggio 1947. Mi
recai ad una riunione indetta dal prefetto Vittorelli, dove si stabilì una
certa azione da svolgersi. L’indomani mi recai a Piana degli Albanesi ed a San
Giuseppe Jato, ove già si era proceduto all’arresto di quattro persone ad opera
di un nucleo dipendente dall’Ispettorato e dove si era proceduto a largo
rastrellamento arrestando centinaia di persone sospette, le quali però furono
quasi tutte rimesse in libertà. Non essendo emersa a loro carico alcuna
responsabilità». D. R. «Tutto ciò venne fatto ad opera della questura che si
limitò poi a denunciare solo i quattro arrestati». D. R. «In una riunione
tenuta anche alla presenza dell’Ispettore Generale di P. S. Rosselli, inviato a
Palermo dal Ministero, fu deciso da quest’ultimo che la direzione delle
indagini dovesse essere affidata al questore Giammorcaro e fu così che io
passai alle dipendenze di costui». D. R. «Si venne frattanto a conoscenza che
il 1° maggio era stato sequestrato, dopo la sparatoria, un campiere, certo
Busellini, del quale non si seppe nulla per tanti giorni e che poi fu trovato
ucciso in un fossato da un nucleo alle mie dipendenze». D. R. «Non so se il
ritrovamento del cadavere del Busellini avvenne a mezzo di cani poliziotti od a
mezzo solo di ricerche». D. R. «Mi sembra di ricordare che sul petto del
cadavere del Busellini fu trovato un cartello con la scritta «questa è la fine
dei traditori», la qualcosa ci convinse che il delitto era stato consumato
dalla banda Giuliano. Tale convinzione ci facemmo anche per il delitto di
Portella poiché ci convincemmo che colui che aveva ucciso Busellini era uno di
quelli che aveva sparato a Portella». D.R. «Noi dell’Ispettorato, fin dal primo
momento, pensammo che la strage di Portella era da attribuirsi alla banda
Giuliano, perché il fatto era avvenuto nella zona così detta d’imperio della
banda stessa, mentre l’Angrisani ed il Guarino avevano orientamento diverso».
D. R. «Tale convincimento da parte dell’Ispettorato fu però rafforzato dal
rinvenimento del cadavere del Busellini». Contestatogli che nel verbale di
rinvenimento del cadavere del Busellini non vi è traccia del cartello rinvenuto
sul suo cadavere, risponde: «Può darsi che io abbia un cattivo ricordo di tale
fatto, ma pure mi sembra di ricordare così». D. R. «Le indagini continuarono e
solo nel giugno avvennero i primi fermi effettuati dal nucleo centrale
comandato dal colonnello Paolantonio, il quale mi riferiva lo sviluppo di
esse». D. R. «Il rapporto n. 37 fu redatto quando io non ero più Ispettore
Generale in Sicilia, essendo stato sostituito il 1.8.47 dal questore di Napoli
Coglitori». D. R. «Quasi tutti i fermi avvennero durante la mia permanenza in
Sicilia ed io, giorno per giorno, venivo informato di quanto si riusciva a
sapere dai fermati». D. R. «L’Ispettorato aveva dei confidenti ed inoltre era
in contatto con alcuni elementi che ci ponevano in comunicazione con il bandito
Ferreri Salvatore». D. R. «Io nessun contatto diretto ebbi col Ferreri, solo
ebbi rapporti con lui tramite i suddetti elementi di collegamento». D. R.
«Escludo che Ferreri mi abbia fatto sapere i nomi di coloro che avevano
partecipato all’azione di Portella; può darsi che qualche indicazione l’abbia
data al colonnello Paolantonio oppure ad un altro funzionario di P.S., certo
Zappone, che io avevo dislocato nella zona di Partinico e che fu ucciso a
Borgetto in un agguato». D. R. «Il nostro convincimento che l’azione di
Portella era dovuta alla banda Giuliano fu maggiormente rafforzato dal
riconoscimento effettuato da quattro cacciatori sequestrati in quella mattina
del 1° maggio, i quali in una fotografia di persona a cavallo riconobbero
proprio colui che ritenevano fosse il capo del gruppo che li aveva
sequestrati». D. R. «Il colonnello Paolantonio, fin quando io restai in
Sicilia, non mi parlò mai del fermo di alcuno ritenuto partecipe della strage
di Portella per confidenze avute dal Ferreri». D. R. «Escludo di aver avuto mai
rapporti con Pisciotta Gaspare, come escludo di avergli rilasciato un tesserino
di riconoscimento sia al suo nome che a quello di Faraci Giuseppe».
Contestatogli che il Pisciotta ha affermato invece di aver avuto rilasciato un
tesserino proprio da lui che glielo fece recapitare tramite Ferreri, risponde:
«Escludo nel modo più reciso che ciò sia avvenuto». Richiamato l’imputato
Gaspare Pisciotta e contestatagli la dichiarazione resa dall’Ispettore Messana
a proposito del tesserino, risponde: «Il tesserino lo ebbi tramite Ferreri,
portava la firma Messana, aveva i timbri dell’Ispettorato, fu strappato ed io
spero che colui che lo ha strappato, se ha coscienza, lo dirà». D. R. «Luca
potrà dire qualcosa in merito, può darsi che il tesserino esista ancora, ma a
me risulta che fu stracciato». Il teste Messana: D. R. «Io facevo da organo
propulsore nell’attività dei miei funzionari; dissi loro di indagare anche
sulla ragione per cui Giuliano fece l’azione di Portella ma nessuno di essi mi
parlò mai su tale fatto». D. R. «Andai via dalla Sicilia il 31.7.1947 e quindi
non mi occupai più della cosa». A domanda dell’Avv. Sotgiu, risponde: «Non
ricordo di aver rilasciato al Ferreri un tesserino di libera circolazione, ma
non escludo che esso possa essere stato rilasciato da altri sotto il mio nome,
essendo io il capo dell’Ispettorato. Devo dire per altro che la mia firma
ufficiale è quasi inintellegibile come Messana, anzi ritengo che sia del tutto
inintellegibile». D.R. «Non rilasciai tesserini di libera circolazione ai
confidenti, non so se ne furono rilasciati a mio nome dai miei dipendenti che
nulla mi riferivano intorno al rilascio di essi poiché ognuno ha i propri
confidenti ed intorno a noi si mantiene il più stretto riserbo anche con i
superiori». D.R. «Io fornivo il danaro che mi richiedevano per i confidenti ai miei
dipendenti, i quali mi rilasciavano ricevuta sulla quale si limitavano a dire.
-- per un confidente- senza indicarne le generalità». D.R. «Certamente i
rapporti col Ferreri iniziarono prima della strage di Portella. Ricordo di aver
saputo, attraverso la fonte Ferreri, che Giuliano voleva attentare alla vita
dei dirigenti del Partito Comunista di Palermo, fra i quali il Li Causi.
Informai per la opportuna vigilanza il questore e fu il colonnello Paolantonio
che avvisò direttamente il Li Causi». D.R. «Al padre del Ferreri feci dare un
porto d’armi, ma ciò rientrava nel progetto di venire all’arresto di Giuliano.
Sentii parlare del rinvenimento del predetto porto d’armi sul cadavere del
Ferreri, ma ciò non constatai personalmente». D.R. «Escludo che il padre del
Ferreri facesse parte della banda Giuliano». D.R. «Non mi risulta che dopo
l’amnistia dell’Evis Giuliano abbia mantenuto rapporti con persone
insospettabili». D.R. «Dopo di me all’Ispettorato ci fu Coglitore, poi Modica,
poi Spanò, poi Verdiani» D.R. «Non ricordo i nominativi dei componenti la banda
Giuliano». D.R. «Esiste un rapporto intorno alle bande armate dell’Evis ed
all’attività da esse spiegate, rapporto redatto dal nucleo centrale alle mie
dipendenze». D.R. «Sono a conoscenza dei nomi in esso compresi, può darsi che
l’elenco contenuto in detto rapporto non sia completo e non comprenda tutta la
materia, essendo potuta qualcosa essere sfuggita e qualcosa sopraggiungere».
D.R. «Non ricordo il nome di Genovesi Giovanni tra i confidenti della polizia,
né so se egli sia stato interrogato dal colonnello Denti». A domanda dell’avv.
Crisafulli, risponde: «Per il fatto di Portella venne in Sicilia un Ispettore
generale del Ministero, come di solito avviene quando succedono fatti di una
certa rilevanza». D.R. «Detto Ispettore riunì tutti gli organi di polizia in
questura e poiché ogni organo comunicò i risultati delle indagini svolte,
l’Ispettore volle che le varie attività fossero coordinate e quindi, senza
esautorare e sostituire alcuno, dette la direzione al questore Giammorcaro al
quale doveva essere comunicata ogni attività degli organi di polizia. Tutto ciò
per quanto riguarda i fatti di Portella». D.R. «Mi fu detto che il Ferreri fu
operato di appendicite». A domanda dell’avv. Sotgiu, risponde: «Non mi risulta
che al Ferreri sia stata rilasciata una tessera intestata a Salvo Rossi,
autista del colonnello Paolantonio». A domanda dell’avv. Crisafulli, risponde:
«Parlando di un rapporto Coglitore mi riferivo solo al rapporto firmato dal
maresciallo Lo Bianco relativo ai fatti di Portella» A domanda del Pisciotta
Gaspare, risponde: «Escludo di essere stato io a consegnare i mitra al Ferreri,
né mi risulta che ciò sia stato fatto da qualcuno dell’Ispettorato. A
quell’epoca avevamo penuria di armi». Il Pisciotta aggiunge: «I cinque mitra
servirono per l’azione di Portella, secondo quanto mi disse Ferreri». Dopo di
che il Presidente rinvia la prosecuzione del dibattimento all’udienza del
23.7.1951 ore 9,30.
1 luglio 10.28.03
Una preziosissima relazione coeva,
originale, non pataccata, dell'Ispettore Generale di PS dr.Ettore Messana del
1946. Vi spicca l'ardua lotta alla mafia, al banditismo, ai nuclei armati, alle
intese di "esponenti della mafia isolana con Ufficiali Americani qui di
stanza". In proposito Casarrubea e Cernigoi hanno avuto accesso agli
archivi americani che so sotto rigidissimo top secret? C'era una rivolta armata
allora in Sicilia e Messana vi rifulge per la sua repressione. E.V.I.S.,
C.R.I.S. grandi agrari alla Giuseppe Tasca di Lucio, bandito Giuliano che si
finanzia con sequestri di persone, rapine, ecc, - Armi automatiche, munizioni
cavalli, materiale chimico e sanitario, nascosto in grotte, aabilmente
simulate. E lo scaltro "poliziotto" Messana avvalendosi anche di
"notizie fiduciarie" può "affermare che la situazione va, man
mano, migliorando". Ecco perché signorina Cernigoi nel 1946 il suo
dispregiato grande ufficiale Messana sta in Sicilia quale ISPETTORE GENERALE a
sconfiggere la banda Giuliano , il C.R.I.S. (finanziato dagli americani quelli
che con i faziosissimi titini cercarono di fare di ogni erba un fascio dei
funzionari italiani operanti nella procincia di Lubiana inventando calunniose
accuse che finirono cestinate nei tribunali internazionali). Siamo nel 1946 e
già Aldisio è sotto tiro da parte di comunisti socialisti e movimenti politici
di sinistra. Messana è costretto a afere una scelta politica. Qui scrive che
"non trascura di seguire le correnti politiche che possono avere influenza
sugli attuali movimenti". Si attira l'odio dei comunisti Li Causi e
Montalbano che cercano di stritolarlo con accuse infamanti, ma finite in un
nulla di fatto nei vari tribunali. Allora si trattò di comprensibile lotta
politica. La riesumazione dei giorni nostri da parte di Cernigoi, Casarrubea,
Luparelli ed altri fatta in dispregio di tutte le assoluzioni e in non luogo a
procedere giudiziari è solo deprecabilissima diffamazione calunniosa,
soprattutto antistorica.
2 luglio 20.37.04
Il Questore - Via Catania 1 - 93100
Caltanissetta telefono: 093479111 fax: 093479677 email:
gab.quest.cl@pecps.poliziadistato.it Primo piano Capoluogo. Una segnalazione al
113 sventa furto in abitazione I fatti del giorno Due pregiudicati nisseni
scoperti dalle Volanti Altre notizie Capoluogo. Celava 30 grammi di marijuana
negli slip I fatti del giorno Denunciato incensurato nisseno di 21 anni
L’Ufficio Stampa della Questura ospite della rubrica "Primo piano"
dell’emittente televisiva TCS Attualità In studio l’Ispettore Superiore sups
Salvatore Falzone I fatti del giorno I fatti del giorno Gela, la Polizia sventa
guerra di mafia tra clan. Arrestato ex collaboratore Gli investigatori della
Squadra Mobile e del Commissariato di P.S. decapitano i vertici del clan
mafioso Rinzivillo I fatti del giorno I fatti del giorno Capoluogo. Arrestato
pregiudicato per resistenza e violenza a p.u. Gli agenti chiamati ad
intervenire dalla madre più volte aggredita dallo stesso I fatti del giorno I
fatti del giorno La Polizia in Gela confisca circa un milione di euro di beni
mafiosi La Squadra Mobile ha eseguito il decreto di confisca contro il boss
Alferi Giuseppe di Cosa Nostra La questura Il Questore Orari e uffici della
Questura Commissariati Altri Uffici e Reparti Dove siamo I fatti del giorno
Controlla il permesso di soggiorno online PERMESSO DI SOGGIORNO Controlla il
permesso di soggiorno online. Scrivici! SCRIVICI Risposte alle tue domande.
Servizi Bacheca Oggetti Rubati Motore di ricerca degli oggetti rubati o
ritrovati Carta dei servizi Progetto Alloggiati Web Tutti i servizi Tutte le
notizie
Numero telefonico ed altro della
questura di Caltanissetta stanno sopra- Ti pregherei di farti passare il
Questore o il capo di gabinetto o comunque un funzionario e presentarti come la
nipote del grande ispettore generale Ettore Messana. Dici che ha iniziato la
carriera a Caltanissetta prima del 1919 e non sai quando l'ha lì terminata. In
questura ci dovrebbe essere il suo fascicolo personale visto che non risulta
depositato in archivio di stato per epurazione dell'archivio della stessa questura
alcunché antecedente il 1920 come avrei appurato io quest'oggi 2 luglio 2014.
Ti rivolgeresti quindi alla sua cortesia pregandolo di fare rintracciare almeno
i dati anagrafici e i dati del servizio di tuo nonno che a Caltanissetta
avrebbe operato attorno al 1919 come giovane commissario di P.S.- Pregalo di
darmi appuntamento come tuo fiduciario per prendermi i dati o peri collaborare
per ricerche d'archivio in Questura, facendogli magari presente che sono
persino assiduo ricercatore degli Archivi Segreti del Vaticano, che insomma
sono stato alto funzionario come ispettore di vigilanza della Banca d'Italia e
fui persino superispettore del ministro delle finanze Reviglio. Mio caro amico
è anche il dottore Calogero Infurnari già questore di Caltanissetta e che fu
persino un protetto di tuo nonno l'ispettore generale di PS Ettore Messana.
Altro non mancherà alla tua ,loquela per intontire questo funzionario
periferico di PS.
3 luglio 8.34.06
Ma io mi domando, che cazzo ci sta a
fare 'sto Viminale che non difende il suo stesso prestigio, i suoi storici
dirigenti, il suo pur glorioso passato, la integrità morale degli uomini che
hanno sacrificato la pace in famiglia per l'eroico mantenimento dell'Ordine
Pubblico in contingenze asperrime. E' possibile che deve essere uno come me
antimilitarista, comunista fanatico, lontano le mille miglia dalla mentalità
poliziesca a difendere la memoria di un supremo ispettore di polizia quale il
gr.uff. Ettore Messana che fu integerrimo anche se rigido e destrorso Uomo di
Stato dedito al mantenimento di una ordinata convivenza civile.
3 luglio 17.04.22
«Fui mandato in Sicilia a capo
dell’Ispettorato Generale di P.S. per la Sicilia nel maggio 1945 e vi rimasi
fino a tutto luglio 1947. Il decreto che istituì l’Ispettorato è dell’aprile
1945 e funzione di tale organo fu quella di integrare l’opera repressiva e
preventiva nell’eliminazione del banditismo ed in genere della delinquenza
associata in Sicilia». D. R. «Io ebbi a mia disposizione 750 carabinieri, 350
agenti e 14 funzionari, che distribuii in tutte le province della Sicilia da
Messina a Trapani. Fui io che istituii i nuclei di carabinieri e polizia nei
centri dove a me sembrò che dovessero essere istituiti. Le mie prime operazioni
feci nelle province di Agrigento e di Catania. Verso la fine del 1945
incominciò ad affiorare l’attività della banda Giuliano. Tale fatto fece
aumentare la mia attività tanto più che la banda Giuliano e quella di Avila si
erano poste al servizio dell’Evis». D. R. «Ebbi notizia dei fatti di Portella
nelle ore pomeridiane del 1° maggio 1947. Mi recai ad una riunione indetta dal
prefetto Vittorelli, dove si stabilì una certa azione da svolgersi. L’indomani
mi recai a Piana degli Albanesi ed a San Giuseppe Jato, ove già si era
proceduto all’arresto di quattro persone ad opera di un nucleo dipendente
dall’Ispettorato e dove si era proceduto a largo rastrellamento arrestando
centinaia di persone sospette, le quali però furono quasi tutte rimesse in
libertà. Non essendo emersa a loro carico alcuna responsabilità». D. R. «Tutto
ciò venne fatto ad opera della questura che si limitò poi a denunciare solo i
quattro arrestati». D. R. «In una riunione tenuta anche alla presenza
dell’Ispettore Generale di P. S. Rosselli, inviato a Palermo dal Ministero, fu
deciso da quest’ultimo che la direzione delle indagini dovesse essere affidata
al questore Giammorcaro e fu così che io passai alle dipendenze di costui». D.
R. «Si venne frattanto a conoscenza che il 1° maggio era stato sequestrato,
dopo la sparatoria, un campiere, certo Busellini, del quale non si seppe nulla
per tanti giorni e che poi fu trovato ucciso in un fossato da un nucleo alle
mie dipendenze». D. R. «Non so se il ritrovamento del cadavere del Busellini
avvenne a mezzo di cani poliziotti od a mezzo solo di ricerche». D. R. «Mi
sembra di ricordare che sul petto del cadavere del Busellini fu trovato un
cartello con la scritta «questa è la fine dei traditori», la qualcosa ci
convinse che il delitto era stato consumato dalla banda Giuliano. Tale
convinzione ci facemmo anche per il delitto di Portella poiché ci convincemmo
che colui che aveva ucciso Busellini era uno di quelli che aveva sparato a
Portella». D.R. «Noi dell’Ispettorato, fin dal primo momento, pensammo che la
strage di Portella era da attribuirsi alla banda Giuliano, perché il fatto era
avvenuto nella zona così detta d’imperio della banda stessa, mentre l’Angrisani
ed il Guarino avevano orientamento diverso». ----------------------------- Il
NOSTRO dunque inizia la sua esperienza quale ispettore generale di PS in
Sicilia e subito deve risponderne a Ferruccio Parri che proprio destrorso e
filofascista non era. Se con Bonomi è pur sospettabile una qualche
frequentazione massonica (e quale grande commesso dello Stato Italiano non è
stato massone?) le insinuazioni di Casarrubea non hanno più fondamento alcuno
dal momento che il Messana transita riverito ed ascoltato sotto Parri sino al 9
dicembre del 1945, sotto Romita sino al i° luglio 1946 (DE GASPERI PRESIDENTE
DEL CONSIGLIO), sotto lo stesso DE GASPERI quale ministro degli Interni sino al
1° febbraio 1947. E guarda caso appena Scelba - sì proprio Mario Scelba - sale
allo scranno di Ministro degli Interni, quello che doveva essere il suo
protettore, il nostro Messana viene invitato ad accomodarsi fuori, ma fuori per
modo di dire visto che torna al Ministero a Roma e al Viminale vi resta
oltremodo autorevole e rispettato sino al suo pensionamento per raggiunti
limiti di età. MINISTRI DEGLI INTERNI BONOMI prof. Ivanoe , dal 18 giugno 1944
al 20 giugno 1945 PARRI prof. Ferruccio , dal 21 giugno al 9 dicembre 1945 [ »
] ROMITA ing. Giuseppe, dal 10 dicembre 1945 al 1° luglio 1946 DE GASPERI dott.
Alcide , dal 10 luglio 1946 al 1° febbraio 1947 SCELBA avv. Mario,dal 2
febbraio 1947 al 16 luglio 1953 [ » ] FANFANI dott. prof. Amintore, dal 16
luglio 1953 al 18 gennaio 1954 ANDREOTTI dott. Giulio , dal 18 gennaio 1954 al
10 febbraio 1954 Gentilissima signorina Cernigoi, se Lei è o si dichiara
solerte e coscienziosa Storica crede davvero che un arcigno De Gasperi poteva
rendersi compiacente di quel Messana quale il Ricciardelli - che mi pare di
nessun prestigio godette e che comunque rimase impalato al suo basso ruolo
nonostante volesse accreditarsi, dopo essere stato capo della Politica del
fascismo, protettore degli ebrei.? Se Lei è una ricercatrice seria dovrebbe
convenire con me che le insinuazioni del Ricciardelli, con solo tutti quei
"si dice" "pare" "qualcuno afferma" " a ben
pensare" e via discorrendo e mai uno straccio di fatto documentato e
provato, meritavano di finire nel cesso come tutto indecorosamente vi finì. E
De Gasperi poi fu Ministro degli Esteri e dovette occuparsi di quella
calunniosa congerie di accuse a TUTTI i nostri funzionari in Slovenia che
Titini, pronubi gli Americani, confezionarono senza alcuna prova, obiettività,
credibilità. E anche quella falsa congerie di calunnie di una Nazione Estera
che cercava vendetta e non giustizia finì nel cesso, archiviata con un non
luogo a procedere. E così il duro grintoso non malleabile De Gasperi si tenne
vicino e si affidò e officiò il Messana fregandosene degli strilli di un Li
Causi che per giunta avrebbe dovuto alzare un monumento al Messana che
informato dal suo confidente Fra Diavolo seppe che Giuliano stava ordendo un
agguato alo stesso Li Causi per ucciderlo. E se a Li Causi nulla successe lo
deve prorio a Messana che lo protesse e lo avvisò del pericolo. Leggersi gli
atti provessuali per darmi ampiamente ragione. Qualche mio amico e parente
vorrebbe chissà quali documenti a comprova di quanto ho riscontrato a discolpa
del Messana. Come si fa a documentare che una calunnia è una calunnia se non
dimostrando che non vi sono prove documentali ma che vi sono sentenze passate
in giudicato di Tribunali persino Militari persino Stranieri che tanto affermano!
