Carissimo Tommaso il marxismo è una cosa (la mia fede), la sinistra è invece una cosa oscena che mi sta su.... gli zebedei: una specie di caffè hag, non agita i nervi, concilia il sonno e non fa male al cuore. Purtroppo in quel caso lì la guerra, ma senza esclusione di colpi, avvenne tra l'on.le compagno Giuseppe D'Alema (il padre di Massimo) e l'on.le compagno Emmanuele Macaluso, all'epoca padrone del PCI. Io ci finii in mezzo perché facevo da una sorta di quinta colonna per l'on. D'Alema. Avevo rivelato che c'era una storia criminal-fascista. Valerio Borghese Junio, quello della X MAS, avena una banchetta in Via Veneto a Roma e l'aveva scialacquata per finanziare il grave tentativo di colpo di Stato attribuito comicamente alla Forestale di Città Ducale. La Banca d'Italia era dovuta intervenire per salvare i cosiddetti depositanti e aveva invitato il nostro quasi concittadino don Michele Sindona ad assorbire la banchetta facendone un prestigioso sportello bancario romano (naturalmente a stretto contatto di gomito con l'IOR). Avvenne che strada facendo tutti i faldoni della compromettente documentazione non arrivarono a Milano. D'accordo con D'Alema che a San Mancuto ove dovetti testimoniare nella inchiesta parlamentare Sindona lui mi faceva domande capziose ed io avrei sciorinato verità esplosive. D'Alema padre cerca di fare la prima domanda; Macaluso, vice presidente, si infuria, mi impedisce di rispondere, blocca irato D'Alema e quel che è peggio dopo non lo ricandida, lasciandolo in pasto a Vitalone, l'uomo di Andreotti. D'Alema padre scappa a Vallo della Lucania. Fa passare la tempesta ma si era talmente afflitto da perdere certe difese immunitarie (capita) e dopo qualche anno muore di tumore. S'invertono le parti. Dopo è Massimo D'Alema il padrone del PCI. Ed Emmanuele viene disintegrato e se ne torna mogio mogio a Palermo ove politicamente vivacchia addirittura fuori dalla SINISTRA. Giudica la cosa come ti pare, ma questa è la verità.
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