Lo
spaccato è senza dubbio tutto in negativo e va accettato per quel che vale: ma
qualche luce la riverbera sul quel periodo. Uno dei suoi limiti più vistosi è
quello di limitare lo sguardo critico alla sola parte occidentale di Agrigento.
Per la restante parte disponiamo di altre carte riservate, anonime ma
informate, che ben si prestano a fornirci altri spunti critici.
L’anonimo
proviene da Naro ed è datato: 15 settembre 1931. Qui viene presa di mira la fazione dell’On.
Riolo.
«Eccellenza
- esordisce
() - In nome di sedicimila coscienze,
ancora non vendute né aggiogate al carro del banditismo locale, si ha l’onore
di farVi conoscere quanto segue:
«La
Sezione del P.N.F. venne istituita in Naro nel Novembre del 1922 da pochi
giovani animosi, di pura fede nostra, i quali per riuscire SOLAMENTE AD
ACCAMPARSI tra le rive di questa mefitica palude politica dovettero sfidare
tutte le ire e scavalcare tutti gli ostacoli, opposti al loro sano e santo
entusiasmo dagli altri Partiti locali, in modo specialissimo da quella vera
associazione a delinquere che fu il così detto partito della democrazia social
massonica.
«L’avvento
del Fascismo al potere avrebbe dovuto segnare la scomparsa di quella più vera e
maggiore piaga di Egitto, ma le prepotenze, le intimidazioni, le corruzioni,
l’intrigo fecero sì che la “COSCA” provinciale (facente capo allora all’on.
Abisso, capo riconosciuto di tutta la mala vita urbana e rurale) si mantenesse
a galla e così nella prima elezione politica fascista (1924) l’avv. Salvatore
Riolo Specchi venne compreso, tra lo stupore e la indignazione di tutti, nella
lista Nazionale.
«Conseguenze
dirette della candidatura e quindi della elezione di questo oscuro satellite
abissino furono:
1°)
= L’ingresso di tutti i demo social massonici nella sezione del Partito
Fascista di Naro;
2°)
= La caduta del direttorio locale e la sostituzione di tutti i membri di
questo, per imposizione del Deputato, con elementi di pura marca Riolana;
3°)
= L’automatico allontanamento dalle cariche e anche dalle fila del Partito dei
fascisti della prima ora.
«Da
quel giorno sino ad oggi tutto l’immenso ritmo fecondo di idee e di opere del
regime è stato costretto a vivacchiare, in servitù sterile e semi-boccaccesca,
tra una parete e l’altra dell’allegra dimora della signora TITA RINALDI RIOLO
la quale ha voluto dividere col marito, assiduamente, l’onere e l’onore di governare
le sorti e la storia nuove del paese, ad esclusivo beneficio della sua famiglia
naturale e politica. Da allora sino ad oggi, senza uno scarto, senza rossori,
con la medesima flemma vuota e sorniona, tutte le cariche del Partito,
distribuite patriotticamente in famiglia sono sate occupate nel modo seguente:
AVV. COMM.
SALVATORE RIOLO SPECCHI - Classe 1876
Deputato
alla Camera. Capo, di nome se non di fatto del P. Fascista locale. Ex imboscato
e protettore di imboscati ed autolesionisti. Presidente del Consorzio granario
durante la guerra, a Girgenti. Capo della massoneria paesana e gran fratello di
quella provinciale. Attualmente, si dice, è dormiente. Venne incluso nella
lista Nazionale con questa esilarante menzogna: “PER ESSERSI COSTANTEMENTE
OCCUPATO DEI PROBLEMI DELL’AGRICOLTURA” = mentre qui è notorio che egli di
agricoltura non conosce neppure l’ortica. Tipo vano e vuoto ma ambiziosissimo
sarebbe capace, pur di conservare la medaglietta, di accodarsi anche a Don
Sturzo, com’ebbe un giorno cinicamente a dichiarare nella farmacia Bellomo: per
sincerarsi chiedere informazioni a costui e ad un reverendo Polizzi, se questi
due individui sono disposti a servire la verità. Espertissimo nell’intrigo e
nelle pastette sa conciliare le opposte tendenze e le sfrenate ingordigie di
parenti, di amici e di protetti, da sette anni tutti patriotticamente a posto
con stipendi da generalissimi chi in Naro chi nel Capoluogo.
«Nel
breve giro di tre anni fece regalare a questo povero Municipio la bellezza di
VENTIDUE Commissari.
«Nel
1919, 20 e 21, imperversando il terrore rosso non mise mai il naso fuori né
permise che l’avessero messo fuori i trenta satelliti della sua fortuna,
lietissimi di poterlo imitare in questa bisogna col medesimo entusiasmo col
quale lo avevano imitato e talvolta superato in viltà durante la guerra.
«Nel
1922 tradì e strozzo l’amministrazione comunale dei combattenti dei quali, fin
dal 1925, perseguita con ogni mezzo, compresa la maldicenza in pubblico, la
locale sezione.
«Dal
1925 sino al dicembre 1930 assassinò politicamente, moralmente,
finanziariamente il Podestà Cammilleri Sillitti prima e costrinse dopo a
dimettersi da Commissario Prefettizio, successo ad un povero Re Travicello, il
proprio cugino Comm. Totò Riolo Tomasi, reo dinanzi al pubblico d’essere un
povero idiota, sebbene onesto e fattivo come il Cammilleri Sillitti. Lui che sa
appena leggere e scrivere, ha anche l’incarico di Sovrintendente ai Monumenti
di Naro, ma i rari illustri visitatori che capitano qui sono costretti a chiedersi
esterrefatti se Naro è in Italia o non,
tali e tante sono le prove materiali delle rapine, delle manomissioni, della
incuria che hanno sofferto e continuano a soffrire tutti i monumenti e le
reliquie del nostro splendore antico.
«E
fianlmente, tanto per conchiudere alla svelta si fa noto che non sapendo fare
altro, da sette anni ha sfruttato tutto il suo genio nel far conferire croci e
commende ad individui i quali rappresentano in Naro o fuori il fiore della
feccia, della incapacità, dell’strionismo, dell’antipatriottismo e segnatamente
dell’ANTIFASCISMO, come si verrà mano a mano dimostrando. [Si butta quindi fango sulle seguenti
persone: Avv. Ignazio Riolo, classe 1887; avv. Giuseppe Riolo, classe 189; avv.
Carlo Riolo, classe 1892; Comm. Salvatore Riolo Tomasi; Girolamo Rinaldi,
classe 1889; Ciro Rinaldi, classe 1887; Luigi Rinaldi, classe 1885; Rosario
Specchi-Rinaldi; Cav. Uff. Antonio Castelli, classe 1874; Cav. Antonio
Castelli; Antonio Gueli Alletti, classe 1873; Alfonso Borsellino, classe 1884;
Antonino Costa di anni 37; Cav. Onofrio
Nicolaci, commissario di P.S.- Il corrosivo astio e la vigliaccheria
dell’anonimato rendono quelle note ributtanti e - ai nostri fini - per nulla
significative. Ci asteniamo pertanto dal riportarle, n.d.r.] [...]
«
Eccellenza - Sono due anni giusti che
noi meditiamo se valeva proprio la pena di stendere le paginette di questa
deplorevole storia locale, tutt’altro che completa specialemnte nei riguardi
dei maggiori esponenti del P.N.F. di qui i quali, se hanno la tessera e tutti
gli onori del Partito, assolutamente non ne possiedono lo spirito e meno ne
incarnano il dovere e la pericolosa e miracolosa missione.