Sono forse prove serie quelle che la Cernigoni dice di trovarsi a Lubiana,
redatti un paio di anni dopo da parte di inviperiti nemici di questa Italia e
scritti per giunta in sloveno e basati solo su postume dichiarazioni tanto
vaghe quanto sospette? Se si è antitaliani: subito e si mette anche la mano sul
fuoco!!
4 luglio 11.20.00
Su ciò che hai scritto,la cara
giornalista e storica,dovrebbe riflettere e coraggiosamente darti delle
risposte....
9 luglio 16.04.56
ho letto la diffida della Cernigoi e
la tua risposta ,se non ti disturbo posso chiamarti?
Sì!
9 luglio 22.49.05
Carissima Giovanna, io al tuo posto
un messeggaio
messaggio riservato a codesta Claudia
Cernigoi glielo manderei e in questi termini, se trovi di poter mandare
messaggi a questo nome in "cerca persone, luoghi e oggetti" di FB
con vivo rincrescimento la sto
seguendo nel suo tentativo di zittire il dottore Taverna, uno storico di
vaglia, che la sta sbugiardando nei suoi svarioni storici contro mio nonno il
dottore Ettore Messana. Se un tempo potevo pensare che lei esprimesse giudizi
infondati ed infamanti contro mio nonno con una qualche buona fede ora debbo
pensare invece che ha interesse a mantenere punti di vista che non posso
permettere. Prima che io proceda per le vie legali, può giustificare con me,
che sono la nipote di sì alto e irreprensibile servitore dello Stato di diritto
italiano i suoi apprezzamenti alla luce delle verifiche storiche che il dottore
Taverna si è premurato di rendere di pubblica ragione e che ora so che gliele
ha segnalate.
10 luglio 14.46.18
"Ma è possibile che il Ministro
Scelba si possa fidare di un uomo di cui si presume che conosca anche il
passato? Lasciamo stare che Messana è nell'elenco dei criminali di guerra di
una nazione vicina; questo può far piacere ad una parte della Camera, la quale
pensa: "Va bene, è un massacratore; però, di stranieri!", ma Scelba
come può ignorare che Messana ha iniziato la sua carriera facendo massacrare
dei contadini siciliani? Il 9 ottobre del 1919, infatti, cadevano a Riesi più
di sessanta contadini, di cui tredici morti: trucidati a freddo, sulla piazza,
dove si svolgeva un comizio. I vecchi di quest'Aula ricorderanno come in
quell'occasione il Ministero Nitti ordinò un'inchiesta mandando sul posto il
generale dei carabinieri Densa, mentre la Magistratura iniziò un'inchiesta
giudiziaria soprattutto per accertare le cause della morte misteriosa di un
tenente di fanteria, che si rifiutò di eseguire l'ordine di far fuoco del
Messana, che ne disapprovò apertamente la condotta, e che il giorno dopo fu
assassinato. Questi i precedenti del commendator Messana, noti al ministro
dell'Interno. Ci troviamo, come vedete, di fronte ad un uomo che per istinto è
contro il popolo, e trova, nei legami con i nemici del popolo, il modo di esercitare
la professione di massacratore di contadini. Oggi, sfacciatamente, questo non
può farlo, per quanto nel clima creatosi in Sicilia è possibile -- in Sicilia,
terra dei "Vespri" -- che i poliziotti di Scelba, ministro siciliano,
aggrediscano un pacifico corteo di donne che dimostrano contro il
carovita." ___________ Questo è un veemente passo di un vociante
intervento al Parlamento del nostro grande LI CAUSI. Siamo nel luglio del 1947:
L'Ispettore Generale di PS gr.uff. Dottore Ettore Messana "per rotazione".
come costume in Polizia - lascia lo sfavorevole altissimo incarico siciliano e
s'insedia molto autorevolmente ed ossequiato in Viminale a Roma- Messana in
Sicilia in fin dei conti non fu mai alle dipendenze di Scelba. Ora a Roma è
collaboratore diretto del Ministro ma non può venire chiamato in causa per la
brutta evoluzione delle vicende brigantesche di Sicilia. Con Messana a Palermo,
l'EVIS ed altre aggregazioni malavitose subiscono colpi micidiali. Senza
Messana il bandito Giuliano mi pare che può briganteggiare per altri tre anni.
A ben leggere il passo di Li Causi. questi allude, insinua, ammonisce, ma non
ha alcun elemento vero, preciso e concordante per inchiodare ad alcuna
responsabilità il Messana, cui peraltro deve gratitudine per avergli salvata la
vita. Si attacca alla "tradizione" ad una pretesa memoria di qualche
residuato senatoriale di vecchissima data, ad una inchiesta dei carabinieri non
sortita a nulla, non approdata a nulla, non coinvolgente il Messana neppure con
un avviso di garanzia. Il Li Causi, causidicamente cerca di ribaltare l'onere
della prova. Non v'è prova alcuna circa una qualunque responsabilità del
Messana nei fatti di Riesi. Scaltramente il Li Causi usa abili perifrasi,
"iniziò la carriera facendo massacrare". In che termini, a quale
titolo, con quale arbitrio. Il Li Causi non si chiede neppure come un
giovanotto di 31 anni poteva "fare massacrare". A distanza di 28 anni
con una guerra in mezzo non ha alcuno straccio di documento. Solo un quasi
prete valdese scrive nel 1934 alcuni ricordi di quella triste vicenda. E lì il
Messana non è citato, e lì i fatti gravi vengono addebitati all'Esercito e ad
un ufficiale dell'Esercito che per rabbia i rivoltosi trucidano. E' vero si
parla di una triade di dita che in contemporanea premono sul grilletto di un
mitra. Si accenna ad un "commissario" come mero compartecipe della
sparatoria. I morti che dice il prete valdese sarebbero stati NOVE. Inseguito
ed ucciso, solo l'ufficiale dell'Esercito. Vi era partecipe davvero il giovane commissario
Messana? Mi sono recato all'Archivio Centrale di Stato: quel che emerge esclude
ogni presenza del Messana. Mi sono recato all'Archivio di Stato di
Caltanissetta: NULLA! Ho interpellato la Questura di Caltanissetta: sorpresa
delle sorprese non c'era alcuna questura a Caltanissetta nel 1919. Solo qualche
anno dopo inizia a funzionare quell'importante istituzione. C'era soltanto un
nucleo di polizia agli ordini del Prefetto. La relativa documentazione
dell'Archivio Centrale dello Stato palesa una provincia all'epoca quieta e
composta. Nessuno sciopero per tutto il 1918 e nessuno per il primo semestre
del 1919. Dei fatti di Riesi dell'ottobre 1919 vi sono documenti che nel caso
escludono ogni coinvolgimento del Messana. All'epoca troppo giovante, ininfluente
per avere magari il piacere di venire citato. Ecco perché il Li Causi che deve
drammatizzare insinua sì ma subito gira al largo. Ebbene ora secondo la
signorina Cernigoi il Messana può venire disintegrato moralmente e civilmente
dovendo lui da morto provare la sua innocenza. Abbiamo riportato testualmente
le infamie che la Cernigoi spara contro il Messana colorando il tutto con
apodittici giudizi di condanna del Messana in ordine ai fatti di Riesi.
Condanne morali e legali con il ribaltamento dell'onere della prova. Questo
sarà l'alto grado di civiltà giudiziaria della Jugoslavia del Maresciallo Tito,
ma in Italia non ha diritto di cittadinanza. Si crucifigga pure un grande e
meritevole servitore dello stato - defunto - ma con prove indubitabili in mano.
Se vi fu una inchiesta dei carabinieri quella fu forse solo annunciata perché
non ebbe alcun seguito. E nel processo doveroso per l'uccisione dell'ufficiale
dell'esercito dei fatti di Riesi, nessuna chiamata di correo per Messana,
nessuna condanna per Messana, nessun coinvolgimento del Messana Anzi!! Il
giovanotto trentunenne Messana, che non poteva godere di nessuna protezione, lo
vediamo poi avanzare meritevolmente in carriera sino a raggiungere i posti
apicali della Polizia di Stato. Come i fatti di Riesi vengono ora a distanza di
quasi un secolo da parte di sedicenti giornalisti e giornaliste filoslavi è
sotto gli occhi di chi se ne sta interessando. Noi abbiamo cercato documenti,
fatto riscontri, consultato archivi pubblici e privati e siamo arrivati alla
conclusione dell'assoluta innocenza del Messana: Chi oggi l'accusa non può
pensare di scomunicarlo senza prove e senza fondamento. Lo sta infangando
criminalmente!!!
13 luglio 13.30.43
fammi sapere quando posso chiamarti
senza disturbere grazie a presto
13 luglio 16.09.36
anche adesso .... ciao. Tantissime
cose
Mi pare che anche malgradotutto si
sia nel fare da gran cassa alle ignobili calunnie di sedicenti storici e di
triestine giornaliste nonché alle false ammissioni infamanti il gr. uff. ispettore
generale di PS dottore Ettore Messana da Racalmuto, di un sedicente falso
nipote.
13 luglio 21.12.11
Sono uscita e torno in questo momento
,non sei in linea non oso disturbarti ti chiamo domani mattina
come vuoi. Ciao
allora ti chiamo subito
14 luglio 20.02.16
Tutti a dire: Ettore Messana da
Racalmuto. Questo ci onora e mi onora. E Racalmuto ha il dovere di onorarlo.
Ettore Messana in effetti diede lustro a Racalmuto. Fu apicale nei ranghi
ministeriali del Viminale. Per oltre 40 fu al servizio dello Stato Italiano.
Servì lo stato di diritto italiano sotto Vittorio Emmanuele Orlando, sotto
Nitti, e NECESSARIAMNTE sotto Benito Mussolini; quindi sotto Parri, sotto
Bonomi, sotto De Gasperi, sotto Scelba e penso infine sotto Fanfani. I
cangianti colori politici dei capi di Stato qualche volta lo coinvolsero,
spesso no, ma unicamente sotto il profilo personale: come funzionario di stato
ebbe solo il culto dello Stato, il suo compito era il mantenimento dell'ordine
pubblico, assicurare allo Stato di diritto la PUBBLICA SICUIREZZA e ciò fece
encomiabilmente, sempre., su posizioni di vertice e dal '45 con la superna
qualifica di ISPETTORE GENERALE, con tanti riconoscimenti, apprezzamenti,
onorificenze: nessuna condanna penale ebbe mai a sfiorarlo. Eppure sotto
processo ne mandò tanti Invero non nacque a Racalmuto, né la mamma era di
Racalmuto, ma per via del padre fu racalmutese puro sangue, e cioè del ramo dei
Messana al vertice, quindi, della crestomazia racalmutese- Il padre fu don
Clemente Messana figlio di don Biagio Messana, patriota, letterato, poeta,
commissario di PS a Bologna. avvocato liberale, destrorso, non proprio
mazziniano. Il bisnonno di Ettore Messana fu quel Calogero Messana di cui parla
il nostro estroso Eugenio Napoleone Messana a pag. 202 della sua appassionata
cronaca di Racalmuto. Trattasi delle "speziale Calogero Messana, [quello]
della giunta dei moti del 1820 " che aveva sposato "donna Lucia
Nalbone". In quella Eldorado che era divenuta Racalmuto sotto i tanto
dileggiati (a torto) Borboni i Messana e i Nalbone sono i nuovi, ma potenti,
ricchi del paese; vale a dire emergere tra quei galantuomini che vanno
pomposamente a sedersi al Circolo della Conversazione, divenuto poi
paradigmatico per la penna del figlio di uno zolfataio quale fu il grande
scrittore racalmutese Leonardo Sciascia. Il nonno del questore Ettore Messana
sposa due volte, come sotto comproviamo, la prima volta con una illustre
palermitana e poi con donna Alfonsa Grillo. I Grillo erano davvero baroni,
nobiltà vera ed effettiva, non raffazzonata non si sa come fece un certo prete
campiere di una famiglia rampante a nome Tulumello. Biagio Messana un po'
avventuriero lo fu. Pare che amasse persino dilettarsi di pornografia. Il
patrimonio cominciò ad illanguidirsi. Ma con il secondo matrimonio le sostanze
di famiglia tornarono a ravvivarsi. Sennonché il figlio Clemente, il padre di
Ettore, ci pensa lui a sperperare alla grande, persino - dicono - giocando a
Palermo presso le bische nobili dell'Hotel delle Palme,quello di Dell'Utri per
intenderci. Il figlio Ettore che era nato nell'88 a Gela deve rifarsi la sua
vita: studia con impegno. Si laurea e quindi segue le vecchie orme del nonno:
entra in PS. Raccomandazioni? non certo quelle che il Casarrubea e la Cernigoni
s'inventano pur di coprirlo di ignominia. Un po' di massoneria era di casa tra
i Messana e quella nell'era liberale era viatico indispensabile per far
carriera. Peccato mortale? Casarrubea e Cernigoi non mi facciano ridere;
pensino ai loro viatici ROSSI.
15 luglio 15.11.05
interessantissimo,mai avrei potuto
sapere tutto questo ,le mie origino mi piacciono.......molto
19 luglio 13.03.54
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Taverna 1 min · Roma · . Volevo riportare integralmente quanto calunniosamente
scrive la Cernigoi contro il Messana. Non mi viene consentito. Mi limito però a
trascrivere alcune parti significative. ..........................
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generali Verdiani e Messana Il caso degli ispettori generali Verdiani e Messana
Ipertesto stats 30075 letture tag Tag: storiografia Il caso degli ispettori
generali Verdiani e Messana Storia - Epurazioni e riciclaggi nel dopoguerra Due
alti funzionari di Polizia si distinguono in epoca fascista per i crimini
commessi a Lubiana come dirigenti della locale questura. Nel dopoguerra,
vengono reintegrati nei corpi della Repubblica. Li ritroviamo in Sicilia, a
dirigere un ispettorato per la repressione del banditismo. Manco a dirlo, la
loro vicenda si incrocia presto con quella di Giuliano, con la strage di
Portella della Ginestra, con mafia e neofascismo… terrelibere.orgClaudia
Cernigoi Due alti funzionari di Polizia si distinguono in epoca fascista per i
crimini commessi a Lubiana come dirigenti della locale questura. Nel
dopoguerra, vengono reintegrati nei corpi della Repubblica. Li ritroviamo in
Sicilia, a dirigere un ispettorato per la repressione del banditismo. Manco a
dirlo, la loro vicenda si incrocia [1] G. Casarrubea, “Storia segreta della
Sicilia”, Bompiani 2005, p. 130. [2] Questa e le citazioni che seguono sono
tratte dal testo di Tone Ferenc, “La provincia italiana di Lubiana”, IFSML
1994, p. 59, 60. [3] Il racconto di Gueli si trova nel sito [6] Sentenza Corte
Straordinaria d’Assise di Trieste d.d. 27/2/47. [7] Copia del rapporto
originale in lingua inglese si trova nell’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1551
Zbirka Kopij, skatla 98, pp. 1502-1505. [8] Questi documenti sono oggi
conservati presso l’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1796, III, 6, 11. [9]
All’epoca Trieste era amministrata da un Governo Militare Alleato e la polizia
era organizzata sul modello anglosassone. [10] Relazione in Archivio di Stato
di Trieste, Prefettura gabinetto, b 18. L’Ispettore Ricciardelli aveva già
svolto servizio in polizia sotto il passato regime fascista ed era stato
internato in Germania sotto l’accusato di favoreggiamento nei confronti di
ebrei che sarebbero stati da lui aiutati a scappare. [11] Definizione tratta
dalla sentenza di Viterbo, emessa il 3 maggio 1952 dalla Corte d’assise di
Viterbo, presieduta dal magistrato Gracco D’Agostino, in merito alla strage di
Portella della Ginestra. [12] “…l’ex generale dei Carabinieri Ugo Luca, che tra
il 1949 e il 1950 coordinò l’uccisione di Giuliano in Sicilia”, già “uomo di
fiducia personale di Mussolini” (G. Casarrubea, op. cit., p. 108 e 80). [13]
Citazioni tratte da N. Buttazzoni, “Solo per la bandiera”, Mursia 2002. [14]
Una buona sintesi dello studio si trova in rete al seguente indirizzo: www.edscuola.it/archivio/interlinea/banda_giuliano
. Questo sito non ha carattere di periodicita' non essendo aggiornato con
intervalli regolari. P.IVA 02977070834 made by liotren.com Hosting Linux, CMS e
applicazioni realizzate da Liotren.com -----------------------------------------------
Ho cercato di diffidarla proprio oggi come da testo che pubblico qui sotto. Ha
ingabbiato il suo post e non so se ha recepito la mia diffida. So che mi segue
qui e quindi no potrà difendersi nelle sedi proprie come non preavvertita. ----
Lillo Taverna · Università Di Palermo Ho smantellato tutte queste sue
affermazioni calunniose per l'ispettore generale di PS dottore Ettore Messana.
Mi sono premurato di inviarle i miei studi, le mie ricerche, la mia
inconfutabile ricostruzione. Mi ha risposto offendendomi ma siccome non ho
stima di lei mi ci sono fatte delle grasse risate. Ma qui continua
pervicacemente a denigrare il defunto Messana. Vuol controbattere alle mie
puntualizzazioni? Se ha materia!!! :::::::: Aggiungo qui a maggiore chiarimento:
La Cernigoi, nonostante l'abbia sbugiardata circa le infamie che scrive
infondatamente sul Messana, continua imperterrita. Crede che insolentendomi
possa acquisire inesistenti ragioni presso il Tribunale della Storia. dottore
Calogero Taverna BANDA GIULIANO, LA DECIMA MAS E IL NEOFASCISMO IN SICILIA
Coordinamento delle ricerche presso gli Archivi Nazionali degli Stati Uniti
(NARA, College Park,... edscuola.it|Di Dario Cillo .. Mi piaceMi piace · ·
Condividi . Lillo Taverna Scrivi un commento... .. .. . . Chat (4) ..
www.edscuola.it
19 luglio 20.30.06
Il prof. Casarrubea mi ha risposto
molto urbanamente anche se non rinnega nulla circa i suoi aspri giudizi sul
Messana. Io gli ho risposto già come segue e come potrai meglio vedere su FV
su FB...Pregiatissimo professore
Giuseppe Casarrubea, solo che mi pare che a Riesi non è neppure certa la
presenza fisica di Messana.Di certo. mi dispiace per il Li Causi, nessuno
addebito gli poté venire fatto per l'eccidio di cui alla cronaca quasi coeva di
quel quasi prete valdese. Il Nitti fece aprire una inchiesta ad un generale dei
carabinieri, dice il Li Causi, ma non sortì alcun effetto almeno contro il
Messana che anzi ebbe elogi e meriti tali da fare una fulminea brillante
carriera. Quanto al processo per l'uccisione da parte dei rivoltosi del tenente
dell'Esercito il Messana non venne per nulla coinvolto. Se no, il Li Causi non
si fermava certo a quella sortita alquanto curiale. Ne morirono otto, quindici
o venti? Non importa il numero, d'accordo, ma se manco questo dato è certo non
è così che si può massacrare la memoria di un Grande Servitore dello Stato di
diritto, tanto poi apprezzato da De Gasperi (e metto da parte Bonomi, Scelba ed
altri). Ancor oggi la famiglia sta subendo danni feroci per certi processi
"storici" diciamo avventati. Sulla Faccenda di fra Diavolo. mi basta
la testimonianza dello stesso Messana in uno storico processo ove non venne
neppure sfiorato da coinvolgimenti della magistratura penale. La vicenda di
Lubiana l'ho smantellata con documenti e atti processuali. Ma Lei non vi si
addentra. Lasciamo alla Cernigoi l’onere di provare le sue calunniose accuse
credo in sede giudiziaria, dato che la signora Giovanna Messana, proprio
stasera me ne accennava. Volere creare complementarità tra il Messana e il
Verdiani per faccende dell'OVRA è molto pretestuoso. Tra i due grandi questori
credo che vi erano differenze di età, grado e incombenze. Svolgerò meglio
questo aspetto se occorrerà. Il Messana lascia la Sicilia nel maggio o giugno
del 1947, quando stava addirittura mettendo le mai su Giuliano. I suoi
successori, ben tre, non brillarono, almeno sino al 1950. Dopo il 1947 il
Messana al Viminale è autorutà apicale. Mi si parla di uno scontro con
Togliatti circa armi americane sbarcate a Napoli del tutto legalmente e per
accordi internazionali, cui intendeva opporsi il nostro MIGLIORE. Io non sono
né storico né giornalista né letterato: ma i miei 50 anni di attività ispettiva
presso la Vigilanza sulle Aziende di Credito della Banca d'Italia e come
superispettore di Reviglio molto mi sono serviti per non fidarmi mai dei
sentito dire ma di rinvenire la verità (o briciole di verità) nell'obbiettivo
esame di incontaminati documenti, carte di archivio, registri e registrazioni.
