lunedì 23 febbraio 2015

La fine della democrazia liberale ad Agrigento


Lo spaccato è senza dubbio tutto in negativo e va accettato per quel che vale: ma qualche luce la riverbera sul quel periodo. Uno dei suoi limiti più vistosi è quello di limitare lo sguardo critico alla sola parte occidentale di Agrigento. Per la restante parte disponiamo di altre carte riservate, anonime ma informate, che ben si prestano a fornirci altri spunti critici.

L’anonimo proviene da Naro ed è datato: 15 settembre 1931.  Qui viene presa di mira la fazione dell’On. Riolo.

 

«Eccellenza - esordisce () - In nome di sedicimila coscienze, ancora non vendute né aggiogate al carro del banditismo locale, si ha l’onore di farVi conoscere quanto segue:

 

«La Sezione del P.N.F. venne istituita in Naro nel Novembre del 1922 da pochi giovani animosi, di pura fede nostra, i quali per riuscire SOLAMENTE AD ACCAMPARSI tra le rive di questa mefitica palude politica dovettero sfidare tutte le ire e scavalcare tutti gli ostacoli, opposti al loro sano e santo entusiasmo dagli altri Partiti locali, in modo specialissimo da quella vera associazione a delinquere che fu il così detto partito della democrazia social massonica.

 

«L’avvento del Fascismo al potere avrebbe dovuto segnare la scomparsa di quella più vera e maggiore piaga di Egitto, ma le prepotenze, le intimidazioni, le corruzioni, l’intrigo fecero sì che la “COSCA” provinciale (facente capo allora all’on. Abisso, capo riconosciuto di tutta la mala vita urbana e rurale) si mantenesse a galla e così nella prima elezione politica fascista (1924) l’avv. Salvatore Riolo Specchi venne compreso, tra lo stupore e la indignazione di tutti, nella lista Nazionale.

 

«Conseguenze dirette della candidatura e quindi della elezione di questo oscuro satellite abissino furono:

1°) = L’ingresso di tutti i demo social massonici nella sezione del Partito Fascista di Naro;

2°) = La caduta del direttorio locale e la sostituzione di tutti i membri di questo, per imposizione del Deputato, con elementi di pura marca Riolana;

3°) = L’automatico allontanamento dalle cariche e anche dalle fila del Partito dei fascisti della prima ora.

 

«Da quel giorno sino ad oggi tutto l’immenso ritmo fecondo di idee e di opere del regime è stato costretto a vivacchiare, in servitù sterile e semi-boccaccesca, tra una parete e l’altra dell’allegra dimora della signora TITA RINALDI RIOLO la quale ha voluto dividere col marito, assiduamente, l’onere e l’onore di governare le sorti e la storia nuove del paese, ad esclusivo beneficio della sua famiglia naturale e politica. Da allora sino ad oggi, senza uno scarto, senza rossori, con la medesima flemma vuota e sorniona, tutte le cariche del Partito, distribuite patriotticamente in famiglia sono sate occupate nel modo seguente:

AVV. COMM. SALVATORE RIOLO SPECCHI - Classe 1876

Deputato alla Camera. Capo, di nome se non di fatto del P. Fascista locale. Ex imboscato e protettore di imboscati ed autolesionisti. Presidente del Consorzio granario durante la guerra, a Girgenti. Capo della massoneria paesana e gran fratello di quella provinciale. Attualmente, si dice, è dormiente. Venne incluso nella lista Nazionale con questa esilarante menzogna: “PER ESSERSI COSTANTEMENTE OCCUPATO DEI PROBLEMI DELL’AGRICOLTURA” = mentre qui è notorio che egli di agricoltura non conosce neppure l’ortica. Tipo vano e vuoto ma ambiziosissimo sarebbe capace, pur di conservare la medaglietta, di accodarsi anche a Don Sturzo, com’ebbe un giorno cinicamente a dichiarare nella farmacia Bellomo: per sincerarsi chiedere informazioni a costui e ad un reverendo Polizzi, se questi due individui sono disposti a servire la verità. Espertissimo nell’intrigo e nelle pastette sa conciliare le opposte tendenze e le sfrenate ingordigie di parenti, di amici e di protetti, da sette anni tutti patriotticamente a posto con stipendi da generalissimi chi in Naro chi nel Capoluogo.

 

«Nel breve giro di tre anni fece regalare a questo povero Municipio la bellezza di VENTIDUE Commissari.

 

«Nel 1919, 20 e 21, imperversando il terrore rosso non mise mai il naso fuori né permise che l’avessero messo fuori i trenta satelliti della sua fortuna, lietissimi di poterlo imitare in questa bisogna col medesimo entusiasmo col quale lo avevano imitato e talvolta superato in viltà durante la guerra.

 

«Nel 1922 tradì e strozzo l’amministrazione comunale dei combattenti dei quali, fin dal 1925, perseguita con ogni mezzo, compresa la maldicenza in pubblico, la locale sezione.

 

«Dal 1925 sino al dicembre 1930 assassinò politicamente, moralmente, finanziariamente il Podestà Cammilleri Sillitti prima e costrinse dopo a dimettersi da Commissario Prefettizio, successo ad un povero Re Travicello, il proprio cugino Comm. Totò Riolo Tomasi, reo dinanzi al pubblico d’essere un povero idiota, sebbene onesto e fattivo come il Cammilleri Sillitti. Lui che sa appena leggere e scrivere, ha anche l’incarico di Sovrintendente ai Monumenti di Naro, ma i rari illustri visitatori che capitano qui sono costretti a chiedersi esterrefatti  se Naro è in Italia o non, tali e tante sono le prove materiali delle rapine, delle manomissioni, della incuria che hanno sofferto e continuano a soffrire tutti i monumenti e le reliquie del nostro splendore antico.

 

«E fianlmente, tanto per conchiudere alla svelta si fa noto che non sapendo fare altro, da sette anni ha sfruttato tutto il suo genio nel far conferire croci e commende ad individui i quali rappresentano in Naro o fuori il fiore della feccia, della incapacità, dell’strionismo, dell’antipatriottismo e segnatamente dell’ANTIFASCISMO, come si verrà mano a mano dimostrando. [Si butta quindi fango sulle seguenti persone: Avv. Ignazio Riolo, classe 1887; avv. Giuseppe Riolo, classe 189; avv. Carlo Riolo, classe 1892; Comm. Salvatore Riolo Tomasi; Girolamo Rinaldi, classe 1889; Ciro Rinaldi, classe 1887; Luigi Rinaldi, classe 1885; Rosario Specchi-Rinaldi; Cav. Uff. Antonio Castelli, classe 1874; Cav. Antonio Castelli; Antonio Gueli Alletti, classe 1873; Alfonso Borsellino, classe 1884; Antonino Costa di anni 37;  Cav. Onofrio Nicolaci, commissario di P.S.- Il corrosivo astio e la vigliaccheria dell’anonimato rendono quelle note ributtanti e - ai nostri fini - per nulla significative. Ci asteniamo pertanto dal riportarle, n.d.r.]  [...]

 

« Eccellenza  - Sono due anni giusti che noi meditiamo se valeva proprio la pena di stendere le paginette di questa deplorevole storia locale, tutt’altro che completa specialemnte nei riguardi dei maggiori esponenti del P.N.F. di qui i quali, se hanno la tessera e tutti gli onori del Partito, assolutamente non ne possiedono lo spirito e meno ne incarnano il dovere e la pericolosa e miracolosa missione.