«A
Naro, Eccellenza, il Fascismo è un mito e il feudo è tutto. La conseguenza,
disastrosa, è la seguente:
contro
una banda di senzapatria, composta tra ladroni e lacchè, da un centinaio
d’individui c’è tutta intera una cittadinanza la quale vuole da sette anni e
spera indarno che la luce di verità, la febbre di bene, la protezione augusta
del regime, divengano una realtà viva e feconda anche per essa; oggi, nel
momento in cui scriviamo, è il collasso generale con brevissime parentesi
d’insurrezione spirituale sorda e furiosa, di cui qualche cosa devono pur
sapere nel capoluogo. Arriveranno queste povere pagine fino al Tribunale
dell’E.V.? E se arriveranno avrete Voi il tempo e la bontà di degnarle di uno
sguardo?
«Ecco
degli interrogativi che spezzano l’anima e, perché no?, anche l’entusiasmo.
«Ma
se Voi non potete e non volete leggere la storia del falso Fascismo riolano di
naro, degnateVi almeno dedicare cinque soli minuti a queste ultime pagine il
cui contenuto dedichiamo alla Vostra serena Giustizia.
1
«A
Naro esiste una banca dal pomposo titolo “BANCA COMMERCIALE INDUSTRIALE
AGRICOLA”. Ne è Presidente il Comm. Benedetto Gaetani, COGNATO DELL’ON. RIOLO,
ex massone, falso fascista anch’egli, falso patriotta e nullità assoluta sotto
qualsiasi punto di vista. Gran parte dei debitori di quella Banca sono tutti
della banda Riolo parecchi dei quali sono anche debitori morosi da anni. Da
circa 20 anni questa Banca non fa bilancio e non dà conto a nessuno dei suoi
numerosi azionisti.
«Di
questi non parla e non ricorre nessuno perché sta sempre pronta per chi osa
la minaccia delle manette e del confino.
2
«A
Naro esiste una Congregazione della Carità. Anche questo Istituto, per quanto
concerne la sua attività, sino al 30 maggio 1928, è un groviglio di infamie
irregolarità e di ladrerie. L’ex cassiere, un certo Costa Gaetano, padre del
perito Comunale Antonino Costa (del quale ci occuperemo all’ultimo) deve dare
una grossa somma CIRCA LIRE SEDICIMILA e non vuole sentirne. Per informazioni
sottoporre ad inchiesta l’attuale Presidente dott. Salvatore Aronica e se
questi non vuole parlare metterlo a confronto per esempio con qualche
magistrato locale, con un Sac, Polizzi, con un farmacista Ferracani ecc.
3
«A
Camastra (ora frazione di Naro) tre anni addietro veniva costruita la strada
interna principale. Questa è costata centinaia di migliaia di lire ma è
divenuta praticamente impraticabile come la famosa pedonale di Naro. C’è stata
in questi ultimi tempi e proprio per la strada una sollevazione dei cittadini
di quella sventuratissima borgata, ben presto domata con minacce di
deportazione e di altro contro i più cospicui capi di quel movimento,
volutamente presentato come antifascista (il solito argomento dei tirannelli
che vogliono godere in pace il frutto delle pubbliche rapine).
«Autore
e direttore tecnico di quell’opera è stato precisamente il perito comunale di Naro
ing. Antonino Costa, Il collaudo è avvenuto di sera e dopo il ritorno qui del
deputato Riolo, tra motti e sarcasmi del pubblico che assisteva, Quest’anno le
autorità provinciali tanto per offrire una offa di soddisfazione alla opinione
pubblica nervosissima, hanno fatto eseguire sul posto una inchiesta la quale ha
avuto la fine di tutte le inchieste della provincia feudo dei deputati Abisso,
Riolo e Con osservanza.
«Il
pubblico di Naro e di Camastra non ha più fiducia né ad uomini né a promesse. E
questo è forse il suo torto e il suo debole, del quale profittano
sfacciatamente gli altri, i cosidetti padroni per continuare ...
4
«Il
deputato Riolo dice di avere la protezione di eminenti Gerarchi del Partito,
vanta l’appoggio incondizionato del sig. Prefetto Miglio, si dichiara
invulnerabile da parte del Segretario Provinciale Cav. Morello. TUTTO CIO’ IN
PUBBLICO E SENZA RETICENZE.
5
«A
Naro il gagliardetto è nome e cosa sconosciutissima. Non si vede in nessuna
ricorrenza. Così per volere espresso di questo Segretario Politico il quale si
scusa dicendo che non ha fascisti ai quali affidarlo.
6
«A
Naro il cav. Borsellino Alfonso, individuo privo sin’anche di licenza
elementare, veniva proposto ripetute
volte alle Gerarchie provinciali, sino a
15 giorni addietro, come podestà di Naro dal Deputato Riolo.
«Ultima
fresca, gloriosa azione di lui è stato lo stupro d’una povera servetta,
costretta dalla miseria a lasciarsi tacitare con poche centinaia di lire. La
servetta è minorenne.
«Il
pubblico sa e pensa, mastica e dice
innominabili cose contro l’eroe e i compagni che lo salvarono. Chi ci guadagna
non è certo il Fascismo.
7
«A
Naro, dopo l’ecatombe di podestà e di commissari voluta dal deputato Riolo, nel
corso di quest’anno è venuto con funzioni di Commissario Prefettizio il Cav.
Steno Pelatti di Bologna, austera figura di fascista e di amministratore. Così,
per lui da quel mese abbiamo finalmente visto, conosciuto e toccato la febbre,
la forza, l’idea del regime. Ma abbiamo ragione di ritenere che il Commissario
Prefettizio non sia stato mai e oggi meno di prima di gradimento dell’onesto
deputato, che egli cominci ad essere stufo e nauseato della persecuzione lenta,
tenace, ipocrita di questo becchino di Funzionari patriotti e puliti e che
quanto prima se va via lui (Pelatti) si debba annegare nella solita fradicia
baraonda tanto cara a fruttifera alla truppa del nostro illuminato onorevole.
«Soggiungeremo
che il Pelatti in pochi mesi di permanenza al Municipio è riuscito a cattivarsi
talmente la stima e la simpatia del pubblico (riuscendo così anche a mettere
nella voluta luce il viso legale e romano del Fascismo) che un grosso
milionario, famoso per la sua tirchieria, gli ha spontaneamente messo a
disposizione una forte somma acciocché ne faccia uso a suo gradimento senza
darne conto a chicchessia!
8
«Da
anni era stata raccolta una ingentissima somma in America e qui per la erezione
di un Monumento ai Caduti.
«La
funzione di cassiere venne assunta, manco a dirlo, dal solito
Cav. Dott.
Antonio Gueli Alletti - V. Segretario Politico.
«Il
Monumento è lì che aspetta d’essere inaugurato, tanta è stata la patriottica
sollecitudine in merito del generalissimo Riolo e consorti, Mai denari, nelle
mani nette e pure di questo caro oculista di vili, si sono come sempre
patriotticamente squagliati e non è possibile ottenere i conti. Lo stesso
generalissimo Riolo convenne talvolta in pubblico dicendo che effettivamente il
costo di quell’opera e delle altre sussidiarie risulta enorme. Noi diciamo che
per molto meno parecchia gente di qui e
di altrove è andata a gustare la muffa e l’onta delle patrie galere.
«Pertanto
denunziamo il cav. Antonio Gueli Alletti, cugino del deputato Riolo, per furto
continuato di fondi pubblici in danno del Comitato Pro-Monumento e forse per
disubbidienza agli ordini superiori di presentare conti di gestione puliti e
leggibili. Così facendo riteniamo di aver messo
posto la nostra coscienza di cittadini e di fascisti, e sentiamo di
avere servito la giusta esigenza di un pubblico che ha dato quasi 200 mila lire
e da anni non può sapere come queste siano andate a finire.