L'incontro mi è gradito per esternarle la mia grande stima, al di là della
contingente di opinioni). La ossequio.
20 luglio 9.26.28
Non c’è nulla da fare: tra le mezze
calzette e i cavalli di razza ce ne corre. Anche nell’ambito della
storiografia. Io non sono né ricercatore né storico né divulgatore
giornalistico né tanto meno letterato. Ma col vizietto antico del fare
ispezioni a banche e grandi evasori sulla base delle verifiche documentali,
contabili e vecchie carte di archivio e lasciando da parte le dicerie dei
soliti untori mi sono messo di buzzo buono per cercare di vederci chiaro nelle
vicende del mio grande compaesano l’ispettore Messana. Come al solito, tutti ad
appuntarsi su tre incidenti del Nostro, nessuno che andasse a scandagliare gli
altri lunghi e prestigiosi squarci della vertiginosa carriere di siffatto
singolare servitore dello Stato di Diritto. I tre incidenti possono così
intitolarsi: Riesi 1919; Lubiana giugno ’41-maggio’42; ispettorato generale di
Sicilia giugno 1945-maggio 1947. Scopro che nel 1919 il Messana non poteva
essere l’autore di un eccidio alla Bava Beccaris, che a Lubiana fece bene il
suo dovere di servitore dello Stato Italiano e non certo del Maresciallo Tito e
la vicenda va vista alla luce di quanto uno storico serio quale il Sala ha
inquadrato e come una più avveduta e informata storiografia super partes deve
ancora appurare, che in Sicilia il Messana fu abile e positivo con indubitabili
meriti e che con i bandito fra’ Diavolo ebbe solo abilità poliziesche quale suo
prezioso confidente. Mi imbatto con la Cernigoi: apriti cielo! Scoprivo i suoi
altarini e divenivo persinoa 80 anni un “ragazzaccio in vena di fare il
bulletto”. Mi sono convinto che anche le mezze calzette in televisioni e nei
vari pluriformi blog fanno carriera e finiscono col ritenersi autorità
indiscutibili. Mi scontro, è vero, con uno storico vero e saggio, il professore
Giuseppe Casarrubea, e potete vedere voi stessi qui sotto quanta urbanità,
serietà, rigore scientifico e serietà professionale lo contraddistingue. Grazie
professore. Si dice che la classe non è acqua.
21 luglio 22.45.24
La signorina Cernigoi s‘improvvisa
storica, giusperita, magistrato, commissaria di PS e scrive quanto sotto.
Avesse frequentato L’Archivio Centrale di Stato, avesse almeno verificato
quanto annota il prof. Casarrubea sub 170 (cfr. Acs, Sis, b. 40, f. Criminali
di guerra) nel suo complesso studio STORIA SEGRETA DELLA SICILIA, pag. 198, si
sarebbe evitate (forse) tante censurabili castronerie, purtroppo gravemente
calunniose della titanica figura di alto servitore dello Stato di Diritto
Italiano, l’ispettore generale di PS Ettore MESSANA. La signorina Cernigoi si
accoda immediatamente alla pretesa dei Titini del maresciallo Tito di volere il
Messana quale “CRIMINALE DI GUERRA”, risibile pretesa finita miseramente nel
cestino di vari tribunali militari anche italiani, come doviziosamente appare
nella ponderosa e polverosa Busta del SIS seconda Sezione n. 40 cui rinvia
giudiziosamente il Casarrubea. Scrive a vanvera la Cernigoi: Criminali di
guerra Il nome di Messana risulta nell’elenco dei criminali di guerra
denunciati dalla Jugoslavia alla Commissione delle Nazioni Unite per i crimini
di guerra (United Nations War Crimes Commission). Il rapporto di denuncia,
redatto in lingua inglese ed inviato dalla Commissione statale jugoslava in
data 14/7/45 [7], lo accusa, sulla base di documentazione che era stata trovata
in possesso della Divisione “Isonzo” dell’Esercito italiano di occupazione, di
crimini vari: “assassinio e massacri; terrorismo sistematico; torture ai
civili; violenza carnale; deportazioni di civili; detenzione di civili in
condizioni disumane; tentativo di denazionalizzare gli abitanti dei territori
occupati; violazione degli articoli 4, 5, 45 e 46 della Convenzione dell’Aja
del 1907 e dell’articolo 13 del Codice militare jugoslavo del 1944”. Nello
specifico viene addebitata a Messana (in concorso con il commissario di PS
Pellegrino e col giudice del Tribunale militare di Lubiana dott. Macis) la
costruzione di false prove che servirono a condannare diversi imputati (tra i
quali Anton Tomsič alla pena capitale, eseguita in data 21/5/42) per dei reati
che non avevano commesso. La responsabilità di Messana e Pellegrino in questo
fatto è confermata da documenti dell’archivio della questura di Lubiana [8],
che fanno riferimento ad una “operazione di polizia politica” condotte dal
vicequestore Mario Ferrante e dal vicecommissario Antonio Pellegrina sotto la
direzione personale di Messana, contro una “cellula sovversiva di Lubiana”
della quale facevano parte, oltre al Tomsič prima citato, anche Michele Marinko
(condannato a 30 anni di reclusione), Vida Bernot (a 25 anni), Giuseppina Maček
(a 18 anni) ed altri tre a pene minori. Noi abbiamo oggi consultato quel
vecchio faldone. E di materia che tutto smentisce quel che scrive la Cernigoi e
che a dire il vero rettifica il Casarrubea ne abbiamo trovato a iosa. Abbiamo
chiesto un centinaio di fotocpoie che costicchiano e abbiamo, previo pagamento
di Euro 3, scattato un altro paio di centinaia di foto. La Cernigoi si è tanto
irritata con me da insolentirmi oltre i limiti del lecito. Persiste nella sua
uterina invenzione di inesistenti verità “storiche” lesive dell’onore del
insignito dell’ordine di San Lazzaro Gr.Uff. Messana. Non so come potrà
difendersi se la signora Giovanna Messana la persegue giudiziariamente. Il
professore Casarrubea ci appare un gran gentiluomo oltre che storico insigne e
riflessivo e spero voglia accedere ad un dibattito sereno per un riscontro del
vero, res melius perpensa.
22 luglio 1.12.20
23 luglio 17.58.36
Scrive il professor Giuseppe
Casarrubea: "In un documento segreto del SIS riguardante le attività della
commissione per il mantenimento in carica degli arrestati politici, figura,
appunto l'ispettore Messana, abitante a Roma in viale Beato Angelico92".
Insidioso quell'"appunto". E' evidente che va collegato a quanto
affermato prima: "Storicamente risulta ancora inspiegabile il fatto che
personaggi che godevano fama di essere stati criminali di guerra di paesi
vicini all'Italia, già compromessi col fascismo e le sue più alte gerarchie,
potessero essere stati lasciati al loro posto e anzi avessero fatto ulteriori
carriere con i nuovi governi di unità antifascista". (Cfr. Storia Segreta
della Sicilia, pag 96, note nn. 168 e 169). Il professore Casarrubea con
l'onestà intellettuale che lo contraddistingue non potrà negare che ha messo
qui qualche tocco malizioso che conferisce al testo una ambiguità perniciosa
per il buon nome del Messana. Noi siamo andati alla caccia di quel documento
che sarebbe dovuto essere esiziale per il prestigio del nostro insigne
compaesano e siamo riusciti a trovarlo. Depuriamo subito dell'effetto alone
quel "SIS" custode di segretissimi segreti. Il SIS (Servizio
Informazioni Speciali o similari) fu una malconcia branca amministrativa del
Ministero degli Interni e le carte della sua SECONDA SEZIONE sono ora
all'Archivio Centrale di Stato, lise stropicciatissime, spesso deteriorate e
quasi illeggibili, alla portata di ogni studioso. Il documento commentato dal
Casarrubea che si trova in uno scarno fascicolo portante il numero MP21 di
quella che è rimasta busta 54 non suffraga per nulla le tesi accusatorie
dell'esimio professore di Palermo. Quasi in carta velina, essendo copia di
documenti dattiloscritti, il foglio reca in fondo un paio di annotazioni molto
importanti; porta una data che risalirebbe all'estate del '44 e, bene in
chiaro, postumo, il riferimento ad una pratica a cui non è facile (almeno a me
non è riuscito) risalire. Trattasi dell'elenco nominativo di una
"commissione per il mantenimento in carica di arrestati civili".
Segue una elencazione a scalare di altissime personalità da un generale (il
primo dell'ordine) ad un colonnello) con indicazione soltanto del recapito e
del numero telefonico. Il Messana occupa in quella commissione il secondo posto.
Autorità quindi ragguardevole, insospettata e insospettabile. Abbiamo cercato
di fotografare quel documento, ne è venuto per nostra imperizia uno sgorbio che
ugualmente pubblichiamo: all'occorrenza ne faremo trarre una chiara fotocopia
quale la struttura molto valida dell'Acs di Roma sa fornire agli studiosi.
Siamo dunque nel 1944; gli americani erano entrati da qualche mese a Roma. E a
Roma si trova il questore (allora) Messana. E abita appunto nei pressi del
Vaticano proprio in viale Angelico 92. Quello che per la disattenta signorina
Cernigoi sarebbe stato un demerito fu invece un atto di coraggio civico e
politi da parte del Messana: dopo il famoso 8 settembre del 1943 il Messana
disdegna di passare a Trieste, dove operava da questore e dove veniva remunerato
con un buon stipendio, al servizio della Repubblica Sociale di Salò e se ne
torna dai suoi a Roma appunto nelle abitazioni presso il vaticano. Altro che
fascista, altro che fanatico razzista. Aveva sperimentato a Lubiana cosa
davvero erano i tedeschi anche quelli che non ostentavano la doppia 'esse'
(SS), A Roma c'era Kappler. Il Messana non si presenta al Viminale. Sarebbe
stato bene accolto ma avrebbe dovuto sottostare all'infame comando tedesco. Chi
conosce la storia di quel periodo capisce. Così il Messana, senza più
stipendio, si eclissa oltre Tevere. La nipote, allora bambinella, ricorda quel
periodo, gli americani che entravano, lo sbandieramento tripudiante dei romani.
E ricorda che con lei c'era questo suo arcigno ma dignitosissimo nonno (che invero
aveva particolare predilezione per questa sua piccola Giovanna). Mi dice
Giovanna Messana che in effetti per un qualche periodo il Messana si nascose in
una chiesetta presso Borgo San Pietro assieme ad ebrei, molti dei quali furono
grandi amici di questo Ispettore Generale che la Ceernigoi vuol fare passare
per un nazista antisemita. Noi pensiamo he il Messana in questo periodo di
rifugiato non dovesse preoccuparsene più di tanto: cinquantacinquenne non
poteva temere il pericolo di venire arruolato; e a Roma si era troppo
indaffarati in quei criminali rastrellamenti dell'ultima ora per interessarsi
ad un questore fuggitivo da Tieste. Importante per noi sapere che in questo
periodo il Questore Messana né a Trieste nel clima criminale repubblichino né a
Roma nell'altro nefasto delle Fosse Ardeatine si contaminò con il Nazifascismo.
Era intemerato e così poté ritornare al Viminale: ecco perché gli affidarono la
vice direzione di questa Commissione cui accenna il Casarrubea. Quel liso
documento del '44 depone a tutto favore del Messana. Le insinuazione del
professore palermitano sono destituite di ogni fondamento. L'onore di Messana
non rifulge proprio in quel foglietto quasi illeggibile del Sis, seconda
sezione.
23 luglio 19.07.32
dal pc di mia cognata ho letto quanto
hai precisato ottimo come sempre
grazie
25 luglio 2.21.02
Per la Cernigoi v’è certezza
assoluta: il Messana è CRIMINALE di GUERRA. Il suo giudizio è inappellabile.
Lei si arroga il diritto di giudicare e condannare. Con quale autorità, con
quali prove, con quale istruttoria? Non ha titolo, non ha elementi, non può
provare nulla. Per me diffamare qualcuno a mezzo stampa quale criminale di
guerra sapendo che giammai costui era stato condannato per siffatto gravissimo
crimine è materia da codice penale. Io l’art. 595 u.c. C.P. ce lo vedrei tutto
ma non sono né pubblico ufficiale né magistrato, né istituzione pubblica (in
questo caso il Viminale quale parte offesa). La Cernigoi non poteva non sapere
che all’Archivio centrale di Stato vi sono faldoni e faldoni del SIS, seconda
sezione ove il caso è ben sviscerato e l’adamantino comportamento del Messana
vi riluce inconfutabile. Scrive la Cernigoi: Criminali di guerra Il nome di
Messana risulta nell’elenco dei criminali di guerra denunciati dalla Jugoslavia
alla Commissione delle Nazioni Unite per i crimini di guerra (United Nations
War Crimes Commission). Il rapporto di denuncia, redatto in lingua inglese ed
inviato dalla Commissione statale jugoslava in data 14/7/45 [7], lo accusa,
sulla base di documentazione che era stata trovata in possesso della Divisione
“Isonzo” dell’Esercito italiano di occupazione, di crimini vari: “assassinio e
massacri; terrorismo sistematico; torture ai civili; violenza carnale;
deportazioni di civili; detenzione di civili in condizioni disumane; tentativo
di denazionalizzare gli abitanti dei territori occupati; violazione degli
articoli 4, 5, 45 e 46 della Convenzione dell’Aja del 1907 e dell’articolo 13
del Codice militare jugoslavo del 1944”. Nello specifico viene addebitata a
Messana (in concorso con il commissario di PS Pellegrino e col giudice del
Tribunale militare di Lubiana dott. Macis) la costruzione di false prove che
servirono a condannare diversi imputati (tra i quali Anton Tomsič alla pena
capitale, eseguita in data 21/5/42) per dei reati che non avevano commesso. La
responsabilità di Messana e Pellegrino in questo fatto è confermata da
documenti dell’archivio della questura di Lubiana [8], che fanno riferimento ad
una “operazione di polizia politica” condotte dal vicequestore Mario Ferrante e
dal vicecommissario Antonio Pellegrina sotto la direzione personale di Messana,
contro una “cellula sovversiva di Lubiana” della quale facevano parte, oltre al
Tomsič prima citato, anche Michele Marinko (condannato a 30 anni di reclusione),
Vida Bernot (a 25 anni), Giuseppina Maček (a 18 anni) ed altri tre a pene
minori. Messana e gli altri furono anche accusati di avere creato false prove
nel corso di una indagine da loro condotta, in conseguenza della quale 16
persone innocenti furono fucilate dopo la condanna comminata dal giudice Macis.
Si tratta dell’indagine per l’attentato al ponte ferroviario di Prešerje del
15/12/41, per la quale indagine, come risulta da altri documenti della questura
di Lubiana dell’epoca, Messana, il suo vice Ferrante, l’ufficiale dei
Carabinieri Raffaele Lombardi ed altri agenti e militi furono proposti per
onorificenze e premi in denaro per la buona riuscita delle indagini relative
all’attentato di Preserje. Nello specifico Messana ricevette come riconoscimento
per il suo operato la “commenda dell’Ordine di S. Maurizio e Lazzaro”. Ettore
Messana fu anche segnalato con nota del 21/9/45 dall’Alto Commissario Aggiunto
per l’Epurazione di Roma al Prefetto di Trieste, che richiese un’indagine alla
Polizia Civile del GMA [9]. Il risultato di questa indagine è contenuto in una
relazione datata 6/10/45 e firmata dall’ispettore Feliciano Ricciardelli della
Divisione Criminale Investigativa [10], dalla quale citiamo alcuni passaggi. “…
il Messana era preceduto da pessima fama per le sue malefatte quale Questore di
Lubiana. Si vociferava infatti che in quella città aveva infierito contro i
perseguitati politici permettendo di usare dei mezzi brutali e inumani nei
confronti di essi per indurli a fare delle rivelazioni (…) vi era anche (la
voce, n.d.r.) che ordinava arresti di persone facoltose contro cui venivano
mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire profitti personali.
Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati in carcere da un
poliziotto sloveno, compare del Messana, che prometteva loro la liberazione
mediante il pagamento di ingenti importi di denaro. Inoltre gli si faceva
carico che a Lubiana si era dedicato al commercio in pellami da cui aveva
ricavato lauti profitti. Durante la sua permanenza a Trieste, ove rimase fino
al giugno 1943, per la creazione in questa città del famigerato e tristemente
noto Ispettorato Speciale di polizia diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico
del Messana, costui non riuscì ad effettuare operazioni di polizia politica
degne di particolare rilievo. Ma anche qui, così come a Lubiana, egli si volle
distinguere per la mancanza assoluta di ogni senso di umanità e di giustizia,
che dimostrò chiaramente nella trattazione di pratiche relative a perseguitati
politici (…)”. :::::::::::::::::: Ma al Ministero degl’Interni, al SIS si sa
bene che trattasi di tentativo titino di criminalizzare l’intera Italia. Siamo
nel 1945-46. Orde di ex partigiani titini scendono persino col paracadute in
Italia a tentare vendette, a commettere atti di giustizia sommaria, a
macchiarsi di infami delitti. Le carte del SIS sono molteplici e
inequivocabili. Non punge vaghezza alla Cernigoi di contestualizzare le
effervescenze punitive slave con questo clima terroristico che disseminano in
Italia? In Jugoslavia da parte dei Partigiani Titini si confezionano reboanti
capi di accusa contro i nostri concittadini rei soltanto di esservi stati
comandati in tempi di guerra magari con incarichi polizieschi; si mandano
granguignoleschi papielli accusatori. Ma sono le stesse commissioni di guerra
estere che rimettono, dopo una prima sbozzata, le accuse alle competenti
autorità italiane. E in Italia queste più ponderate carte arrivano e queste
carte si trovano a Roma, al SIS ed ora in ACS. Ebbene di tutta quella
paccottiglia della Cernigoi relativa al Messana, al Ministero giunge il
foglietto che noi pubblichiamo. Trattasi dello “STRALCIO RELAZIONE 12”:
L’accusa titina infierisce contro magistrati italiani, funzionari di P.S. e
soprattutto contro Grazioli che fu un personaggio non del tutto negativo stando
agli studi di Sala. Il MESSANA vi viene fatto entrare per il rotto della
cuffia: non c’è nulla di specifico contro di lui. Pretestuoso, prevenuto e
diffamatorio è volere a tutti i costi il questore come colui “che esortava
personalmente gli aguzzini ad infierire contro le proprie vittime”. Quali
prove? Nessuna, quali testimonianze? Nessuna, come si poteva affermare. e dalla
parte lesa, qualcosa del genere? Fandonia: un questore se ne sta nei suoi uffici,
non scende negli scantinati ad incitare scherani ai suoi ordini a violentare
innocenti vittime. Fantasie da menti malate o si vede che non si è mai stati in
questura a rispondere ad interrogatori sia pure serrati ma per la cultura
giuridica italiana sempre con il senso del limite. Tanto è vero che in Italia
il SIS neppure prende in considerazione questa calunniosa accusa titina contro
il Messana. Anzi il Messana viene inviato persino in Sicilia nell’aspra lotta
al banditismo filoamericano del fuori legge Giuliano di Montelepre. E il
Questore Ettore Messana viene promosso Ispettore generale di P.S., insignito di
onorificenze di altissimo livello e viene nominato Grande Ufficiale; e guarda
caso ottiene l’esclusiva commenda dell’Ordine di San Maurizio e Lazzaro, roba
sabauda insomma. La ruggine slava, che si può comprendere ma giammai
condividere, è solo appiglio per postumi scoop giornalistici che francamente
sono disgustosi. La Cernigoi sa che il Messana neppure fu scalfito da quelle
infamanti farneticazioni slave. Non c’era materia alcuna. Eppure quando gli
slavi accennarono a fatti e vicende che potevano destare sospetto,
l’istruttoria scattò accurata, precisa, inflessibile. Le carte del SIS lo
dimostrano. Consultarle per credere. Singolare la chiusa degli accusatori
slavi: “secondo le istruzioni di GRAZIOLI operavano anche i suoi organi civili
e principalmente il questore di Lubiana Ettore Messana, uno dei maggiori
carnefici” Ma di grazia quale furono queste “carneficine del Messana? Nulla di
nulla. Vi fu l’esecuzione di Tone TOMISIC che invero mi lascia perplesso. Ma
quella nacque da una sentenza “del tribunale di guerra di Lubiana preseduto dal
dr. MACIS”. Il Sis fece, dopo, una accurata inchiesta. Al SIS si ebbe modo di
appurare quale fu il ruolo del Messana. Il Messana aveva minuziosamente
ragguagliato la magistratura su l’operato della questura di Libiana. All’ Acs
abbiamo trovato il fascicolo. Trattasi della denuncia del 4 aprile del 1942 n.
05698/1942 Gab, di Prot. Il Messana è esaustivo, preciso, formale. Ne
riportiamo qui sotto alcune fotocopie. Basta darvi uno sguardo per sbugiardare
la Cernigoi e i titini circa l’inventata accusa che il processo era stato
intentato “in base a false testimonianze del commissario di P.S. PELLEGRINI e
di altre persone al servizio di Grazioli”. No! Invero erano stati i tedeschi
che avevano scoperto il covo dei partigiani slavi e avevano costretto la
questura ad irruzioni, interrogatori ed arresti0. Noi pensiamo che la stessa
sentenza del MACIS sia stata imposta dalla Ghestapo. Ma qui il Messana non
c’entrava più. Anzi tutto lascia capire che il Messana fosse tanto poco gradito
ai tedeschi da giubilarlo subito dopo quella esecuzione che tantò impressionò;
le SS non furono certamente estranei allo sbolognamento del Questore. Appare
infatti non gradito ai falchi del Viminale per cui ritirarsi come in subordine
a Trieste. Il suo ruolo fu così defilato da fare poi scrivere ai suoi
denigratori che ”costui non riuscì ad effettuare operazioni di polizia politica
degne di particolare rilievo”. L’addebito dispregiativo negli intenti di
allora, oggi suona come epitaffio laudativo del Messana: questi non fu 0 quindi
per nulla complice delle famose Foibe che oggi si sono riesumate per doverose
condanne.
