Ai miei cari compaesani, tartassati dal sindaco Messana e dintorni a titolo di TARSU dovuta in una decaduta preistoria ed ammontante a 16 milioni di euro aggiuntivi.
CARISSIMI MIEI COMPAESANI RACALMUTESI
IO L'INTERROGAZIOE PARLAMENTARE L'AVEVO BELLA e scritta: solo che con la scusa che i parlamentari erano tutti impegnati nei comizi elettorali non si riuscì a farla presentare. Oggi ho persino litigato e di brutto con un mio sodale (veramente del SEL)-
La mia strategia era: presentata in segreteria del parlamento la bozza firmata, si andava più che dal Ministro ad un qualsiasi sottosegretario degli Interni. Avevamo ragioni tali per chiedere ed ottenere un atto di resipiscenza ministeriale, e quindila revoca del commissariamento dell'amministrazione comunale di Racalmuto. Già il ministero fu condannato alle spese per l'indebita sanzione dell'incandidabilità di due onestissimi consiglieri comunali.
Ma lasciando da parte il passato, ho ripreso quel testo, l’ho leggermente modificato. Vi ho aggiunta quella che sarebbe una grande farsa se non fosse una esiziale tragedia e cioè la tassazione dell’intero paese a titolo di TARSI pretermessa. Quindi la sottopongo alla forze politiche per sensibilizzarle e spingerle, fattane la doverosa riletura, ad una più cogente interrogazione parlamentare e regionale. Avrò qualche successo? Se non mi sostenete, sicuramente no!
BOZZA DI INTERROGAZIONE PARLAMENTARE
Si chiede …
per sapere
Al PRESIDENTE DEL
CONSIGLIO;
Al MINISTRO
DELL'ECONOMIA;
AL MINISTRO DEGLI
INTERNI;
AL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA.
Non può certo
negarsi che una decina di anni fa Racalmuto fu teatro di sanguinose faide
mafiose;
che morti e vittime
anche innocenti furono seminati sulla principale piazza del paese,
che fioccarono esemplari
ergastoli;
che vi fu un
rigurgito mafioso che si concluse con successi esemplari delle forze
dell’ordine cui va tributato un riconoscente plauso.
Tuttavia, passata
quella tragica nottata, Racalmuto, le forze migliori, quasi totalitarie di
Racalmuto, risorsero alla vita civile, a democratica compostezza, a laboriosità
ammirevole:
aperti alberghi,
incrementato il turismo, dilatati gli sforzi culturali, dotato il paese di
strutture museali, biblioteche, iniziative umanitarie perspicue – e si possono
persino citare i successi di inconsueti caffè letterari - pubblicate ricerche
storiche pregevoli, atteso tutto ciò sembrò che una novella stagione di
splendori sociali, civili, turistici stesse per aprirsi.
Senonché le
pubbliche autorità invece di sostenere siffatti fenomeni virtuosi si protesero
a martellare interventi di rigore, a modulare inchieste giudiziarie che dopo
decenni stanno lì a languire per fragilità delle accuse ipotizzate, per
sfoltimento in sede istruttoria delle incriminazioni e delle individuazioni di
sospetti rei.
Una inchiesta su un
cosiddetto intreccio denominato “giochi di potere” resta ancora da dipanare;
e frattanto almeno
un albergo essenziale per lo sviluppo turistico rimane esizialmente bloccato
per evanescenza delle formulate censure penali e amministrative, dato che non
si possono in alcun modo sospettare di mafiosità i titolari, onorabilissimi
cittadini racalmutesi.
Appena incriminato
un assessore per reati che nulla avevano a che fare con i crimini contro la
pubblica amministrazione, questi si dimette; appena il sindaco viene iscritto
nel libro degli indagati, rassegna le dimissioni anche se subito dopo
prosciolto dopo sostanziale derubricazione.
Nonostante ciò, gli
organi di controllo commissariano il comune per la carica sindacale e
protraggono il provvedimento per oltre un anno, lasciando dispendiosamente per
eguale tempo una triade di ispettori, e quindi procedono a uno scioglimento per
infiltrazioni mafiose che è durato sino alla primavera scorsa con riflessi
negativi sulla economia locale.
Racalmuto frattanto
scade economicamente: un regresso demografico verticale segna la stagnazione di
iniziative lavorative ed occupazionali; l’erosione di un lungo periodo di
risparmi per rimesse degli emigranti essicca le fonti di liquidità di seconda
istanza; una incipiente industrializzazione legata allo sfruttamento delle
risorse minerarie si blocca; la massa pensionistica si rastrema per le recenti
riforme del settore: si calcola che a fronte dei trenta milioni di euro
occorrenti ogni anno per le spese delle famiglie le entrate correnti non
superano i 12 milioni di euro secondo studi di specialisti d’origine
racalmutese che ne hanno fatto pubblicazioni informatiche.