 

«A Naro, Eccellenza, il Fascismo è un mito e il feudo è tutto. La conseguenza, disastrosa, è la seguente:

contro una banda di senzapatria, composta tra ladroni e lacchè, da un centinaio d’individui c’è tutta intera una cittadinanza la quale vuole da sette anni e spera indarno che la luce di verità, la febbre di bene, la protezione augusta del regime, divengano una realtà viva e feconda anche per essa; oggi, nel momento in cui scriviamo, è il collasso generale con brevissime parentesi d’insurrezione spirituale sorda e furiosa, di cui qualche cosa devono pur sapere nel capoluogo. Arriveranno queste povere pagine fino al Tribunale dell’E.V.? E se arriveranno avrete Voi il tempo e la bontà di degnarle di uno sguardo?

 

«Ecco degli interrogativi che spezzano l’anima e, perché no?, anche l’entusiasmo.

 

«Ma se Voi non potete e non volete leggere la storia del falso Fascismo riolano di naro, degnateVi almeno dedicare cinque soli minuti a queste ultime pagine il cui contenuto dedichiamo alla Vostra serena Giustizia.

1

«A Naro esiste una banca dal pomposo titolo “BANCA COMMERCIALE INDUSTRIALE AGRICOLA”. Ne è Presidente il Comm. Benedetto Gaetani, COGNATO DELL’ON. RIOLO, ex massone, falso fascista anch’egli, falso patriotta e nullità assoluta sotto qualsiasi punto di vista. Gran parte dei debitori di quella Banca sono tutti della banda Riolo parecchi dei quali sono anche debitori morosi da anni. Da circa 20 anni questa Banca non fa bilancio e non dà conto a nessuno dei suoi numerosi azionisti.

 

«Di questi non parla e non ricorre nessuno perché sta sempre pronta per chi osa la  minaccia delle manette e del confino.

2

 

«A Naro esiste una Congregazione della Carità. Anche questo Istituto, per quanto concerne la sua attività, sino al 30 maggio 1928, è un groviglio di infamie irregolarità e di ladrerie. L’ex cassiere, un certo Costa Gaetano, padre del perito Comunale Antonino Costa (del quale ci occuperemo all’ultimo) deve dare una grossa somma CIRCA LIRE SEDICIMILA e non vuole sentirne. Per informazioni sottoporre ad inchiesta l’attuale Presidente dott. Salvatore Aronica e se questi non vuole parlare metterlo a confronto per esempio con qualche magistrato locale, con un Sac, Polizzi, con un farmacista Ferracani ecc.

3

 

«A Camastra (ora frazione di Naro) tre anni addietro veniva costruita la strada interna principale. Questa è costata centinaia di migliaia di lire ma è divenuta praticamente impraticabile come la famosa pedonale di Naro. C’è stata in questi ultimi tempi e proprio per la strada una sollevazione dei cittadini di quella sventuratissima borgata, ben presto domata con minacce di deportazione e di altro contro i più cospicui capi di quel movimento, volutamente presentato come antifascista (il solito argomento dei tirannelli che vogliono godere in pace il frutto delle pubbliche rapine).

 

«Autore e direttore tecnico di quell’opera è stato precisamente il perito comunale di Naro ing. Antonino Costa, Il collaudo è avvenuto di sera e dopo il ritorno qui del deputato Riolo, tra motti e sarcasmi del pubblico che assisteva, Quest’anno le autorità provinciali tanto per offrire una offa di soddisfazione alla opinione pubblica nervosissima, hanno fatto eseguire sul posto una inchiesta la quale ha avuto la fine di tutte le inchieste della provincia feudo dei deputati Abisso, Riolo e Con osservanza.

 

«Il pubblico di Naro e di Camastra non ha più fiducia né ad uomini né a promesse. E questo è forse il suo torto e il suo debole, del quale profittano sfacciatamente gli altri, i cosidetti padroni per continuare ...

4

 

«Il deputato Riolo dice di avere la protezione di eminenti Gerarchi del Partito, vanta l’appoggio incondizionato del sig. Prefetto Miglio, si dichiara invulnerabile da parte del Segretario Provinciale Cav. Morello. TUTTO CIO’ IN PUBBLICO E SENZA RETICENZE.

5

 

«A Naro il gagliardetto è nome e cosa sconosciutissima. Non si vede in nessuna ricorrenza. Così per volere espresso di questo Segretario Politico il quale si scusa dicendo che non ha fascisti ai quali affidarlo.

6

 

«A Naro il cav. Borsellino Alfonso, individuo privo sin’anche di licenza elementare, veniva proposto  ripetute volte alle Gerarchie  provinciali, sino a 15 giorni addietro, come podestà di Naro dal Deputato Riolo.

 

«Ultima fresca, gloriosa azione di lui è stato lo stupro d’una povera servetta, costretta dalla miseria a lasciarsi tacitare con poche centinaia di lire. La servetta è minorenne.

 

«Il pubblico sa e  pensa, mastica e dice innominabili cose contro l’eroe e i compagni che lo salvarono. Chi ci guadagna non è certo il Fascismo.

7

 

«A Naro, dopo l’ecatombe di podestà e di commissari voluta dal deputato Riolo, nel corso di quest’anno è venuto con funzioni di Commissario Prefettizio il Cav. Steno Pelatti di Bologna, austera figura di fascista e di amministratore. Così, per lui da quel mese abbiamo finalmente visto, conosciuto e toccato la febbre, la forza, l’idea del regime. Ma abbiamo ragione di ritenere che il Commissario Prefettizio non sia stato mai e oggi meno di prima di gradimento dell’onesto deputato, che egli cominci ad essere stufo e nauseato della persecuzione lenta, tenace, ipocrita di questo becchino di Funzionari patriotti e puliti e che quanto prima se va via lui (Pelatti) si debba annegare nella solita fradicia baraonda tanto cara a fruttifera alla truppa del nostro illuminato onorevole.

 

«Soggiungeremo che il Pelatti in pochi mesi di permanenza al Municipio è riuscito a cattivarsi talmente la stima e la simpatia del pubblico (riuscendo così anche a mettere nella voluta luce il viso legale e romano del Fascismo) che un grosso milionario, famoso per la sua tirchieria, gli ha spontaneamente messo a disposizione una forte somma acciocché ne faccia uso a suo gradimento senza darne conto a chicchessia!

8

 

«Da anni era stata raccolta una ingentissima somma in America e qui per la erezione di un Monumento ai Caduti.

 

«La funzione di cassiere venne assunta, manco a dirlo, dal solito

Cav. Dott. Antonio Gueli Alletti - V. Segretario Politico.

 

«Il Monumento è lì che aspetta d’essere inaugurato, tanta è stata la patriottica sollecitudine in merito del generalissimo Riolo e consorti, Mai denari, nelle mani nette e pure di questo caro oculista di vili, si sono come sempre patriotticamente squagliati e non è possibile ottenere i conti. Lo stesso generalissimo Riolo convenne talvolta in pubblico dicendo che effettivamente il costo di quell’opera e delle altre sussidiarie risulta enorme. Noi diciamo che per molto meno parecchia gente  di qui e di altrove è andata a gustare la muffa e l’onta delle patrie galere.