«Soggiungiamo
che su questo terreno non scenderà mai il desideratissimo oblìo, unico scampo
liberatore cui crede di affidare la propria vita e l’nore questo fortunato
frutto di carabiniere.
«Quindicimila
cittadini vaglieranno sempre sino a tanto che il ladro camuffato fascista renda
ai nostri morti l’oro versato con sangue e lacrime di tutti. Insistiamo: tutto
qui sarà possibile, ma giammai permetteremo che vampiri sfrontati come il Gueli
Alletti e C/i, attacchino le loro immondissime labbra anche sui ricordi dei nostri
DUECENTOQUARANTA EROI CADUTI PER LA PATRIA.
9
«Il
13 Settembre u.s. Domenica, in seguito ad accordi presi tra tutte le Autorità a
proposito della Festa dell’Uva, tutta la cittadinanza volle manifestare
apertamente la sua simpatia e la gioia verso il regime incarnato nel Cav.
Pelatti (Commissario Prefettizio) distribuendo ed affissando manifesti di
colore inneggianti al Duce al Prefetto, al Cav. Morello, al Commissario
Pelatti, al Fascismo. Per questa manifestazione, descritta come un delitto
presso la Prefettura di Agrigento, parecchi fascisti della prima ora, rei di
avervi preso parte col solito entusiasmo, furono diffidati dalla Questura di
Agrigento. Vi preghiamo in modo specialissimo di fare indagare su questo fatto.
«Naro,
15 Settembre dell’anno IX° E.F.
I
Cittadini»
*
* *
L’agone
elettorale agrigentino aveva visto come protagononisti i seguenti deputati:
Elezioni del 16 novembre 1919:
Partito liberale
democratico:
Abisso
Angelo (voti di lista 23.516) voti personali
8.825 + 65;
Guarino Giovanni
( “
“ “ “
) “ “
14.267 + 62;
Pancamo
Antonino ( “
“ “ “
) “ “
6.109 + 153.
(Non
eletti: Brucculeri Giuseppe, La Lumia Ignazio e Scaduto Francesco)
Partito Popolare Italiano
Fronda
Eugenio
(voti di lista 12.206) voti personali 5.115 + 72.
(Non
eletti: Arone Pietro, Micciché Giovanni, Montalbano Domenico, Messina Giuseppe,
Parlapiano Vella Antonino)
Partito Democratico
La Loggia
Enrico (voti di lista 19.383) voti
personali 5.925 + 0;
Vecchio
Verderame Gaetano Arturo.
(Non
eletti: Vaccaro Michelangelo, Caramazza Ignazio, Picone Gaspare Ambrogio).
Partito Socialista Ufficiale
Voti
6.813: nessun eletto.
(Non
eletti: Arancio Antonino, Cammarata Giuseppe,
Friscia Michele, Giuliana Francesco, Sessa Cesare (voti n.° 2.554),
Vernocchi Olindo).
elezioni del 25 maggio 1921
Partito Democratico Liberale
Verderame
Gaetano arturo (voti 12.402)
Alleanza Democratica Sociale
Pasqualino
Vassallo Rosario (voti 112.623)
Colajanni
Napoleone
Lo Piano
Agostino
Abisso
Angelo (voti 95.146)
Camerata
Salvatore
Guarino
Amella Giovanni (voti 93.247)
Sorge
Francesco.
(Non
eletti Pancamo Antonino e Adonnino G. Battista).
Partito Democratico Riformista
La Loggia
Enrico (voti 31.114)
(Non
eletto: Ambrosini Gaspare con voti 22.032)
Partito Comunista Italiano
Voti di
lista 8.071. Non eletto Sessa Cesare con voti 4.367.
Partito Popolare Italiano
Vassallo
Ernesto (voti 46.922)
Cascino
Calogero
Aldisio
Salvatore.
Partito Socialista Ufficiale
Costa
Mariano
Cigna Salvatore
Domenico.
Le
elezioni del 6 aprile del 1924 si svolsero - come noto - con un listone
nazionale cui andava il premio di maggioranza in base alla legge Acerbo. Per la
Sicilia, tale premio si risolse invece
in un danno, facendo perdere alla lista nazionale d’ispirazione fascista due
deputati. Annota il Renda (): «Il
risultato elettorale, nella sua essenza, fu il risultato di un ampio e
indiscutibile consenso politico. Il previsto premio di maggioranza si risolse
in danno anziché in vantaggio del listone. In base ai voti ottenuti, infatti, i
deputati eletti avrebbero dovuto essere 40, cioè due in più dei 2/3 (38)
consentiti dalla legge. Non era dunque retorico parlare di trionfo.»
Elezioni del 16 aprile 1924
Venivano
eletti nel
Partito della Democrazia Sociale
Colonna di
Cesaro’ Giovanni (voti 25.307);
Guarino
Amella Giovanni (voti 9.455);
Lo Monte
Giovanni (voti 12.537);
Fulci
Luigi (voti 7.779);
Restivo
Empedocle.
(Non
veniva eletto Giulio Bonfiglio: voti 5.715).
Partito dell’Opposizione Democratica
La Loggia
Enrico (voti 5.259).
Partito Comunista
Lo Sardo
Francesco (voti 5.057).
Partito Socialista Massimalista
Vella
Arturo (voti 2.581)
Il listone
nazionale ebbe, come si è detto, il pieno: i deputati che in qualche modo
avessero attinenza con Agrigento furono:
Lista Nazionale (n.° 21)
Cucco
Alfredo (voti 52.973)
Abisso
Angelo (voti 32.184)
Pasqualino
Vassallo Rosario (voti 22.348)
Vassallo
Ernesto (voti 21.017)
Palmisano
Paolo (voti 18.408)
Riolo
Salvatore (voti 21.017)
Gangitano
Luigi (voti 5.718).
In quella
tornata elettorale i trombati di lusso della provincia di Agrigento furono:
Giulio BONFIGLIO (voti 5.715) della Democrazia Sociale del duca di Cesarò e
Cesare Sessa (voti 3.004 del Partito Comunista). Riesce a farsi, invece
eleggere, sia pure con pochi voti, il Gangitano, una figura di ex conbattente e
quindi di fascista di vecchia data (lo troviamo attivo a Racalmuto nel lontano
1919).
I
successivi plebisciti del 1929 e del 1934 hanno tutt’altra fisionomia e le
elezioni al parlamento sono automatiche: basta avere avuto il consenso a Roma,
presso le corporazioni, a venire inseriti nel listone, da approvare o
respingere in toto con un sì o con un
no.
Per quel
che qui occorre basta rammentare che nel 1929, il 24 marzo, vanno Montecitario,
dalla provincia di Agrigento: Luigi Gangitano, Salvatore Riolo, Vito Palermo e
Paolo Palmisano. Luigi Gangitano e Vito Palermo. Angelo Abisso fu invece mandato al Senato.
Nel 1934, nel plebiscito del 25 marzo, salgono al Parlamento Luigi Gangitano,
Vito Palermo; Paolo Palmisano e
Salvatore Riolo si perdono per strada.
Per la
Sicilia, le statistiche ufficiali parlano di un inarrestabile trionfo del
Fascio Littorio:
Proporzioni
dei voti ottenuti dalle
liste del
Fascio Littorio in rapporto a 100
Anno
|
1924
|
1929
|
1934
|
Percentuale
|
69,8%
|
99,9%
|
100%
|
()
*
* *
Si è già
visto quale ruolo ebbe a svolgere il prefetto Reale nella penetrazione del
primo fascismo nella provincia di Agrigento. Era da tempo, specie sotto Crispi
e Giolitti, che l’istituto prefettizio aveva un peso determinante
nell’evoluzione politica nella zona d’influenza. Era un gioco occulto ma
penetrantissimo e di risolutiva importanza. Solo lo studio delle carte
d’archivio - mirabilmente custodite nell’Archivio Centrale di Stato - consentono
di squarciare questi misteri della gestione del potere nell’Italia
post-unitaria, almeno sino all’avvento della democrazia di popolo con la
riforma ed il ridimensionamento dei prefetti.
