Giovedì 15:19
MI SCRIVONO e reitero anonimamente qui quanto sotto, a
dimostrazione di quale calunniosa campagna di stampa e cinematografica è stato
vittima il gr.uff. comm. Dell’ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, l’Ispettore
Generale di PS, dottore Ettore Messana da Racalmuto. Non credo che dopo la gran
mole di documenti e ricerche che con qualche merito credo di avere acquisito e
pubblicato possano più avere diritto di asilo tante calunniose insinuazioni.
Credo che il prof. Casarrubea me ne abbia dato atto. Non così la Cernigoi, una
testarda goriziana, che persiste nelle sue denigrazioni dell’intemerato
Messana. Credo che abbia voglia di subire querele penali e soprattutto
citazioni civili per risarcimento anni. Quanto al Lucarelli non abbiamo avuto
modo, né io né la famiglia di contattarlo. Si vedrà. • * * * CREDO CHE QUESTE
NOTIZIE L'AVRAI GIA’ LETTE La Resistenza antifascista in Slovenia e l'ispettore
Messana casarrubea.wordpress.com Accursio Miraglia Ettore Messana, il braccio
destro di Scelba ha un ruolo nella strage di Portella della Ginestra ma anche
nell'insabbiamento delle indagini per la morte del sindacalista di Sciacca
Accursio Miraglia. Questi fatti sono stati oggetto di Blu notte di Lucarelli,
per esempio http://www.youtube.com/watch?v=ipJgrLQLRDQ
al minuto 9. Stranamente sono espressi meglio nella voce di wikipedia in
inglese che in quella italiana. "He
also claimed that police inspector Ettore Messana - supposed to coordinate the
prosecution of the bandits - had been in league with Giuliano and denounced
Scelba for allowing Messana to remain in office". [Le valutazioni
sono di parte e senza fonte.] Ma te prego! IL VIDEO è STAO STATO ELIMINATO
BUONA GIORNATA.
www.youtube.com
Venerdì 18:23
IL QUESTORE MESSANA E I FATTI DI RIESI Il crucifige di
Ettore Mesana si consuma il 15 luglio del 1947. Il gran sacerdote che ne vuole
la fine è l’on. Li Causi: tre i capi d’accusa (politica). Desumiamoli dallo
stesso Li Causi, da un suo arrabbiatissimo discorso all’Assemblea Costituente,
pronunciato nella Seduta del 15 luglio del1947. Per il sanguigno grande
esponente del comunismo siciliano del dopoguerra, Messana andava giubilato: A)
Perché c’era da domandarsi: «Scelba come può ignorare che Messana ha iniziato
la sua carriera facendo massacrare dei contadini siciliani? Il 9 ottobre del
1919, infatti, cadevano a Riesi più di sessanta contadini, di cui tredici
morti: trucidati a freddo, sulla piazza, dove si svolgeva un comizio. I vecchi
di quest'Aula ricorderanno come in quell'occasione il Ministero Nitti ordinò
un'inchiesta mandando sul posto il generale dei carabinieri Densa, mentre la
Magistratura iniziò un'inchiesta giudiziaria soprattutto per accertare le cause
della morte misteriosa di un tenente di fanteria, che si rifiutò di eseguire
l'ordine di far fuoco del Messana, che ne disapprovò apertamente la condotta, e
che il giorno dopo fu assassinato …» B) « Messana è nell'elenco dei criminali
di guerra di una nazione vicina; questo può far piacere ad una parte della
Camera, la quale pensa: "Va bene, è un massacratore; però, di
stranieri!"…» C) «Si ha, [ …] , questa precisa situazione, che il
banditismo politico in Sicilia è diretto proprio dall'ispettore Messana: e
l'ispettore di pubblica sicurezza, il quale dovrebbe avere per compito quello
di sconfiggere il banditismo -- il suo compito veramente sarebbe quello di
ssconfiggere il banditismo comune e non già quello politico -- l'Ispettore di
pubblica sicurezza, dicevo, diventa invece addirittura il dirigente del
banditismo politico.» Ecco qui i tre capi di accusa: Riesi del 1919; Lubiana
del 1941 (maggio)-giugno 1942; banditismo siciliano dal maggio 1945 al giugno
del 1947. Sono mesi che scartabelliamo faldoni, giornali, documenti vari,
