17 giugno 19.16.54
ECCO PERCHE’ DIFENDO LA MEMORIA DEL QUESTORE ETTORE MESSANA DA RACALMUTO
Giunto a questa svolta delle mie ricerche sul questore Ettore
Messana, dopo giorni di colloqui con la spumeggiante nipote di questo cerbero
attaccatissimo al suo senso dell’onore, ligio sino all’autocalunnia al più
rigoroso rispetto del dovere, un dovere che magari a me risulta effigie di uno
Stato di polizia qualunque sia la vernice ideologica della travagliata vicenda
politica dell’Italia del XX secolo, giunto qui insomma voglio tracciare le tre
cifre ermeneutiche di questa infamia divenuta domma storico. I tre momenti
sono: la vicenda del 1919 a Riesi, l’avventura di una Lubiana inventata dal
Duce d’accordo con i tedeschi quale “provincia italiana” in cui approdò per il
primo anno il Questore Messana; il tormento della Sicilia dell’AVIS quando
toccò al Messana districarla dalle grinfie degli agrari in collusione con un
Fiorello La Guardia newyorkese; e sarà lui a stroncare il fenomeno del
banditismo dei Giuliano, Pisciotta e Fra Diavolo alias Ferreri. Che il Messana
sia stato tacciato di protagonismo negativo nelle lotte contadine dei tempi di
Nitti in qualità di feroce commissario di pubblica sicurezza noi siam certi che
fu l’effetto indotto delle ire funeste del compagno Li Causi, giustamente
furibondo per l’eccidio – quello di trent’anni dopo – di Portella delle
Ginestre. Ciarla proprio il Casarrubea quando letteralmente scrive, diffamando
– che: “l’eccidio ricorda da vicino quello ordinato da Ettore Messana a Riesi nel
1919”. Un personaggio, un valdese di Riesi, lo storico Salvatore Ferro, nel
1934 raccoglie memorie del suo paese ed ecco invece come ci descrive quei
tristi eventi: “Gli scalmanati ritornando sull’imbrunire entrarono in paese
cantando battendo le mani. Trovandosi in piazza l’Angilella ordinò al popolo di
andarsi ad armare e ritornare. E difatti così fecero. La piazza formicolava di
gente. Ad un certo punto il Tenente e il Delegato di P.S. premerono la mano del
soldato, facendo funzionare lo strumento micidiale. Al crepitio fulminea della
Mitragliatrice seguirono altri colpi di fucile e di revolvers. Il terrore
invase tutti gli animi. Un momento dopo si vide un campo di morti sia in Piazza
che nel Corso: anche i feriti fecero spavento. Nella confusione gli sparatori
fuggirono: inseguiti, fu raggiunto il Tenente al piano del Pozzillo per la via
di Ravanusa e fu freddato. In quella occasione l’ing. Accardi, che si trovava
lungo il Corso, trascinato nel Cortile Golisano, venne pugnalato da mano ignota
e ferito. Il pallore, lo sgomento si leggeva in faccia di tutti, vedendo la
carneficina il sangue che scorreva, raccolti i cadaveri , le famiglie ne
piansero amaramente i figli, i mariti, i parenti. I morti furono 8 e dei feriti
non si seppe il numero.” Lo si accetti, lo si nego codesto racconto, una cosa è
certa come si fa a dire che vi partecipò il Messana? Che fu lui in ogni caso
colui che ne avrebbe “ordinato l’eccidio”? che i morti furono - poi si disse -
in numero di quindici, o di venti? Pare che vi sia stata dopo una inchiesta.
Prima o poi troveremo gli atti di questa inchiesta. Ma una cosa è certa:
nessuna responsabilità, nessun addebito venne fatto al Messana, e non certo per
raccomandazione: non aveva appoggi, non aveva protezioni. Il Messana nel 1919
aveva appena 31 anni e di carriera ne farà, ma dopo . A caldo il Prefetto di
Caltanissetta così, per incidens, ragguaglia l’onorevole Ministero
dell’Interno: “ il 13 corrente, la locale sezione socialista presentava avviso
che l’indomani, domenica, dalle organizzazioni economiche sarebbe stata fatta
una pubblica manifestazione con comizio in onore e per l’escarcerazione
dell’avv. Calì Carmelo, socialista ufficiale, già arrestato quale istigatore
dei noti fatti di Riesi e dimesso dal carcere il 10 andante”. E in questa lunga
relazione da noi rinvenuta nell’Archivio Centrale di Stato altri ed altri
elementi che fanno tanta luce su queste tragiche vicende delle lotte contadine
in Sicilia. Ma un cenno, dico un cenno, che possa coinvolgere l’operato del
questore Messana, allora modesto delegato di PS in forza a Caltanissetta non
c’è. Si dirà che il silenzio nulla prova. Certo, ma non può non provare che
l’eccidio di Riesi “ordinato” dal Messana è solo una infamante superfetazione
del Casarrubea. Il secondo atto riguarda il periodo in cui Messana fu questore
a Lubiana: abbiamo lettere e documenti ove traspare che il questore Messana non
fu colpevole di nulla, dato che addirittura veniva esautorato dall’esercito.
(“ora erano le truppe regolari ad assumere compiti di polizia ad insaputa della
Questura”. Scriverà il Messana. Vds. Lettera del questore Messana al gen. T.
Orlando, comandante della Divisione Granatieri di Sardegna – 04481 del 3/9/1941
IZDG fasc. 656/IV). Nessuna prova, nessun documento, nessuna accusa seria poterono
addurre gli juguslavi titini a guerra persa, per noi, e così nessuno può
infamare il Messana perché quella dei Titini fu solo calunnia che non ebbe
seguito alcuno. Messana fu poi uomo di Stato con De Gasperi. Tutto lo comprova.
Quanto si è ricamato sopra,magari ingigantendo l’invidiuzza di qualche collega
del Messana, è talmente irrisorio che è solo malevolenza volerla ancora
strumentalizzare come la recentissima pubblicistica pervicacemente continua. La
vicenda siciliana degli anni 1945-1947 vede in effetti un Messana in sintonia
con l’on. Aldisio, ed è un abilissimo segugio , poliziotto integerrimo che
sfruttando le confidenze di fra Diavolo poté sbaragliare l’ordito
mafia-banditismo-agrari-agganci e protezioni americane. Abbiamo trovato ampia
documentazione che prova il valore, l’abilità e il modo intemerato di agire del
Messana negli archivi di Stato qui a Roma. Documentazione che pur disponibile
non è stata mai indagata da chi si veste dei panni di censore di un uomo a
totale servizio dello Stato, morto in dignitosa austerità finendo i suoi giorni
addirittura in una casa INGC.
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