Un elenco
dei prefetti di Agrigento (limitatamente al primo periodo fascista) non è quindi qui ozioso:
Cognome e nome
|
titoli
|
dati anagrafici
|
data di nomina
|
data di fine
incarico
|
nuova destinazione
|
Pugliese Samuele
|
Dott. - prefetto a disposizione
|
n. a Perano (Chieti) 6.9.1872 + Roma, 14.8.1939
|
15 febbraio 1922
|
5 aprile 1922
|
prefetto di Foggia
|
Rocco Raffaele
|
Dott. Prefetto di Grosseto
|
n. a Napoli il 2.12.1864
|
18 giugno 1922
|
16 giugno 1923
|
collocato a disposizione
|
Reale Ernesto
|
Dott. Vice prefetto
|
n. a Sassari il 30.6.1875 + Roma
il 30.12.1947
|
16 marzo 1923
|
22 ottobre 1924
|
prefetto di Potenza
|
merizzi giovanni antonio
|
Dott. Prefetto di Lecce
|
Sondrio 11.7.1861
|
22 ottobre 1924
|
10 gennaio 1925
|
prefetto di Macerata
|
Rivelli Giovanni Battista
|
Dott. Vice prefetto
|
Campagna (Salerno) 24.6.1870 +
Roma 10.9.1967
|
10 gennaio 1925
|
12 febbraio 1926
|
Prefetto di Aquila
|
Salvetti Giacomo
|
Vice prefetto
|
Pallanza (Novara) 7.3.1877 +
Torino 1°.10.1953
|
12 febbraio 1926
|
16 ottobre 1926
|
Prefetto di Grosseto
|
Maggiotto Giovanni
|
Dott. Prefetto di Grosseto
|
Venezia 18.2.1857 + Roma 18.12.1938
|
16 ottobre 1926
|
16 novembre 1927
|
collocato a disposizione
|
Sacchetti Sebastiano
|
Dott. Vice Prefetto
|
Teramo 15.8.1880 + Roma 13.2.1952
|
1° dicembre 1927
|
16 dicembre 1929
|
collocato a disposizione
|
Miglio Federico
|
Dott. Prefetto a disposizione
|
Castrovillari (Cosenza) 4.8.1883 +
Firenze 27.4.1956
|
16 dicembre 1929
|
16 aprile 1932
|
collocato a disposizione
|
*
* *
L’anno
della grande turbolenza in seno alla Federazione fascista di Agrigento è il
1925 e ciò ben si spiega se si ha presente il quadro politico nazionale. Tutto
cambiava in Italia; tutto doveva cambiare ad Agrigento. Come? Si ha voglia di
affermare, a posteriore, alla
siciliana maniera, gattopardescamente. In definitiva, cambiava tutto per non
mutare nulla.
Ritroviamo, come al solito, la cronaca fedele
nelle carte prefettizie che si custodiscono a Roma (). Il quadro è decisamente
esaustivo per non doverlo qui riportare piuttosto integralmente.
Un
telegramma cifrato parte dalla prefettura di Girgenti il 29.1.1925 alle ore 22
della sera. «Incidenti - recita - verificatisi occasione rinnovazione
Direttorio questa Federazione provinciale fascista e di cui informai codesto
On. Ministero con espresso 19 corrente n.°
31 Gab. Hanno avuto il seguito che si prevedeva.» Il Ministero annota a
matita “non è pervenuto a noi”.
«I quattro
deputati fascisti - scende nel dettaglio il telegramma cifrato - della
provincia Onorevoli Abisso, Riolo, Palmisano e Gangitano hanno concordemente
aperta una decisa campagna contro il segretario provinciale Cav. Galatioto
considerato che dopo atteggiamento da lui assunto di aperto antagonismo in loro
confronto confermato dalla condotta tenuta nella predetta circostanza non possa
egli rimanere nella carica che ricopre, tanto più che recente rielezione del
Galatioto sarebbe illegale, perché riunione non fu preceduta da regolare
convocazione. Constami che predetti Deputati ed altri esponenti Direttorio
provinciale abbiano chiesto al Direttorio Nazionale provvedimenti a carico del
Galatioto e che sarebbe per venire qui On. Starace per compire inchiesta. E’
opinione generale condivisa anche da persone rispettabili al di fuori partiti
locali che permanenza Galatioto al posto di segretario provinciale può
danneggiare anziché giovare al fascismo della provincia, dato suo temperamento
impulsivo, violento, inconciliabile che gli ha procurato larghissime antipatie.
«Per
questi motivi ritengo bene un eventuale suo allontanamento dalla carica di
segretario provinciale ed un probabile conseguente suo dissidentismo non potrebbe
pregiudicare molto situazione fascismo locale
tenuto anche conto che suo ascendente si limita a pochi elementi più
SCALMANATI e irriflessivi. Tutte queste circostanze mi hanno sconsigliato di
tentare un amichevole componimento della vertenza ed il Galatioto che prevede
quasi certa perdita carica cerca correre ripari. Sembra che egli intenda
recarsi costà domani per portare nelle alte sfere sue proteste ed ottenere
anche udienza da S.E. il Presidente del Consiglio dei Ministri. Prefetto
RIVELLI».
Il lavorio
sotterraneo diviene febbrile. Contro Galatioto opera, subdolamente il prefetto
Rivelli, che frattanto ottiene che venga nominato un Commissario. Si tratta del
prof. Paladino che sappiamo essere un
siciliano di Floridia, a suo tempo socialista rivoluzionario e quindi
interventista e nazionalista, iscrittosi
al Fascio nel 1920. Il prefetto si premura di catechizzarlo. Vedremo: senza
troppo successo. Il collegamento prefettizio con Roma è puntuale. In data 5 aprile
1925 parte un telegramma cifrato (alle ore 21) dalla prefettura di Girgenti per
il Ministero Interno - Gabinetto. Vi si legge: «La crisi che in gennaio erasi
aperta in seno Direttorio questa Federazione provinciale fascista e di cui
riferii a codesto On. Ministero con espresso 19 detto n.° 31 Gab. E con
telegramma successivo giorno 29, ha avuto ora suo epilogo con la nomina da
parte della Direzione del Partito fascista di un Commissario nella persona del
Prof. Paladino, redattore del giornale “Il Popolo d’Italia” edizione romana, il
quale è giunto qui ieri sera con incarico preparare e presiedere Congresso
provinciale dei Fasci per nomina nuovo Direttorio Federazione provinciale
fascista.
«Situazione
assume speciale importanza pel fatto che tutti e 4 i deputati fascisti della
provincia solidamente e di pieno accordo muovono guerra per ragioni di indole
morale al segretario federazione fascista Cav. Galatioto cui figura fu già da
me rappresentata nei succitati dispacci. Commissario Prof. Paladino ha oggi
avuto meco un colloquio nel quale gli ho fatto comprendere che il dissenso è
insanabile e che nell’interesse del fascismo sarebbe bene escludere il Galatioto dalle future combinazioni del
Direttorio provinciale.»
La fazione
di Galatioto è in subbuglio. E’ molto forte nella parte orientale dell’agrigentino.
