Carissima Patrizia, tu ci hai propinato questa furba pagina di Chaplin non so perché. Non so manco se tu davvero la condivida; Io vi sono entrato come uno di quei gatti che attirati dalla succulenta esca che metto nella trappola per attirar conigli o bei rapaci vi si infilano e poi come impazziscono di furia libertaria. Quando li libero feroci zompano via e devo stare attento perché se mi acchiappano mi graffiano fino a deformarmi. La Duse che mi porta al depravato D'Annunzio mi raffrena. D'Annunzio scrisse però una esemplare pagina per deprecare l'eccidio per fuoco amico della Brigata Catanzaro. Nella Brigata Catanzaro era finito mio nonno, ma il 25 maggio del 1917 fu impallinato come un coniglio da un cecchino austroungarico. Era in Slovenia per liberare Trento e Trieste, città di cui nulla sapeva e francamente nulla gli importava. Gli importava di più la mula che si era comprata e aveva dovuto lasciare a 37 anni nelle rapaci mani dei fratelli e una bellissima moglie che già in meno di un decennio gli aveva dato cinque bei figli tra cui mio padre. Non doveva andare militare ma a Cadorna serviva carne umana non sapendo come fare la guerra del '15/'18 e così il trentesettenne mio nonno immolò la vita sui monti slavi. I suoi commilitani fecero una codarda ritirata. Lui contadino e impacciato non seppe e finì impallinato. E per di più lasciato morire insespolto fra quelle nevi in preda a cani e lupi randagi. Disinvoltamente lo dichiararono disperso in guerra e neppure una lapide un posto ove possa andare a deporre un fiore. Dopo vi fu l'ammutinamente della Brigata Catanzaro e gli storici san bene di che si tratta. Una ignomia comunque che turbò grandemente il Vate che scrisse una toccantissima pagina persino pacifista. Oh! a me quanto piacerebbe che tu venissi al Teatro Margherita di Racalmuto a recitare quella pagina dannunziana in memoria ed a rispettosa commemorazione di mio nonno ma anche degli altri 31 racalmutesi che ancora figurano insepolti e dichiarati "dispersi in guerra" se non disertori e traditori della patria dopo un secolo, mentre il dolce luogo natio non ha tempo per eriger loro un cippo a ricordo. Ci vorrei te a recitare quella pagina 'sinistra' di D'Annunzio. Tu che sei molto più brava della Duse. Io la Dure non l'ho mai sentita recitare, ma a te, sì. Ero nel cupo teatrino dell'Orologio In Roma e tu magistralmente recitavi il tuo letterario e profondo testo dei bagliri dell'Avanspettacolo. Tu nobilissima donna sapevi metterti nei panni delle maddalene che io conobbi negli anni 'quaranta al Bomboniera di Agrigento. Tu che altro che mettere a posto giacinti sul palco, inondavi di creativa forza rappresentativa tante variegate donne e pochi a ma signoificativi maschietti. E tu ballavi recitavi bloccavi la tua parola e i tuoi spettacolari occhi dardeggiagiano si commuovevano commuovevano diventavano ilari e si corruicciavano e poi anche seguivavo forieri di rabbia il tuo passo tragico da Medea greca. E allora mi disi, ma perchè questa grandissima attrice che assomma la Duse e Marta Abba. la Lina Violonghi e la Sarah Ferrati non deve essere requisita dall'Ovadia che ora ha in pugno il Teatro Greco di Siracusa? Chi meglio di te, potrebbe dovrebbe là in quell'imnenso atipico palcoscenico a fronte di una larga cavea rivolta all'occaso reimmergermi nella mia matriarcale civiltà Megale Hellas... E qui mi taccio. Molto altro ho da dirti ma non tutto stasera. Calogero Taverna
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