pubblicazioni vecchie. Ebbene: non ci possono essere dubbi. Nessuno può
dimostrare che davvero in quel terribile 9 ottobre del 1919 ci fosse addirittura
un giovane agente di polizia che prese la “mitraglia” in mano nel campanile
della chiesa prospiciente piazza Garibaldi e falcidiò sei, si disse in un primo
momento, contadini rivoltosi; poi si disse dieci, poi invece si salì a quindici
(qui sopra) e, di recente, dovendo sperperare soldi comunitari, sempre a Riesi,
addirittura 20. Ci dispiace per Li Causi: non si può condannare alla damnatio
memoriae un glorioso ispettore generale di Stato sulla base di quello che
avrebbero dovuto ricordare a distanza di quasi trent’anni ‘vecchi padri
costituenti’. Vi poté pur essere stata una inchiesta del generale dei
carabinieri Densa ma questa ammesso che si sia mai conclusa nessun addebito
poté formulare e formulò contro il giovane trentunenne cmmissario Messana, che,
anzi, a fascismo consolidato e con Calogero Vizzini confinato, spiccò salti da
gigante nei gradi della polizia e proprio perché senza macchia alcuna, lui
figlio di un modesto e dissennato redditiere racalmutese, sperperatore del
proprio patrimonio, lo sfaccendato Clemente Messama, diviene – giovanissimo -
questore ed ebbe affidate questure strategiche del Nord. Ad onore e vanto della
sua patria natia, Racalmuto. Analogo discorso per quell’inchiesta giudiziaria:
noi abbiamo reperito una relazione del Prefetto di Caltanissetta del successivo
natale. Altri sono i colpevoli, i fatti avvennero in termini ben diversi dal
facile populismo cui si abbandona, comprensibilmente , il Li Causi. MESSANA, il
grande assente. NON COLPEVOLE. Nel 1934 dopo 15 anni – troppi o pochi a seconda
delle tesi che si vogliono formulare – un quasi pastore valdese scrive una
storia di Riesi. Quei truculenti fatti vengono rievocati. Sì, è vero: nella
memoria della gente è scolpito che una mitraglia militare sparò e uccise tanta
gente. Enfasi della memoria tanta. Si parla di un “commissario di Pubblica
Sicurezza”, si dice che insieme ad altri due un ufficiale dell’esetrcito ed un
semplice soldato, in tre, tutti insieme eccoli a premere il grilletto del
mitra. Fantasia. Improbabile. Ma a tutto concedere: il nome del Messana non
c’è. Davvero Li Causi nella foga ciceroniana finisce con l’inventare e quindi
diffamare e direi calunniare. Erano tempi incandescenti. Portella della
Ginestra fu più di una sventura nazionale e - se le carte della N.A.R.A. già
consultate dal prof. Casarrubea verranno tutte alla luce -sarà da parlare di
crimine americano. Finalmente. Altro che insana criminalità di un ex giovane
commissario di polizia in vena di scimmiottamenti dell’esecrando generale
Bava-Beccaris fatto dal Re senatore del Regno. Ma noi abbiamo cercato notizie
vere, coeve, indubitabili. Abbiamo consultato i microfilm del giornale L’Ora di
Palermo e il Giornale di Sicilia dell’epoca. Messana non ci sta. I fatti son
diversi da come amò trasfigurarli il Li Causi per sue polemiche politiche di
stampo rosso scarlatto. Da vecchio comunista, per il quale la verità storica va
piegata alla grande lotta di classe. Noi siamo per la lotta di classe ma di
quelli che reputano che la VERITA’ E’ SEMPRE RIVOLUZIONARIA. [segue]
Venerdì 20:02
per le notizie sul'onoreficenza di Maurizio e Lazzaro ho
trovato molto sulsitoOrdini dinasticicasa Savoia.it
Sabato 0:20
Mi riferivo a questa foto(se la vedi qui).
Domenica 0:08
Ma passiamo ora al giornale principe di Sicilia. Nella
stessa notte in cui avvennero i fatti delittuosi il cronista nisseno ecco come
compendia l’impressionante tumulto di Riesi. Subito dopo invierà un altro
messaggio un po’più esaustivo. GIORNALE di SICILIA: 9/10 Ottobre 1919 (foglio
interno) I gravi fatti di Riesi Conflitto fra dimostranti e forza pubblica.