Racalmutesi emergenti ne fanno parte: Puma e Burruano. Un personaggio che
diverrà fin troppo celebre nel dopoguerra: Calogero Vizzini, è della congrega.
Il prefetto Rivelli è vigile ed ostile. Telegrafa a Roma il 15 maggio 1926 (ore
20,35) in questi termini: «Viene oggi spedito da qui a V.E. nonché a S.E. il
Presidente Consiglio e segretario generale Partito a firma Commissari
Prefettizi Canicattì, Racalmuto e Grotte e Sindaco Ravanusa [Calogero Vizzini, n.d.r.] telegramma protesta voluta mia
azione ostile fascismo. Con espresso odierno onoromi dare dettagliati
chiarimenti in merito tale infondata protesta ispirata e promossa da noto
esaltato Gerolamo Galatioto già segretario federazione fascista scopo sfogare
suo livore per vedersi oramai spogliato ogni autorità e prestigio seguito sua
azione deleteria in seno Partito e in conseguenza suo atteggiamento di aperta
avversione ai quattro deputati fascisti della provincia per fini personali
elettorali. PREFETTO RIVELLI»
Il
telegramma accusatorio era partito solo poche ore prima (16,20) da Girgenti e
ovviamente lo spionaggio prefettizio era vigile e solerte. Era stato
indirizzato a S.E. Mussolini; a S.E. Federzoni e a S.E. Suardo; testualmente
affermava: «Sottoscritti commissari prefettizi Canicattì, Racalmuto, Grotte e
sindaco Racavanusa protestano vivamente contro operato questo Prefetto che
calpestando pure idealità fasciste tende
sfacciatamente agevolare elementi democratici sociali e principalmente
Guarino Amella nel suo vecchio collegio composto nostri paesi. Denunciano
costante inspiegabile sabotaggio amministrativo scopo favorire elementi
antifascisti che notoriamente invita suoi ricevimenti. Denunciano sue basse
persecuzioni contro puri fascisti rei solo di non sottomettersi sue intenzioni
ricorrendo anche fornire informazioni false. Denunciano recrudescenza abigeati.
Denunciano sua mancanza impegno onore imponendo dimissioni chieste da notissimi
democratici sociali. Comunicano loro dimissioni da commissari e sindaco e
chiedono energico intervento Governo Partito con rigorosa inchiesta.
Sottoscritti segretari politici fasci Grotte, Canicattì, Racalmuto, Ravanusa,
fermi loro posto responsabilità perché ripongono fiducia piena commissario
straordinario federazione fascista e organi Partito, affermano loro piena
solidarietà commissari sindaco ai quali dànno pubblico atto per magnifica opera
fascista svolta nonostante palese ostruzionismo Prefetto.
«Puma avv.
Agostino - Commissario prefettizio Canicattì;
«Vassallo
Ernesto - Commissario prefettizio Grotte;
«Burruano
avv. Salvatore - Commissario prefettizio Racalmuto;
«Vizzini
Calogero - Sindaco Ravanusa;
«Caramazza
Gaetano - Segretario politico Fascio Canicattì;
«Montagna
Nino - Segretario politico Fascio Grotte:
«Burruano Salvatore
- Segretario politico Fascio Racalmuto;
«Vizzini
Calogero - Segretario politico Fascio Ravanusa.»
Il corso
degli eventi elettorali del primo fascismo post-aventiniano per le cariche del
direttorio provinciale sembra che si sia risolto, in un primo momento, in modo
avverso al prefetto. Un altro dei soliti telegrammo cifrati, partito da
Agrigento il 10 giugno 1925, informa il Ministero che «per Domenica prossima 14
corrente è indetto congresso fasci questa provincia per elezioni Federazione
provinciale fascista. Frattanto da Commissario straordinario Prof. Paladino con
mal dissimulato accordo con ex segretario provinciale Cav. Galatioto, di cui è
nota precedente deprecata azione, sono stati sciolti e ricostituiti vari altri
fasci oltre quelli segnalati mio rapporto 23 maggio scorso 344 Gab., parimenti
con intonazione contraria ai 4 deputati fascisti, onde prevedesi probabilità
che dette elezioni diano vita ad una situazione poco favorevole ai veri
interessi del Fascismo ed avente precipuo scopo capovolgere situazioni
municipali ai fini esclusivamente particolaristici e personali e preparare ...
per combattere nelle prossime elezioni politiche attuali deputati fascisti.
Compio dovere informare V. Ecc. In relazione surriferito mio rapporto per
eventuali passi presso Direzione del Partito Fascista e convenienti direttive
al Prof. Paladino. Ossequi. Prefetto Rivelli».
Il 14
giugno al prefetto non restò altro che confermare seccamente di avere previsto
lo sgradito risultato elettorale. «Oggi - telegrafa - ha avuto qui luogo
elezione direttorio provinciale fascista. Risultò eletta lista presentata da
commissario straordinario prof. Paladino. Opposizione si astenne votazione;
ordine pubblico tranquillo. Riservomi più dettagliate informazioni. Prefetto
Rivelli.»
Il giorno
dopo (15 giugno 1926, ore 10,50) un altro cifrato redatto nei seguenti termini:
«Seguito telegramma ieri, significo che iersera in seno Direttorio Provinciale
Fascista, eletti prof. Paladino Raffaele a segretario politico e Cav. Galatioto
Girolamo a segretario politico aggiunto.»
Il
rapporto prefettizio sugli eventi è contenuto in un espresso inviato da
Girgenti il 15 giugno 1925 - Div. Gab. N.° 886. «Di seguito ai miei telegrammi
di ieri e di oggi pari numero - relaziona il prefetto Giovan Battista Rivelli -
pregiomi significare a codesto On. Ministero che ieri, alle ore 10,30 sotto la
presidenza dell’On. Cucco, arrivato espressamente da Palermo ebbe luogo, nei
locali di questo Municipio, il Congresso per l’elezione del Direttorio della
Federazione Provinciale Fascista.
«Intervennero
tutti i Segretari politici delle Sezioni Fasciste della Provincia, nonché gli
On.li Palmisano, Gangitano e Riolo.
«La
discussione fu lunga ed in qualche punto anche movimentata, avendo gli
Onorevoli presenti attaccato di poco lealismo il Commissario Straordinario per
la Federazione Prof. Paladino, specie per quanto si riferisce al tesseramento
dei nuovi soci delle recenti ricostituite Sezioni Fasciste, mentre questi ed i
suoi amici accusavano di poca sincerità
fascista i Deputati della Provincia, presenti ed assenti.
«Verso le
ore 14,30, chiusa la discussione gli Onorevoli presenti con i segretari
fascisti loro amici, abbandonavano il Congresso, e procedutosi alla votazione
risultavano eletti i Signori:
«Pladino
Prof. Raffaele - Galatioto Cav. Girolamo - Martorana Avv. Salvatore -
Mangiavillani Avv. Nitto - Damiani Crispo Avv. Salvatore - Burruano Avv.
Salvatore - Puma Avv. Agostino - Baiamonte Dott. Giacomo - Pontillo Cav. Avv.
Giuseppe - Sferlazzas Ing. Giovanni - Chiarenza Emilio.
«Iersera
poi nei locali della Federazione Provinciale, in seno al Direttorio, vennero
eletti il Prof. Blandini Segretario politico e Cav. Galatioto Segretario
politico aggiunto.
«Tutta la
giornata ieri trascorse senza alcun incidente per le rigorose misure di ordine
pubblico adottate. L’On. Cucco ieri stesso partì per Palermo - Prefetto (Giov.
Battista Rivelli).»
Con un
successivo espresso (Div. Gab. N.° 886
del 19.6.1925) il prefetto tiene informato il Ministero sugli sviluppi
elettorali. «Per doverosa notizia - scrive - pregiomi comunicare a codesto On.