25 luglio 14.57.46
signorina Cornigoi risponda a queste
note Quando leggeremo quello che leggeremo non avremo dubbi nel ritenere
codesto questurino a nome Feliciano Ricciardelli un malevolo detrattore, in
anonimato, del grande Ettore Messana che dovrebbe essere stato suo superiore e
che certamente non ebbe ad apprezzarlo. Al suo paese irpino si fu di manica
larga: gli si dedicò una via e si cercò di santificarlo. Abbiamo un tempo
riportato locandine manifesti e dicerie elogiative ma non c'era molto da
addurre a lode omaggiante. Si disse "uomo giusto". Un epiteto
alquanto singolare per uno che di mestiere aveva fatto il poliziotto di un
reparto politico decisamente fascista. E redigeva rapporti infamanti di
sospetti e dispetti a base di "corre voce", "si dice", "non
poteva non sapere", " era suo subordinato il vero malfattore (se poi
tale era)" "lo spalleggiava" "forse ne fu compare" e
niente più. Ma proprio niente di più sul suo grande superiore l'Ispettore
generale della PS il Gr.Uff. Dottore Ettore Messana. E quando le scrive queste
cose? Quando ancora modesto funzionarietto di questura, relegato ad una
insignificante periferia. Nell'ottobre del 1945, crede che è giunto il momento
di togliersi un sassolino dalla scarpa contro l'invidiato suo ex Superiore che
invece di carriera ne ha già fatta e con onore e per la stima di un superbo
uomo di Stato, nientemeno l'on. Alcide De Gasperi. E quel insignificante
rapportino finisce obliato e trascurato in mano non autorevole e ci vuole tutta
la malafede di rampanti speculatori dell'antitalianità per riesumarlo e farne
fonte di autorevolissima fede quando scricchiola da tutte le parti. E ciò è
tanto vero che Roma repubblicana e democratica e indubitabilmente antifascista
non vi diede peso alcuno. Del resto non ne aveva: non un fatto, non una prova, non
una certezza. Solo pettegolezzi astiosi di bassa caserma poliziesca. lunedì 12
settembre 2011 L’Ufficio di Presidenza dell’Associazione Amo Montemarano, in
occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, organizza il convegno dal titolo:
“Servire la Patria. L’Esempio di un Compaesano, un Questore, un uomo Giusto:
dott. Feliciano Ricciardelli”. L’appuntamento è per sabato 17 settembre alle
ore 18:00 presso l’Auditorium dell’Edificio Scolastico di Montemarano. Ma ecco
cosa scriveva ancora il Ricciardelli: “Fra le insistenti voci che allora
circolavano vi era anche quella che egli ordinava arresti di persone facoltose,
contro cui venivano mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire
profitti personali. Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati
in carcere da un poliziotto sloveno, compare del Messana, che prometteva loro
la liberazione mediante il pagamento di ingenti importi di denaro.” Inoltre gli
si faceva carico che a Lubiana si era dedicato al commercio in pellami, da cui
aveva ricavato lauti profitti.” Qui siamo nell’esilarante: il Mesana arriva in
esordio a metà del 1941 a Lubiana. Incontra subito difficoltà inaudite. Come
scrive in una lettera riportata dal grande studioso Sala, viene subito
esautorato di fatto dall’esercito. Mussolini voleva una “guerra parallela” ma
solo per dimostrare ai tedeschi come può esserci una “occupazione umanitaria”.
Del resto a Lubiana vi esano molti coloni italiani e questi Mussolini voleva
anche proteggere dalle barbarie teutoniche che erano ben note. In un primo
momento, dicono gli stocici seri, si cercò a Lubiana di impiantare industrie e
attività economiche secondo le concezioni coloniali fasciste. Forse qualche
apporto vi fu da parte del Messana. Ma è da escludere. Ove si eccettui forse
l’avere comprato del legnami per farsi fare una “camera” per la quale nella
famiglia Messana si vagheggia ancora, di quello che insinua il Ricciardelli non
resta altro che il sospetto di una malevolenza di bassa cucina burocratica. E
la Cernigoi vi corre dietro: “Durante la sua permanenza a Trieste, per la
creazione in questa città del famigerato e tristemente noto ispettorato
speciale di polizia diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico del Messana, costui
non riuscì ad effettuare operazioni di polizia politica degne di particolare
rilievo.” Insomma qui la colpa del Messana è solo quella di essere “amico” del
commendatore Gueli ma il Messana “non riuscì ad effettuare operazioni di
polizia degne di particolre rielievo”. Onore al merito ma no!? Ecco invece come
pasticcia il Ricciardelli, se l’anomalo rapporto è suo: “Ma anche qui come a
Lubiana, egli si volle distinguere per la mancanza assoluta di ogni senso di
umanità e di giustizia che dimostrò chiaramente nella trattazione di pratiche
relative a perseguitati politici, responsabili di attività antifascista molto
limitata. In proposito” Quali elementi ha il Ricciardelli per stabilire “la
mancanza assoluta di ogni senso di umanità ” del Messana’? Nessuno. Un
ppoliziotto che misura la latitudine del “senso di umanità” è singolare. Siamo
dunque a quelle infanganti veline che riempiono i dossier degli archivi di
Uffici di polizia, più o meno segreti. Mi si dirà: vuoi dei fatti? Eccoteli!
“Si ritiene opportuno segnalare un episodio che dimostra la sua malvagità
d’animo una notte del gennaio 1943 senza alcun addebito specifico ed
all’insaputa dello stesso Ufficio Politico della Questura, ordinò l’arresto di
oltre venti ebrei fra cui si ricordano i nomi dei fratelli Kostoris Marco e
Leone, Romano Davide, Israele Felice e l’avvocato Volli Ugo che vennero
proposti al Ministero per l’internamento, perché ritenuti politicamente
pericolosi. E che il Messana avesse agito per pura malvagità e, probabilmente,
per cercare di accattivarsi la benevolenza della locale federazione fascista,
con la quale non intercorrevano cordiali rapporti, lo dimostra il fatto che lo
stesso Ministero respinse la proposta. Ordinando la scarcerazione dei predetti
che furono rilasciati dopo oltre un mese di carcere (per più dettagliati
particolari e per conoscere tutti i nomi degli arrestati, esaminare i
precedenti al Ministero, poiché gli atti dell’Ufficio Politico della locale
Questura, furono asportati o distrutti dalle truppe jugoslave di occupazione
della città ai primi di maggio u. s.) Che possiamo obiettare? Come fa il R
icciardelli ad affermare che “non c’era addebito specifico” e che tutto avvenne
all’insaputa dello stesso ufficio politico della Questura (ove pare che
militasse proprio il Ricciardelli e quell’ufficio fascista, deleterio e
terrificante, era appunto ”politico”). Lui stesso aggiunge che per “più
dettagliati particolari e per i precedenti” occorreva esaminare gli atti del
Ministero. Quindi lui non ce l’ha. Noi ancora al ministero non abbiamo trovato
nulla, ovviamente tra le carte riversate all’ACS. E furbacchione soggiunge che
“gli atti dell’Ufficio Politico della Questura furono asportati o distrutti
dalle truppe jugoslave di occupazione ,, ai primi di maggio u.s. Peccato!
chissà quanti malefizi della politica ove dimorava il Ricciardelli avremmo
trovato. E tutto ci fa pensare che fosse alquanto pressato da quelle “truppe
jugoslave” per scrivere sotto ricatto quelle amenità da bassa cucina poliziesca
di forte olezzo fascista. Ma il fatto si riduce ad un denegato internamento di
ebrei. Il ministero non avrebbe sicuramente avuto tanta indulgenza in epoca di
forte persecuzione razziale se il Messana nel rappresentare la faccenda non si
fosse sapientemente, come sapeva fare, adoperato per propiziare il
provvedimento assolutorio. Ma giratela come volete, li Ricciardelli nulla prova
di di censurabile contro il Messana e tutto sa di meschineria diffamatoria, la
classica ripicca del subordinato. Da qui a fare del Messana un Criminale di
guerra dedito ai crimini contro l’umanità ce ne corre. Nessun tribunale
straniero o italico osò tanto. Procediamo nelle accuse del Ricciardelli.
“Risulta in modo indubbio che il Messana, quale componente la locale
commissione provinciale per i provvedimenti di polizia, infierì in modo
particolare contro i denunziati. Difatti egli, anche per colpe di lieve entità
per quanto riguardava i denunziati per il confino chiedeva sempre il massimo
della pena. Tale comportamento veniva aspramente criticato dagli altri
componenti la commissione e finanche dal Prefetto fascista Tullio Tamburini,
presidente della commissione stessa.[3]” Il Messana era certo un duro, ma ciò
costituisce colpa? Colpa grave? Vogliamo metterci allora ad osannare il
Prefetto fascista Tullio Tamburini? E per chiusura il denigratore subalterno, a
forca di volere diffamare, finisce con testimoniare a favore proprio del
Messana. “Destituito Mussolini, nonostante avesse eletto domicilio a Trieste,
se ne allontanò ben presto facendo perdere di fatto le sue tracce. Alla data
del 2 novembre era ancora irreperibile e in tale veste fu dichiarato
dimissionario d’ufficio”. [4] Che un forsennato poliziotto s’induca a tale
sortita che lo copre di ridicolo, si può tollerate ma che la Cernigoi vi si
accodi è faccenda incomprensibile. Dunque, quanto sopra che vuol dire? Il
Messana, dopo l’8 settembre, si guarda bene dall’aderire alla RSI, si rende
irreperibile a Trieste, ci rimette anche lo stipendio, e certi suoi colleghi e
subordinati quali il Ricciardelli si affrettano a dichiararlo “dimissionario di
ufficio” incappando in un abuso in atti pubblici che a guerra finita doveva
essere perseguito. Ed è certo che per Trieste il periodo repubblichino fu il
più tragico: in quel biennio Messana non c’era alla questura di Trieste,
Ricciardelli, invece, sì. E addirittura nel criminale ufficio fascista della
“politica”. E’ l’accusatore che a questo punto è oggetto di censura non il
Messana che se ne torna a Roma pur di non collaborare con fascisti
repubblichini e tedeschi dalla doppia esse. Ammirevole! Ecco perché tempo fa
avevamo scritto: Di tutta questa accozzaglia di dicerie, presunzioni,
maldicenze, sospetti, anonime delazioni nessun fatto, lo affermiamo senza tema
di smentita, fu mai provato, nessun misfatto fu mai addebitato all'Ispettore
Generale di PS gr.uff. Ettore Messana. Tutto finito nel nulla dell'ARCHIVIATO.
Non luogo a procedere. Chi rispolvera questo documento che per di più potrebbe
risultare persino apocrifo si macchia a mio avviso di diffamazione
calunniatrice. Certamente non fa storia. signorina Cornigoi risponda a queste note
Quando leggeremo quello che leggeremo non avremo dubbi nel ritenere codesto
questurino a nome Feliciano Ricciardelli un malevolo detrattore, in anonimato,
del grande Ettore Messana che dovrebbe essere stato suo superiore e che
certamente non ebbe ad apprezzarlo. Al suo paese irpino si fu di manica larga:
gli si dedicò una via e si cercò di santificarlo. Abbiamo un tempo riportato
locandine manifesti e dicerie elogiative ma non c'era molto da addurre a lode
omaggiante. Si disse "uomo giusto". Un epiteto alquanto singolare per
uno che di mestiere aveva fatto il poliziotto di un reparto politico
decisamente fascista. E redigeva rapporti infamanti di sospetti e dispetti a
base di "corre voce", "si dice", "non poteva non
sapere", " era suo subordinato il vero malfattore (se poi tale
era)" "lo spalleggiava" "forse ne fu compare" e niente
più. Ma proprio niente di più sul suo grande superiore l'Ispettore generale
della PS il Gr.Uff. Dottore Ettore Messana. E quando le scrive queste cose?
Quando ancora modesto funzionarietto di questura, relegato ad una
insignificante periferia. Nell'ottobre del 1945, crede che è giunto il momento
di togliersi un sassolino dalla scarpa contro l'invidiato suo ex Superiore che
invece di carriera ne ha già fatta e con onore e per la stima di un superbo
uomo di Stato, nientemeno l'on. Alcide De Gasperi. E quel insignificante
rapportino finisce obliato e trascurato in mano non autorevole e ci vuole tutta
la malafede di rampanti speculatori dell'antitalianità per riesumarlo e farne
fonte di autorevolissima fede quando scricchiola da tutte le parti. E ciò è
tanto vero che Roma repubblicana e democratica e indubitabilmente antifascista
non vi diede peso alcuno. Del resto non ne aveva: non un fatto, non una prova,
non una certezza. Solo pettegolezzi astiosi di bassa caserma poliziesca. lunedì
12 settembre 2011 L’Ufficio di Presidenza dell’Associazione Amo Montemarano, in
occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, organizza il convegno dal titolo:
“Servire la Patria. L’Esempio di un Compaesano, un Questore, un uomo Giusto:
dott. Feliciano Ricciardelli”. L’appuntamento è per sabato 17 settembre alle
ore 18:00 presso l’Auditorium dell’Edificio Scolastico di Montemarano. Ma ecco
cosa scriveva ancora il Ricciardelli: “Fra le insistenti voci che allora
circolavano vi era anche quella che egli ordinava arresti di persone facoltose,
contro cui venivano mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire
profitti personali. Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati
in carcere da un poliziotto sloveno, compare del Messana, che prometteva loro
la liberazione mediante il pagamento di ingenti importi di denaro.” Inoltre gli
si faceva carico che a Lubiana si era dedicato al commercio in pellami, da cui
aveva ricavato lauti profitti.” Qui siamo nell’esilarante: il Mesana arriva in
esordio a metà del 1941 a Lubiana. Incontra subito difficoltà inaudite. Come
scrive in una lettera riportata dal grande studioso Sala, viene subito
esautorato di fatto dall’esercito. Mussolini voleva una “guerra parallela” ma
solo per dimostrare ai tedeschi come può esserci una “occupazione umanitaria”.
Del resto a Lubiana vi esano molti coloni italiani e questi Mussolini voleva
anche proteggere dalle barbarie teutoniche che erano ben note. In un primo
momento, dicono gli stocici seri, si cercò a Lubiana di impiantare industrie e
attività economiche secondo le concezioni coloniali fasciste. Forse qualche
apporto vi fu da parte del Messana. Ma è da escludere. Ove si eccettui forse
l’avere comprato del legnami per farsi fare una “camera” per la quale nella
famiglia Messana si vagheggia ancora, di quello che insinua il Ricciardelli non
resta altro che il sospetto di una malevolenza di bassa cucina burocratica. E
la Cernigoi vi corre dietro: “Durante la sua permanenza a Trieste, per la
creazione in questa città del famigerato e tristemente noto ispettorato
speciale di polizia diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico del Messana, costui
non riuscì ad effettuare operazioni di polizia politica degne di particolare
rilievo.” Insomma qui la colpa del Messana è solo quella di essere “amico” del
commendatore Gueli ma il Messana “non riuscì ad effettuare operazioni di
polizia degne di particolre rielievo”. Onore al merito ma no!? Ecco invece come
pasticcia il Ricciardelli, se l’anomalo rapporto è suo: “Ma anche qui come a
Lubiana, egli si volle distinguere per la mancanza assoluta di ogni senso di
umanità e di giustizia che dimostrò chiaramente nella trattazione di pratiche
relative a perseguitati politici, responsabili di attività antifascista molto
limitata. In proposito” Quali elementi ha il Ricciardelli per stabilire “la
mancanza assoluta di ogni senso di umanità ” del Messana’? Nessuno. Un
ppoliziotto che misura la latitudine del “senso di umanità” è singolare. Siamo
dunque a quelle infanganti veline che riempiono i dossier degli archivi di
Uffici di polizia, più o meno segreti. Mi si dirà: vuoi dei fatti? Eccoteli!
“Si ritiene opportuno segnalare un episodio che dimostra la sua malvagità
d’animo una notte del gennaio 1943 senza alcun addebito specifico ed
all’insaputa dello stesso Ufficio Politico della Questura, ordinò l’arresto di
oltre venti ebrei fra cui si ricordano i nomi dei fratelli Kostoris Marco e
Leone, Romano Davide, Israele Felice e l’avvocato Volli Ugo che vennero proposti
al Ministero per l’internamento, perché ritenuti politicamente pericolosi. E
che il Messana avesse agito per pura malvagità e, probabilmente, per cercare di
accattivarsi la benevolenza della locale federazione fascista, con la quale non
intercorrevano cordiali rapporti, lo dimostra il fatto che lo stesso Ministero
respinse la proposta. Ordinando la scarcerazione dei predetti che furono
rilasciati dopo oltre un mese di carcere (per più dettagliati particolari e per
conoscere tutti i nomi degli arrestati, esaminare i precedenti al Ministero,
poiché gli atti dell’Ufficio Politico della locale Questura, furono asportati o
distrutti dalle truppe jugoslave di occupazione della città ai primi di maggio
u. s.) Che possiamo obiettare? Come fa il R icciardelli ad affermare che “non
c’era addebito specifico” e che tutto avvenne all’insaputa dello stesso ufficio
politico della Questura (ove pare che militasse proprio il Ricciardelli e
quell’ufficio fascista, deleterio e terrificante, era appunto ”politico”). Lui
stesso aggiunge che per “più dettagliati particolari e per i precedenti”
occorreva esaminare gli atti del Ministero. Quindi lui non ce l’ha. Noi ancora
al ministero non abbiamo trovato nulla, ovviamente tra le carte riversate
all’ACS. E furbacchione soggiunge che “gli atti dell’Ufficio Politico della
Questura furono asportati o distrutti dalle truppe jugoslave di occupazione ,,
ai primi di maggio u.s. Peccato! chissà quanti malefizi della politica ove
dimorava il Ricciardelli avremmo trovato. E tutto ci fa pensare che fosse
alquanto pressato da quelle “truppe jugoslave” per scrivere sotto ricatto
quelle amenità da bassa cucina poliziesca di forte olezzo fascista. Ma il fatto
si riduce ad un denegato internamento di ebrei. Il ministero non avrebbe
sicuramente avuto tanta indulgenza in epoca di forte persecuzione razziale se
il Messana nel rappresentare la faccenda non si fosse sapientemente, come
sapeva fare, adoperato per propiziare il provvedimento assolutorio. Ma giratela
come volete, li Ricciardelli nulla prova di di censurabile contro il Messana e
tutto sa di meschineria diffamatoria, la classica ripicca del subordinato. Da
qui a fare del Messana un Criminale di guerra dedito ai crimini contro
l’umanità ce ne corre. Nessun tribunale straniero o italico osò tanto.
Procediamo nelle accuse del Ricciardelli. “Risulta in modo indubbio che il
Messana, quale componente la locale commissione provinciale per i provvedimenti
di polizia, infierì in modo particolare contro i denunziati. Difatti egli,
anche per colpe di lieve entità per quanto riguardava i denunziati per il
confino chiedeva sempre il massimo della pena. Tale comportamento veniva
aspramente criticato dagli altri componenti la commissione e finanche dal
Prefetto fascista Tullio Tamburini, presidente della commissione stessa.[3]” Il
Messana era certo un duro, ma ciò costituisce colpa? Colpa grave? Vogliamo
metterci allora ad osannare il Prefetto fascista Tullio Tamburini? E per
chiusura il denigratore subalterno, a forca di volere diffamare, finisce con
testimoniare a favore proprio del Messana. “Destituito Mussolini, nonostante
avesse eletto domicilio a Trieste, se ne allontanò ben presto facendo perdere
di fatto le sue tracce. Alla data del 2 novembre era ancora irreperibile e in
tale veste fu dichiarato dimissionario d’ufficio”. [4] Che un forsennato
poliziotto s’induca a tale sortita che lo copre di ridicolo, si può tollerate
ma che la Cernigoi vi si accodi è faccenda incomprensibile. Dunque, quanto
sopra che vuol dire? Il Messana, dopo l’8 settembre, si guarda bene
dall’aderire alla RSI, si rende irreperibile a Trieste, ci rimette anche lo
stipendio, e certi suoi colleghi e subordinati quali il Ricciardelli si
affrettano a dichiararlo “dimissionario di ufficio” incappando in un abuso in
atti pubblici che a guerra finita doveva essere perseguito. Ed è certo che per
Trieste il periodo repubblichino fu il più tragico: in quel biennio Messana non
c’era alla questura di Trieste, Ricciardelli, invece, sì. E addirittura nel
criminale ufficio fascista della “politica”. E’ l’accusatore che a questo punto
è oggetto di censura non il Messana che se ne torna a Roma pur di non
collaborare con fascisti repubblichini e tedeschi dalla doppia esse.
Ammirevole! Ecco perché tempo fa avevamo scritto: Di tutta questa accozzaglia di
dicerie, presunzioni, maldicenze, sospetti, anonime delazioni nessun fatto, lo
affermiamo senza tema di smentita, fu mai provato, nessun misfatto fu mai
addebitato all'Ispettore Generale di PS gr.uff. Ettore Messana. Tutto finito
nel nulla dell'ARCHIVIATO. Non luogo a procedere. Chi rispolvera questo
documento che per di più potrebbe risultare persino apocrifo si macchia a mio
avviso di diffamazione calunniatrice. Certamente non fa storia.
25 luglio 18.19.12
Reitero una mia lettera all’avvocato
mio cigino Gigi Restivo Uno storico davvero professionale e serio quale il
prof. Sala, deceduto, ha pubblicato volumi sulla vicenda della "guerra
parallela" che consentì al Duce di istituire questa cosiddetta provincia
di Lubiana per insegnare ai tedeschi come occupare un territorio straniero e
gestirlo "umanitariamente". Emerge che il Messana cercò nel primo
anno della "provincia" di attuare quella politica "umanitaria e
civile" ma non poté fare molto perché "esautorato dall'esercito".