Sette morti e numerosi feriti Caltanissetta: 8, notte. «Pervengono da Riesi
notizie incerte e contraddittorie riguardanti fatti colà avvenuti e che
sarebbero di una gravità eccezionale. Pare che le locali agitazioni d’indole
più politica che economica siano degenerate in veri e propri tumulti e che
sarebbero anche avvenuti conflitti in cui i dimostranti ne avrebbero avuto la
peggio. Da persona scappata dal luogo riesco a sapere che stamane quasi improvvisamene
parecchi nuclei di zolfatari e contadini si siano ribellati alla forza che
tentarono di disarmare, ma i carabinieri e i pochissimi soldati quando la loro
pazienza fu al minimo fecero fuoco in piazza Garibaldi di pieno giorno e che vi
sia o una mezza dozzina di morti e parecchi feriti. La notizia divulgatasi in
un baleno ha destato enorme impressione e tosto con una vettura automobile sono
partiti per Riesi il Procuratore del Re, il Giudice Istruttore capo cav.
Terenzio il maggiore dei carabinieri comandante la nostra divisione cav.
Tartari . Sono altresì partiti per ordine del Prefetto comm. Guadagnini e del
questore cav. Presti ragguardevoli rinforzi con il commissario cav. Caruso capo
di Gabinetto del Prefetto. Appena potrò avere precisi particolari mi affretterò
a comunicarveli. » ^ ^ ^ Abbiamo visto come è sintetico il cronista, ma abbiamo
dovuto notare l’esaustività e la precisione del periferico giornalista del
Giornale di Sicilia. La dinamica dei fatti viene così rappresentata. Agitazioni
più politiche che economiche – siamo già in pieno clima elettorale e il
trapasso dalla prima grande guerra al quasi immediato avvento del Fascismo fu
torbido specie per il ribollire dei delusi Reduci; fu trapasso che spiega
furori popolari e mene partitiche. Tanti dimostranti, apparentemente zolfatari
e contadini, ma anche mestatori, teste calde che ancora vestivano la divisa
militare si agitano scompostamente ed entrano “in conflitto” con le forze
dell’ordine. Il corrispondente ci dice che si tratta di “carabinieri” (ai quali
un giovane commissario è arduo pendare che possa dare ordini; e aquell’epoca il
Messana era solo questo) e “pochissimi soldati” non certamente comandabili da
un civile (e un commissario qiesto è; un civile che può concertare ma non dare
ordini a dei militari). Per me si deve escludere anche qui un qualche atto
inconsulto del Mesana. La furia di un popolo in rivolta desta paura. Vi sono
facinorosi che si “ribelano alla Forca” e cerano persino di “disarmarla”.
Crepita, sì crepita, è ipotizzabile, la mitraglia dell’esercito: una strage. Ma
il Messana, non citato che presumo persino assente, a tutto concedere non aveva
né l‘autorità né l’autorevolezza in quei concitati momenti di mettere da parte
il giovane ufficiale, che sappiamo aliunde essere di Villarosa e chiamarsi
Michele Di Caro, e addirittura - nolente l’ufficiale dell’esercito - sparare
lui e fare lui una carneficina di un popolo di lavoratori. Eppure questa
forsennata ipotesi è stata avanzata e addotta persino come verità indiscutibile.