Ministero che 14 andante, all’arrivo dell’autobus postale a Raffadali, che
portava una ventina di fascisti, reduci da Girgenti, pel Congresso Provinciale
fascista, avvenne uno scambio di invettive tra i fascisti di cui sopra e quelli
che si trovavano in paese, e che attendevano l’esito del Congresso, gli uni e
gli altri, facenti capo rispettivamente alle due tendenze in lotta al Congresso
Provinciale stesso. Non si ebbero a deplorare incidenti, degni di nota, anche
per il pronto intervento dell’Arma.
«Alle ore
20 dello stesso giorno il Corpo musicale di Raffadali, dopo aver terminato
pubblico concerto in quell’abitato, richiesto di suonare l’inno “Giovinezza”
non vi aderì, adducendo che dato quanto era avvenuto qualche ora prima, tra le
due fazioni fasciste, temeva potessero verificarsi serii incidenti. Promise
però che giorno dopo avrebbe aderito a quanto si richiedeva. Nessun incidente.
Ordine pubblico normale.
«Anche a
Racalmuto la stessa sera conosciutosi esito Federazione Provinciale Fascista,
s’improvvisò manifestazione giubilo, cui presero parte fascisti e circa 300
simpatizzanti, che preceduti musica, percosse via principale suono inni
patriottici e al grido Viva Casa Savoia, S.E. Mussolini, Galatioto e Burruano.
Dopo poche parole occasione dette Avvocato Burruano Carmelo dimostrazione si sciolse
senza incidenti. Ordine pubblico tranquillo. P/Prefetto: Giordano.»
Un
biglietto urgente del solito Giordano del 22 giugno 1925 informa: «Per doverosa
notizia pregiomi comunicare a codesto On.le Ministero che alle ore 19 del 15
andante circa 150 fascisti in Ravanusa con bandiere e banda musicale si
recarono allo sbocco dello stradale di Riesi per fare incontro al Segretario
Provinciale Politico Aggiunto Cav. Galatioto Girolamo. Alle ore 19,30 egli vi
giunse e venne accompagnato alla sede del Fascio ove furono tenuti brevi
discorsi di occasione. Alle ore 20,10 la cerimonia ebbe termine senza alcun
incidente. Ordine pubblico tranquillo.»
Il
successivo 16 agosto siamo ancora su questa lunghezza d’onda. «Per doverosa
notizia - ed ora è il prefetto Rivelli a firmare di suo pugno - pregiomi
comunicare a codesto On. Ministero che ieri nel Teatro Nazionale di Canicattì
si riunì l’assemblea di quella Sezione Fascista cui intervennero circa 250
fascisti per decidere due questioni importanti: 1°) Elezioni Amministrative.
2°) Appalto del Dazio. L’assemblea approvò ad unanimità, la relazione letta da
Caramazza Imperia Giuseppe componente il Direttorio ed inviata alla Autorità
Superiore per indire al più presto le elezioni per la costituzione del nuovo
Consiglio Comunale. Alla quasi unanimità approvò l’ordine del giorno presentato
da Narbone Salvatore componente del Direttorio per rimandare la discussione e
la decisione dell’appalto del Dazio alla
nuova Amministrazione Comunale. Nessun incidente.»
Il
contrasto deputati fascisti-federazione provinciale esplodeva in piena estate.
Veniva da Roma per una composizione il segretario nazionale Farinacci. Le note
prefettizie ci ragguagliano mano mano sugli avvenimenti.
20 agosto
1925
«Ieri
questo segretario federale fascista Prof. Paladino telegrafava Segretario
Generale Partito on. Farinacci essersi raggiunto accordo fra deputati e
federazione provinciale fascista. Rammento che on. Farinacci venuto qui scorso
luglio esaminare crisi fascismo provincia incaricava prof. Paladino e on.
Palmisano rivedere situazione alcuni fasci per quali erasi determinato dissidio
fra deputati fascisti da un lato e federazione provinciale fascista e sottoporre conclusioni a qust’ultima.
«Dopo
lunga assenza da qui prof. Paladino durante la quale lavoro revisione appena
iniziato era rimasto sospeso riunivansi ieri mio gabinetto deputati on.
Palmisano Gangitano e Riolo con prof. Paladino e segretario fed. Fascista
Umberto Galatioto per accordo preventivo circa proposte da presentare giorno
stesso federazione prov. Fascista. Mancava on. Abisso che trovasi Trentino. Si
stabilì soprassedere per fascio Licata non sembrando prudente momento attuale
emettere qualsiasi decisione data condizione spirito pubblico locale pei
recenti sanguinosi incidenti; rinviare per ulteriore esame situazione Canicattì
e Cammarata; ratificare elezioni nuovo direttorio Ribera e Siculiana; ratificare costituzione
nuovo fascio Campobello riammettendovi però cessato segretario politico fascio
e cessato segretario sindacati che ne erano stati esplulsi; sciogliere fasci
Cattolica Eraclea e Cianciana rimandandone ricostituzione ad epoca da
stabilire; affidare reggenza triumvirale fascio S. Stefano Quisquina.
«Portate
subito tali proposte assemblea federale furono approvate. Dopo ciò Prof.
Paladino e direttorio provinciale hanno avuto premura spargere subito voce
essersi raggiunto accordo con deputati ritenendo che da decisioni prese sia
uscita rafforzata la posizione in confronto di questi ultimi. Deputati d’altra
parte non intendono affatto che provvedimenti concordati e deliberati possano
risolversi diminuzione loro autorità e influenza. Ho impressione perciò che
accordo sia più che altro apparente e comunque abbia abbia basi assai deboli e
precarie. Basta infatti considerare anzitutto mancato intervento on. Abisso il
più autorevole dei deputati interessati che non avendo conferito alcun mandato
colleghi può aver voluto con sua assenza riservarsi libertà d’azione. Occorre
inoltre notare che per alcune situazioni più importanti e delicate come Licata
e Canicattì essendosi rinviate decisioni rimane sempre aperta via a più o meno
prossime contese. A rafforzare miei dubbi sulla sincerità e solidità acordi sia
poi il fatto che comunicazione telegrafica ad On. Farinacci del raggiunto
accordo è stata fatta a firma soltanto Prog. Paladino e non pure on. Palmisano
mentre ad entrambi on. Farinacci aveva conferito incarico riesame situazioni.
Seguo corso avvenimenti per informare ulteriormente Vostra Eccellenza. Prefetto
Rivelli».
Il 4 settembre partiva dal Ministero per il
Vice Prefetto di Girgenti questo dispaccio telegrafico: «Pregasi comunicare
codesto viceprefetto seguente dispaccio del prefetto titolare comm. Rivelli.
Stop. “Ieri deciso scioglimento
Direttorio Federale et invio commissario straordinario alla Federazione
Fascista. Stop. Nella eventualità provvedimento possa fornire occasione
agitazioni, manifestazioni, concentramenti squadre, violenze contro persone e
beni, occorre prendere d’urgenza tutte necessarie misure perché ciò sia assolutamente
impedito agendo energicamente contro chiunque tentasse farlo senza distinzione
persone et partito. Stop. Occorre anche vigilare severamente et impedire che
persone specie le più turbolente vadano armate senza licenza o che continuino a
godere di questa qualora diventate indegne e costituiscano pericolo ordine
pubblico. Stop. Vigilanza autorotà P.S. deve principalmente e più efficacemente
svolgersi dove più forti e più acri si agitano contese fasciste e dove maggiore
influenza esercitano i capi dissidenti. Stop. Prego perciò V.S. prendere subito
accordi con Questore e con comandanti divisioni arma anche prima mio ritorno
costà predisponendo opportuno piano vigilanza. Stop. All’uopo Ministero su mia
richiesta ha disposto invio costà altri cento carabinieri. Stop. Domani Sabato
giungeranno Girgenti onorevoli Riolo e Palmisano. Prego disporre servizio
vigilanza tutela”.»
