Metti che un bel giorno mi viene colui che tanto ha detto per prendere un paese che volava a mille e farlo commissariare perché così aveva senso il non senso di un congiurante paese loquace dalla progenie giovanile tutta agghindata di coppole storte, quando la mafia non esiste più sin dai tempi di un certo prefetto Mori;
metti che persino i giudici di Agrigento hanno dovuto condannare alle spese un Viminale intero per avere diffamato due illibati o come ora si dice intemerati cittadini racalmutesi;
metti che per disperazione una certa prefettura di diomede aveva individuato costoro come improbabili infiltrati mafiosi;
metti che con codesti commissari si sia bloccato il processo virtuoso di un paese che sale alle stelle del benessere economico a scorno delle solite statistiche trilussiane, piatto forte dei locupletantisi pennaioli dell'antimafia;
metti una personalità di grande spessore etico e politico e di inattaccabile moralità amministrativa quale il dottore Salvatore Sardo venga costretto a fare un passo indietro da certi pluridenunciati e forse condannati foraggiati dall'Aima;
metti che il dottore Sardo nessuna responsabilità ha ammesso per il semplice fatto che nessuna responsabilità condannevole gli si poteva addossare per tutta una documentazione mirabilmente esposta in una lettera aperta che ovviamente chi è aduso ad inventarsi false realtà romanzesche non ha letto;
metti che è tutta una fole di comodo che vi possano allignare a Racalmuto manichei spartiacque tra partiti di qua e antipartiti di là a meno che partiti o antipartiti siano certe cosche confindustriali a dimensione sicula o certe cooperative ravennati subappaltanti di ben note realtà, o gli Ivan di qua o gli Antonelli di là;
metti questo e ben altro, quello che non posso accettare è che mi si vengano a rompere i timpani con ciance ormai desuete e antiquate.
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