Trattasi di infamia, di postuma denigrazione (ci riferiamo all’intervento
presso la Costituente dell’impetuoso Li Causi). Ecco una frottola che non ha
riscontro documentale e storico di sorta e che una diecina di anni fa, magari
per esigenze cinematografiche, divenire indiscussa ricostruzione per
raffigurare un Messana Stragista di Stato. Non si infama così un integerrimo
Gran-Commis di Stato. Il Messana non fu, non poteva essere, si guardò bene
dall’essere il COLPEVOLE artefice di quella infame strage. I denigratori
dovrebbero fare resipiscenza, almeno a mezzo stampa. E corregere i loro
calunniosi e infondati assunti. LE CRONACHE DEL GIORNALE “L’ORA” SUI FATTI DI
RIESI DELL’OTTOBRE DEL 1919. Data la mia deformazione professionale, mi sono
accostato al caso Messana come se dovessi esperire in tre-quattro mesi
un’ispezione bancaria approfondita ed essenziale per farne rapporto al signor
Governatore, come fui uso in vent’anni di sudditanza ispettiva presso l’0rgano
di Vigilanza della Banca d’Italia. Così parto dall’esordio, come dire dai
verbali del Consiglio di amministrazione, acquisendo i bilanci annuali del
passato. Per il gr. uff. comm. Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro dottore Ettore
Messana cerco di trovare le propaggini da cui è partito il Li Causi trent’anni
dopo per crucifiggerlo come sanguinario stragista di Stato nella pur sepolta
memoria dei fatti di Riesi risalenti all’ottobre del 1919. Tutti parlano del 10
dell’11 Ottobre e il validissimo professore Casarrubea, forse vittima di un
lapsus, sale addirittura al novembre del 1919. Accedo alla Biblioteca Nazionale
di Roma a Castro Pretorio e mi ingolfo nella consultazione di illeggibili
bobine dei microfilm dei due giornali importanti siciliani dell’epoca: l’Ora e
il giornale di Sicilia. Con strumenti che dovrebbero essere modernissimi e che
intanto occorre far funzionare manualmente metto alla fine le mani sulle
cronache di quell’esecrato eccidio. Mi accorgo che tra l’Ora e il Giornale di
Sicilia non vi sono differenze sostanziali nei riferimenti degli episodi che
fecero onestamente molta sensazione. Iniziamo dall’ORA che invero ho consultato
dopo. Sapendo quello che aveva pubblicato il Giornale di Sicilia mi limito a
questi brevi appunti: «L’ORA – 9 ottobre 1919. “Grave conflitto a Riesi – 7
morti e venti feriti. [….] Dopo l’arresto del noto agitatore socialista Barberi
Giuseppe --- L’esigua forza impotente a fronteggiare la grandissima
moltitudine…”» Quindi trascrivo: «L’ORA di Palermo – prima pagina del 12
ottobre 1919. - A Riesi torna la calma, Caltanissetta 10 notte. - - All’alba di
stamani truppe con agenti al comando del Commissario di P.S. Cav. Caruso e del
maggiore dei carabinieri Tartari sono entrati a Riesi senza incontrare
resistenza alcuna. - Nel conflitto 10 dimostranti rimasero uccisi e circa 50
feriti . - Della truppa è stato ucciso anche il sottotenente del 76° Fanteria
DI CARO MICHELE di Villarosa e due soldati sono stati feriti. - Aperta una
inchiesta dal Procuratore del Re e il Giudice Istruttore. - Venne trattenuto
soltanto l’avvocato Carmelo Calì di Mazzarino.» Come primo assaggio non c’è
molto quanto a contorno. Certo 10 lavoratori uccisi e 50 feriti nel mondo del
lavoro gridano vendetta al cospetto di Dio. Ma come e perché doveva essere
artefice malefico il Messana resta un mistero. Quello che in queste mie
ricerche mi colpisce e mi addolora di più è il fatto che in tante postume
celebrazioni, rievocazioni, truculenti filmati e paludati testi di storia
siciliana, non ho ancora trovato una nota di commemorazione e di omaggio a
questo figlio di Villarosa, il sottotenente del 76° Fanteria il giovane MICHELE
DI CARO a cui la vita cui fu troncata crudelmente. Con un colpo di pistola,
quindi intenzionalmente. Caduto davvero nel compimento del suo dovere che era
quello di mantenere l’ordine pubblico – chiunque governasse, in quel tempo
NITTI. Non so se gli fu conferita una qualche medaglia, non so se Villarosa ha
reputato di onorarlo e ricordarlo come eroe. La cinica cronaca di quell’epoca
non ritiene poi di fare i nomi di quei modesti militi che furono feriti. In
modo grave? Guarirono? Nessuno ha fatto ricerche. Erano semplici militari.
Possibilmente parenti di quei rivoltosi, zolfatai e contadini che trucidavano e
venivano trucidati. Fratelli che uccidevano, ferivano fratelli Noi diremmo “compagni”.