L’intervento
pubblico si rendeva sempre più pressante, la riluttanza burocratica dei
pubblici amministratori non più scelti dal popolo ma imposti da Roma non è più
un vacuo motivo polemico ma una indubbia e perniciosa concausa della
ineludibile stagnazione prima e regressione economica dopo.
In un anno abbiamo
una indiscriminata applicazione di sanzioni per pretese omissioni di denunce
catastali; si pensi che si è arrivati ad affiggere nell’Albo Pretorio la
censura per un vecchio arciprete morto da trent’anni:
L’omissione dei
connessi proventi in bilancio comunale ha eluso risultati atti a riequilibrare
le cedenze di bilancio e non si sono quindi evitati massimali tariffari ed
impositivi (si pensi all’IMU).
La conseguente
applicazione dei coefficienti massimi per l’IMU sta spingendo a vendere specie
gli emigranti racalmutesi che mantenevano la casa avita solo per ragioni
affettive e ciò ha determinato, sia pure come concausa, il crollo del mercato
immobiliare racalmutese;
Congiuntamente si è
avuta una stangata non sopportabile per il riparto di una TARSU inquinata dalla
lievitazione oltre misura del costo del servizio ceduto ad una azionaria di cui
il comune ha sottoscritto una partecipazione; si lamenta una mala gestio da
liquidazione volontaria per il momento; solo che a ridosso di tale liquidazione
si è applicata una criticatissima ricerca di fonti contributive retrocesse
addirittura all’ultra decaduto 2006; così sulla disastrata economia racalmutese
è scesa la mannaia di un ulteriore prelievo di oltre un milione di euro.
Ma non bastò. Per
pressioni di magistrati della corte dei conti palermitani, che stanno
addossando al nuovo sindaco le omissioni in bilanci di precorsi costi invero
molto opinabili, non si riesce a far ragionare la subentrata Amministrazione
Comuale. Sine titulo, senza un regolamento , procedendo a rigonfiare i precorsi
costi della raccolta dei rifiuti soldi urbani, travalicando i termini
quinquennali di decadenza, retrodatando visure
catastali del 2014 persino a sette anni
fa, l’Amministrazine si produce in una esosa quanto indebita pretesa di
tasse chiamate Tarsu per un paio di milioni annui per il quadriennio 2008-2011 per salire a 3,5
milioni per il 2012 e quindi per 5 milioni di euro per il 2013. Illegittimo, vietato, abusivo il criterio di
mantenere costanti le tariffe annue pur dichiarando che si tratterebbe di una
estensione dell’aria tassabile in quanto ritenuta produttiva di rifiuti di
oltre 230.000 mq., gravante su una
compagine di presunti evasori di oltre 1.700 capi-famiglia, come dire che il 90%
dei nuclei familiari racalmutesi sarebbe criminalmente gente dedita ad evasione
totale. Ma ciò è eviente il frutto di un maldestro recupero di tasse pregresse
che risulta decisamente fallace e improbabile.
Tutto ciò premesso,
si chiede:
quali riscontri in
sede ministeriale sono stati effettuati per appurare fatti e gestioni non
pertinenti;
perché dopo la
notoria condanna del Ministero degli Interni alle spese per avere considerato
incandidabili in quanto infiltrati mafiosi persone integerrime e totalmente
irreprensibili non si è proceduto ad una revoca del provvedimento di
commissariamento del Comune di Racalmuto, non potendosi certo ancora sostenere
accuse del genere sol perché qualche dubbio può rimanere su due componenti che
da tempo non facevano più parte dell’amministrazione ed essendo risibile la
pretesa di considerare infiltrati mafiosi giovani irreprensibili, uno perché
già fidanzato di una integerrima ragazza con il solo torto di appartenere a una
famiglia nel cui ambito si registrano ergastolani peraltro da tempo fuori da
ogni influenza mafiosa sul paese per astrettezze a carceri in regime di 41 bis
e l’altra sol perché figlia di un defunto signore che solo certa stampa
scandalistica vuole “capo mafia”, peraltro con fedina penale pulita almeno da
quarant’anni.
Se si è accertato
qualcosa di anomalo sulla applicazione retroattiva della tarsu a Racalmuto, che
opinione pubblica, stampa e organizzazioni no-profit stanno martellando perché
la reputano iniqua, indebita, illegittima, gravosa.
In campo più
generale si chiede cosa si intende fare per restituire Racalmuto alla meritata
regolarità politica ed amministrativa.
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