 

«Pertanto denunziamo il cav. Antonio Gueli Alletti, cugino del deputato Riolo, per furto continuato di fondi pubblici in danno del Comitato Pro-Monumento e forse per disubbidienza agli ordini superiori di presentare conti di gestione puliti e leggibili. Così facendo riteniamo di aver messo  posto la nostra coscienza di cittadini e di fascisti, e sentiamo di avere servito la giusta esigenza di un pubblico che ha dato quasi 200 mila lire e da anni non può sapere come queste siano andate a finire.

 

«Soggiungiamo che su questo terreno non scenderà mai il desideratissimo oblìo, unico scampo liberatore cui crede di affidare la propria vita e l’nore questo fortunato frutto di carabiniere.

 

«Quindicimila cittadini vaglieranno sempre sino a tanto che il ladro camuffato fascista renda ai nostri morti l’oro versato con sangue e lacrime di tutti. Insistiamo: tutto qui sarà possibile, ma giammai permetteremo che vampiri sfrontati come il Gueli Alletti e C/i, attacchino le loro immondissime labbra anche sui ricordi dei nostri DUECENTOQUARANTA EROI CADUTI PER LA PATRIA.

9

 

«Il 13 Settembre u.s. Domenica, in seguito ad accordi presi tra tutte le Autorità a proposito della Festa dell’Uva, tutta la cittadinanza volle manifestare apertamente la sua simpatia e la gioia verso il regime incarnato nel Cav. Pelatti (Commissario Prefettizio) distribuendo ed affissando manifesti di colore inneggianti al Duce al Prefetto, al Cav. Morello, al Commissario Pelatti, al Fascismo. Per questa manifestazione, descritta come un delitto presso la Prefettura di Agrigento, parecchi fascisti della prima ora, rei di avervi preso parte col solito entusiasmo, furono diffidati dalla Questura di Agrigento. Vi preghiamo in modo specialissimo di fare indagare su questo fatto.

 

«Naro, 15 Settembre dell’anno IX° E.F.

I Cittadini»

 

 

*  *  *

 

L’agone elettorale agrigentino aveva visto come protagononisti i seguenti deputati:

Elezioni del 16 novembre 1919:

 Partito liberale democratico:

Abisso Angelo      (voti di lista 23.516) voti personali 8.825 +  65;

Guarino Giovanni (                    )                 14.267 +  62;

Pancamo Antonino   (                    )                  6.109 + 153.

(Non eletti: Brucculeri Giuseppe, La Lumia Ignazio e Scaduto Francesco)

Partito Popolare Italiano

Fronda Eugenio  (voti di lista 12.206) voti personali 5.115 +  72.

(Non eletti: Arone Pietro, Micciché Giovanni, Montalbano Domenico, Messina Giuseppe, Parlapiano Vella Antonino)

 

Partito Democratico

 

La Loggia Enrico      (voti di lista 19.383) voti personali  5.925 +  0;

Vecchio Verderame Gaetano Arturo.

(Non eletti: Vaccaro Michelangelo, Caramazza Ignazio, Picone Gaspare Ambrogio).

 

Partito Socialista Ufficiale

Voti 6.813: nessun eletto.

(Non eletti: Arancio Antonino, Cammarata Giuseppe,  Friscia Michele, Giuliana Francesco, Sessa Cesare (voti n.° 2.554), Vernocchi Olindo).

 

elezioni del 25 maggio 1921

Partito Democratico Liberale

Verderame Gaetano arturo (voti 12.402)

Alleanza Democratica Sociale

Pasqualino Vassallo Rosario (voti 112.623)

Colajanni Napoleone

Lo Piano Agostino

Abisso Angelo (voti 95.146)

Camerata Salvatore

Guarino Amella Giovanni (voti 93.247)

Sorge Francesco.

(Non eletti Pancamo Antonino e Adonnino G. Battista).

Partito Democratico Riformista

La Loggia Enrico (voti 31.114)

(Non eletto: Ambrosini Gaspare con voti 22.032)

Partito Comunista Italiano

Voti di lista 8.071. Non eletto Sessa Cesare con voti 4.367.

Partito Popolare Italiano

Vassallo Ernesto (voti 46.922)

Cascino Calogero

Aldisio Salvatore.

Partito Socialista Ufficiale

Costa Mariano

Cigna Salvatore Domenico.

Le elezioni del 6 aprile del 1924 si svolsero - come noto - con un listone nazionale cui andava il premio di maggioranza in base alla legge Acerbo. Per la Sicilia, tale premio si risolse  invece in un danno, facendo perdere alla lista nazionale d’ispirazione fascista due deputati. Annota il Renda  (): «Il risultato elettorale, nella sua essenza, fu il risultato di un ampio e indiscutibile consenso politico. Il previsto premio di maggioranza si risolse in danno anziché in vantaggio del listone. In base ai voti ottenuti, infatti, i deputati eletti avrebbero dovuto essere 40, cioè due in più dei 2/3 (38) consentiti dalla legge. Non era dunque retorico parlare di trionfo.»

Elezioni del 16 aprile 1924

Venivano eletti nel

Partito della Democrazia Sociale

Colonna di Cesaro’ Giovanni (voti  25.307);

Guarino Amella Giovanni (voti 9.455);

Lo Monte Giovanni (voti 12.537);

Fulci Luigi (voti 7.779);

Restivo Empedocle.

(Non veniva eletto Giulio Bonfiglio: voti 5.715).

Partito dell’Opposizione Democratica

La Loggia Enrico (voti 5.259).

Partito Comunista

Lo Sardo Francesco (voti 5.057).

Partito Socialista Massimalista

Vella Arturo (voti 2.581)

   Il listone nazionale ebbe, come si è detto, il pieno: i deputati che in qualche modo avessero attinenza con Agrigento furono:

Lista Nazionale (n.° 21)

Cucco Alfredo (voti 52.973)

Abisso Angelo (voti 32.184)

Pasqualino Vassallo Rosario (voti 22.348)

Vassallo Ernesto (voti 21.017)

Palmisano Paolo (voti 18.408)

Riolo Salvatore (voti 21.017)

Gangitano Luigi (voti 5.718).

In quella tornata elettorale i trombati di lusso della provincia di Agrigento furono: Giulio BONFIGLIO (voti 5.715) della Democrazia Sociale del duca di Cesarò e Cesare Sessa (voti 3.004 del Partito Comunista). Riesce a farsi, invece eleggere, sia pure con pochi voti, il Gangitano, una figura di ex conbattente e quindi di fascista di vecchia data (lo troviamo attivo a Racalmuto nel lontano 1919).

 

I successivi plebisciti del 1929 e del 1934 hanno tutt’altra fisionomia e le elezioni al parlamento sono automatiche: basta avere avuto il consenso a Roma, presso le corporazioni, a venire inseriti nel listone, da approvare o respingere in toto con un sì o con un no.

Per quel che qui occorre basta rammentare che nel 1929, il 24 marzo, vanno Montecitario, dalla provincia di Agrigento: Luigi Gangitano, Salvatore Riolo, Vito Palermo e Paolo Palmisano. Luigi Gangitano e Vito Palermo.  Angelo Abisso fu invece mandato al Senato. Nel 1934, nel plebiscito del 25 marzo, salgono al Parlamento Luigi Gangitano, Vito Palermo;  Paolo Palmisano e Salvatore Riolo si perdono per strada.

