18 giugno 17.40.45
Quando leggeremo quello che leggeremo non avremo dubbi nel
ritenere codesto questurino a nome Feliciano Ricciardelli un malevolo
meschinello detrattore, in anonimato, del grande Ettore Messana che dovrebbe
essere stato suo superiore e che certamente non ebbe ad pprezzarlo. Al suo
paese irpino si fu di di manica larga: gli si dedicò una via e si cercò di
santificarlo. Riportiamo giù locandine manifesti e e dicerie elogiative ma non
c'era molto dall'addurre a lode omaggiante. Si disse "uomo giusto".
Un epiteto alquanto singolare per uno che di mestere aveva fatto il poliziotto
di reparto politico decisamente fascista. E redigeva rapporti infamenti di
sospetti e dispetti a base di "corre voce", "si dice",
"non poteva non sapere", " era suo subordinato il vero
malfattore (se poi tale era)" "lo spalleggiava" "forse ne
fu compare" e niente più. Ma proprio niente di più sul suo grande
siperiore l'Ispettore generale della PS il Gr.Uff. Dottore Ettore Messana. E
quando le scrive queste cose, quando ancora modesto funzionarietto di questura,
relagato ad una insignificante periferia, nell'ottobre del 1945, crede che è
giunto il momento di togliersi un sassolino dalla scarpa contro l'invidiato suo
ex Superiore che invece di carriera ne ha già fatta e con onore e per la stima
di un superbo uomo di sìStato, nientemeno l'on. Alcode De Gasperi. E quel
insignificante rapportino finisce obliato e trascurato i mano non autorevole e
ci vuole tutta la malafede di rampanti speculatori dell'antitalianità per
riseumarlo e farne fonte di autorevolissima fede quando scricchiola da tutte
leparte. E ciò è tanto vero che Roma repubblicana e democratica e
indubitabilmente antifascista non vi diede peso alcuno. Del resto non ne aveva:
non un fatto, non una prova, non una certezza. Solo pettegolezzi astiosi di
bassa caserma poliziesca. lunedì 12 settembre 2011 Ricciardelli, l'amico e
collega di Palatucci che finì a Dachau https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghS7wgIJ8SelmWpQ1JeFZnYBiyMXsvlml9dCaBsTvrJ1gIaAoBzk8Q7CtH8aswFe7U2D5sbfra7tmnpy7joMDd0g6PBimRKIVv-kTD4C_6dxxY5fuUUJuisEsIH2DdxSn7Xy8fuqeQgElA/s1600/ricciardelli.jpg
L’Ufficio di Presidenza dell’Associazione Amo Montemarano, in occasione dei 150
anni dell’Unità d’Italia, organizza il convegno dal titolo: “Servire la Patria.
L’Esempio di un Compaesano, un Questore, un uomo Giusto: dott. Feliciano
Ricciardelli”. L’appuntamento è per sabato 17 settembre alle ore 18:00 presso
l’Auditorium dell’Edificio Scolastico di Montemarano. Collega, amico e
confidente di Giovanni Palatucci, Feliciano Ricciardelli fu capo dell’Ufficio
Politico della Questura di Trieste mentre Palatucci era capo dell’Ufficio
Stranieri della Questura di Fiume. Collaborò con quest’ultimo per mettere in
salvo centinaia di perseguitati dal regime. Fu arrestato e deportato nel campo
di concentramento di Dachau da cui riuscì a salvarsi. La manifestazione trae
spunto dal libro “Capuozzo accontenta questo ragazzo. La vita di Giovanni
Palatucci” di Angelo Picariello che considera Ricciardelli «...un eroe più
anziano ed esperto, mosso dalle stesse motivazioni umanitarie e cristiane. Con
lui più volte si confronta sul come muoversi per il bene di questi
perseguitati, aggirando le leggi e i controlli dei superiori più
intransigenti…». Attraverso l’esempio del Montemaranese Ricciardelli si
celebreranno i 150 anni dell’unità d’Italia evidenziando il ruolo di chi, con
la propria opera, ha reso grande la nazione. I partecipanti rifletteranno anche
su cosa significhi, oggi, servire la Patria nei suoi vari aspetti. Al dibattito
interverranno, oltre al Presidente di Amo Montemarano, Beniamino Palmieri,
l’autore del libro, nonchè giornalista di Avvenire, Angelo Picariello, Raffaele
Ricciardelli, figlio del dott. Ricciardelli, il Questore di Avellino Sergio
Bracco. Gli interventi verranno conclusi dal senatore Nicola Mancino, già Vice
Presidente del CSM, Presidente del Senato e Ministro dell’Interno. Pubblicato
da Mario Avagliano a 15:02 http://img1.blogblog.com/img/icon18_email.gifhttp://img2.blogblog.com/img/icon18_edit_allbkg.gif
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il Ricciardelli: “Fra le insistenti voci che allora circolavano vi era anche
quella che egli ordinava arresti di persone facoltose, contro cui venivano
mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire profitti personali.
Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati in carcere da un
poliziotto sloveno, compare del Messana, che promettevaloro la liberazione
mediante il pagamento di ingenti importi di denaro. Inoltre gli si faceva
carico che a Lubiana si era dedicato al commercio in pellami, da cui aveva
ricavato lauti profitti. Durante la sua permanenza a Trieste, per la creazione
in questa città del famigerato e tristemente noto ispettorato speciale di
polizia diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico del Messana, costui non riuscì
ad affettuare operazionidi polizia politica degne di particolare rilievo. Ma
anche qui come a Lubiana, egli si volle distinguere per la mancanza assoluta di
ogni senso di umanità e di giustizia che dimostrò chiaramente nella trattazione
di pratiche relative a perseguitati politici, responsabili di attività
antifascista molto limitata. In proposito, si ritiene opportuno segnalare un
episodio che dimostra la sua malvagità d’animo: In una notte del gennaio 1943
senza alcun addebito specifico ed all’insaputa dello stesso Ufficio Politico
della Questura, ordinò l’arresto di oltre venti ebrei fra cui si ricordano i
nomi dei fratelli Kostoris Marco e Leone, Romano Davide, Israele Felice e
l’avvocato Volli Ugo che vennero proposti al Ministero per l’internamento,
perché ritenuti politicamente pericolosi. E che il Messana avesse agito per
pura malvagità e, probabilmente, per cercare di accattivarsi la benevolenza
della locale federazione fascista, con la quale non intercorrevano cordiali
rapporti, lo dimostra il fatto che lo stesso Ministero respinse la proposta.
Ordinando la scarcerazione dei predetti che furono rilasciati dopo oltre un
mese di carcere (per più dettagliati particolari e per conoscere tutti i nomi
degli arrestati, esaminare i precedenti al Ministero, poiché gli atti
dell’Ufficio Politico della locale Questura, furono asportati o distrutti dalle
truppe jugoslave di occupazione della città ai primi di maggio u. s.) Risulta
in modo indubbio che il Messana, quale componente la locale commissione
provinciale per i provvedimenti di polizia, infierì in modo particolare contro
i denunziati. Difatti egli, anche per colpe di lieve entità per quanto
riguardava i denunziati per il confino chiedeva sempre il massimo della pena.
Tale comportamento veniva aspramente criticato dagli altri componenti la
commissione e finanche dal Prefetto fascista Tullio Tamburini, presidente della
commissione stessa.[3] gli italiani uccidono 15 uomini e donne a Brdo presso
Lubiana. Le vittimesi trovano al cimitero di Vic Destituito Mussolini,
nonostante avesse eletto domicilio a Trieste, se ne allontanò ben presto
facendo perdere di fatto le sue tracce. Alla data del 2 novembre era ancora irreperibile
e in tale veste fu dichiarato dimissionario d’ufficio”. [4] * Di tutta questa
accozzaglia di dicerie, presunzioni, maldicenze, sospetti, anonime delazioni
nessun fatto, lo affermiamo senza tema di smentita, fu mai provato, nessun
misfatto fu mai addebitato all'Ispettore Generale di PS gr.uff. Ettore Messana.
Tutto finito nel nulla dell'ARCVHIATO. Non luogo a procedere. Chi rispolvera
questo documento che per di più potrebbe risultare persino apocrifo si macchia
a mio avviso di diffamazione calunniatrice. Certamente non fa storia.
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