Una lunga
relazione dei carabinieri di Campobello di Licata, che il vice prefetto
Giordano manda in copia l’11 settembre 1925, chiarisce il clima turbolento che
si era determinato tra le fazioni fasciste agrigentine.
«Con riferimento alla nota
sopraindicata pregiomi trascrivere qui di seguito quanto mi comunica la locale
divisione interna de CC.RR.:
«Con
riferimento al foglio controdistinto si partecipa che da verifiche praticate in
Campobello di Licata dal Capitano Coppaloni Sig. Pietro Comandante la locale
Compagnia Esterna è risultato quanto segue:
«L’attuale
Direttorio fascista di Campobello di Licata si compone di individui taluni dei
quali sino al 21 giugno 1924 non erano inscritti al partito fascista, e altri,
pur essendo ex combattenti, costituirono e diressero la Società “Per la Patria
e per il Re” emanazione legittima dell’ “Italia Libera” che fu sciolta per
decreto Prefettizio del 6 gennaio 1925 perché formata da elementi sovvertitori
dell’ordine pubblico e di idee strettamente antifasciste.
«Il
Direttorio stesso è stato creato dal Professore Paladini in seguito allo
scioglimento di altro Direttorio contro il volere concorde dei quattro Deputati
della Provincia.
«Alcuni
dei componenti il Direttorio predetto fra cui il segretario politico Dott.
Cammarata Costantino perché ritenuti professanti idee antinazionali, e
designati dalla voce pubblica quali detentori abusivi di armi da fuoco,
subirono il sei gennaio del corrente anno, perquisizioni domiciliari eseguite
dai militari dell’Arma e dal Funzionario di P.S.; come risulta dal verbale n.°
3 in data 6 gennaio 1925 della Stazione di Campobello.
«Lo
stesso Direttorio del Fascio che conta circa 120 nuovi iscritti su una
popolazione di oltre 18.000 abitanti cerca con ogni mezzo di potere aumentare
il proprio prestigio e la propria autorità e vorrebbe per raggiungere tale
scopo, avere dall’Arma locale incondizionato appoggio e completa dedizione
mentre al contrario l’Arma di Campobello e per essa il Maresciallo d’Alloggio
Maggiore Burati Crescenzo si mantiene molto indipendente ed obiettivo e gode la
piena fiducia dei deputati fascisti della Provincia.
«Il
Burati per la sua opera prestata in Campobello fu encomiato dal Comando
Generale dell’Arma. Al Maresciallo Burati si fanno i seguenti addebiti:
1°)
Di amicizia intima con l’ex segretario politico al quale il Burati avrebbe
fatto apertamente dichiarazione di devozione incondizionata e promesse di
ausilio.
«Il
Maresciallo Burati giunse a Campobello di Licata nel novembre 1924. Reggeva in
quell’epoca il fascio il Comm. Dott. Curatolo Medico Condotto uomo superiore ad
ogni sospetto. [...]
«2°)
Di esersi opposto in ogni occasione che i fascisti cantassero inni fascisti e
per sino di aver vietato che la musica suonasse detti inni. [...]
«I
fascisti dissidenti di campobello, secondo dichiarazione del predetto
Direttorio, sono due: il Dott. Curatolo suddetto e suo nipote Sammarco,
entrambi fatti espellere dal partito per opera dell’attuale Direttorio.
«Dopo
la loro esplulsione si astennero dal prendere parte attiva alla vita pubblica
del paese. Non si comprende quindi in che consista l’atteggiamento tollerante
dell’Arma [...] Ma per meglio prospettare il caos che regna nel Direttorio di
Campobello, si fa presente che il suddetto Rag. Sammarco sebbene espulso dal
partito, è tuttora capo manipolo della M.V.S.N.
«3°)
Di acquiescenza per fatti verificatisi in Campobello il 23 giugno 1925.
«Il
23 giugno 1925 ebbero luogo in Campobello di Licata le elezioni del nuovo
Direttorio. L’avvocato Galatioto fratello di un membro dell’attuale Direttorio,
simpatizzante fascista designato dal
dott. Cammarata come colui il quale avrebbe potuto obiettivamente sul
comportamento del Maresciallo Burati così ha raccontato i fatti:
«””Il
Maresciallo Burati [..] comprese con rara avvedutezza la vera situazione
dell’ordine pubblico in Campobello. [..]Verso sera di detto giorno man mano che
si veniva a conoscenza dell’esito delle elezioni, gli animi degli appartenenti
alle due tendenze in lotta andavano eccitandosi. Ad un certo punto, quattro o
cinque individui usciti dalla casa del rag. Sammarco situata nei pressi della
sala della votazione, attreversarono in atto spavaldo e di sfida quella piazza
XX Settembre gremita di gente [..]””
«Per
gli spari avvenuti il giorno seguente il Burati non era presente perché
ammalato in Caserma; ma l’autore di tali spari identificato per certo Carneci
Carmelo fascista, venne arrestato come risulta dal verbale n.° 71 del 25 giugno
della Stazione di Campobello.
«Per
gli spari verificatisi i giorni successivi (si sparò solo il giorno 28)
l’autore, identificato per certo Cassaro Carmelo, datosi alla latitanza, venne
denunciato all’Autorità Giudiziaria come risulta dal verbale n.° 72 del 29
giugno della Stazione di Campobello.
«4°)
Arresto del Maresciallo dei CC.RR. in pensione Sansone Giovanni in seguito ai
disordini avvenuti il 6 luglio.
«
.. verso le ore 21 del 6 luglio […]
nella piazza XX Settembre e precisamente davanti la Sezione Fascista si era
inscenata una dimostrazione ostile contro quel Commissario Prefettizio, Cav.
Crisafulli [..] Certo Sansose Giovanni fu Giuseppe di anni 55 Maresciallo
dell’Arma in congedo, con le mani in alto e gesticolando in atto minaccioso [si
rivolse in malo modo] al maresciallo Burati ... Ad assembramento sciolto .. Il
Sansoni .. venne invitato .. in casermadove fu dichiarato in arresto. [..]
Durante la stessa notte l’arrestato venne tradotto al carcere mandamentale di Ravanusa, per evitare
che l’indomani si tentasse, come era stato progettato qualche atto incolsulto
da parte dei fascisti per liberare il Sansone. [..]
«5°)
di avere elevato contravvenzione ai fascisti il 4 agosto 1925.
«[..]
il 4 agosto u.s. verso le ore 24 circa una quarantina di individui con canti e
schiamazzi, suonando anche chitarre e mandolini disturbavano in quella Via V.
Emanuele la quiete pubblica. [...] Il maresciallo [..] riusci a fermarne sette
ed a perquisirli: uno di questi certo Alaimo Cristoforo fascista tesserato,
venne trovaro in possesso di una rivoltella senza licenza, per cui fu arrestato
[..]»
I fatti
non sono lievi ma non tali da spiegare il pandemonio che determinarono. C’era,
certo, alla base, una strumentalizzazione politica. I deputati facevano fronte
comune. Il Paladino è figura opaca per contrastare l’abilità di un Abisso. Il
Galatioto non dovette rifulgere per acume tattico. Avere contro il prefetto si
dimostrò, per lui e la sua congrega, esiziale. In ogni caso, il fascismo
cominciava davvero a mostrare il suo volto duro. E l’ordine pubblico cominciava
a guadagnarci. Comunque la si pensi.