Per la Sicilia, le statistiche ufficiali parlano di un inarrestabile trionfo del Fascio Littorio:

Proporzioni dei voti ottenuti dalle

liste del Fascio Littorio in rapporto a 100

 

Anno
1924
1929
1934
Percentuale
69,8%
99,9%
100%

()

 

*   *  *

Si è già visto quale ruolo ebbe a svolgere il prefetto Reale nella penetrazione del primo fascismo nella provincia di Agrigento. Era da tempo, specie sotto Crispi e Giolitti, che l’istituto prefettizio aveva un peso determinante nell’evoluzione politica nella zona d’influenza. Era un gioco occulto ma penetrantissimo e di risolutiva importanza. Solo lo studio delle carte d’archivio - mirabilmente custodite nell’Archivio Centrale di Stato - consentono di squarciare questi misteri della gestione del potere nell’Italia post-unitaria, almeno sino all’avvento della democrazia di popolo con la riforma ed il ridimensionamento dei prefetti.

 

Un elenco dei prefetti di Agrigento (limitatamente al primo periodo fascista)  non è quindi qui ozioso:

 
Cognome e nome
 
titoli
 
dati anagrafici
 
data di nomina
data di fine
 
 incarico
nuova destinazione
Pugliese Samuele
Dott. - prefetto a disposizione
n. a  Perano (Chieti) 6.9.1872 + Roma, 14.8.1939
15 febbraio 1922
5 aprile 1922
prefetto di Foggia
Rocco Raffaele
Dott. Prefetto di Grosseto
n. a Napoli il 2.12.1864
18 giugno 1922
16 giugno 1923
collocato a disposizione
Reale Ernesto
Dott. Vice prefetto
n. a Sassari il 30.6.1875 + Roma il 30.12.1947
16 marzo 1923
22 ottobre 1924
prefetto di Potenza
merizzi giovanni antonio
Dott. Prefetto di Lecce
Sondrio 11.7.1861
22 ottobre 1924
10 gennaio 1925
prefetto di Macerata
Rivelli Giovanni Battista
Dott. Vice prefetto
Campagna (Salerno) 24.6.1870 + Roma 10.9.1967
10 gennaio 1925
12 febbraio 1926
Prefetto di Aquila
Salvetti Giacomo
Vice prefetto
Pallanza (Novara) 7.3.1877 + Torino 1°.10.1953
12 febbraio 1926
16 ottobre 1926
Prefetto di  Grosseto
Maggiotto Giovanni
Dott. Prefetto di Grosseto
Venezia 18.2.1857 + Roma 18.12.1938
16 ottobre 1926
16 novembre 1927
collocato a disposizione
Sacchetti Sebastiano
Dott. Vice Prefetto
Teramo 15.8.1880 + Roma 13.2.1952
1° dicembre 1927
16 dicembre 1929
collocato a disposizione
Miglio Federico
Dott. Prefetto a disposizione
Castrovillari (Cosenza) 4.8.1883 + Firenze 27.4.1956
16 dicembre 1929
16 aprile 1932
collocato a disposizione

 

 

 

 

*  *  *

 

 

L’anno della grande turbolenza in seno alla Federazione fascista di Agrigento è il 1925 e ciò ben si spiega se si ha presente il quadro politico nazionale. Tutto cambiava in Italia; tutto doveva cambiare ad Agrigento. Come? Si ha voglia di affermare, a posteriore, alla siciliana maniera, gattopardescamente. In definitiva, cambiava tutto per non mutare nulla.

 Ritroviamo, come al solito, la cronaca fedele nelle carte prefettizie che si custodiscono a Roma (). Il quadro è decisamente esaustivo per non doverlo qui riportare piuttosto integralmente.

Un telegramma cifrato parte dalla prefettura di Girgenti il 29.1.1925 alle ore 22 della sera. «Incidenti - recita - verificatisi occasione rinnovazione Direttorio questa Federazione provinciale fascista e di cui informai codesto On. Ministero con espresso 19 corrente n.°  31 Gab. Hanno avuto il seguito che si prevedeva.» Il Ministero annota a matita “non è pervenuto a noi”.

«I quattro deputati fascisti - scende nel dettaglio il telegramma cifrato - della provincia Onorevoli Abisso, Riolo, Palmisano e Gangitano hanno concordemente aperta una decisa campagna contro il segretario provinciale Cav. Galatioto considerato che dopo atteggiamento da lui assunto di aperto antagonismo in loro confronto confermato dalla condotta tenuta nella predetta circostanza non possa egli rimanere nella carica che ricopre, tanto più che recente rielezione del Galatioto sarebbe illegale, perché riunione non fu preceduta da regolare convocazione. Constami che predetti Deputati ed altri esponenti Direttorio provinciale abbiano chiesto al Direttorio Nazionale provvedimenti a carico del Galatioto e che sarebbe per venire qui On. Starace per compire inchiesta. E’ opinione generale condivisa anche da persone rispettabili al di fuori partiti locali che permanenza Galatioto al posto di segretario provinciale può danneggiare anziché giovare al fascismo della provincia, dato suo temperamento impulsivo, violento, inconciliabile che gli ha procurato larghissime antipatie.

«Per questi motivi ritengo bene un eventuale suo allontanamento dalla carica di segretario provinciale ed un probabile conseguente suo dissidentismo non potrebbe pregiudicare molto situazione fascismo locale  tenuto anche conto che suo ascendente si limita a pochi elementi più SCALMANATI e irriflessivi. Tutte queste circostanze mi hanno sconsigliato di tentare un amichevole componimento della vertenza ed il Galatioto che prevede quasi certa perdita carica cerca correre ripari. Sembra che egli intenda recarsi costà domani per portare nelle alte sfere sue proteste ed ottenere anche udienza da S.E. il Presidente del Consiglio dei Ministri. Prefetto RIVELLI».

Il lavorio sotterraneo diviene febbrile. Contro Galatioto opera, subdolamente il prefetto Rivelli, che frattanto ottiene che venga nominato un Commissario. Si tratta del prof. Paladino che sappiamo essere  un siciliano di Floridia, a suo tempo socialista rivoluzionario e quindi interventista e  nazionalista, iscrittosi al Fascio nel 1920. Il prefetto si premura di catechizzarlo. Vedremo: senza troppo successo. Il collegamento prefettizio con Roma è puntuale. In data 5 aprile 1925 parte un telegramma cifrato (alle ore 21) dalla prefettura di Girgenti per il Ministero Interno - Gabinetto. Vi si legge: «La crisi che in gennaio erasi aperta in seno Direttorio questa Federazione provinciale fascista e di cui riferii a codesto On. Ministero con espresso 19 detto n.° 31 Gab. E con telegramma successivo giorno 29, ha avuto ora suo epilogo con la nomina da parte della Direzione del Partito fascista di un Commissario nella persona del Prof. Paladino, redattore del giornale “Il Popolo d’Italia” edizione romana, il quale è giunto qui ieri sera con incarico preparare e presiedere Congresso provinciale dei Fasci per nomina nuovo Direttorio Federazione provinciale fascista.

«Situazione assume speciale importanza pel fatto che tutti e 4 i deputati fascisti della provincia solidamente e di pieno accordo muovono guerra per ragioni di indole morale al segretario federazione fascista Cav. Galatioto cui figura fu già da me rappresentata nei succitati dispacci. Commissario Prof. Paladino ha oggi avuto meco un colloquio nel quale gli ho fatto comprendere che il dissenso è insanabile e che nell’interesse del fascismo sarebbe bene escludere  il Galatioto dalle future combinazioni del Direttorio provinciale.»

