venerdì 30 settembre 2016

Massimo Dary Gentilissimo Taverna capisco la moda un po' vintage di dare sempre la colpa agli altri in particolare ai sindacalisti. Premesso che i sindacalisti della Banca sono nela quasi totalita' una spanna sopra alla stragrande maggioranza di quelli che in altri settori fanno man bassa di libertà sindacali e risorse economiche a danno delle aziende spesso conniventi e degli iscritti spesso distratti o beneficiari di favori clientelari, le loro caratteristiche, politiche culturali e professionali, rispecchiano le compagini del personale BI succedutesi nei decenni che con contribuzioni e iscrizioni hanno sostenuto le diverse OOSS. Un po' come x i politici che sono lo specchio della società italiana che li manda al potere poi li rinnega, una società fatta anche di furbetti, evasori, doppiofilisti, slalomisti delle regole. 
Per quanto concerne il ns trattamento pensionistico quello ante 1993 penso che la scelta fatta di farci aderire tutti all'INPS in qualche modo ci ha messo a riparo da attacchi esterni ,superiori a quelli che ci sono stati (clausola oro) non oso immaginare cosa potrebbe avvenire se avessimo un ns fondo sostitutivo e non un trattamento integrativo, lo avrebero già assorbito in qualche carrozzone da salvare. Un caro saluto anche se non ho il piacere di conoscerti.
Lillo Taverna signor Dary le sue son parole, non mi tangono. Se essere sindacalisti è una colpa mi vanto di essere stato dirigente dell'Uspie CGIL. Questo non mi può rendere cieco. Essere assicurati si dal primo giorno in cui siamo entrati in Banca d'Italia con oneri a carico era un dovere. Non accettare la mia tesi che quello che dopo corrispondeva la BI era il frutto di capitali ceduti a corresponsione differita e dovevano avere le migliorie concordate (la famosa o fumosa clausola oro), ci ha poi determinato le salassate e le amputazioni per avere riconosciuto la caratteristica di "pensione sociale" ed incappando in divieti di cumuli o in tassazioni ordinarie. Essendo io comunista me la rido. Ma le vedove credo un po' meno. Poi conoscerci o non conoscerci noi due è faccenda di insignificante portata. Calogero Taverna

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