Questo emerge da una probante corrispondenza che naturalmente la Cernigoi o
ignora o intenzionalmente oblitera. Per il resto la Cernigoi si avvale della
"postuma" farneticazione del Ricciardelli, la quale credo di avere
disinnescato in miei post che mi pare hai letto (magari - scusami - molto
superficialmente). Ad ogni buon conto sto reiterandoli. Altre pagine di tre
testi della Bompiani si ostinano a martellare per infamare indegnamente il
Messana e cioè quelle che attengono alla faccenda di Riesi del 1919 e alla
pretesa correità con fra Diavolo nell'ambito della tragica storia del bandito
Giuliano; mi dicevi ieri che anche a te apparivano "cazzate". Non so
se confermi o hai dei ripensamenti. Io resto maggiormente confermato in favore
del Messana ------------------------------- bandito Giuliano
---------------------- La strage di Portella della Ginestra/ Documenti sulla
strage/Documento 13 VERBALE INTERROGATORIO DELL’ISPETTORE VITO MESSANA [rectius
ETTORE] Verbale di continuazione di dibattimento del 20 luglio 1951 [cartella
4, vol. V, n. 5] D’ordine del Presidente, introdotto il testimone Messana
Ettore fu Clemente di anni 66, nato a Racalmuto (Agrigento) e domiciliato in
Roma, Ispettore di Ps. [Ettore Messana non nacque a Racalmuto, bens^ a Gela da
Clemente Messana. Nato nel 1988, per avere 66 anni dobbiamo essere nel 1956,
n.d.r.] Interrogato in merito ai fatti della causa, risponde: «Fui mandato in
Sicilia a capo dell’Ispettorato Generale di P.S. per la Sicilia nel maggio 1945
e vi rimasi fino a tutto luglio 1947. Il decreto che istituì l’Ispettorato è
dell’aprile 1945 e funzione di tale organo fu quella di integrare l’opera
repressiva e preventiva nell’eliminazione del banditismo ed in genere della
delinquenza associata in Sicilia». D. R. «Io ebbi a mia disposizione 750
carabinieri, 350 agenti e 14 funzionari, che distribuii in tutte le province
della Sicilia da Messina a Trapani. Fui io che istituii i nuclei di carabinieri
e polizia nei centri dove a me sembrò che dovessero essere istituiti. Le mie
prime operazioni feci nelle province di Agrigento e di Catania. Verso la fine
del 1945 incominciò ad affiorare l’attività della banda Giuliano. Tale fatto
fece aumentare la mia attività tanto più che la banda Giuliano e quella di
Avila si erano poste al servizio dell’Evis». D. R. «Ebbi notizia dei fatti di
Portella nelle ore pomeridiane del 1° maggio 1947. Mi recai ad una riunione
indetta dal prefetto Vittorelli, dove si stabilì una certa azione da svolgersi.
L’indomani mi recai a Piana degli Albanesi ed a San Giuseppe Jato, ove già si
era proceduto all’arresto di quattro persone ad opera di un nucleo dipendente
dall’Ispettorato e dove si era proceduto a largo rastrellamento arrestando
centinaia di persone sospette, le quali però furono quasi tutte rimesse in
libertà. Non essendo emersa a loro carico alcuna responsabilità». D. R. «Tutto
ciò venne fatto ad opera della questura che si limitò poi a denunciare solo i
quattro arrestati». D. R. «In una riunione tenuta anche alla presenza
dell’Ispettore Generale di P. S. Rosselli, inviato a Palermo dal Ministero, fu
deciso da quest’ultimo che la direzione delle indagini dovesse essere affidata
al questore Giammorcaro e fu così che io passai alle dipendenze di costui» D.
R. «Si venne frattanto a conoscenza che il 1° maggio era stato sequestrato,
dopo la sparatoria, un campiere, certo Busellini, del quale non si seppe nulla
per tanti giorni e che poi fu trovato ucciso in un fossato da un nucleo alle
mie dipendenze». D. R. «Non so se il ritrovamento del cadavere del Busellini
avvenne a mezzo di cani poliziotti od a mezzo solo di ricerche». D. R. «Mi
sembra di ricordare che sul petto del cadavere del Busellini fu trovato un
cartello con la scritta «questa è la fine dei traditori», la qualcosa ci
convinse che il delitto era stato consumato dalla banda Giuliano. Tale
convinzione ci facemmo anche per il delitto di Portella poiché ci convincemmo
che colui che aveva ucciso Busellini era uno di quelli che aveva sparato a
Portella». D.R. «Noi dell’Ispettorato, fin dal primo momento, pensammo che la
strage di Portella era da attribuirsi alla banda Giuliano, perché il fatto era
avvenuto nella zona così detta d’imperio della banda stessa, mentre l’Angrisani
ed il Guarino avevano orientamento diverso». D. R. «Tale convincimento da parte
dell’Ispettorato fu però rafforzato dal rinvenimento del cadavere del
Busellini». Contestatogli che nel verbale di rinvenimento del cadavere del
Busellini non vi è traccia del cartello rinvenuto sul suo cadavere, risponde:
«Può darsi che io abbia un cattivo ricordo di tale fatto, ma pure mi sembra di
ricordare così». D. R. «Le indagini continuarono e solo nel giugno avvennero i
primi fermi effettuati dal nucleo centrale comandato dal colonnello
Paolantonio, il quale mi riferiva lo sviluppo di esse». D. R. «Il rapporto n.
37 fu redatto quando io non ero più Ispettore Generale in Sicilia, essendo
stato sostituito il 1.8.47 dal questore di Napoli Coglitori». D. R. «Quasi
tutti i fermi avvennero durante la mia permanenza in Sicilia ed io, giorno per
giorno, venivo informato di quanto si riusciva a sapere dai fermati». D. R.
«L’Ispettorato aveva dei confidenti ed inoltre era in contatto con alcuni
elementi che ci ponevano in comunicazione con il bandito Ferreri Salvatore». D.
R. «Io nessun contatto diretto ebbi col Ferreri, solo ebbi rapporti con lui
tramite i suddetti elementi di collegamento». D. R. «Escludo che Ferreri mi
abbia fatto sapere i nomi di coloro che avevano partecipato all’azione di
Portella; può darsi che qualche indicazione l’abbia data al colonnello
Paolantonio oppure ad un altro funzionario di P.S., certo Zappone, che io avevo
dislocato nella zona di Partinico e che fu ucciso a Borgetto in un agguato». D.
R. «Il nostro convincimento che l’azione di Portella era dovuta alla banda
Giuliano fu maggiormente rafforzato dal riconoscimento effettuato da quattro
cacciatori sequestrati in quella mattina del 1° maggio, i quali in una
fotografia di persona a cavallo riconobbero proprio colui che ritenevano fosse
il capo del gruppo che li aveva sequestrati». D. R. «Il colonnello Paolantonio,
fin quando io restai in Sicilia, non mi parlò mai del fermo di alcuno ritenuto
partecipe della strage di Portella per confidenze avute dal Ferreri». D. R.
«Escludo di aver avuto mai rapporti con Pisciotta Gaspare, come escludo di
avergli rilasciato un tesserino di riconoscimento sia al suo nome che a quello
di Faraci Giuseppe». Co0ntestatogli che il Pisciotta ha affermato invece di
aver avuto rilasciato un tesserino proprio da lui che glielo fece recapitare
tramite Ferreri, risponde: «Escludo nel modo più reciso che ciò sia avvenuto».
Richiamato l’imputato Gaspare Pisciotta e contestatagli la dichiarazione resa
dall’Ispettore Messana a proposito del tesserino, risponde: «Il tesserino lo
ebbi tramite Ferreri, portava la firma Messana, aveva i timbri dell’Ispettorato,
fu strappato ed io spero che colui che lo ha strappato, se ha coscienza, lo
dirà». D. R. «Luca potrà dire qualcosa in merito, può darsi che il tesserino
esista ancora, ma a me risulta che fu stracciato». Il teste Messana: D. R. «Io
facevo da organo propulsore nell’attività dei miei funzionari; dissi loro di
indagare anche sulla ragione per cui Giuliano fece l’azione di Portella ma
nessuno di essi mi parlò mai su tale fatto». D. R. «Andai via dalla Sicilia il
31.7.1947 e quindi non mi occupai più della cosa». A domanda dell’Avv. Sotgiu,
risponde: «Non ricordo di aver rilasciato al Ferreri un tesserino di libera
circolazione, ma non escludo che esso possa essere stato rilasciato da altri
sotto il mio nome, essendo io il capo dell’Ispettorato. Devo dire per altro che
la mia firma ufficiale è quasi inintellegibile come Messana, anzi ritengo che
sia del tutto inintellegibile». D.R. «Non rilasciai tesserini di libera
circolazione ai confidenti, non so se ne furono rilasciati a mio nome dai miei
dipendenti che nulla mi riferivano intorno al rilascio di essi poiché ognuno ha
i propri confidenti ed intorno a noi si mantiene il più stretto riserbo anche
con i superiori». D.R. «Io fornivo il danaro che mi richiedevano per i
confidenti ai miei dipendenti, i quali mi rilasciavano ricevuta sulla quale si
limitavano a dire. -- per un confidente- senza indicarne le generalità». D.R.
«Certamente i rapporti col Ferreri iniziarono prima della strage di Portella.
Ricordo di aver saputo, attraverso la fonte Ferreri, che Giuliano voleva
attentare alla vita dei dirigenti del Partito Comunista di Palermo, fra i quali
il Li Causi. Informai per la opportuna vigilanza il questore e fu il colonnello
Paolantonio che avvisò direttamente il Li Causi». D.R. «Al padre del Ferreri
feci dare un porto d’armi, ma ciò rientrava nel progetto di venire all’arresto
di Giuliano. Sentii parlare del rinvenimento del predetto porto d’armi sul
cadavere del Ferreri, ma ciò non constatai personalmente». D.R. «Escludo che il
padre del Ferreri facesse parte della banda Giuliano». D.R. «Non mi risulta che
dopo l’amnistia dell’Evis Giuliano abbia mantenuto rapporti con persone
insospettabili». D.R. «Dopo di me all’Ispettorato ci fu Coglitore, poi Modica,
poi Spanò, poi Verdiani» D.R. «Non ricordo i nominativi dei componenti la banda
Giuliano». D.R. «Esiste un rapporto intorno alle bande armate dell’Evis ed
all’attività da esse spiegate, rapporto redatto dal nucleo centrale alle mie
dipendenze». D.R. «Sono a conoscenza dei nomi in esso compresi, può darsi che l’elenco
contenuto in detto rapporto non sia completo e non comprenda tutta la materia,
essendo potuta qualcosa essere sfuggita e qualcosa sopraggiungere». D.R. «Non
ricordo il nome di Genovesi Giovanni tra i confidenti della polizia, né so se
egli sia stato interrogato dal colonnello Denti». A domanda dell’avv.
Crisafulli, risponde: «Per il fatto di Portella venne in Sicilia un Ispettore
generale del Ministero, come di solito avviene quando succedono fatti di una
certa rilevanza». D.R. «Detto Ispettore riunì tutti gli organi di polizia in
questura e poiché ogni organo comunicò i risultati delle indagini svolte,
l’Ispettore volle che le varie attività fossero coordinate e quindi, senza
esautorare e sostituire alcuno, dette la direzione al questore Giammorcaro al
quale doveva essere comunicata ogni attività degli organi di polizia. Tutto ciò
per quanto riguarda i fatti di Portella». D.R. «Mi fu detto che il Ferreri fu
operato di appendicite». A domanda dell’avv. Sotgiu, risponde: «Non mi risulta
che al Ferreri sia stata rilasciata una tessera intestata a Salvo Rossi,
autista del colonnello Paolantonio». A domanda dell’avv. Crisafulli, risponde:
«Parlando di un rapporto Coglitore mi riferivo solo al rapporto firmato dal
maresciallo Lo Bianco relativo ai fatti di Portella» A domanda del Pisciotta
Gaspare, risponde: «Escludo di essere stato io a consegnare i mitra al Ferreri,
né mi risulta che ciò sia stato fatto da qualcuno dell’Ispettorato. A
quell’epoca avevamo penuria di armi». Il Pisciotta aggiunge: «I cinque mitra
servirono per l’azione di Portella, secondo quanto mi disse Ferreri». Dopo di
che il Presidente rinvia la prosecuzione del dibattimento all’udienza del
23.7.1951 ore 9,30. Calogero Taverna a 21:57 Link a questo post
27 luglio 18.26.54
Io non so se potrò correttamente
continuare a sentirmi vetero comunista dopo che mesi di ricerche sul
commissario Messana mi stanno stravolgendo tantissimi giudizi e tantissime
condanne. Su tutti questi personaggi avrei da dire la mia che è capovolta anche
rispetto ad assiomi che per il meritevole storico Casarrubea sono verità di
fede. Scelba, ricordiamocelo, fu quello delle leggi Scelba che stroncarono il
fascismo che stava risuscitando. Sulla faccenda Giuliano quando andremo a
studiare le carte della NARA in America ne scopriremo delle belle. Il dottor
Navarra non fu dei migliori ma neanche dei peggiori di un certo nostro mondo.
Se penso a Guarino Amella, le mie certezze rosse schricchiolano. Se penso
all'on. Montalbano, da rabbrividire. E lo stesso Licausi dove voleva andare a
parare? Perché se la prese tanto con Messana, quando credo che sia stato lo
stesso Scelba a liquidarlo come ispettore generale di PS? Perché non si dà peso
a quanto andava relazionando a Roma sui finanziamenti americani alla EVIS il
questore Ettore Messana? Non è tempo di mandare al macero tutti i luoghi comuni
sul comunismo siciliano del dopo guerra? Revisionismo? Quando c'è di mezzo la
verità, non 'è revisionismo che tenga! Chi uccise il sindaco socialista di
Favara nella prima metà degli anni 'Quaranta? Ce lo vogliamo fare raccontare
dal dottore Calogero Castronovo che mi pare adesso consigliere comunale di
questa meravigliosa ma chiacchierata cittadina propinqua a Racalmuto?
28 luglio 17.43.19
22 ore fa SCRIVEVO Io non so se potrò
correttamente continuare a sentirmi vetero comunista dopo che mesi di ricerche
sul commissario Messana mi stanno stravolgendo tantissimi giudizi e tantissime
condanne. Su tutti questi personaggi avrei da dire la mia che è capovolta anche
rispetto ad assiomi che per il meritevole storico Casarrubea sono verità di
fede. Scelba, ricordiamocelo, fu quello delle leggi Scelba che stroncarono il
fascismo che stava risuscitando. Sulla faccenda Giuliano quando andremo a
studiare le carte della NARA in America ne scopriremo delle belle. Il dottor
Navarra non fu dei migliori ma neanche dei peggiori di un certo nostro mondo.
Se penso a Guarino Amella, le mie certezze rosse scricchiolano. Se penso
all'on. Montalbano, da rabbrividire. E lo stesso Licausi dove voleva andare a
parare? Perché se la prese tanto con Messana, quando credo che sia stato lo
stesso Scelba a liquidarlo come ispettore generale di PS? Perché non si dà peso
a quanto andava relazionando a Roma sui finanziamenti americani alla EVIS il
questore Ettore Messana? Non è tempo di mandare al macero tutti i luoghi comuni
sul comunismo siciliano del dopo guerra? Revisionismo? Quando c'è di mezzo la
verità, non 'è revisionismo che tenga! Chi uccise il sindaco socialista di
Favara nella prima metà degli anni 'Quaranta? Ce lo vogliamo fare raccontare
dal dottore Calogero Castronovo che mi pare adesso consigliere comunale di
questa meravigliosa ma chiacchierata cittadina propinqua a Racalmuto? Mi
risponde il prof. Casarrubea: E' proprio così, caro dottore. Bisogna mettere in
discussione verità date e cercare con altri strumenti, quelli della ricerca e
della fatica personale, come fa lei, le verità che ci servono per il futuro.
Mia riposta: La ringrazio proprio per queste Sue graditissime parole. Mi è
rincresciuto che la Cernigoi mi abbia frainteso e sia partita alquanto, mi
consenta, istericamente. Avendo tutta la vita fatte ispezioni bancarie e
tributarie la mia propensione è solo quella di cercare di intessere un dialogo
col dio - di solito il demone - ascoso nel profluvio di carte e documenti e
contabilità e pezze d'appoggio e contraffatte dichiarazioni. Proprio oggi mi
sono recato alla Biblioteca Nazionale qui a Roma e ho consultato il 1919 del
Giornale di Sicilia. Ho trovato le corrispondenze sul celebre caso di Riesi.
Sfido chiunque a dirmi che vi si parla di un certo commissario Messana. Se
penso ai film, ai convegni, all'ANPI di Palermo mi disoriento. Sono sincero:
Lei cade nel trabocchetto teso da Li Causi. Per ragioni che non so e in tempi
molto sospetti, quando forse voleva far carriera nel PCI (e il carrierismo là
fu feroce; ne so qualcosa per confidenze avute) volle fare apparire il
giubilato Ispettore Generale di P.S. gr.uff. comm. dell'Ordine di S. Maurizio e
Lazzaro dottore Ettore Messana la reincarnazione di Bava Beccaris per la
faccenda di Riesi, il negriero di Lubiana per l'istruttoria al processo Tomsic
e il "compare" di Ferreri alias fra Diavolo. In base alla mole di
documenti e di ricostruzioni storiche che ho potuto trovare o condurre
soprattutto per l'ausilio (magari non voluto) che Ella con i suoi tre preziosi
testi pubblicati da Bompiani, sono giunto alla conclusione che a Riesi Messana
non c'era o se c'era il suo ruolo fu marginale e nessun tribunale ebbe mai ad
inquisirlo; che la faccenda di Lubiana è uno dei tanti aspetti dell'insana
guerra che volle Mussolini e che il Messana, quale subalterno del Ministero
degli Interni, non durò a Lubiana più di un anno per non essere in grado di
quelle ferocie che i fascisti militanti esigevano. Ne ebbe conseguenze che rasentano
la retrocessione finendo come in subordine a Trieste dove ad avviso degli
stessi suoi denigratori non commise azioni di rilievo. Quindi non aderì alla
RSI, fu destituito dai fascisti tra i quali non escludo quel Ricciardelli che
poi diventa il malevolo Torquemada del Messana, fu privato dello stipendio;
scappò a Roma nascondendosi sino alla liberazione degli Americani quando poté
tornare al Viminale e per la sua fede monarchica e forse per le sue protezioni
massoniche ritornò in auge, destinazione Palermo. Qui visse i suoi brutti
momenti. Lei diligentemente scrive che ebbe a denunciare i criminali
finanziamenti degli Americani all'EVIS. Fatto questo, che con più ampiezza e
con maggiore efficacia emerge dalle relazioni autografe del Messana al suo
Ministro, quali ho rinvenuto in ACS (e mi pare che si tratti di rivelatrici
relazioni non pubblicate da alcuno). Il collegamento con Ferreri fu un atto
imposto. Lei stesso parla dell'incontro a Roma tra il padre del Ferreri,
Aldisio e in subordine il Messana. Su quale fu lo snodo di tale collegamento,
io non ho dubbi di sorta ed accedo alla verità processuale di Viterbo e cioè
alla deposizione esaustiva del Messana la cui prima interpretazione è quella
letterale e le superfetazioni analogiche e dietristiche io le ripudierei anche
per l'obbligo della "avalutatività" che bisogna seguire nelle scienze
sociale. Per questo dissento dalla sua tesi dello Stato connivente, quasi
prefigurazione dell'attuale processo di Palermo. Un lungo discorso per
insinuare una mia proposta. Racalmuto è la patria di Sciascia, una Fondazione
si erge a suo nome. Mi piacerebbe che Lei potesse presiedere un incontro per la
chiarificazione del ruolo e. se vi sono, delle colpe del compaesano racalmutese
Ettore Messana, magari per stabilire se gli si deve dedicare una strada in
commemorazione oppure no, per comprovata indegnità. E mi piacerebbe che nella
Fondazione SI ISTITUISSE UNA SORTA DI SEMINARIO PER RICERCHE STORICHE NON
PRECONCETTE DA LEI PRESIEDUTO. PENSO A GIOVANI CHE POTREBBERO ANDARE A STUDIARE
LE CARTE DELLA N.A.R.A. quali lei meritevolmente illustra nel suo LUPARA NERA
(e credo altrove). E non mi dispiacerebbe che vi partecipasse anche la
Cerrigoi, sempreché desista dalle non provate accuse contro il Messana.