 

La fazione di Galatioto è in subbuglio. E’ molto forte nella parte orientale dell’agrigentino. Racalmutesi emergenti ne fanno parte: Puma e Burruano. Un personaggio che diverrà fin troppo celebre nel dopoguerra: Calogero Vizzini, è della congrega. Il prefetto Rivelli è vigile ed ostile. Telegrafa a Roma il 15 maggio 1926 (ore 20,35) in questi termini: «Viene oggi spedito da qui a V.E. nonché a S.E. il Presidente Consiglio e segretario generale Partito a firma Commissari Prefettizi Canicattì, Racalmuto e Grotte e Sindaco Ravanusa [Calogero Vizzini, n.d.r.] telegramma protesta voluta mia azione ostile fascismo. Con espresso odierno onoromi dare dettagliati chiarimenti in merito tale infondata protesta ispirata e promossa da noto esaltato Gerolamo Galatioto già segretario federazione fascista scopo sfogare suo livore per vedersi oramai spogliato ogni autorità e prestigio seguito sua azione deleteria in seno Partito e in conseguenza suo atteggiamento di aperta avversione ai quattro deputati fascisti della provincia per fini personali elettorali. PREFETTO RIVELLI»

Il telegramma accusatorio era partito solo poche ore prima (16,20) da Girgenti e ovviamente lo spionaggio prefettizio era vigile e solerte. Era stato indirizzato a S.E. Mussolini; a S.E. Federzoni e a S.E. Suardo; testualmente affermava: «Sottoscritti commissari prefettizi Canicattì, Racalmuto, Grotte e sindaco Racavanusa protestano vivamente contro operato questo Prefetto che calpestando pure idealità fasciste tende  sfacciatamente agevolare elementi democratici sociali e principalmente Guarino Amella nel suo vecchio collegio composto nostri paesi. Denunciano costante inspiegabile sabotaggio amministrativo scopo favorire elementi antifascisti che notoriamente invita suoi ricevimenti. Denunciano sue basse persecuzioni contro puri fascisti rei solo di non sottomettersi sue intenzioni ricorrendo anche fornire informazioni false. Denunciano recrudescenza abigeati. Denunciano sua mancanza impegno onore imponendo dimissioni chieste da notissimi democratici sociali. Comunicano loro dimissioni da commissari e sindaco e chiedono energico intervento Governo Partito con rigorosa inchiesta. Sottoscritti segretari politici fasci Grotte, Canicattì, Racalmuto, Ravanusa, fermi loro posto responsabilità perché ripongono fiducia piena commissario straordinario federazione fascista e organi Partito, affermano loro piena solidarietà commissari sindaco ai quali dànno pubblico atto per magnifica opera fascista svolta nonostante palese ostruzionismo Prefetto.

«Puma avv. Agostino - Commissario prefettizio Canicattì;

«Vassallo Ernesto - Commissario prefettizio Grotte;

«Burruano avv. Salvatore - Commissario prefettizio Racalmuto;

«Vizzini Calogero - Sindaco Ravanusa;

«Caramazza Gaetano - Segretario politico Fascio Canicattì;

«Montagna Nino - Segretario politico Fascio Grotte:

«Burruano Salvatore - Segretario politico Fascio Racalmuto;

«Vizzini Calogero - Segretario politico Fascio Ravanusa.»

 

Il corso degli eventi elettorali del primo fascismo post-aventiniano per le cariche del direttorio provinciale sembra che si sia risolto, in un primo momento, in modo avverso al prefetto. Un altro dei soliti telegrammo cifrati, partito da Agrigento il 10 giugno 1925, informa il Ministero che «per Domenica prossima 14 corrente è indetto congresso fasci questa provincia per elezioni Federazione provinciale fascista. Frattanto da Commissario straordinario Prof. Paladino con mal dissimulato accordo con ex segretario provinciale Cav. Galatioto, di cui è nota precedente deprecata azione, sono stati sciolti e ricostituiti vari altri fasci oltre quelli segnalati mio rapporto 23 maggio scorso 344 Gab., parimenti con intonazione contraria ai 4 deputati fascisti, onde prevedesi probabilità che dette elezioni diano vita ad una situazione poco favorevole ai veri interessi del Fascismo ed avente precipuo scopo capovolgere situazioni municipali ai fini esclusivamente particolaristici e personali e preparare ... per combattere nelle prossime elezioni politiche attuali deputati fascisti. Compio dovere informare V. Ecc. In relazione surriferito mio rapporto per eventuali passi presso Direzione del Partito Fascista e convenienti direttive al Prof. Paladino. Ossequi. Prefetto Rivelli».

Il 14 giugno al prefetto non restò altro che confermare seccamente di avere previsto lo sgradito risultato elettorale. «Oggi - telegrafa - ha avuto qui luogo elezione direttorio provinciale fascista. Risultò eletta lista presentata da commissario straordinario prof. Paladino. Opposizione si astenne votazione; ordine pubblico tranquillo. Riservomi più dettagliate informazioni. Prefetto Rivelli.»

Il giorno dopo (15 giugno 1926, ore 10,50) un altro cifrato redatto nei seguenti termini: «Seguito telegramma ieri, significo che iersera in seno Direttorio Provinciale Fascista, eletti prof. Paladino Raffaele a segretario politico e Cav. Galatioto Girolamo a segretario politico aggiunto.»

Il rapporto prefettizio sugli eventi è contenuto in un espresso inviato da Girgenti il 15 giugno 1925 - Div. Gab. N.° 886. «Di seguito ai miei telegrammi di ieri e di oggi pari numero - relaziona il prefetto Giovan Battista Rivelli - pregiomi significare a codesto On. Ministero che ieri, alle ore 10,30 sotto la presidenza dell’On. Cucco, arrivato espressamente da Palermo ebbe luogo, nei locali di questo Municipio, il Congresso per l’elezione del Direttorio della Federazione Provinciale Fascista.

«Intervennero tutti i Segretari politici delle Sezioni Fasciste della Provincia, nonché gli On.li Palmisano, Gangitano e Riolo.

«La discussione fu lunga ed in qualche punto anche movimentata, avendo gli Onorevoli presenti attaccato di poco lealismo il Commissario Straordinario per la Federazione Prof. Paladino, specie per quanto si riferisce al tesseramento dei nuovi soci delle recenti ricostituite Sezioni Fasciste, mentre questi ed i suoi amici  accusavano di poca sincerità fascista i Deputati della Provincia, presenti ed assenti.

«Verso le ore 14,30, chiusa la discussione gli Onorevoli presenti con i segretari fascisti loro amici, abbandonavano il Congresso, e procedutosi alla votazione risultavano eletti i Signori:

«Pladino Prof. Raffaele - Galatioto Cav. Girolamo - Martorana Avv. Salvatore - Mangiavillani Avv. Nitto - Damiani Crispo Avv. Salvatore - Burruano Avv. Salvatore - Puma Avv. Agostino - Baiamonte Dott. Giacomo - Pontillo Cav. Avv. Giuseppe - Sferlazzas Ing. Giovanni - Chiarenza Emilio.

«Iersera poi nei locali della Federazione Provinciale, in seno al Direttorio, vennero eletti il Prof. Blandini Segretario politico e Cav. Galatioto Segretario politico aggiunto.

«Tutta la giornata ieri trascorse senza alcun incidente per le rigorose misure di ordine pubblico adottate. L’On. Cucco ieri stesso partì per Palermo - Prefetto (Giov. Battista Rivelli).»

