domenica 3 marzo 2013

Lettera aperta ad un compaesano importante- giornalista e scrittore


Gentilissimo signor Felice Cavallaro

Ho letto il suo “costruiamo insieme le nuove stagioni”, Buttafuoco – come lei ben sa – con mossa davvero infelice la vuole PODESTA’ unico di questo mio diletto Racalmuto, né Regalpetra né paese di Sciascia né paese della mafia ne ora CITTA’ di Sciascia – per quel che ne ebbe a scrivere sul Foglio di Ferrara, MALGRADOTUTTO la premia concedendole quasi tutto intero lo spazio di fondo (sia pure del solo secondo numero dei primi tre quarti di questo per me piuttosto felice anno di vita racalmutese), la televisione criptocomunista la invita a spiegare agli italiani che cosa è mafia, altri ed altri ancora ha fatto di lei un baluardo della stampa persecutrice della criminalità organizzata, la ministra degli Interni la ritiene degno di confidenziale fiducia per le cose di Racalmuto e naturalmente interprete autorevole del titanico e imperturbabile atteggiamento di Sciascia nella lotta a Cosa Nostra ed anche agli STIDDARA. E le crede tanto da confidarle che se prende il provvedimento che ha preso – improvvidamente, sottolineiamo noi – l’ha preso “con animo turbato, pensando a Sciascia, ovviamente, alla Fondazione che porta il nome dello scrittore, al teatro che fu presieduto da Andrea Camilleri, forse anche a fermenti culturali come il gruppo di “Malgrado Tutto” ed altre voci come i siti “Regalpetra Libera” o “Castrum Racalmuto Domani” capaci se pure ad intermittenza, di accendere curiosità ed attenzioni da quest’angolo siciliano che con buona dose di autoironia provammo un tempo a proporre come ‘il paese della Ragione’ ”.

Davvero il Ministro in gonnella Cancellieri ha tempo e voglia di sciupare le sue poche ore di sonno per queste inezie racalmutesi? Se è così, complimenti e complimenti ancora signor grandissimo felice giornalista!

Povera Cancelleri, che apparve tanto turbata e sconcertata quando venne a Racalmuto per fare la visita imposta e furbescamente estorta delle cosiddette “sette chiese” per come sardonicamente chiosava un blog da me ideato denominato ed introdotto in ambienti solo a me – immodestia a parte – consentiti (blog invero estortomi con insolenti e perentori BASTA e defluito verso le ricette della ‘zza  RURU’ che chissà a chi interessano).

Povera Cancelleri che doveva andare nel altro fomite di indiscutibile cultura quale è l’occiduo circolo dei vecchi galantuomini (tra i quali si annoveravano tutti i membri della sua aulica famiglia, signor Cavallaro, che però si sono volatilizzazti, pare, per non accollarsi l’onere del gravoso ‘mensile’, meno lei per le ragioni che ben sa) ed invece si limitò ad una nicodemica “taliata” credo a motivo di una interdicibile “pipì” che allora adducevo nel sito che lei cita e che fece ridere mezza Italia.

Povera Cancelleri che dovette dare lustro ad una “affondazione” chiusa, neghittosa, “una cattedrale nel deserto” ebbe a scrivere il suo bleso collega GIORDANO. Per sommo dell’ironia ora quei “missi” della Ministra chiedono il rendiconto finanziario che nessuno si azzarderà a dare (so di un mio collega che, per fare il doveroso controllo come sindaco, chiese ed ottenne un pantagruelico rimborso spese).  

Povera Cancelleri che mentre era indotta a considerare “fermento culturale” il blog di Scimè, la sua fiduciaria al Tramonto (cacciata via secondo me) ne vitupera forme e contenuto arrivando ad usare lemmi come “VOMITEVOLE” che il suo MalgradoTutto echeggia persino nel titolo dell’esclusiva intervista senza diritto di replica.

Povera Cancelleri che crede in un Camilleri un tutt’uno con il Regina Margherita ignara di disdicevoli inconvenienti che il spinsero il giallista di Porto Empedocle ad un fugone donnabbondesco  (sempre secondo me, ovviamente).

E’ domenica, domani debbo partire e non ho tempo (ma forse voglia di continuare). In Banca d’Italia si aveva l’obbligo di chiudere in stile burocratico: nel pregare di scusare l’occorso, si ringrazia e si porgono distinti ossequi.

Calogero Taverna

 

 

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