28 luglio 21.32.14
E’ la seconda volta che mi capita
nella mia ormai purtroppo lunga vita. La prima volta avvenne nel lontano ultimo
quarto degli anni Settanta. Tra il luglio e il settembre del 1974 fui inviato
dalla Banca d’Italia a giubilare la Bana Privata Finanziaria che tutti ancora
si ostinano a chiamare la banca di Sindona. Falso. La Privata, contro tutti e
contro tutto, invocando le dieci righe l’art. 64 della vecchia legge bancaria,
riuscii a giubilarla. Nonostante Andreotti Macchiarella il Banco di Roma tutta
la finanza meneghina e mettiamoci per contorno l’arcivescovo Marcinkus, l’orso
americano del mio Soldi Truccati. Ma Sindona era ancora in auge nonostante
profugo negli USA di Cosa Nostra. Scrisse e tutta la stampa pubblicò: “pare che
un certo Calogero Taverna le abbia chiarito le cose”. Si rivolgeva allo
scattoso Guido Carli. Il Baffi mi sbeffeggiò in un convivio aziendale quale un
quivis de polulo . Ora è la Cernigoi che fa il bis. Le avevo scritto: 6 giugno
18.17.40 lei dovrebbe essere l'autrice di foglietti infamanti il dottore Ettore
Messana già ispettore generale di pubblica sicurezza. In contatto con la nipote
di tanto grande personaggio della storia di Italia ho fatto e continuo a fare
ricerche che la smentiscono in pieno Non so se reputa di procedere ad una sorta
di resipiscenza operosa. Sappia che la signora Giovanna Messana non è persona
da oppiare. Certo non ha avuto tempo per inseguire e perseguire codesti
sedicenti storici fabbricanti di calunnie nei confronti del suo grande avo. Ma
ora ha deciso. Le avevo scritto molto riservatamente e a ben vedere in termini
molto educati, ad onta del mio caratteraccio. Ma la Cernigoi sfacciatamente, in
pubblico, dopo 14 giorni così osa irridermi (e contraddirmi): La Nuova Alabarda
20 giugno • APPUNTI SU ETTORE MESSANA. Ho ricevuto negli ultimi tempi alcuni
messaggi da tale Lillo Taverna, che mi "accusa" di "essere
l'autrice di foglietti infamanti il dottore Ettore Messana", del quale
Taverna starebbe ricostruendo una biografia. In effetti ho avuto modo di
scrivere alcune note su questa persona, denunciata come criminale di guerra
alle Nazioni unite, basandomi su documenti ufficiali dei quali ho indicato
anche la collocazione archivistica. Pertanto ritengo opportuno rinfrescare la
memoria su questa persona. Com’è noto, il 6/4/41 l’Italia fascista invase la
Jugoslavia, in perfetto accordo con l’esercito di Hitler, creando la “Provincia
italiana di Lubiana” e mettendo ai posti di comando dei propri funzionari.
Così, a dirigere la questura di Lubiana fu posto il commissario Ettore Messana,
che resse l’incarico fino a giugno 1942, e successivamente fu a Trieste fino a
giugno 1943. Il nome di Messana risulta nell’elenco dei criminali di guerra
denunciati dalla Jugoslavia alla Commissione delle Nazioni Unite per i crimini
di guerra (United Nations War Crimes Commission). Il rapporto di denuncia,
redatto in lingua inglese ed inviato dalla Commissione statale jugoslava in
data 14/7/45 (Copia del rapporto originale in lingua inglese si trova
nell’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1551 Zbirka Kopij, škatla 98, pp.
1502-1505), lo accusa (sulla base di documentazione che era stata trovata in
possesso della Divisione “Isonzo” dell’Esercito italiano di occupazione) di
crimini vari: “assassinio e massacri; terrorismo sistematico; torture ai civili;
violenza carnale; deportazioni di civili; detenzione di civili in condizioni
disumane; tentativo di denazionalizzare gli abitanti dei territori occupati;
violazione degli articoli 4, 5, 45 e 46 della Convenzione dell’Aja del 1907 e
dell’articolo 13 del Codice militare jugoslavo del 1944”. Nello specifico viene
addebitata a Messana (in concorso con il commissario di PS Pellegrino e col
giudice del Tribunale militare di Lubiana dottor Macis) la costruzione di false
prove che servirono a condannare diversi imputati (tra i quali Anton Tomsič
alla pena capitale, eseguita in data 21/5/42) per dei reati che non avevano
commesso. La responsabilità di Messana e Pellegrino in questo fatto è
confermata da documenti dell’archivio della questura di Lubiana (oggi conservati
presso l’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1796, III, 6, 11), che fanno
riferimento ad una “operazione di polizia politica” condotte dal vicequestore
Mario Ferrante e dal vicecommissario Antonio Pellegrino sotto la direzione
personale di Messana, contro una “cellula sovversiva di Lubiana” della quale
facevano parte, oltre al Tomsič prima citato, anche Michele Marinko (condannato
a 30 anni di reclusione), Vida Bernot (a 25 anni), Giuseppina Maček (a 18 anni)
ed altri tre che furono condannati a pene minori. Messana e gli altri furono
anche accusati di avere creato false prove nel corso di una indagine da loro
condotta, in conseguenza della quale 16 persone innocenti furono fucilate dopo
la condanna comminata dal giudice Macis. Si tratta dell’indagine per
l’attentato al ponte ferroviario di Prešerje del 15/12/41, per la quale
indagine, come risulta da altri documenti della questura di Lubiana dell’epoca,
Messana, il suo vice Ferrante, l’ufficiale dei Carabinieri Raffaele Lombardi ed
altri agenti e militi furono proposti per onorificenze e premi in denaro per la
buona riuscita delle indagini relative: Messana ricevette come riconoscimento
per il suo operato la “commenda dell’Ordine di S. Maurizio e Lazzaro”. Il
21/9/45 l’Alto Commissario Aggiunto per l’Epurazione di Roma inviò una nota al
Prefetto di Trieste nella quale era segnalato il nome di Ettore Messana. Il
Prefetto richiese un’indagine alla Polizia Civile del GMA (ricordiamo che
all’epoca Trieste era amministrata da un Governo Militare Alleato e la polizia
era organizzata sul modello anglosassone), il cui risultato è contenuto in una
relazione datata 6/10/45 e firmata dall’ispettore Feliciano Ricciardelli della
Divisione Criminale Investigativa, dalla quale citiamo alcuni passaggi. “Il
Messana era preceduto da pessima fama per le sue malefatte quale Questore di
Lubiana. Si vociferava infatti che in quella città aveva infierito contro i
perseguitati politici permettendo di usare dei mezzi brutali e inumani nei
confronti di essi per indurli a fare delle rivelazioni (…) vi era anche (la
voce, n.d.a.) che ordinava arresti di persone facoltose contro cui venivano
mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire profitti personali.
Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati in carcere da un
poliziotto sloveno, compare del Messana, che prometteva loro la liberazione
mediante il pagamento di ingenti importi di denaro. Inoltre gli si faceva
carico che a Lubiana si era dedicato al commercio in pellami da cui aveva
ricavato lauti profitti. Durante la sua permanenza a Trieste, ove rimase fino
al giugno 1943, per la creazione in questa città del famigerato e tristemente
noto Ispettorato Speciale di polizia diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico
del Messana, costui non riuscì ad effettuare operazioni di polizia politica
degne di particolare rilievo. Ma anche qui, così come a Lubiana, egli si volle
distinguere per la mancanza assoluta di ogni senso di umanità e di giustizia,
che dimostrò chiaramente nella trattazione di pratiche relative a perseguitati
politici (…)”. Questa relazione è conservata in Archivio di Stato di Trieste,
fondo Prefettura gabinetto, b. 18. L’Ispettore Ricciardelli aveva già svolto
servizio in polizia sotto il passato regime fascista ed era stato internato in
Germania sotto l’accusato di favoreggiamento nei confronti di ebrei che
sarebbero stati da lui aiutati a scappare. A fronte di tutto ciò ci si
aspetterebbe che Messana sia stato, se non condannato per quanto commesso sotto
il fascismo, quantomeno “epurato” dalla Pubblica Sicurezza. Invece lo
ritroviamo nell’immediato dopoguerra nella natia Sicilia, a dirigere, alle
dipendenze dell’ex funzionario dell’OVRA a Zagabria, Ciro Verdiani, un
“Ispettorato generale di PS per la Sicilia”, un “organo creato per la
repressione della delinquenza associata, e specificamente per la repressione
del banditismo che faceva capo a Giuliano (il “bandito” Salvatore Giuliano,
n.d.a.)” (questa definizione è tratta dalla sentenza di Viterbo, emessa il 3
maggio 1952 dalla Corte d’assise di Viterbo, presieduta dal magistrato Gracco
D’Agostino, in merito alla strage di Portella della Ginestra del 1/5/47). Per
sapere come i due alti funzionari di PS svolsero il compito loro affidatogli,
leggiamo alcuni stralci dalla sentenza emessa in merito alla strage di Portella
della Ginestra, dove gli uomini di Giuliano spararono sulla folla che si era
radunata per festeggiare il Primo maggio, uccidendo undici persone tra cui
donne e bambini e ferendone molte altre. “L’Ispettore Verdiani non esitò ad
avere rapporti con il capo della mafia di Monreale, Ignazio Miceli, ed anche
con lo stesso Giuliano, con cui si incontrò nella casetta campestre di un
sospetto appartenente alla mafia, Giuseppe Marotta in territorio di
Castelvetrano ed alla presenza di Gaspare Pisciotta, nonché dei mafiosi Miceli,
zio e nipote, quest’ultimo cognato dell’imputato Remo Corrao, e dal mafioso
Albano. E quel convegno si concluse con la raccomandazione fatta al capo della
banda ed al luogotenente di essere dei bravi e buoni figlioli, perché egli si
sarebbe adoperato presso il Procuratore Generale di Palermo, che era Pili
Emanuele, onde Maria Lombardo madre del capo bandito, fosse ammessa alla
libertà provvisoria. E l’attività dell’ispettore Verdiani non cessò più; poiché
qualche giorno prima che Giuliano fosse soppresso, attraverso il mafioso
Marotta pervenne o doveva a Giuliano pervenire una lettera con cui lo si
metteva in guardia, facendogli intendere che Gaspare Pisciotta era entrato
nell’orbita del Colonnello Luca (si tratta dell’ex generale dei Carabinieri Ugo
Luca, che tra il 1949 e il 1950 coordinò l’uccisione di Giuliano in Sicilia”,
già “uomo di fiducia personale di Mussolini”, come scrive Giuseppe Casarrubea
in “Storia segreta della Sicilia”, Bompiani 2005) ed operava con costui contro
Giuliano”. Quanto a Messana leggiamo che “l’Ispettore Generale di PS Messana
negò ed insistette nel negare di avere avuto confidente il Ferreri (Salvatore
Ferreri, detto “fra Diavolo”, sarebbe stato infiltrato nella “banda” di
Giuliano per farlo catturare; Ferreri sembra essere stato tra gli organizzatori
degli attacchi contro i sindacalisti a Partinico del 1947; fu ucciso dai
Carabinieri pochi giorni dopo il massacro di Portella della Ginestra), ma la
negativa da lui opposta deve cadere di fronte all’affermazione del capitano dei
Carabinieri Giallombardo, il quale ripetette (sic) in dibattimento che Ferreri
fu ferito dai carabinieri presso Alcamo, ove avvenne il conflitto in cui
restarono uccise quattro persone; e, ferito, il Ferreri stesso chiese di essere
portato a Palermo, spiegando che era un agente segreto al servizio
dell’Ispettorato e che doveva subito parlare col Messana”; Salvatore Ferreri
era “conosciuto anche come Totò il palermitano, ma definito come pericoloso
pregiudicato, appartenente alla banda Giuliano, già condannato in contumacia
alla pena dell’ergastolo per omicidio consumato allo scopo di rapinare una
vettura automobile”. Verdiani morì a Roma nel 1952, e il suo “decesso fece in
modo che il suo ruolo in quegli anni piano piano si dissolvesse sotto i
riflettori”. Per approfondire la questione dei rapporti tra la “banda”
Giuliano, l’Ispettorato generale di Messana e Verdiani ed i servizi segreti
statunitensi ed italiani, nonché sul riciclaggio da parte di questi di
personale che aveva operato con la Decima Mas di Borghese, vi rimandiamo al
citato studio di Casarrubea, “Storia segreta della Sicilia”. Non crederete che
l’abbia lasciata in pace. L’ho costretta a offendermi e stizzita a chiudermi
persino i canali di FB. Diversamente da lei si è invece comportato quel gran
signore e profondo studioso del prof. Casarrubea. Come credo avete potuto legge
qui da me. Calogero Taverna
Martedì 9:31
La Nuova Alabarda 20 giugno • .
APPUNTI SU ETTORE MESSANA. Ho ricevuto negli ultimi tempi alcuni messaggi da
tale Lillo Taverna, che mi "accusa" di "essere l'autrice di
foglietti infamanti il dottore Ettore Messana", del quale Taverna starebbe
ricostruendo una biografia. In effetti ho avuto modo di scrivere alcune note su
questa persona, denunciata come criminale di guerra alle Nazioni unite,
basandomi su documenti ufficiali dei quali ho indicato anche la collocazione
archivistica. Pertanto ritengo opportuno rinfrescare la memoria su questa
persona. Com’è noto, il 6/4/41 l’Italia fascista invase la Jugoslavia, in perfetto
accordo con l’esercito di Hitler, creando la “Provincia italiana di Lubiana” e
mettendo ai posti di comando dei propri funzionari. Così, a dirigere la
questura di Lubiana fu posto il commissario Ettore Messana, che resse
l’incarico fino a giugno 1942, e successivamente fu a Trieste fino a giugno
1943. Il nome di Messana risulta nell’elenco dei criminali di guerra denunciati
dalla Jugoslavia alla Commissione delle Nazioni Unite per i crimini di guerra
(United Nations War Crimes Commission). Il rapporto di denuncia, redatto in
lingua inglese ed inviato dalla Commissione statale jugoslava in data 14/7/45
(Copia del rapporto originale in lingua inglese si trova nell’Archivio di Stato
di Lubiana, AS 1551 Zbirka Kopij, škatla 98, pp. 1502-1505), lo accusa (sulla
base di documentazione che era stata trovata in possesso della Divisione
“Isonzo” dell’Esercito italiano di occupazione) di crimini vari: “assassinio e
massacri; terrorismo sistematico; torture ai civili; violenza carnale;
deportazioni di civili; detenzione di civili in condizioni disumane; tentativo
di denazionalizzare gli abitanti dei territori occupati; violazione degli
articoli 4, 5, 45 e 46 della Convenzione dell’Aja del 1907 e dell’articolo 13
del Codice militare jugoslavo del 1944”. Nello specifico viene addebitata a
Messana (in concorso con il commissario di PS Pellegrino e col giudice del
Tribunale militare di Lubiana dottor Macis) la costruzione di false prove che
servirono a condannare diversi imputati (tra i quali Anton Tomsič alla pena
capitale, eseguita in data 21/5/42) per dei reati che non avevano commesso. La
responsabilità di Messana e Pellegrino in questo fatto è confermata da
documenti dell’archivio della questura di Lubiana (oggi conservati presso
l’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1796, III, 6, 11), che fanno riferimento ad
una “operazione di polizia politica” condotte dal vicequestore Mario Ferrante e
dal vicecommissario Antonio Pellegrino sotto la direzione personale di Messana,
contro una “cellula sovversiva di Lubiana” della quale facevano parte, oltre al
Tomsič prima citato, anche Michele Marinko (condannato a 30 anni di
reclusione), Vida Bernot (a 25 anni), Giuseppina Maček (a 18 anni) ed altri tre
che furono condannati a pene minori. Messana e gli altri furono anche accusati
di avere creato false prove nel corso di una indagine da loro condotta, in
conseguenza della quale 16 persone innocenti furono fucilate dopo la condanna
comminata dal giudice Macis. Si tratta dell’indagine per l’attentato al ponte
ferroviario di Prešerje del 15/12/41, per la quale indagine, come risulta da
altri documenti della questura di Lubiana dell’epoca, Messana, il suo vice
Ferrante, l’ufficiale dei Carabinieri Raffaele Lombardi ed altri agenti e
militi furono proposti per onorificenze e premi in denaro per la buona riuscita
delle indagini relative: Messana ricevette come riconoscimento per il suo
operato la “commenda dell’Ordine di S. Maurizio e Lazzaro”. Il 21/9/45 l’Alto
Commissario Aggiunto per l’Epurazione di Roma inviò una nota al Prefetto di
Trieste nella quale era segnalato il nome di Ettore Messana. Il Prefetto
richiese un’indagine alla Polizia Civile del GMA (ricordiamo che all’epoca
Trieste era amministrata da un Governo Militare Alleato e la polizia era
organizzata sul modello anglosassone), il cui risultato è contenuto in una
relazione datata 6/10/45 e firmata dall’ispettore Feliciano Ricciardelli della
Divisione Criminale Investigativa, dalla quale citiamo alcuni passaggi. “Il
Messana era preceduto da pessima fama per le sue malefatte quale Questore di
Lubiana. Si vociferava infatti che in quella città aveva infierito contro i
perseguitati politici permettendo di usare dei mezzi brutali e inumani nei
confronti di essi per indurli a fare delle rivelazioni (…) vi era anche (la
voce, n.d.a.) che ordinava arresti di persone facoltose contro cui venivano
mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire profitti personali.
Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati in carcere da un
poliziotto sloveno, compare del Messana, che prometteva loro la liberazione
mediante il pagamento di ingenti importi di denaro. Inoltre gli si faceva
carico che a Lubiana si era dedicato al commercio in pellami da cui aveva
ricavato lauti profitti. Durante la sua permanenza a Trieste, ove rimase fino
al giugno 1943, per la creazione in questa città del famigerato e tristemente
noto Ispettorato Speciale di polizia diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico
del Messana, costui non riuscì ad effettuare operazioni di polizia politica
degne di particolare rilievo. Ma anche qui, così come a Lubiana, egli si volle
distinguere per la mancanza assoluta di ogni senso di umanità e di giustizia,
che dimostrò chiaramente nella trattazione di pratiche relative a perseguitati
politici (…)”. Questa relazione è conservata in Archivio di Stato di Trieste,
fondo Prefettura gabinetto, b. 18. L’Ispettore Ricciardelli aveva già svolto
servizio in polizia sotto il passato regime fascista ed era stato internato in
Germania sotto l’accusato di favoreggiamento nei confronti di ebrei che
sarebbero stati da lui aiutati a scappare. A fronte di tutto ciò ci si
aspetterebbe che Messana sia stato, se non condannato per quanto commesso sotto
il fascismo, quantomeno “epurato” dalla Pubblica Sicurezza. Invece lo
ritroviamo nell’immediato dopoguerra nella natia Sicilia, a dirigere, alle
dipendenze dell’ex funzionario dell’OVRA a Zagabria, Ciro Verdiani, un
“Ispettorato generale di PS per la Sicilia”, un “organo creato per la
repressione della delinquenza associata, e specificamente per la repressione
del banditismo che faceva capo a Giuliano (il “bandito” Salvatore Giuliano, n.d.a.)”
(questa definizione è tratta dalla sentenza di Viterbo, emessa il 3 maggio 1952
dalla Corte d’assise di Viterbo, presieduta dal magistrato Gracco D’Agostino,
in merito alla strage di Portella della Ginestra del 1/5/47). Per sapere come i
due alti funzionari di PS svolsero il compito loro affidatogli, leggiamo alcuni
stralci dalla sentenza emessa in merito alla strage di Portella della Ginestra,
dove gli uomini di Giuliano spararono sulla folla che si era radunata per
festeggiare il Primo maggio, uccidendo undici persone tra cui donne e bambini e
ferendone molte altre. “L’Ispettore Verdiani non esitò ad avere rapporti con il
capo della mafia di Monreale, Ignazio Miceli, ed anche con lo stesso Giuliano,
con cui si incontrò nella casetta campestre di un sospetto appartenente alla
mafia, Giuseppe Marotta in territorio di Castelvetrano ed alla presenza di
Gaspare Pisciotta, nonché dei mafiosi Miceli, zio e nipote, quest’ultimo
cognato dell’imputato Remo Corrao, e dal mafioso Albano. E quel convegno si
concluse con la raccomandazione fatta al capo della banda ed al luogotenente di
essere dei bravi e buoni figlioli, perché egli si sarebbe adoperato presso il
Procuratore Generale di Palermo, che era Pili Emanuele, onde Maria Lombardo
madre del capo bandito, fosse ammessa alla libertà provvisoria. E l’attività
dell’ispettore Verdiani non cessò più; poiché qualche giorno prima che Giuliano
fosse soppresso, attraverso il mafioso Marotta pervenne o doveva a Giuliano
pervenire una lettera con cui lo si metteva in guardia, facendogli intendere
che Gaspare Pisciotta era entrato nell’orbita del Colonnello Luca (si tratta
dell’ex generale dei Carabinieri Ugo Luca, che tra il 1949 e il 1950 coordinò
l’uccisione di Giuliano in Sicilia”, già “uomo di fiducia personale di Mussolini”,
come scrive Giuseppe Casarrubea in “Storia segreta della Sicilia”, Bompiani
2005) ed operava con costui contro Giuliano”. Quanto a Messana leggiamo che
“l’Ispettore Generale di PS Messana negò ed insistette nel negare di avere
avuto confidente il Ferreri (Salvatore Ferreri, detto “fra Diavolo”, sarebbe
stato infiltrato nella “banda” di Giuliano per farlo catturare; Ferreri sembra
essere stato tra gli organizzatori degli attacchi contro i sindacalisti a
Partinico del 1947; fu ucciso dai Carabinieri pochi giorni dopo il massacro di
Portella della Ginestra), ma la negativa da lui opposta deve cadere di fronte
all’affermazione del capitano dei Carabinieri Giallombardo, il quale ripetette
(sic) in dibattimento che Ferreri fu ferito dai carabinieri presso Alcamo, ove
avvenne il conflitto in cui restarono uccise quattro persone; e, ferito, il
Ferreri stesso chiese di essere portato a Palermo, spiegando che era un agente
segreto al servizio dell’Ispettorato e che doveva subito parlare col Messana”;
Salvatore Ferreri era “conosciuto anche come Totò il palermitano, ma definito
come pericoloso pregiudicato, appartenente alla banda Giuliano, già condannato
in contumacia alla pena dell’ergastolo per omicidio consumato allo scopo di
rapinare una vettura automobile”. Verdiani morì a Roma nel 1952, e il suo
“decesso fece in modo che il suo ruolo in quegli anni piano piano si
dissolvesse sotto i riflettori”. Per approfondire la questione dei rapporti tra
la “banda” Giuliano, l’Ispettorato generale di Messana e Verdiani ed i servizi
segreti statunitensi ed italiani, nonché sul riciclaggio da parte di questi di
personale che aveva operato con la Decima Mas di Borghese, vi rimandiamo al
citato studio di Casarrubea, “Storia segreta della Sicilia”. Mi piaceMi piace •
• Condividi . Commenti più in vista Piace a Maria Pia Calapà e altri 8. .. 2
condivisioni . Lillo Taverna Scrivi un commento... . . Lillo Taverna E’ la
seconda volta che mi capita nella mia ormai purtroppo lunga vita. La prima
volta avvenne nel lontano ultimo quarto degli anni Settanta. Tra il luglio e il
settembre del 1974 fui inviato dalla Banca d’Italia a giubilare la Bana Privata
Finanziaria che tutti ancora si ostinano a chiamare la banca di Sindona. Falso.