 

Con un successivo espresso (Div. Gab. N.° 886  del 19.6.1925) il prefetto tiene informato il Ministero sugli sviluppi elettorali. «Per doverosa notizia - scrive - pregiomi comunicare a codesto On. Ministero che 14 andante, all’arrivo dell’autobus postale a Raffadali, che portava una ventina di fascisti, reduci da Girgenti, pel Congresso Provinciale fascista, avvenne uno scambio di invettive tra i fascisti di cui sopra e quelli che si trovavano in paese, e che attendevano l’esito del Congresso, gli uni e gli altri, facenti capo rispettivamente alle due tendenze in lotta al Congresso Provinciale stesso. Non si ebbero a deplorare incidenti, degni di nota, anche per il pronto intervento dell’Arma.

«Alle ore 20 dello stesso giorno il Corpo musicale di Raffadali, dopo aver terminato pubblico concerto in quell’abitato, richiesto di suonare l’inno “Giovinezza” non vi aderì, adducendo che dato quanto era avvenuto qualche ora prima, tra le due fazioni fasciste, temeva potessero verificarsi serii incidenti. Promise però che giorno dopo avrebbe aderito a quanto si richiedeva. Nessun incidente. Ordine pubblico normale.

«Anche a Racalmuto la stessa sera conosciutosi esito Federazione Provinciale Fascista, s’improvvisò manifestazione giubilo, cui presero parte fascisti e circa 300 simpatizzanti, che preceduti musica, percosse via principale suono inni patriottici e al grido Viva Casa Savoia, S.E. Mussolini, Galatioto e Burruano. Dopo poche parole occasione dette Avvocato Burruano Carmelo dimostrazione si sciolse senza incidenti. Ordine pubblico tranquillo. P/Prefetto: Giordano.»

 

Un biglietto urgente del solito Giordano del 22 giugno 1925 informa: «Per doverosa notizia pregiomi comunicare a codesto On.le Ministero che alle ore 19 del 15 andante circa 150 fascisti in Ravanusa con bandiere e banda musicale si recarono allo sbocco dello stradale di Riesi per fare incontro al Segretario Provinciale Politico Aggiunto Cav. Galatioto Girolamo. Alle ore 19,30 egli vi giunse e venne accompagnato alla sede del Fascio ove furono tenuti brevi discorsi di occasione. Alle ore 20,10 la cerimonia ebbe termine senza alcun incidente. Ordine pubblico tranquillo.»

Il successivo 16 agosto siamo ancora su questa lunghezza d’onda. «Per doverosa notizia - ed ora è il prefetto Rivelli a firmare di suo pugno - pregiomi comunicare a codesto On. Ministero che ieri nel Teatro Nazionale di Canicattì si riunì l’assemblea di quella Sezione Fascista cui intervennero circa 250 fascisti per decidere due questioni importanti: 1°) Elezioni Amministrative. 2°) Appalto del Dazio. L’assemblea approvò ad unanimità, la relazione letta da Caramazza Imperia Giuseppe componente il Direttorio ed inviata alla Autorità Superiore per indire al più presto le elezioni per la costituzione del nuovo Consiglio Comunale. Alla quasi unanimità approvò l’ordine del giorno presentato da Narbone Salvatore componente del Direttorio per rimandare la discussione e la decisione  dell’appalto del Dazio alla nuova Amministrazione Comunale. Nessun incidente.»

Il contrasto deputati fascisti-federazione provinciale esplodeva in piena estate. Veniva da Roma per una composizione il segretario nazionale Farinacci. Le note prefettizie ci ragguagliano mano mano sugli avvenimenti.

20 agosto 1925

«Ieri questo segretario federale fascista Prof. Paladino telegrafava Segretario Generale Partito on. Farinacci essersi raggiunto accordo fra deputati e federazione provinciale fascista. Rammento che on. Farinacci venuto qui scorso luglio esaminare crisi fascismo provincia incaricava prof. Paladino e on. Palmisano rivedere situazione alcuni fasci per quali erasi determinato dissidio fra deputati fascisti da un lato e federazione provinciale fascista  e sottoporre conclusioni a qust’ultima.

«Dopo lunga assenza da qui prof. Paladino durante la quale lavoro revisione appena iniziato era rimasto sospeso riunivansi ieri mio gabinetto deputati on. Palmisano Gangitano e Riolo con prof. Paladino e segretario fed. Fascista Umberto Galatioto per accordo preventivo circa proposte da presentare giorno stesso federazione prov. Fascista. Mancava on. Abisso che trovasi Trentino. Si stabilì soprassedere per fascio Licata non sembrando prudente momento attuale emettere qualsiasi decisione data condizione spirito pubblico locale pei recenti sanguinosi incidenti; rinviare per ulteriore esame situazione Canicattì e Cammarata; ratificare elezioni nuovo direttorio  Ribera e Siculiana; ratificare costituzione nuovo fascio Campobello riammettendovi però cessato segretario politico fascio e cessato segretario sindacati che ne erano stati esplulsi; sciogliere fasci Cattolica Eraclea e Cianciana rimandandone ricostituzione ad epoca da stabilire; affidare reggenza triumvirale fascio S. Stefano Quisquina.

«Portate subito tali proposte assemblea federale furono approvate. Dopo ciò Prof. Paladino e direttorio provinciale hanno avuto premura spargere subito voce essersi raggiunto accordo con deputati ritenendo che da decisioni prese sia uscita rafforzata la posizione in confronto di questi ultimi. Deputati d’altra parte non intendono affatto che provvedimenti concordati e deliberati possano risolversi diminuzione loro autorità e influenza. Ho impressione perciò che accordo sia più che altro apparente e comunque abbia abbia basi assai deboli e precarie. Basta infatti considerare anzitutto mancato intervento on. Abisso il più autorevole dei deputati interessati che non avendo conferito alcun mandato colleghi può aver voluto con sua assenza riservarsi libertà d’azione. Occorre inoltre notare che per alcune situazioni più importanti e delicate come Licata e Canicattì essendosi rinviate decisioni rimane sempre aperta via a più o meno prossime contese. A rafforzare miei dubbi sulla sincerità e solidità acordi sia poi il fatto che comunicazione telegrafica ad On. Farinacci del raggiunto accordo è stata fatta a firma soltanto Prog. Paladino e non pure on. Palmisano mentre ad entrambi on. Farinacci aveva conferito incarico riesame situazioni. Seguo corso avvenimenti per informare ulteriormente Vostra Eccellenza. Prefetto Rivelli».

 Il 4 settembre partiva dal Ministero per il Vice Prefetto di Girgenti questo dispaccio telegrafico: «Pregasi comunicare codesto viceprefetto seguente dispaccio del prefetto titolare comm. Rivelli. Stop. “Ieri deciso scioglimento Direttorio Federale et invio commissario straordinario alla Federazione Fascista. Stop. Nella eventualità provvedimento possa fornire occasione agitazioni, manifestazioni, concentramenti squadre, violenze contro persone e beni, occorre prendere d’urgenza tutte necessarie misure perché ciò sia assolutamente impedito agendo energicamente contro chiunque tentasse farlo senza distinzione persone et partito. Stop. Occorre anche vigilare severamente et impedire che persone specie le più turbolente vadano armate senza licenza o che continuino a godere di questa qualora diventate indegne e costituiscano pericolo ordine pubblico. Stop. Vigilanza autorotà P.S. deve principalmente e più efficacemente svolgersi dove più forti e più acri si agitano contese fasciste e dove maggiore influenza esercitano i capi dissidenti. Stop. Prego perciò V.S. prendere subito accordi con Questore e con comandanti divisioni arma anche prima mio ritorno costà predisponendo opportuno piano vigilanza. Stop. All’uopo Ministero su mia richiesta ha disposto invio costà altri cento carabinieri. Stop. Domani Sabato giungeranno Girgenti onorevoli Riolo e Palmisano. Prego disporre servizio vigilanza tutela”.»

