Grazie a Nicolò Terrana. L'agone politico appena si apre diviene subito incandescente. Diciamo che è il bello della democrazia. Resto un po' sorpreso quando mi sento dare da MalgradoTutto del "guastatore" o qui dell' "irremovibile". Anche qui il gioco della rissa elettorale. Sono mesi che mi affanno nelle cose politiche del mio paese che amo visceralmente. Io non credo che la faccenda di Racalmuto sia una faccenda etica. A Racalmuto - che è stata miracolosamente ricostruita e dai racalmutesi cui io attribuisco meriti enormi - ci sono state sbavature amministrative (poca cosa però al confronto del resto della Sicilia e dell'Italia che credo di conoscere per motivi professionali). In ogni caso reputo errori gravissimi quelli della Prefettura di Agrigento e del Ministero degli Interni peraltro giustamente condannato alle spese, quelli per cui hanno bloccato la vita democratica a Racalmuto per tre anni. Hanno sterilizzato gli insorgenti empiti alla ripresa economica, agli equilibri impositivi, al riassetto finanziario. Noi abbiamo ora tre problemi: il passato da seppellire, il presente da giudicare per correre ai ripari alle tante dissennatezze e il futuro da costruire in termini di managerialità imprenditoriale per dare lavoro, per riequilibrare il peso tributario per un ritorno alle grandi vocazioni dello sfruttamento minerario, dell'agricoltura d'avanguardia, del turismo colto e intelligente, del ricorso a municipalizzate come un tempo fu per l'energia elettrica (la Centrale), le acque (Le Tre Sorgenti) lo smaltimento dei rifiuti. E tutto questo è possibile. Ho passato in rassegna quei cinque o sei probabili candidati a sindaco. Tutta gente valida. Spero che scendano in campo altre personalità come Sergio Scimé, Totò Sardo, Gigi Restivo, e soprattutto Felice Cavallaro (se il popolo lo vota sarebbe un ottimo sindaco e non cesto quel podestà che vorrebbe quel giocherellone di Buttafuoco). A me interessa che si prenda in considerazione il mio programma che penso si attagli alla realtà socio-economica di Racalmuto. Chiunque di questi signori volesse far suo il mio programma di Racalmuto mi starebbe bene al di fuori e al di sopra di ogni steccato ideologico. In gioco oggi c'è l'avvenire di Racalmuto: non la guerra di religione o la lotta politica o la salvezza dell'anima. Se qualcuno di questi signori mi volesse associare per una subordinata collaborazione, ne sarei felice. Comunque debbo espormi di persona e allora non posso che espormi nel mio partito, nell'area in cui ho militato per mezzo secolo pagando scotti non indifferenti e non avendo in cambio, per fortuna, nessuna prebenda consolatoria. Mi riferisco al PCI di un tempo. alludo oggi al PD di Maniglia. Ecco perché ho fatto istanza a partecipare alle primarie, e parteciperei se Maniglia si dovesse convertire alla mia idea di affidarsi al responso popolare per la candidatura non solo del sindaco ma dell'intera giunta comunale ed anche dell'intera lista dei candidati a consigliere del Comune. Mi auguro che Maniglia acceda alla candidatura diretta di Emilio Messana perché è convergente a quello che propongo, perché attira l'adesione delle forze contigue al PD, perché non è settario, non coinvolto in nessuna mala gestio del paese né presente né passata né passata remota. Le faccende della sua famiglia non lo coinvolgono. E soprattutto è finemente preparato e molto rappresentativo. Davvero saprebbe darmi una mano se incaricato di quelle mosse bancarie, finanziarie e imprenditoriali che vado dicendo. Non vuole questo Maniglia e allora proclami la sua unica candidatura e mi sentirei lusingato se mi scegliesse sin d'ora suo stretto collaboratore nelle faccende economiche per far risorgere Racalmuto nella sua laboriosità, imprenditorialità e dare aire alle sue vocazioni turistiche e alle sue propensione all'alta cultura.
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