Fiumi di inchiostro sono stati versati per queste vicende. Ma nessuna
attenzione, nessun riguardo per questi soldati che per un magro soldo mettevano
a repentaglio la loro vita. Non si ha tempo per loro: a distanza prima d mezzo
secolo e dopo quasi un secolo si sprecano soldi, si sperperano fondi pubblici,
si fanno trasmissioni televisive, si scrivono testi di presunta storia solo per
esecrare, condannare, crucifiggere il meritevole, il servitore della Patria,
l’eroe dell’ordine pubblico Ettore Messana. E ironia della sorte, né nei
resoconti dell’Ora di Palermo, né in quelli del Giornale di Sicilia, né nelle
carte che si custodiscono nell’ACS di Roma relativamente alle faccende del
Ministero degli Interni di quel periodo, né in successive storie paesane, né in
sentenze passate in giudicato troveremo mai il rispettabile nome di Ettore
Messana, in damnatio memoriae sol perchè il Li Causi lo ebbe in odio,
ingiuriandolo quale capo banda POLITICO (attenzione solo POLITICO) dei tempi
tristi del banditismo siciliano capeggiato dal celeberrimo Giuliano da
Montelepre. Ma passiamo ora al giornale principe di Sicilia. Nella stessa notte
in cui avvennero i fatti delittuosi il cronista nisseno ecco come compendia
l’impressionante tumulto di Riesi. Subito dopo invierà un altro messaggio un
po’più esaustivo. GIORNALE di SICILIA: 9/10 Ottobre 1919 (foglio interno) I
gravi fatti di Riesi Conflitto fra dimostranti e forza pubblica. Sette morti e
numerosi feriti Caltanissetta: 8, notte. «Pervengono da Riesi notizie incerte e
contraddittorie riguardanti fatti colà avvenuti e che sarebbero di una gravità
eccezionale. Pare che le locali agitazioni d’indole più politica che economica
siano degenerate in veri e propri tumulti e che sarebbero anche avvenuti
conflitti in cui i dimostranti ne avrebbero avuto la peggio. Da persona
scappata dal luogo riesco a sapere che stamane quasi improvvisamene parecchi
nuclei di zolfatari e contadini si siano ribellati alla forza che tentarono di
disarmare, ma i carabinieri e i pochissimi soldati quando la loro pazienza fu
al minimo fecero fuoco in piazza Garibaldi di pieno giorno e che vi sia o una
mezza dozzina di morti e parecchi feriti. La notizia divulgatasi in un baleno
ha destato enorme impressione e tosto con una vettura automobile sono partiti
per Riesi il Procuratore del Re, il Giudice Istruttore capo cav. Terenzio il
maggiore dei carabinieri comandante la nostra divisione cav. Tartari . Sono
altresì partiti per ordine del Prefetto comm. Guadagnini e del questore cav.
Presti ragguardevoli rinforzi con il commissario cav. Caruso capo di Gabinetto
del Prefetto. Appena potrò avere precisi particolari mi affretterò a
comunicarveli. » ^ ^ ^ Abbiamo visto come è sintetico il cronista, ma abbiamo
dovuto notare l’esaustività e la precisione del periferico giornalista del
Giornale di Sicilia. La dinamica dei fatti viene così rappresentata. Agitazioni
più politiche che economiche – siamo già in pieno clima elettorale e il
trapasso dalla prima grande guerra al quasi immediato avvento del Fascismo fu torbido
specie per il ribollire dei delusi Reduci; fu trapasso che spiega furori
popolari e mene partitiche. Tanti dimostranti, apparentemente zolfatari e
contadini, ma anche mestatori, teste calde che ancora vestivano la divisa
militare si agitano scompostamente ed entrano “in conflitto” con le forze
dell’ordine. Il corrispondente ci dice che si tratta di “carabinieri” (ai quali
un giovane commissario è arduo pendare che possa dare ordini; e aquell’epoca il
Messana era solo questo) e “pochissimi soldati” non certamente comandabili da
un civile (e un commissario qiesto è; un civile che può concertare ma non dare
ordini a dei militari). Per me si deve escludere anche qui un qualche atto
inconsulto del Mesana. La furia di un popolo in rivolta desta paura. Vi sono
facinorosi che si “ribelano alla Forca” e cerano persino di “disarmarla”.