 

Una lunga relazione dei carabinieri di Campobello di Licata, che il vice prefetto Giordano manda in copia l’11 settembre 1925, chiarisce il clima turbolento che si era determinato tra le fazioni fasciste agrigentine.

«Con riferimento alla nota sopraindicata pregiomi trascrivere qui di seguito quanto mi comunica la locale divisione interna de CC.RR.:

 

«Con riferimento al foglio controdistinto si partecipa che da verifiche praticate in Campobello di Licata dal Capitano Coppaloni Sig. Pietro Comandante la locale Compagnia Esterna è risultato quanto segue:

 

«L’attuale Direttorio fascista di Campobello di Licata si compone di individui taluni dei quali sino al 21 giugno 1924 non erano inscritti al partito fascista, e altri, pur essendo ex combattenti, costituirono e diressero la Società “Per la Patria e per il Re” emanazione legittima dell’ “Italia Libera” che fu sciolta per decreto Prefettizio del 6 gennaio 1925 perché formata da elementi sovvertitori dell’ordine pubblico e di idee strettamente antifasciste.

 

«Il Direttorio stesso è stato creato dal Professore Paladini in seguito allo scioglimento di altro Direttorio contro il volere concorde dei quattro Deputati della Provincia.

 

«Alcuni dei componenti il Direttorio predetto fra cui il segretario politico Dott. Cammarata Costantino perché ritenuti professanti idee antinazionali, e designati dalla voce pubblica quali detentori abusivi di armi da fuoco, subirono il sei gennaio del corrente anno, perquisizioni domiciliari eseguite dai militari dell’Arma e dal Funzionario di P.S.; come risulta dal verbale n.° 3 in data 6 gennaio 1925 della Stazione di Campobello.

 

«Lo stesso Direttorio del Fascio che conta circa 120 nuovi iscritti su una popolazione di oltre 18.000 abitanti cerca con ogni mezzo di potere aumentare il proprio prestigio e la propria autorità e vorrebbe per raggiungere tale scopo, avere dall’Arma locale incondizionato appoggio e completa dedizione mentre al contrario l’Arma di Campobello e per essa il Maresciallo d’Alloggio Maggiore Burati Crescenzo si mantiene molto indipendente ed obiettivo e gode la piena fiducia dei deputati fascisti della Provincia.

 

«Il Burati per la sua opera prestata in Campobello fu encomiato dal Comando Generale dell’Arma. Al Maresciallo Burati si fanno i seguenti addebiti:

1°) Di amicizia intima con l’ex segretario politico al quale il Burati avrebbe fatto apertamente dichiarazione di devozione incondizionata e promesse di ausilio.

 

«Il Maresciallo Burati giunse a Campobello di Licata nel novembre 1924. Reggeva in quell’epoca il fascio il Comm. Dott. Curatolo Medico Condotto uomo superiore ad ogni sospetto. [...]

 

«2°) Di esersi opposto in ogni occasione che i fascisti cantassero inni fascisti e per sino di aver vietato che la musica suonasse detti inni. [...]

 

«I fascisti dissidenti di campobello, secondo dichiarazione del predetto Direttorio, sono due: il Dott. Curatolo suddetto e suo nipote Sammarco, entrambi fatti espellere dal partito per opera dell’attuale Direttorio.

 

«Dopo la loro esplulsione si astennero dal prendere parte attiva alla vita pubblica del paese. Non si comprende quindi in che consista l’atteggiamento tollerante dell’Arma [...] Ma per meglio prospettare il caos che regna nel Direttorio di Campobello, si fa presente che il suddetto Rag. Sammarco sebbene espulso dal partito, è tuttora capo manipolo della M.V.S.N.

 

«3°) Di acquiescenza per fatti verificatisi in Campobello il 23 giugno 1925.

 

«Il 23 giugno 1925 ebbero luogo in Campobello di Licata le elezioni del nuovo Direttorio. L’avvocato Galatioto fratello di un membro dell’attuale Direttorio, simpatizzante fascista  designato dal dott. Cammarata come colui il quale avrebbe potuto obiettivamente sul comportamento del Maresciallo Burati così ha raccontato i fatti:

 

«””Il Maresciallo Burati [..] comprese con rara avvedutezza la vera situazione dell’ordine pubblico in Campobello. [..]Verso sera di detto giorno man mano che si veniva a conoscenza dell’esito delle elezioni, gli animi degli appartenenti alle due tendenze in lotta andavano eccitandosi. Ad un certo punto, quattro o cinque individui usciti dalla casa del rag. Sammarco situata nei pressi della sala della votazione, attreversarono in atto spavaldo e di sfida quella piazza XX Settembre gremita di gente [..]””

 

«Per gli spari avvenuti il giorno seguente il Burati non era presente perché ammalato in Caserma; ma l’autore di tali spari identificato per certo Carneci Carmelo fascista, venne arrestato come risulta dal verbale n.° 71 del 25 giugno della Stazione di Campobello.

 

«Per gli spari verificatisi i giorni successivi (si sparò solo il giorno 28) l’autore, identificato per certo Cassaro Carmelo, datosi alla latitanza, venne denunciato all’Autorità Giudiziaria come risulta dal verbale n.° 72 del 29 giugno della Stazione di Campobello.

 

«4°) Arresto del Maresciallo dei CC.RR. in pensione Sansone Giovanni in seguito ai disordini avvenuti il 6 luglio.

 

« .. verso le ore 21 del 6 luglio  […] nella piazza XX Settembre e precisamente davanti la Sezione Fascista si era inscenata una dimostrazione ostile contro quel Commissario Prefettizio, Cav. Crisafulli [..] Certo Sansose Giovanni fu Giuseppe di anni 55 Maresciallo dell’Arma in congedo, con le mani in alto e gesticolando in atto minaccioso [si rivolse in malo modo] al maresciallo Burati ... Ad assembramento sciolto .. Il Sansoni .. venne invitato .. in casermadove fu dichiarato in arresto. [..] Durante la stessa notte l’arrestato venne tradotto al  carcere mandamentale di Ravanusa, per evitare che l’indomani si tentasse, come era stato progettato qualche atto incolsulto da parte dei fascisti per liberare il Sansone. [..]

 

«5°) di avere elevato contravvenzione ai fascisti il 4 agosto 1925. 

 

«[..] il 4 agosto u.s. verso le ore 24 circa una quarantina di individui con canti e schiamazzi, suonando anche chitarre e mandolini disturbavano in quella Via V. Emanuele la quiete pubblica. [...] Il maresciallo [..] riusci a fermarne sette ed a perquisirli: uno di questi certo Alaimo Cristoforo fascista tesserato, venne trovaro in possesso di una rivoltella senza licenza, per cui fu arrestato [..]»

 

I fatti non sono lievi ma non tali da spiegare il pandemonio che determinarono. C’era, certo, alla base, una strumentalizzazione politica. I deputati facevano fronte comune. Il Paladino è figura opaca per contrastare l’abilità di un Abisso. Il Galatioto non dovette rifulgere per acume tattico. Avere contro il prefetto si dimostrò, per lui e la sua congrega, esiziale. In ogni caso, il fascismo cominciava davvero a mostrare il suo volto duro. E l’ordine pubblico cominciava a guadagnarci. Comunque la si pensi.