Il 16
settembre il prefetto Rivelli aveva partita vinta. Era arrivato ad Agrigento
nientemeno che Achille Starace. «On. Starace - informa - giunto qui il 13
corrente quale inviato straordinario della Direzione del Partito Fascista
presso questa disciolta Federazione provinciale fascista, dopo esaminata
situazione, ha, con determinazione odierna, stabilito sciogliere tutti i fasci
della provincia, riservandosi incaricare appositi fiduciari ricomposizione a
suo tempo fasci medesimi.
«Provvedimento
improntato opportunissimo senso serenità obiettività ha riscosso applauso
generale ed è stato accolto assai favorevolmente da popolazione che da esso
trae motivo ritorno desiderata tranquillità intera provincia e nobile sprone
rafforzamento locali energie fasciste in guisa da assicurare al Governo
Nazionale il più largo consenso e la più incondizionata e disciplinata devozione.»
E l’on.
Starace è proprio un duro. Gongola il prefetto telegrafando il 18 seguente:
«On. Starace commissario straordinario questa federazione provinciale fascista
con provvedimento ieri ha sciolto tutti
fasci questa provincia ordinando segretari politici sezioni portare presso sede
federazione stessa chiavi dei locali. Provveduto tutela ordine pubblico
esecuzione ordine suddetto commissario.»
Dobbiamo
sempre al Rivelli la cronistoria del frenetico operare di Starace ad Agrigento.
Il 13 novembre 1925 il prefetto così ragguaglia il ministero: «On. Starace
Commissario straordinario questa federazione fascista, ha radunato qui dieci
corrente fiduciari da lui nominati per ricostituzione fasci provincia,
impartendo loro precise nobilissime istruzioni per tale lavoro destinato ridare
lustro decoro e solidità al fascismo provincia
che opera insana disciolto direttorio aveva traviato con meschine
interessate competizioni. Erano presenti anche 4 deputati fascisti provincia
On. Abisso, Gangitano, Palmisano e Riolo.
«Iscrizioni
nuovi fasci incominciano oggi e termineranno 20 corrente. Congresso Federale
per nomina Direttorio provinciale prevedesi possa avere luogo entro primi mesi
dicembre.
«Avviata
così a felice brillante sistemazione mercè opera impareggiabile ferma ed
accorta On. Starace politica fascista provinciale si è riconosciuta d’accordo
con me possibilità addivenire a breve scadenza ed a gradi, ricostruzione Amm.ni
Comunali rette da commissari attualmente in n.° 23 cominciando da questa città
e altri centri importanti su cui riservomi a parte relative specifiche
proposte.»
Il
prefetto di Agrigento, a fine novembre 1925 (Telegramma del 29/11/1925) opera
ormai in piena sintonia col regime: sono le vicende delle sezioni fasciste ad
interessarlo e sono queste ad interessare il Ministero degli Interni. «Oggi
hanno avuto luogo - telegrafa il Rivelli -
elezioni direttori sezioni fasciste in tutta provincia. Da notizie
finora pervenute da parecchi comuni ovunque è riuscita lista propugnata da
fiduciari del commissario straordinario federazione provinciale On. Starace.»
Il 2
dicembre successivo, il prefetto ritorna sull’argomento con una relazione
alquanto più dettagliata. Vi fa capolino anche l’on. La Loggia. Il suo destino
politico viene qui marcato come l’ultimo atto. La fine dell’importante uomo
politico di Agrigento è inappellabilmente segnata.
«Ieri
segretari politici dei 42 fasci provincia, riuniti sede Federazione Provinciale
Fascista hanno telegrafato On. Farinacci formulando unanime voto sia ritardata convocazione congresso
Provinciale per lasciare direzione Fascismo Provincia On.le Starace, fino
esaurimento elezioni ricostituzione Consigli Comunali e Provinciali ed
esprimendo unanime plauso per rifiuto opposto da Direzione Partito ingresso
On.le La Loggia stop Entrambe manifestazioni
rispondono alto criterio interesse politico provincia e incontrano
perciò mio pieno consenso. Ricostituzione normale rappresentanza provincia e
rimanente diciotto comuni retti da Commissari potrebbe infatti aver luogo entro
gennaio e febbraio prossimi essendosi oramai mercé validissimo contributo On.le
Starace sistemata e chiarita situazione politica provincia ed è quindi
opportuno che anche nel periodo conclusivo della situazione amministrativa non
manchi prezioso concorso opera sua stop Ostilità poi così vibratamente espressa
da tutti Segretari Politici dei Fasci riguardo On.le La Loggia avvalorano
segnalazioni fatte a Vostra Eccellenza miei telegrammi 12 e 22 novembre n. 916
e 935 circa discredito cui detto
Deputato è caduto questa provincia e conseguenze .... che deriverebbero da
eventuale convalidazione sua elezione. Ossequi, prefetto Rivelli.»
Il
Galatioto che aveva retto il fascismo provinciale per vario tempo è orami alle
corde. Ha un sapore patetico questa corrispondenza che il prefetto Rivelli ha
col Ministero sulla definitiva scomparsa dalla scena politica del fascista
della prima ora di Ravanusa.
«Per
doverosa notizia - esordisce un telegramma prefettizio del 17 novembre 1925 -
pregiomi significare a codesto on. Ministero che ore 21,10 corrente in Ravanusa
allo arrivo dell’Avv. Sillitti Alfredo e Cav. Gallo Vito quali designati per la
reggenza di quel fascio, venne improvvisata imponente manifestazione da parte
dei nuovi fascisti al grido di viva S.E. Mussolini. Il corteo si diresse sede
fascio inneggiando agli ospiti suddetti, a S.E. Mussolini, all’on. Gangitano ed
a tutti i deputati fascisti. Nella sede pronunciarono brevi discorsi occasione
Avv. Stillitti, Cav. Gallo ed il Dott. Attanasio Salvatore, ringraziando i
convenuti e innegiando alle glorie del fascismo e del suo Duce. Poco dopo
corteo si sciolse senza nessun incidente.»
Qualche
giorno dopo, il 23 novembre, il prefetto s’interessa per l’ultima volta del
Galatioto. «Ore 15,30 ieri - telegrafa - in Ravanusa Galatioto Girolamo ex
segretario politico federazione provinciale fascista, Sindaco Vizzini ed altri
deridevano aversari. Intervento funzionario sicurezza ivi in missione arma e
militi nazionali furono allontanati. Contegno medesimi provocò risentimento popolazione
e per subitanea reazione formossi imponente manifestazione che percorse vie
principali inneggiando Re e Duce. Dopo brevi parole maggiori esponenti fascismo
quel comune, dimostranti si diressero verso Municipio con intendimenti ostili
quella amministrazione comunale; per opera però del funzionario sicurezza e
della commissione reggenza nuovo fascio, manifestazione si sciolse senza
incidenti. Per evitare turbamento ordine pubblico ho inviato colà 20
carabinieri rinforzo, giusta richiesta quel funzionario al quale ho rinnovato
tassative energiche disposizioni procedere senza riguardo carico perturbatori
ordine pubblico. Giacché poi permanenza a atteggiamento provocatori
amministrazione comunale causa principale dell’agitazione che minaccia turbamento
ordine pubblico e amministrazione stessa, è oramai divenuta invisa maggioranza
popolazione, con decreto odierno ho sospeso per urgenti motivi di ordine pubblico consiglio inviando
qual commissario prefettizio il commissario di P.S. Dr. Montalbano Edvige e
riservomi proposta scioglimento.»
La fine ella democrazia liberale ad Agrigento
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