Crepita, sì crepita, è ipotizzabile, la mitraglia dell’esercito: una strage. Ma
il Messana, non citato che presumo persino assente, a tutto concedere non aveva
né l‘autorità né l’autorevolezza in quei concitati momenti di mettere da parte
il giovane ufficiale, che sappiamo aliunde essere di Villarosa e chiamarsi
Michele Di Caro, e addirittura - nolente l’ufficiale dell’esercito - sparare
lui e fare lui una carneficina di un popolo di lavoratori. Eppure questa
forsennata ipotesi è stata avanzata e addotta persino come verità
indiscutibile. Trattasi di infamia, di postuma denigrazione (ci riferiamo
all’intervento presso la Costituente dell’impetuoso Li Causi). Ecco una
frottola che non ha riscontro documentale e storico di sorta e che una diecina
di anni fa, magari per esigenze cinematografiche, divenire indiscussa
ricostruzione per raffigurare un Messana Stragista di Stato. Non si infama così
un integerrimo Gran-Commis di Stato. Il Messana non fu, non poteva essere, si
guardò bene dall’essere il COLPEVOLE artefice di quella infame strage. I
denigratori dovrebbero fare resipiscenza, almeno a mezzo stampa. E corregere i
loro calunniosi e infondati assunti. LE CRONACHE DEL GIORNALE “L’ORA” SUI FATTI
DI RIESI DELL’OTTOBRE DEL 1919. Data la mia deformazione professionale, mi sono
accostato al caso Messana come se dovessi esperire in tre-quattro mesi
un’ispezione bancaria approfondita ed essenziale per farne rapporto al signor
Governatore, come fui uso in vent’anni di sudditanza ispettiva presso l’0rgano
di Vigilanza della Banca d’Italia. Così parto dall’esordio, come dire dai
verbali del Consiglio di amministrazione, acquisendo i bilanci annuali del
passato. Per il gr. uff. comm. Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro dottore Ettore
Messana cerco di trovare le propaggini da cui è partito il Li Causi trent’anni
dopo per crucifiggerlo come sanguinario stragista di Stato nella pur sepolta
memoria dei fatti di Riesi risalenti all’ottobre del 1919. Tutti parlano del 10
dell’11 Ottobre e il validissimo professore Casarrubea, forse vittima di un
lapsus, sale addirittura al novembre del 1919. Accedo alla Biblioteca Nazionale
di Roma a Castro Pretorio e mi ingolfo nella consultazione di illeggibili
bobine dei microfilm dei due giornali importanti siciliani dell’epoca: l’Ora e
il giornale di Sicilia. Con strumenti che dovrebbero essere modernissimi e che
intanto occorre far funzionare manualmente metto alla fine le mani sulle
cronache di quell’esecrato eccidio. Mi accorgo che tra l’Ora e il Giornale di
Sicilia non vi sono differenze sostanziali nei riferimenti degli episodi che
fecero onestamente molta sensazione. Iniziamo dall’ORA che invero ho consultato
dopo. Sapendo quello che aveva pubblicato il Giornale di Sicilia mi limito a
questi brevi appunti: «L’ORA – 9 ottobre 1919. “Grave conflitto a Riesi – 7
morti e venti feriti. [….] Dopo l’arresto del noto agitatore socialista Barberi
Giuseppe --- L’esigua forza impotente a fronteggiare la grandissima moltitudine…”»
Quindi trascrivo: «L’ORA di Palermo – prima pagina del 12 ottobre 1919. - A
Riesi torna la calma, Caltanissetta 10 notte. - - All’alba di stamani truppe
con agenti al comando del Commissario di P.S. Cav. Caruso e del maggiore dei
carabinieri Tartari sono entrati a Riesi senza incontrare resistenza alcuna. -
Nel conflitto 10 dimostranti rimasero uccisi e circa 50 feriti . - Della truppa
è stato ucciso anche il sottotenente del 76° Fanteria DI CARO MICHELE di
Villarosa e due soldati sono stati feriti. - Aperta una inchiesta dal
Procuratore del Re e il Giudice Istruttore. - Venne trattenuto soltanto
l’avvocato Carmelo Calì di Mazzarino.» Come primo assaggio non c’è molto quanto
a contorno. Certo 10 lavoratori uccisi e 50 feriti nel mondo del lavoro gridano
vendetta al cospetto di Dio. Ma come e perché doveva essere artefice malefico
il Messana resta un mistero. Quello che in queste mie ricerche mi colpisce e mi
addolora di più è il fatto che in tante postume celebrazioni, rievocazioni,
truculenti filmati e paludati testi di storia siciliana, non ho ancora trovato