Il 16 settembre il prefetto Rivelli aveva partita vinta. Era arrivato ad Agrigento nientemeno che Achille Starace. «On. Starace - informa - giunto qui il 13 corrente quale inviato straordinario della Direzione del Partito Fascista presso questa disciolta Federazione provinciale fascista, dopo esaminata situazione, ha, con determinazione odierna, stabilito sciogliere tutti i fasci della provincia, riservandosi incaricare appositi fiduciari ricomposizione a suo tempo fasci medesimi.

«Provvedimento improntato opportunissimo senso serenità obiettività ha riscosso applauso generale ed è stato accolto assai favorevolmente da popolazione che da esso trae motivo ritorno desiderata tranquillità intera provincia e nobile sprone rafforzamento locali energie fasciste in guisa da assicurare al Governo Nazionale il più largo consenso e la più incondizionata e disciplinata devozione.»

E l’on. Starace è proprio un duro. Gongola il prefetto telegrafando il 18 seguente: «On. Starace commissario straordinario questa federazione provinciale fascista con provvedimento  ieri ha sciolto tutti fasci questa provincia ordinando segretari politici sezioni portare presso sede federazione stessa chiavi dei locali. Provveduto tutela ordine pubblico esecuzione ordine suddetto commissario.»

Dobbiamo sempre al Rivelli la cronistoria del frenetico operare di Starace ad Agrigento. Il 13 novembre 1925 il prefetto così ragguaglia il ministero: «On. Starace Commissario straordinario questa federazione fascista, ha radunato qui dieci corrente fiduciari da lui nominati per ricostituzione fasci provincia, impartendo loro precise nobilissime istruzioni per tale lavoro destinato ridare lustro decoro e solidità al fascismo provincia  che opera insana disciolto direttorio aveva traviato con meschine interessate competizioni. Erano presenti anche 4 deputati fascisti provincia On. Abisso, Gangitano, Palmisano e Riolo.

«Iscrizioni nuovi fasci incominciano oggi e termineranno 20 corrente. Congresso Federale per nomina Direttorio provinciale prevedesi possa avere luogo entro primi mesi dicembre.

«Avviata così a felice brillante sistemazione mercè opera impareggiabile ferma ed accorta On. Starace politica fascista provinciale si è riconosciuta d’accordo con me possibilità addivenire a breve scadenza ed a gradi, ricostruzione Amm.ni Comunali rette da commissari attualmente in n.° 23 cominciando da questa città e altri centri importanti su cui riservomi a parte relative specifiche proposte.»

Il prefetto di Agrigento, a fine novembre 1925 (Telegramma del 29/11/1925) opera ormai in piena sintonia col regime: sono le vicende delle sezioni fasciste ad interessarlo e sono queste ad interessare il Ministero degli Interni. «Oggi hanno avuto luogo - telegrafa il Rivelli -  elezioni direttori sezioni fasciste in tutta provincia. Da notizie finora pervenute da parecchi comuni ovunque è riuscita lista propugnata da fiduciari del commissario straordinario federazione provinciale On. Starace.»

Il 2 dicembre successivo, il prefetto ritorna sull’argomento con una relazione alquanto più dettagliata. Vi fa capolino anche l’on. La Loggia. Il suo destino politico viene qui marcato come l’ultimo atto. La fine dell’importante uomo politico di Agrigento è inappellabilmente segnata.

«Ieri segretari politici dei 42 fasci provincia, riuniti sede Federazione Provinciale Fascista hanno telegrafato On. Farinacci formulando unanime voto  sia ritardata convocazione congresso Provinciale per lasciare direzione Fascismo Provincia On.le Starace, fino esaurimento elezioni ricostituzione Consigli Comunali e Provinciali ed esprimendo unanime plauso per rifiuto opposto da Direzione Partito ingresso On.le La Loggia stop Entrambe manifestazioni  rispondono alto criterio interesse politico provincia e incontrano perciò mio pieno consenso. Ricostituzione normale rappresentanza provincia e rimanente diciotto comuni retti da Commissari potrebbe infatti aver luogo entro gennaio e febbraio prossimi essendosi oramai mercé validissimo contributo On.le Starace sistemata e chiarita situazione politica provincia ed è quindi opportuno che anche nel periodo conclusivo della situazione amministrativa non manchi prezioso concorso opera sua stop Ostilità poi così vibratamente espressa da tutti Segretari Politici dei Fasci riguardo On.le La Loggia avvalorano segnalazioni fatte a Vostra Eccellenza miei telegrammi 12 e 22 novembre n. 916 e 935 circa discredito  cui detto Deputato è caduto questa provincia e conseguenze .... che deriverebbero da eventuale convalidazione sua elezione. Ossequi, prefetto Rivelli.»

Il Galatioto che aveva retto il fascismo provinciale per vario tempo è orami alle corde. Ha un sapore patetico questa corrispondenza che il prefetto Rivelli ha col Ministero sulla definitiva scomparsa dalla scena politica del fascista della prima ora di Ravanusa.

«Per doverosa notizia - esordisce un telegramma prefettizio del 17 novembre 1925 - pregiomi significare a codesto on. Ministero che ore 21,10 corrente in Ravanusa allo arrivo dell’Avv. Sillitti Alfredo e Cav. Gallo Vito quali designati per la reggenza di quel fascio, venne improvvisata imponente manifestazione da parte dei nuovi fascisti al grido di viva S.E. Mussolini. Il corteo si diresse sede fascio inneggiando agli ospiti suddetti, a S.E. Mussolini, all’on. Gangitano ed a tutti i deputati fascisti. Nella sede pronunciarono brevi discorsi occasione Avv. Stillitti, Cav. Gallo ed il Dott. Attanasio Salvatore, ringraziando i convenuti e innegiando alle glorie del fascismo e del suo Duce. Poco dopo corteo si sciolse senza nessun incidente.»

Qualche giorno dopo, il 23 novembre, il prefetto s’interessa per l’ultima volta del Galatioto. «Ore 15,30 ieri - telegrafa - in Ravanusa Galatioto Girolamo ex segretario politico federazione provinciale fascista, Sindaco Vizzini ed altri deridevano aversari. Intervento funzionario sicurezza ivi in missione arma e militi nazionali furono allontanati. Contegno medesimi provocò risentimento popolazione e per subitanea reazione formossi imponente manifestazione che percorse vie principali inneggiando Re e Duce. Dopo brevi parole maggiori esponenti fascismo quel comune, dimostranti si diressero verso Municipio con intendimenti ostili quella amministrazione comunale; per opera però del funzionario sicurezza e della commissione reggenza nuovo fascio, manifestazione si sciolse senza incidenti. Per evitare turbamento ordine pubblico ho inviato colà 20 carabinieri rinforzo, giusta richiesta quel funzionario al quale ho rinnovato tassative energiche disposizioni procedere senza riguardo carico perturbatori ordine pubblico. Giacché poi permanenza a atteggiamento provocatori amministrazione comunale causa principale dell’agitazione che minaccia turbamento ordine pubblico e amministrazione stessa, è oramai divenuta invisa maggioranza popolazione, con decreto odierno ho sospeso per urgenti  motivi di ordine pubblico consiglio inviando qual commissario prefettizio il commissario di P.S. Dr. Montalbano Edvige e riservomi proposta scioglimento.»
La fine ella democrazia liberale ad Agrigento

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