Aspetto che si aprano le camere per spingere qualche deputato
o senatore, ancora sensibile alle sorti del paese di Sciascia o di Regalpetra
per non dire Racalmuto, a presentare una qualche interrogazione che possa recepire
questo testo e così vedere se a Roma si è in grado di dare una drittata alle autorità
regionali, provinciali e soprattutto comunali propiziatrice di un superamento del dissennato amministrare di
questo nostro splendido e intemerato LUOGO NATIO . Ultima piacevolezza: un
milione di euro di debiti fuori bilancio. Detta così la notizia sembra o una
follia o il solito millantato credito
del solito blog social-popolare. Una qualche interrogazione consiliare di nove
anni fa ne dà invece la cifra tecnico-contabile e gli estremi di una condotta
antidoverosa giammai percetta dalle autorità di settore.
Al PRESIDENTE DEL CONSIGLIO;
Al MINISTRO DELL?ECONOMIA;
AL MINISTRO DEGLI INTERNI;
AL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA
AL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA
Non può certo negarsi che una decina di anni fa Racalmuto fu
teatro di sanguinose faide mafiose;
che morti e vittime anche innocenti furono seminati sulla
principale pazza del paese,
che fioccarono esemplari ergastoli;
che vi fu un rigurgito
mafioso che si concluse con successi esemplari delle forze dell’ordine cui va
tributato un riconoscente plauso.
Tuttavia, passata quella tragica nottata, Racalmuto, le forze
migliori, quasi totalitarie di Racalmuto, risorsero alla vita civile, a
democratica compostezza, a laboriosità ammirevole:
aperti alberghi, incrementato il turismo, dilatati gli sforzi
culturali, dotato il paese di strutture museali, biblioteche, iniziative
umanitarie perspicue – e si possono persino citare i successi di
inconsueti caffè letterari - pubblicate
ricerche storiche pregevoli, atteso tutto ciò sembrò che una novella stagione
di splendori sociali, civili, turistici stesse per aprirsi.
Senonché le pubbliche autorità invece di sostenere siffatti fenomeni virtuosi si protesero a
martellare interventi di rigore, a modulare inchieste giudiziarie che dopo
decenni stanno lì a languire per fragilità delle accuse ipotizzate, per
sfoltimento in sede istruttoria delle incriminazioni e delle individuazioni di
sospetti rei.
Una inchiesta su un cosiddetto intreccio denominato “giochi
di potere” resta ancora da dipanare;
e frattanto almeno un albergo essenziale per lo sviluppo
turistico rimane esizialmente bloccato
per evanescenza delle formulate censure penali e amministrative, dato che non
si possono non in alcun modo sospettare di mafiosità i titolari, onorabilissimi
cittadini racalmutesi.
Appena incriminato un assessore per reati che nulla avevano a
che fare con i crimini contro la pubblica amministrazione, questi si dimette;
appena il sindaco viene iscritto nel libro degli indagati, rassegna le
dimissioni anche se subito dopo prosciolto dopo sostanziale derubricazione.
Nonostante, gli organi di controllo commissariano il
comune prima per la carica sindacale e protraggono il provvedimento per oltre un anno, lasciando dispendiosamente per eguale
tempo una triade di ispettori, e dopo
procedeno a uno scioglimento per infiltrazioni mafiose che perdura tuttora con
riflessi negativi sulla economia locale.
Racalmuto frattanto scade economicamente: un regresso
demografico verticale segna la stagnazione di iniziative lavorative ed
occupazionali; l’erosione di un lungo
periodo di risparmi per rimesse degli emigranti essicca le fonti di liquidità
di seconda istanza; una incipiente industrializzazione legata allo sfruttamento
delle risorse minerarie si blocca; la massa pensionistica si rastrema per le
recenti riforme del settore: si calcola che a fronte dei trenta milioni di euro
occorrenti ogni anno per le spese delle famiglie le entrate correnti non
superano i 12 milioni di euro secondo studi di specialisti d’origine raalmutese
che ne hanno fatto pubblicazioni informatiche.
L’intervento pubblico si rendeva sempre più pressante, la
riluttanza burocratica dei pubblici amministratori non più scelti dal popolo ma
imposti da Roma non è più un vacuo motivo polemico ma una indubbia e perniciosa
concausa della ineludibile stagnazione prima e regressione economica dopo.
In un anno abbiamo una indiscriminata applicazione di
sanzioni per pretese omissioni di denunce catastali; si pensi che si è arrivati
ad affiggere nell’Albo Pretorio la censura per un vecchio arciprete morto da
trent’anni:
L’omissione dei connessi proventi in bilancio comunale ha
eluso risultati atti a riequilibrare le cedenze di bilancio e non so sono
quindi evitati massimali tariffari ed impositivi (si pensi all’IMU).