una nota di commemorazione e di omaggio a questo figlio di Villarosa, il
sottotenente del 76° Fanteria il giovane MICHELE DI CARO a cui la vita cui fu
troncata crudelmente. Con un colpo di pistola, quindi intenzionalmente. Caduto
davvero nel compimento del suo dovere che era quello di mantenere l’ordine
pubblico – chiunque governasse, in quel tempo NITTI. Non so se gli fu conferita
una qualche medaglia, non so se Villarosa ha reputato di onorarlo e ricordarlo
come eroe. La cinica cronaca di quell’epoca non ritiene poi di fare i nomi di
quei modesti militi che furono feriti. In modo grave? Guarirono? Nessuno ha
fatto ricerche. Erano semplici militari. Possibilmente parenti di quei
rivoltosi, zolfatai e contadini che trucidavano e venivano trucidati. Fratelli
che uccidevano, ferivano fratelli Noi diremmo “compagni”. Fiumi di inchiostro
sono stati versati per queste vicende. Ma nessuna attenzione, nessun riguardo
per questi soldati che per un magro soldo mettevano a repentaglio la loro vita.
Non si ha tempo per loro: a distanza prima d mezzo secolo e dopo quasi un
secolo si sprecano soldi, si sperperano fondi pubblici, si fanno trasmissioni
televisive, si scrivono testi di presunta storia solo per esecrare, condannare,
crucifiggere il meritevole, il servitore della Patria, l’eroe dell’ordine
pubblico Ettore Messana. E ironia della sorte, né nei resoconti dell’Ora di
Palermo, né in quelli del Giornale di Sicilia, né nelle carte che si
custodiscono nell’ACS di Roma relativamente alle faccende del Ministero degli
Interni di quel periodo, né in successive storie paesane, né in sentenze
passate in giudicato troveremo mai il rispettabile nome di Ettore Messana, in
damnatio memoriae sol perchè il Li Causi lo ebbe in odio, ingiuriandolo quale
capo banda POLITICO (attenzione solo POLITICO) dei tempi tristi del banditismo
siciliano capeggiato dal celeberrimo Giuliano da Montelepre.
6 ore fa
Non trascorrono molte ore e il cronista nisseno cerca di
completare i riferimenti al Giornale di Sicilia sui fatti di Riesi occorsi alle
ore 11 del giorno precedente: è il 9 ottobre del 1919. Faticando molto, siamo
riusciti a trascrivere il fotogramma del microfilm del giornale siciliano.
Vorremmo che foste voi, senza intermediazione alcuna, a trarre il succo da una
siffatta concisa ma lucida corrispondenza. Noi ci siamo molto soffermati sul
particolare che artefici del bene e del male di quel giorno furono i
Carabinieri, coadiuvati da un nucleo sparuto di inesperti soldati. Emerge charissimamente
che ad iniziare a sparare contro la folla furono loro: i carabinieri.
Stranissimo, in cronache successive, in rievocazioni paesane, nel veemente
attacco del Li Causi, nelle celebrazioni di Riesi dei primi anni 2000, negli
studi seri del Casarrubea, in quelli pasticciati della Cernigoi, nelle
esaltazioni cinematografiche, nelle lugubri messe in scena del Lucarelli
televisivo, in tante corrispondenze di aspiranti giornalisti, questo
particolare viene del tutto pretermesso. Nessuno infatti può pensare che un
giovane commissario si possa permettere di dare ordini alla benemerita arma di
aprire il fuoco contro una inerme folla sia pure tumultuante. Non è elemento
questo da rendere inaccettabile che ad essere responsabile di quell'esecrabile
eccidio fosse il giovanissimo ed imberbe commissario Ettore Messana? Come dire
Ettore Messana non c'entrò. Solenne infamia quella di volerlo a tutti i costi
calunniarlo. Non è giunto il momento di fare ammenda di tutta la diffamazione a
mezzo stampa, blog, cinematografo e lugubri aggettivazioni del Lucarelli (sarà
un caso, quella trasmissione del 2005 non ci sta più in You Tube o aggeggi
analoghi)? La famiglia Messana ha subìto, sta ancora subendo, danni, disagi,
colpevolizzazioni, denigrazioni per una così concertata e martellata
diffamazione. Nessuno deve pagare? manco il periferico e pur edotto dei fatti,
il giornaletto racalmutese di Sciascia MALGRADO TUTTO? Per aggiunta e suggello,
ecco che veniamo a sapere che le mitragliatrici vengono dopo, ad eccidio
consumato: nessun ordine poté dare al sottotenentino Di Caro il nostro gr. uff.