La Privata, contro tutti e contro tutto, invocando le dieci righe l’art. 64
della vecchia legge bancaria, riuscii a giubilarla. Nonostante Andreotti
Macchiarella il Banco di Roma tutta la finanza meneghina e mettiamoci per
contorno l’arcivescovo Marcinkus, l’orso americano del mio Soldi Truccati. Ma
Sindona era ancora in auge nonostante profugo negli USA di Cosa Nostra. Scrisse
e tutta la stampa pubblicò: “pare che un certo Calogero Taverna le abbia
chiarito le cose”. Si rivolgeva allo scattoso Guido Carli. Il Baffi mi
sbeffeggiò in un convivio aziendale quale un quivis de polulo . Ora è la
Cernigoi che fa il bis. Le avevo scritto: 6 giugno 18.17.40 Lei dovrebbe essere
l'autrice di foglietti infamanti il dottore Ettore Messana già ispettore
generale di pubblica sicurezza. In contatto con la nipote di tanto grande
personaggio della storia di Italia ho fatto e continuo a fare ricerche che la
smentiscono in pieno Non so se reputa di procedere ad una sorta di resipiscenza
operosa. Sappia che la signora Giovanna Messana non è persona da oppiare. Certo
non ha avuto tempo per inseguire e perseguire codesti sedicenti storici
fabbricanti di calunnie nei confronti del suo grande avo. Ma ora ha deciso. Le
avevo scritto molto riservatamente e a ben vedere in termini molto educati, ad
onta del mio caratteraccio. Ma la Cernigoi sfacciatamente, in pubblico, dopo 14
giorni così osa irridermi (e contraddirmi): La Nuova Alabarda 20 giugno APPUNTI
SU ETTORE MESSANA. Ho ricevuto negli ultimi tempi alcuni messaggi da tale Lillo
Taverna, che mi "accusa" di "essere l'autrice di foglietti
infamanti il dottore Ettore Messana", del quale Taverna starebbe
ricostruendo una biografia. In effetti ho avuto modo di scrivere alcune note su
questa persona, denunciata come criminale di guerra alle Nazioni unite,
basandomi su documenti ufficiali dei quali ho indicato anche la collocazione
archivistica. Pertanto ritengo opportuno rinfrescare la memoria su questa
persona. Etc. etc. Che ne penserebbe la Cernigoi di un preteso storico che un
domani prendesse l’insolente e infondato articolo di Melchiorre Gerbino e lo
adducesse come prova indubitabile della denigrabilità della Nostra, procurando
anche danni d’immagine sulla sua famiglia? Non crederete che l’abbia lasciata
in pace. L’ho costretta a offendermi e stizzita a chiudermi persino i canali di
FB. Diversamente da lei si è invece comportato quel gran signore e profondo
studioso del prof. Casarrubea. Come credo avete potuto legge qui da me.
Calogero Taverna Mi piace • Rispondi • 7 min .. VOGLIAMO RADIOANCHIO E LA RAI
SENZA BERLUSCHINI non fatevi intimorire Mi piace • Rispondi • 1 • 21 giugno
alle ore 20.52 .. La Nuova Alabarda certo che no! Mi piace • 22 giugno alle ore
8.34 ..
Mercoledì 14:27
CIAO CARISSIMO ,SONO RIENTRATA QUESTA
MATTINA ,STO LEGGENDO QUANTO HAI SCRITTO SE NON DISTURBO TI CHIAMO DOPO COLAZIONE
Sono stato in biblioteca a cercare
dati su tuo nonno. Sono rientrato per il pranzo ed ora sono libero. Ben tornata
ti ho chioamato sul cell ora riprovo
bene
Giovedì 15:19
MI SCRIVONO e reitero anonimamente
qui quanto sotto, a dimostrazione di quale calunniosa campagna di stampa e
cinematografica è stato vittima il gr.uff. comm. Dell’ordine dei Santi Maurizio
e Lazzaro, l’Ispettore Generale di PS, dottore Ettore Messana da Racalmuto. Non
credo che dopo la gran mole di documenti e ricerche che con qualche merito
credo di avere acquisito e pubblicato possano più avere diritto di asilo tante
calunniose insinuazioni. Credo che il prof. Casarrubea me ne abbia dato atto.
Non così la Cernigoi, una testarda goriziana, che persiste nelle sue
denigrazioni dell’intemerato Messana. Credo che abbia voglia di subire querele
penali e soprattutto citazioni civili per risarcimento anni. Quanto al
Lucarelli non abbiamo avuto modo, né io né la famiglia di contattarlo. Si
vedrà. • * * * CREDO CHE QUESTE NOTIZIE L'AVRAI GIA’ LETTE La Resistenza
antifascista in Slovenia e l'ispettore Messana casarrubea.wordpress.com
Accursio Miraglia Ettore Messana, il braccio destro di Scelba ha un ruolo nella
strage di Portella della Ginestra ma anche nell'insabbiamento delle indagini per
la morte del sindacalista di Sciacca Accursio Miraglia. Questi fatti sono stati
oggetto di Blu notte di Lucarelli, per esempio http://www.youtube.com/watch?v=ipJgrLQLRDQ
al minuto 9. Stranamente sono espressi meglio nella voce di wikipedia in
inglese che in quella italiana. "He also
claimed that police inspector Ettore Messana - supposed to coordinate the
prosecution of the bandits - had been in league with Giuliano and denounced Scelba
for allowing Messana to remain in office". [Le valutazioni sono di parte e senza
fonte.] Ma te prego! IL VIDEO è STAO STATO ELIMINATO BUONA GIORNATA.
www.youtube.com
Venerdì 18:23
IL QUESTORE MESSANA E I FATTI DI
RIESI Il crucifige di Ettore Mesana si consuma il 15 luglio del 1947. Il gran
sacerdote che ne vuole la fine è l’on. Li Causi: tre i capi d’accusa (politica).
Desumiamoli dallo stesso Li Causi, da un suo arrabbiatissimo discorso
all’Assemblea Costituente, pronunciato nella Seduta del 15 luglio del1947. Per
il sanguigno grande esponente del comunismo siciliano del dopoguerra, Messana
andava giubilato: A) Perché c’era da domandarsi: «Scelba come può ignorare che
Messana ha iniziato la sua carriera facendo massacrare dei contadini siciliani?
Il 9 ottobre del 1919, infatti, cadevano a Riesi più di sessanta contadini, di
cui tredici morti: trucidati a freddo, sulla piazza, dove si svolgeva un
comizio. I vecchi di quest'Aula ricorderanno come in quell'occasione il
Ministero Nitti ordinò un'inchiesta mandando sul posto il generale dei
carabinieri Densa, mentre la Magistratura iniziò un'inchiesta giudiziaria
soprattutto per accertare le cause della morte misteriosa di un tenente di
fanteria, che si rifiutò di eseguire l'ordine di far fuoco del Messana, che ne
disapprovò apertamente la condotta, e che il giorno dopo fu assassinato …» B) «
Messana è nell'elenco dei criminali di guerra di una nazione vicina; questo può
far piacere ad una parte della Camera, la quale pensa: "Va bene, è un
massacratore; però, di stranieri!"…» C) «Si ha, [ …] , questa precisa
situazione, che il banditismo politico in Sicilia è diretto proprio dall'ispettore
Messana: e l'ispettore di pubblica sicurezza, il quale dovrebbe avere per
compito quello di sconfiggere il banditismo -- il suo compito veramente sarebbe
quello di ssconfiggere il banditismo comune e non già quello politico --
l'Ispettore di pubblica sicurezza, dicevo, diventa invece addirittura il
dirigente del banditismo politico.» Ecco qui i tre capi di accusa: Riesi del
1919; Lubiana del 1941 (maggio)-giugno 1942; banditismo siciliano dal maggio
1945 al giugno del 1947. Sono mesi che scartabelliamo faldoni, giornali,
documenti vari, pubblicazioni vecchie. Ebbene: non ci possono essere dubbi.
Nessuno può dimostrare che davvero in quel terribile 9 ottobre del 1919 ci
fosse addirittura un giovane agente di polizia che prese la “mitraglia” in mano
nel campanile della chiesa prospiciente piazza Garibaldi e falcidiò sei, si
disse in un primo momento, contadini rivoltosi; poi si disse dieci, poi invece
si salì a quindici (qui sopra) e, di recente, dovendo sperperare soldi
comunitari, sempre a Riesi, addirittura 20. Ci dispiace per Li Causi: non si
può condannare alla damnatio memoriae un glorioso ispettore generale di Stato
sulla base di quello che avrebbero dovuto ricordare a distanza di quasi
trent’anni ‘vecchi padri costituenti’. Vi poté pur essere stata una inchiesta
del generale dei carabinieri Densa ma questa ammesso che si sia mai conclusa
nessun addebito poté formulare e formulò contro il giovane trentunenne
cmmissario Messana, che, anzi, a fascismo consolidato e con Calogero Vizzini
confinato, spiccò salti da gigante nei gradi della polizia e proprio perché
senza macchia alcuna, lui figlio di un modesto e dissennato redditiere
racalmutese, sperperatore del proprio patrimonio, lo sfaccendato Clemente
Messama, diviene – giovanissimo - questore ed ebbe affidate questure
strategiche del Nord. Ad onore e vanto della sua patria natia, Racalmuto.
Analogo discorso per quell’inchiesta giudiziaria: noi abbiamo reperito una
relazione del Prefetto di Caltanissetta del successivo natale. Altri sono i colpevoli,
i fatti avvennero in termini ben diversi dal facile populismo cui si abbandona,
comprensibilmente , il Li Causi. MESSANA, il grande assente. NON COLPEVOLE. Nel
1934 dopo 15 anni – troppi o pochi a seconda delle tesi che si vogliono
formulare – un quasi pastore valdese scrive una storia di Riesi. Quei
truculenti fatti vengono rievocati. Sì, è vero: nella memoria della gente è
scolpito che una mitraglia militare sparò e uccise tanta gente. Enfasi della
memoria tanta. Si parla di un “commissario di Pubblica Sicurezza”, si dice che
insieme ad altri due un ufficiale dell’esetrcito ed un semplice soldato, in
tre, tutti insieme eccoli a premere il grilletto del mitra. Fantasia.
Improbabile. Ma a tutto concedere: il nome del Messana non c’è. Davvero Li Causi
nella foga ciceroniana finisce con l’inventare e quindi diffamare e direi
calunniare. Erano tempi incandescenti. Portella della Ginestra fu più di una
sventura nazionale e - se le carte della N.A.R.A. già consultate dal prof.
Casarrubea verranno tutte alla luce -sarà da parlare di crimine americano.
Finalmente. Altro che insana criminalità di un ex giovane commissario di
polizia in vena di scimmiottamenti dell’esecrando generale Bava-Beccaris fatto
dal Re senatore del Regno. Ma noi abbiamo cercato notizie vere, coeve,
indubitabili. Abbiamo consultato i microfilm del giornale L’Ora di Palermo e il
Giornale di Sicilia dell’epoca. Messana non ci sta. I fatti son diversi da come
amò trasfigurarli il Li Causi per sue polemiche politiche di stampo rosso
scarlatto. Da vecchio comunista, per il quale la verità storica va piegata alla
grande lotta di classe. Noi siamo per la lotta di classe ma di quelli che
reputano che la VERITA’ E’ SEMPRE RIVOLUZIONARIA. [segue]
Venerdì 20:02
per le notizie sul'onoreficenza di
Maurizio e Lazzaro ho trovato molto sulsitoOrdini dinasticicasa Savoia.it
Sabato 0:20
Mi riferivo a questa foto(se la vedi
qui).
Domenica 0:08
Ma passiamo ora al giornale principe
di Sicilia. Nella stessa notte in cui avvennero i fatti delittuosi il cronista
nisseno ecco come compendia l’impressionante tumulto di Riesi. Subito dopo
invierà un altro messaggio un po’più esaustivo. GIORNALE di SICILIA: 9/10
Ottobre 1919 (foglio interno) I gravi fatti di Riesi Conflitto fra dimostranti
e forza pubblica. Sette morti e numerosi feriti Caltanissetta: 8, notte.
«Pervengono da Riesi notizie incerte e contraddittorie riguardanti fatti colà
avvenuti e che sarebbero di una gravità eccezionale. Pare che le locali
agitazioni d’indole più politica che economica siano degenerate in veri e
propri tumulti e che sarebbero anche avvenuti conflitti in cui i dimostranti ne
avrebbero avuto la peggio. Da persona scappata dal luogo riesco a sapere che
stamane quasi improvvisamene parecchi nuclei di zolfatari e contadini si siano
ribellati alla forza che tentarono di disarmare, ma i carabinieri e i
pochissimi soldati quando la loro pazienza fu al minimo fecero fuoco in piazza
Garibaldi di pieno giorno e che vi sia o una mezza dozzina di morti e parecchi
feriti. La notizia divulgatasi in un baleno ha destato enorme impressione e
tosto con una vettura automobile sono partiti per Riesi il Procuratore del Re,
il Giudice Istruttore capo cav. Terenzio il maggiore dei carabinieri comandante
la nostra divisione cav. Tartari . Sono altresì partiti per ordine del Prefetto
comm. Guadagnini e del questore cav. Presti ragguardevoli rinforzi con il
commissario cav. Caruso capo di Gabinetto del Prefetto. Appena potrò avere
precisi particolari mi affretterò a comunicarveli. » ^ ^ ^ Abbiamo visto come è
sintetico il cronista, ma abbiamo dovuto notare l’esaustività e la precisione
del periferico giornalista del Giornale di Sicilia. La dinamica dei fatti viene
così rappresentata. Agitazioni più politiche che economiche – siamo già in
pieno clima elettorale e il trapasso dalla prima grande guerra al quasi
immediato avvento del Fascismo fu torbido specie per il ribollire dei delusi
Reduci; fu trapasso che spiega furori popolari e mene partitiche. Tanti
dimostranti, apparentemente zolfatari e contadini, ma anche mestatori, teste
calde che ancora vestivano la divisa militare si agitano scompostamente ed
entrano “in conflitto” con le forze dell’ordine. Il corrispondente ci dice che
si tratta di “carabinieri” (ai quali un giovane commissario è arduo pendare che
possa dare ordini; e aquell’epoca il Messana era solo questo) e “pochissimi
soldati” non certamente comandabili da un civile (e un commissario qiesto è; un
civile che può concertare ma non dare ordini a dei militari). Per me si deve
escludere anche qui un qualche atto inconsulto del Mesana. La furia di un
popolo in rivolta desta paura. Vi sono facinorosi che si “ribelano alla Forca”
e cerano persino di “disarmarla”. Crepita, sì crepita, è ipotizzabile, la
mitraglia dell’esercito: una strage. Ma il Messana, non citato che presumo
persino assente, a tutto concedere non aveva né l‘autorità né l’autorevolezza
in quei concitati momenti di mettere da parte il giovane ufficiale, che
sappiamo aliunde essere di Villarosa e chiamarsi Michele Di Caro, e addirittura
- nolente l’ufficiale dell’esercito - sparare lui e fare lui una carneficina di
un popolo di lavoratori. Eppure questa forsennata ipotesi è stata avanzata e
addotta persino come verità indiscutibile. Trattasi di infamia, di postuma
denigrazione (ci riferiamo all’intervento presso la Costituente dell’impetuoso
Li Causi). Ecco una frottola che non ha riscontro documentale e storico di
sorta e che una diecina di anni fa, magari per esigenze cinematografiche,
divenire indiscussa ricostruzione per raffigurare un Messana Stragista di
Stato. Non si infama così un integerrimo Gran-Commis di Stato. Il Messana non
fu, non poteva essere, si guardò bene dall’essere il COLPEVOLE artefice di
quella infame strage. I denigratori dovrebbero fare resipiscenza, almeno a
mezzo stampa. E corregere i loro calunniosi e infondati assunti. LE CRONACHE
DEL GIORNALE “L’ORA” SUI FATTI DI RIESI DELL’OTTOBRE DEL 1919. Data la mia
deformazione professionale, mi sono accostato al caso Messana come se dovessi
esperire in tre-quattro mesi un’ispezione bancaria approfondita ed essenziale
per farne rapporto al signor Governatore, come fui uso in vent’anni di
sudditanza ispettiva presso l’0rgano di Vigilanza della Banca d’Italia. Così
parto dall’esordio, come dire dai verbali del Consiglio di amministrazione,
acquisendo i bilanci annuali del passato. Per il gr. uff. comm. Ordine dei SS.
Maurizio e Lazzaro dottore Ettore Messana cerco di trovare le propaggini da cui
è partito il Li Causi trent’anni dopo per crucifiggerlo come sanguinario
stragista di Stato nella pur sepolta memoria dei fatti di Riesi risalenti
all’ottobre del 1919. Tutti parlano del 10 dell’11 Ottobre e il validissimo
professore Casarrubea, forse vittima di un lapsus, sale addirittura al novembre
del 1919. Accedo alla Biblioteca Nazionale di Roma a Castro Pretorio e mi
ingolfo nella consultazione di illeggibili bobine dei microfilm dei due
giornali importanti siciliani dell’epoca: l’Ora e il giornale di Sicilia. Con
strumenti che dovrebbero essere modernissimi e che intanto occorre far funzionare
manualmente metto alla fine le mani sulle cronache di quell’esecrato eccidio.
Mi accorgo che tra l’Ora e il Giornale di Sicilia non vi sono differenze
sostanziali nei riferimenti degli episodi che fecero onestamente molta
sensazione. Iniziamo dall’ORA che invero ho consultato dopo. Sapendo quello che
aveva pubblicato il Giornale di Sicilia mi limito a questi brevi appunti:
«L’ORA – 9 ottobre 1919. “Grave conflitto a Riesi – 7 morti e venti feriti.
[….] Dopo l’arresto del noto agitatore socialista Barberi Giuseppe --- L’esigua
forza impotente a fronteggiare la grandissima moltitudine…”» Quindi trascrivo:
«L’ORA di Palermo – prima pagina del 12 ottobre 1919. - A Riesi torna la calma,
Caltanissetta 10 notte. - - All’alba di stamani truppe con agenti al comando
del Commissario di P.S. Cav. Caruso e del maggiore dei carabinieri Tartari sono
entrati a Riesi senza incontrare resistenza alcuna. - Nel conflitto 10
dimostranti rimasero uccisi e circa 50 feriti . - Della truppa è stato ucciso
anche il sottotenente del 76° Fanteria DI CARO MICHELE di Villarosa e due
soldati sono stati feriti. - Aperta una inchiesta dal Procuratore del Re e il
Giudice Istruttore. - Venne trattenuto soltanto l’avvocato Carmelo Calì di
Mazzarino.» Come primo assaggio non c’è molto quanto a contorno. Certo 10
lavoratori uccisi e 50 feriti nel mondo del lavoro gridano vendetta al cospetto
di Dio. Ma come e perché doveva essere artefice malefico il Messana resta un
mistero. Quello che in queste mie ricerche mi colpisce e mi addolora di più è
il fatto che in tante postume celebrazioni, rievocazioni, truculenti filmati e
paludati testi di storia siciliana, non ho ancora trovato una nota di
commemorazione e di omaggio a questo figlio di Villarosa, il sottotenente del
76° Fanteria il giovane MICHELE DI CARO a cui la vita cui fu troncata
crudelmente. Con un colpo di pistola, quindi intenzionalmente. Caduto davvero
nel compimento del suo dovere che era quello di mantenere l’ordine pubblico –
chiunque governasse, in quel tempo NITTI. Non so se gli fu conferita una
qualche medaglia, non so se Villarosa ha reputato di onorarlo e ricordarlo come
eroe. La cinica cronaca di quell’epoca non ritiene poi di fare i nomi di quei
modesti militi che furono feriti. In modo grave? Guarirono? Nessuno ha fatto ricerche.