La conseguente applicazione dei coefficienti massimi per
l’IMU sta spingendo a vendere specie gli
emigranti racalmutesi che mantenevano la casa avita solo per ragioni affettive
e ciò ha determinato, sia pure come concausa, il crollo del mercato immobiliare
racalmutese;
Congiuntamente si è avuta una stangata non sopportabile per
il riparto di una TARSU inquinata dalla
lievitazione oltre misura del costo del servizio ceduto ad una azionaria di cui
il comune ha sottoscritto una partecipazione; si lamenta una mala gestio da
liquidazione volontaria per il momento; solo che a ridosso di tale liquidazione
si è applicata una criticatissima ricerca di fonti contributive retrocesse
addirittura all’ultra decaduto2 006; così sulla disastrata economia racalmutese
è scesa la mannaia di un ulteriore prelievo di oltre un milione di euro.
A
tal fine si estrapola dalla pubblicistica informatica del luogo questo appunto.
Recita l'art. 13 del Regolamento del 1996 :"I
soggetti tenuti al pagamento della tassa hanno l'obbligo di presentare al
comune, entro il 20 gennaio successivo all'inizio dell'occupazione o
detenzione, denuncia dei locali ed aree tassabili, redatta su appositi modelli
messi a disposizione dal comune stesso".
Facile chiedersi: come quando e dove il Comune
"ha messo a disposizione ... appositi modelli" che ovviamente
andavano corredati da appositi richiami di legge e di regolamento e via
discorrendo.
Ma in maniera più drastica, il normale interprete così
inquadra l'adempimento di un onere tributario:
a) per chi aveva nel 1996 case tassabili o poteva
avanzare istanza di agevolazioni varie, l'obbligo di denunzia scattava entro il
20 gennaio del 1997; anche ad accordare il 5+1 dopo il 2003 l'ente impositivo
comunale non aveva più titolo, per decorso dei termini di decadenza, a
sanzionare eventuali omissioni o infedeltà di denunzia. L'averlo fatto a fine
dicembre del 2012 non costituisce abuso di potere, condotta antidoverosa di
diversa fattispecie e se fatta per evitare bancarotte varie a banali società
per azioni non stiamo dentro i rigori della recentissima legge anticorruzione?
La tassa (o tariffa esatta per diritto di privativa) è
dovuta per l'anno in corso: quella relativa al 2006 scadeva nel 2011 e quindi
già bella e decaduta. Una postuma pretesa della pubblica amministrazione mi
lascia molto interdetto quanto a regolarità penale oltre che amministrativa.
Certo obblighi di denuncia per successive occupazioni
o detenzioni vanno appurate caso per caso. Da quello che mi risulta siffatti
dati da verificare in relazione all'ACCERTAMENTO sono stati pretermessi.
Una amministrazione saggia e politicamente
responsabile non si limita ad istituire uffici di transito al Comune ma
riconsidera ogni cosa con ponderatezza e competenza e si induce ad un doveroso
e liberatorio atto di autotutela della
pubblica amministrazione, si intende se del caso.
Tutto ciò premesso, si chiede:
quali riscontri in sede
ministeriale sono stati effettuati per appurare fatti e gestioni non
pertinenti;
perché dopo la notoria
condanna del Ministero degli Interni alle spese per avere considerato
incandidabili in quanto infiltrati mafiosi persone integerrime e totalmente
irreprensibili non si è proceduto ad una revoca del provvedimento di
commissariamento del Comune di Racalmuto, non potendosi certo ancora sostenere
accuse del genere sol perché qualche dubbio può rimanere su due componenti che
da tempo non facevano più parte dell’amministrazione ed essendo risibile la
pretesa di considerare infiltrati mafiosi di giovani irreprensibili, uno perché
già fidanzato di una integerrima ragazza con il solo torto di appartenere a una
famiglia nel cui ambito si registrano ergastolani peraltro da tempo fuori da
ogni influenza mafiosa sul paese per astrettezze a carceri in regime di 41 bis
e l’altra sol perché figlia di un defunto signore che solo certa stampa
scandalistica vuole “capo mafia”, peraltro con fedina penale pulita almeno da
quarant’anni.
Se si è accertato
qualcosa di anomalo sulla applicazione retroattiva della tarsu a Racalmuto, che
opinione pubblica, stampa e organizzazioni no-profit stanno martellando perché
la reputano iniqua, indebita, illegittima, gravosa.
In campo più generale
si chiede cosa si intende fare per restituire Racalmuto alla meritata regolarità
politica ed amministrativa.
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