Erano semplici militari. Possibilmente parenti di quei rivoltosi, zolfatai e
contadini che trucidavano e venivano trucidati. Fratelli che uccidevano,
ferivano fratelli Noi diremmo “compagni”. Fiumi di inchiostro sono stati
versati per queste vicende. Ma nessuna attenzione, nessun riguardo per questi
soldati che per un magro soldo mettevano a repentaglio la loro vita. Non si ha
tempo per loro: a distanza prima d mezzo secolo e dopo quasi un secolo si
sprecano soldi, si sperperano fondi pubblici, si fanno trasmissioni televisive,
si scrivono testi di presunta storia solo per esecrare, condannare,
crucifiggere il meritevole, il servitore della Patria, l’eroe dell’ordine
pubblico Ettore Messana. E ironia della sorte, né nei resoconti dell’Ora di
Palermo, né in quelli del Giornale di Sicilia, né nelle carte che si
custodiscono nell’ACS di Roma relativamente alle faccende del Ministero degli
Interni di quel periodo, né in successive storie paesane, né in sentenze
passate in giudicato troveremo mai il rispettabile nome di Ettore Messana, in
damnatio memoriae sol perchè il Li Causi lo ebbe in odio, ingiuriandolo quale
capo banda POLITICO (attenzione solo POLITICO) dei tempi tristi del banditismo
siciliano capeggiato dal celeberrimo Giuliano da Montelepre. Ma passiamo ora al
giornale principe di Sicilia. Nella stessa notte in cui avvennero i fatti
delittuosi il cronista nisseno ecco come compendia l’impressionante tumulto di
Riesi. Subito dopo invierà un altro messaggio un po’più esaustivo. GIORNALE di
SICILIA: 9/10 Ottobre 1919 (foglio interno) I gravi fatti di Riesi Conflitto
fra dimostranti e forza pubblica. Sette morti e numerosi feriti Caltanissetta:
8, notte. «Pervengono da Riesi notizie incerte e contraddittorie riguardanti
fatti colà avvenuti e che sarebbero di una gravità eccezionale. Pare che le
locali agitazioni d’indole più politica che economica siano degenerate in veri
e propri tumulti e che sarebbero anche avvenuti conflitti in cui i dimostranti
ne avrebbero avuto la peggio. Da persona scappata dal luogo riesco a sapere che
stamane quasi improvvisamene parecchi nuclei di zolfatari e contadini si siano
ribellati alla forza che tentarono di disarmare, ma i carabinieri e i
pochissimi soldati quando la loro pazienza fu al minimo fecero fuoco in piazza
Garibaldi di pieno giorno e che vi sia o una mezza dozzina di morti e parecchi
feriti. La notizia divulgatasi in un baleno ha destato enorme impressione e
tosto con una vettura automobile sono partiti per Riesi il Procuratore del Re,
il Giudice Istruttore capo cav. Terenzio il maggiore dei carabinieri comandante
la nostra divisione cav. Tartari . Sono altresì partiti per ordine del Prefetto
comm. Guadagnini e del questore cav. Presti ragguardevoli rinforzi con il
commissario cav. Caruso capo di Gabinetto del Prefetto. Appena potrò avere
precisi particolari mi affretterò a comunicarveli. » ^ ^ ^ Abbiamo visto come è
sintetico il cronista, ma abbiamo dovuto notare l’esaustività e la precisione
del periferico giornalista del Giornale di Sicilia. La dinamica dei fatti viene
così rappresentata. Agitazioni più politiche che economiche – siamo già in
pieno clima elettorale e il trapasso dalla prima grande guerra al quasi
immediato avvento del Fascismo fu torbido specie per il ribollire dei delusi
Reduci; fu trapasso che spiega furori popolari e mene partitiche. Tanti
dimostranti, apparentemente zolfatari e contadini, ma anche mestatori, teste
calde che ancora vestivano la divisa militare si agitano scompostamente ed
entrano “in conflitto” con le forze dell’ordine. Il corrispondente ci dice che
si tratta di “carabinieri” (ai quali un giovane commissario è arduo pendare che
possa dare ordini; e aquell’epoca il Messana era solo questo) e “pochissimi
soldati” non certamente comandabili da un civile (e un commissario qiesto è; un
civile che può concertare ma non dare ordini a dei militari). Per me si deve
escludere anche qui un qualche atto inconsulto del Mesana. La furia di un
popolo in rivolta desta paura. Vi sono facinorosi che si “ribelano alla Forca”
e cerano persino di “disarmarla”. Crepita, sì crepita, è ipotizzabile, la
mitraglia dell’esercito: una strage. Ma il Messana, non citato che presumo
persino assente, a tutto concedere non aveva né l‘autorità né l’autorevolezza
in quei concitati momenti di mettere da parte il giovane ufficiale, che
sappiamo aliunde essere di Villarosa e chiamarsi Michele Di Caro, e addirittura
- nolente l’ufficiale dell’esercito - sparare lui e fare lui una carneficina di
un popolo di lavoratori. Eppure questa forsennata ipotesi è stata avanzata e
addotta persino come verità indiscutibile. Trattasi di infamia, di postuma
denigrazione (ci riferiamo all’intervento presso la Costituente dell’impetuoso
Li Causi). Ecco una frottola che non ha riscontro documentale e storico di
sorta e che una diecina di anni fa, magari per esigenze cinematografiche,
divenire indiscussa ricostruzione per raffigurare un Messana Stragista di
Stato. Non si infama così un integerrimo Gran-Commis di Stato. Il Messana non
fu, non poteva essere, si guardò bene dall’essere il COLPEVOLE artefice di
quella infame strage. I denigratori dovrebbero fare resipiscenza, almeno a
mezzo stampa. E corregere i loro calunniosi e infondati assunti. LE CRONACHE
DEL GIORNALE “L’ORA” SUI FATTI DI RIESI DELL’OTTOBRE DEL 1919. Data la mia
deformazione professionale, mi sono accostato al caso Messana come se dovessi
esperire in tre-quattro mesi un’ispezione bancaria approfondita ed essenziale
per farne rapporto al signor Governatore, come fui uso in vent’anni di
sudditanza ispettiva presso l’0rgano di Vigilanza della Banca d’Italia. Così
parto dall’esordio, come dire dai verbali del Consiglio di amministrazione,
acquisendo i bilanci annuali del passato. Per il gr. uff. comm. Ordine dei SS.
Maurizio e Lazzaro dottore Ettore Messana cerco di trovare le propaggini da cui
è partito il Li Causi trent’anni dopo per crucifiggerlo come sanguinario
stragista di Stato nella pur sepolta memoria dei fatti di Riesi risalenti
all’ottobre del 1919. Tutti parlano del 10 dell’11 Ottobre e il validissimo
professore Casarrubea, forse vittima di un lapsus, sale addirittura al novembre
del 1919. Accedo alla Biblioteca Nazionale di Roma a Castro Pretorio e mi
ingolfo nella consultazione di illeggibili bobine dei microfilm dei due
giornali importanti siciliani dell’epoca: l’Ora e il giornale di Sicilia. Con
strumenti che dovrebbero essere modernissimi e che intanto occorre far
funzionare manualmente metto alla fine le mani sulle cronache di quell’esecrato
eccidio. Mi accorgo che tra l’Ora e il Giornale di Sicilia non vi sono differenze
sostanziali nei riferimenti degli episodi che fecero onestamente molta
sensazione. Iniziamo dall’ORA che invero ho consultato dopo. Sapendo quello che
aveva pubblicato il Giornale di Sicilia mi limito a questi brevi appunti:
«L’ORA – 9 ottobre 1919. “Grave conflitto a Riesi – 7 morti e venti feriti.
[….] Dopo l’arresto del noto agitatore socialista Barberi Giuseppe --- L’esigua
forza impotente a fronteggiare la grandissima moltitudine…”» Quindi trascrivo:
«L’ORA di Palermo – prima pagina del 12 ottobre 1919. - A Riesi torna la calma,
Caltanissetta 10 notte. - - All’alba di stamani truppe con agenti al comando
del Commissario di P.S. Cav. Caruso e del maggiore dei carabinieri Tartari sono
entrati a Riesi senza incontrare resistenza alcuna. - Nel conflitto 10
dimostranti rimasero uccisi e circa 50 feriti . - Della truppa è stato ucciso
anche il sottotenente del 76° Fanteria DI CARO MICHELE di Villarosa e due
soldati sono stati feriti. - Aperta una inchiesta dal Procuratore del Re e il
Giudice Istruttore. - Venne trattenuto soltanto l’avvocato Carmelo Calì di
Mazzarino.» Come primo assaggio non c’è molto quanto a contorno. Certo 10
lavoratori uccisi e 50 feriti nel mondo del lavoro gridano vendetta al cospetto
di Dio. Ma come e perché doveva essere artefice malefico il Messana resta un
mistero. Quello che in queste mie ricerche mi colpisce e mi addolora di più è
il fatto che in tante postume celebrazioni, rievocazioni, truculenti filmati e
paludati testi di storia siciliana, non ho ancora trovato una nota di
commemorazione e di omaggio a questo figlio di Villarosa, il sottotenente del
76° Fanteria il giovane MICHELE DI CARO a cui la vita cui fu troncata
crudelmente. Con un colpo di pistola, quindi intenzionalmente. Caduto davvero
nel compimento del suo dovere che era quello di mantenere l’ordine pubblico –
chiunque governasse, in quel tempo NITTI. Non so se gli fu conferita una
qualche medaglia, non so se Villarosa ha reputato di onorarlo e ricordarlo come
eroe. La cinica cronaca di quell’epoca non ritiene poi di fare i nomi di quei
modesti militi che furono feriti. In modo grave? Guarirono? Nessuno ha fatto
ricerche. Erano semplici militari. Possibilmente parenti di quei rivoltosi,
zolfatai e contadini che trucidavano e venivano trucidati. Fratelli che uccidevano,
ferivano fratelli Noi diremmo “compagni”. Fiumi di inchiostro sono stati
versati per queste vicende. Ma nessuna attenzione, nessun riguardo per questi
soldati che per un magro soldo mettevano a repentaglio la loro vita. Non si ha
tempo per loro: a distanza prima d mezzo secolo e dopo quasi un secolo si
sprecano soldi, si sperperano fondi pubblici, si fanno trasmissioni televisive,
si scrivono testi di presunta storia solo per esecrare, condannare,
crucifiggere il meritevole, il servitore della Patria, l’eroe dell’ordine
pubblico Ettore Messana. E ironia della sorte, né nei resoconti dell’Ora di
Palermo, né in quelli del Giornale di Sicilia, né nelle carte che si
custodiscono nell’ACS di Roma relativamente alle faccende del Ministero degli
Interni di quel periodo, né in successive storie paesane, né in sentenze
passate in giudicato troveremo mai il rispettabile nome di Ettore Messana, in
damnatio memoriae sol perchè il Li Causi lo ebbe in odio, ingiuriandolo quale
capo banda POLITICO (attenzione solo POLITICO) dei tempi tristi del banditismo
siciliano capeggiato dal celeberrimo Giuliano da Montelepre.
6 ore fa
Non trascorrono molte ore e il
cronista nisseno cerca di completare i riferimenti al Giornale di Sicilia sui
fatti di Riesi occorsi alle ore 11 del giorno precedente: è il 9 ottobre del
1919. Faticando molto, siamo riusciti a trascrivere il fotogramma del microfilm
del giornale siciliano. Vorremmo che foste voi, senza intermediazione alcuna, a
trarre il succo da una siffatta concisa ma lucida corrispondenza. Noi ci siamo
molto soffermati sul particolare che artefici del bene e del male di quel
giorno furono i Carabinieri, coadiuvati da un nucleo sparuto di inesperti
soldati. Emerge charissimamente che ad iniziare a sparare contro la folla
furono loro: i carabinieri. Stranissimo, in cronache successive, in
rievocazioni paesane, nel veemente attacco del Li Causi, nelle celebrazioni di
Riesi dei primi anni 2000, negli studi seri del Casarrubea, in quelli
pasticciati della Cernigoi, nelle esaltazioni cinematografiche, nelle lugubri
messe in scena del Lucarelli televisivo, in tante corrispondenze di aspiranti
giornalisti, questo particolare viene del tutto pretermesso. Nessuno infatti
può pensare che un giovane commissario si possa permettere di dare ordini alla
benemerita arma di aprire il fuoco contro una inerme folla sia pure
tumultuante. Non è elemento questo da rendere inaccettabile che ad essere
responsabile di quell'esecrabile eccidio fosse il giovanissimo ed imberbe
commissario Ettore Messana? Come dire Ettore Messana non c'entrò. Solenne
infamia quella di volerlo a tutti i costi calunniarlo. Non è giunto il momento
di fare ammenda di tutta la diffamazione a mezzo stampa, blog, cinematografo e
lugubri aggettivazioni del Lucarelli (sarà un caso, quella trasmissione del
2005 non ci sta più in You Tube o aggeggi analoghi)? La famiglia Messana ha
subìto, sta ancora subendo, danni, disagi, colpevolizzazioni, denigrazioni per
una così concertata e martellata diffamazione. Nessuno deve pagare? manco il periferico
e pur edotto dei fatti, il giornaletto racalmutese di Sciascia MALGRADO TUTTO?
Per aggiunta e suggello, ecco che veniamo a sapere che le mitragliatrici
vengono dopo, ad eccidio consumato: nessun ordine poté dare al sottotenentino
Di Caro il nostro gr. uff. comm. dell'ordine dei santi Maurizio e Lazzaro,
ispettore generale di P.S., dottore Ettore Messana. Carta canta!!!
------------- Caltanissetta 9, giorno "I fatti i Riesi per quanto su essi
siano sulle prime notizie alquanto esagerate pure rivestono una gravità non
comune. Ve ne mando i particolari nel modo più succinto. Riesi è stato sempre
uno dei centri di questa provincia che ha dato non poche volte da dire alle
autorità politiche e di pubblica sicurezza dando sovente campo a noi cronisti
di intrattenerci delle condizioni poco tranquille della pubblica sicurezza:
difatti reati audacemente rari nella storia criminale sono colà avvenuti e non
è la prima volta che dimostrazioni ed agitazioni sono degenerate in conflitto.
Le agitazioni minerarie poi hanno sempre trovato modo di allignare e di
prosperare anche perché la politica di Riesi deve far capolino in tutto. Tra i
maggiorenti anche il disaccordo è regnato sovrano per quanto il deputato del
collegio, on. Pasqualino, abbia sempre messo in opera tutti i mezzi perché il
pubblico interesse negli uomini pubblici fosse sempre l’ideale da raggiungere.
Parecchi anni fa tal Giuseppe Butera, una specie di mattoide, messosi a capo di
alquanti incoscienti provocò dei moti gravissimi e si arrivò persino alla
proclamazione della repubblica Riesina! Poi venne la guerra e gli odii
restarono sopiti mentre Riesi dava un contingente altissimo alla diserzione dando
i Tofalo, i Carlino e compagnia bella; bisogna però riconoscere che la
maggioranza di quella cittadina è composta di gente per bene, ma intanto basta
qualche centinaio di illusi e di sconsigliati perché un intero centro resti in
convulsione. Da qualche settimana a Riesi dunque spirava vento di fronda, e ciò
nonostante per volere di chi sta in alto tutta la forza disponibile della
Provincia di Caltanissetta e el capoluogo era stata distaccata a Roma – a
quanto se ne dice – perché l’ordine pubblico della capitale così esigeva. Di
modo che i tumulti di ieri hanno trovata la cittadina sguarnita di forza in
modo quasi assoluto giacché la forza non si improvvisa specie quando niente
affatto tranquilla era la situazione a Caltanissetta, a Terranova, a Castrogiovanni
e in molti altri paesi dove l’agitazione agraria è assai intensa e gravida di
pericoli. Anzi su proposta del Prefetto pochi giorni fa il Ministero ha mandato
qui il comm. Lonardone ispettore generale del Ministero della Agricoltura per
la composizione delle vertenze agrarie in Provincia. Intanto così l’on.
Pasqualino come l’on. Colaianni e l’on. Lo Piano non avevano taciuto assieme al
Prefetto la situazione della Provincia, che ha finalmente bisogno dopo tanti
anni di incuria e di indifferenza ogni provvida cura giacché le nostre
popolazioni sono assetate di giustizia e di equità. Fatto sta che nelle scorse
settimane la situazione a Riesi parve – lo era effettivamente – peggiorata,
avvennero degli incidenti gravi la cui trasmissione non ci fu permessa e si
procedette all’arresto del Giuseppe Butera e di altri capoccia del socialismo
cosi detto ufficiale. Come vi dissi, la politica ha fatto il resto di tal che
si è andata rapidamente in questi ultimi giorni creata a Riesi una posizione
veramente eccezionale e da destare l’allarme nella cittadinanza e da
preoccupare le autorità. L’on. Pasqualino proprio oggi doveva recarsi a Riesi
dove egli è tanto benvoluto e stimato, appunto per mettere in opera il suo
ascendente presso quella popolazione onde indurla alla quiete ed alla
tranquillità. Ma aveva preferito fare prima una corsa a Castrogiovanni per
abbracciarsi con l’on. Colaianni che intanto non lascia mezzi intentati per
comporre le vertenze di indole economica nei paesi del suo collegio.
Dimenticavo dirvi che a Riesi da tempo per dimissioni di parecchi dei suoi
membri quel Consiglio Comunale è stato sciolto e l‘amministrazione della cosa
pubblica è deposta nelle mani di un R. Commissario, il cav. Scicolone,
coadiuvato dal signor Grasso. Si è cercato di togliere ogni pretesto a quelle
masse illuse e fuorviate e financo l’approvvigionamento del grano è proceduto
in modo assolutamente eccezionale, un vero e proprio trattamento di favore. Ma
il pretesto è stato trovato lo stesso e ieri di giorno verso le 11 si iniziarono
le prime dimostrazioni che assunsero ben presto il carattere di una violenta
ribellione. La pazienza dei pochi carabinieri fu messa a dura prova; qualche
soldato fu sputato e preso a sassate e quando fu tentato di disarmarli e quando
di certo avrebbero avuto la peggio fecero fuoco e caddero mezza dozzina e forse
più di morti. Grida e lamenti dimostrarono che c’erano anche dei feriti e non
pochi. La esasperazione della folla inviperita e delle donne raggiunse presto
il colmo e la forza impotente dovette ritirarsi lasciando la cittadinanza in
balia dei rivoltosi. Sono partiti da qui camions con mitragliatrici e forza in
gran numero e si conta di sapere la vera ragione o meglio la causa occasionale
della rivolta sanguinosa. Domani e forse oggi stesso l’on. Pasqualino sarà sul
posto per spiegare tutta la sua opera autorevole per il ritorno alla
tranquillità. Intanto l’autorità giudiziaria ha aperto una inchiesta per
accertare le singole responsabilità; parecchi arresti sono stati già operati e
pare che moltissimi altri ne seguiranno. Appena noti i nomi dei morti e dei
feriti ve ne informerò e vi invierò altri particolari. 0ve sarà il caso. Si sa
che i rivoltosi furono poche centinaia di contadini che sono rimasti padroni
della città; tutte le comunicazioni, anche quelle telegrafiche, sono
interrotte; da Palermo sono stati inviati considerevoli rinforzi La impressione
per i fatti avvenuti è delle più dolorose e si spera che l’ordine e la calma
possano presto tornare. "
4 ore fa
Ci stiamo sforzando di rinvenire la
vera verità storica dei fatti di Riesi del 1919. Abbiamo pubblicato giornali e
cronache dell'epoca. Questa qui non è una intollerabile mistoficzione? https://www.youtube.com/watch?v=PECKVrYtgTk
www.youtube.com
CREDIAMO DI AVERE DEL TUTTO
SMANTELLATO LA TESI CHE VORREBBE IL QUESTORE MESSANA COLPEVOLE COME QUI SI
DICE. RESTA SOLO LA CALUNNIA, L'INFAMIA. SE IN BUONA FEDE CI SI CORREGGA ANCHE
SE CI SI CHIAMA ANPI HomeContenutoRSSCollegatiANPI Palermo "Comandante
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DEMOCRAZIASpeciale 27 gennaio. Il dovere della memoria..Articoli correlati
‘Strage di Riesi’ . 92° anniversario assassinio Giovanni Orcel 13 ottobre 2012
. L ’ANPI domenica 14 ottobre 2012 alle ore 9, ricorda Giovanni Orcel nel 92°
anniversario del suo assassinio avvenuto il 14 ottobre 1920 in Corso Vittorio
Emanuele all’altezza della Biblioteca centrale dove con la Cgil, e il Centro
Impastato deporremo una corona sotto la lapide che lo ricorda. Giovanni Orcel è
una delle figure più significative del movimento operaio palermitano,
segretario generale della FIOM dal marzo del 1919 operava per unire lotte
urbane e lotte delle campagne sulla scia di Nicola Barbato e anche del fratello
Ernesto Orcel fondatore del Fascio dei Lavoratori di Cefalù, ed in stretto
collegamento con Nicolò Alongi, il dirigente contadino assassinato dalla mafia
nel febbraio del 1920. Orcel viene assassinato ad un anno dalla strage di Riesi
del 1919 dove vengono assassinati 15 contadini compreso un tenente di fanteria
che si era opposto all’ordine fascista di sparare sui contadini che
manifestavano per la riforma agraria. Ad ordinare il fuoco in solidale intesa
con la mafia è stato un fascista della prima ora, Ettore Messana di Racalmuto,
ufficiale di P.S., poi membro dell’OVRA, il servizio segreto, efferato
criminale di guerra questore a Lubiana negli anni 40 ed infine lo ritroveremo
inspiegabilmente ….Ispettore generale di polizia in Sicilia negli anni 1945!
Entrambi i delitti, inequivocabilmente di matrice fascista e mafiosa, sono
rimasti impuniti. Su Giovanni Orcel leggi Giuseppe Carlo Marino, 1976 nel libro
“Partiti e lotta di classe in Sicilia da Orlando a Mussolini” (Bari, De Donato,
1976); poi nel saggio di Giuseppe Carlo Marino “Vita e martirio di Nicola
Alongi, contadino socialista” e in numerosi altri scritti. Il libro di Giovanni
Abbagnato, Giovanni Orcel. Vita e morte per mafia di un sindacalista siciliano.
1887-1920, ricostruisce l’attività di Orcel e le lotte di quegli anni. Il logo
del referendum per l’art. 18 ci ricorda che Orcel, Alongi e la lunga scia di
sangue di sindacalisti e cittadini uccisi, lottarono per la difesa della
dignità umana e la dignità del lavoro, che oggi i governi della destra
politica, in assenza di opposizione vera, stanno di fatto abolendo. Nessun
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Costituzione "art. 21" Firma contro l'attacco all'impianto
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Sito ANPI Nazionale
47 minuti fa
Registro ora questo filmato per
timore che si proceda alla cancellazione dato quello che ho ormai acquisito a
dimostrazione dell'incontrovertibile verità che sono solo calunniose le accuse
nei confronti dell'incolpevole questore Messana. A suo tempo deluciderò questo
assunto e una tesi oggi inespressa sulla base di documenti dell'archivio di
stato e della nuova documentazione che sta venendo fuori dagli archivi
americani (N.A.R:A). A suo tempo saremo ben più precisi. https://www.youtube.com/watch?v=lAmx2ns17ww
www.youtube.com
Fine della conversazione in chat
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