comm. dell'ordine dei santi Maurizio e Lazzaro, ispettore generale di P.S.,
dottore Ettore Messana. Carta canta!!! ------------- Caltanissetta 9, giorno "I
fatti i Riesi per quanto su essi siano sulle prime notizie alquanto esagerate
pure rivestono una gravità non comune. Ve ne mando i particolari nel modo più
succinto. Riesi è stato sempre uno dei centri di questa provincia che ha dato
non poche volte da dire alle autorità politiche e di pubblica sicurezza dando
sovente campo a noi cronisti di intrattenerci delle condizioni poco tranquille
della pubblica sicurezza: difatti reati audacemente rari nella storia criminale
sono colà avvenuti e non è la prima volta che dimostrazioni ed agitazioni sono
degenerate in conflitto. Le agitazioni minerarie poi hanno sempre trovato modo
di allignare e di prosperare anche perché la politica di Riesi deve far
capolino in tutto. Tra i maggiorenti anche il disaccordo è regnato sovrano per
quanto il deputato del collegio, on. Pasqualino, abbia sempre messo in opera
tutti i mezzi perché il pubblico interesse negli uomini pubblici fosse sempre
l’ideale da raggiungere. Parecchi anni fa tal Giuseppe Butera, una specie di
mattoide, messosi a capo di alquanti incoscienti provocò dei moti gravissimi e
si arrivò persino alla proclamazione della repubblica Riesina! Poi venne la
guerra e gli odii restarono sopiti mentre Riesi dava un contingente altissimo
alla diserzione dando i Tofalo, i Carlino e compagnia bella; bisogna però
riconoscere che la maggioranza di quella cittadina è composta di gente per
bene, ma intanto basta qualche centinaio di illusi e di sconsigliati perché un
intero centro resti in convulsione. Da qualche settimana a Riesi dunque spirava
vento di fronda, e ciò nonostante per volere di chi sta in alto tutta la forza
disponibile della Provincia di Caltanissetta e el capoluogo era stata
distaccata a Roma – a quanto se ne dice – perché l’ordine pubblico della
capitale così esigeva. Di modo che i tumulti di ieri hanno trovata la cittadina
sguarnita di forza in modo quasi assoluto giacché la forza non si improvvisa
specie quando niente affatto tranquilla era la situazione a Caltanissetta, a
Terranova, a Castrogiovanni e in molti altri paesi dove l’agitazione agraria è
assai intensa e gravida di pericoli. Anzi su proposta del Prefetto pochi giorni
fa il Ministero ha mandato qui il comm. Lonardone ispettore generale del
Ministero della Agricoltura per la composizione delle vertenze agrarie in
Provincia. Intanto così l’on. Pasqualino come l’on. Colaianni e l’on. Lo Piano
non avevano taciuto assieme al Prefetto la situazione della Provincia, che ha
finalmente bisogno dopo tanti anni di incuria e di indifferenza ogni provvida
cura giacché le nostre popolazioni sono assetate di giustizia e di equità.
Fatto sta che nelle scorse settimane la situazione a Riesi parve – lo era
effettivamente – peggiorata, avvennero degli incidenti gravi la cui
trasmissione non ci fu permessa e si procedette all’arresto del Giuseppe Butera
e di altri capoccia del socialismo cosi detto ufficiale. Come vi dissi, la
politica ha fatto il resto di tal che si è andata rapidamente in questi ultimi
giorni creata a Riesi una posizione veramente eccezionale e da destare l’allarme
nella cittadinanza e da preoccupare le autorità. L’on. Pasqualino proprio oggi
doveva recarsi a Riesi dove egli è tanto benvoluto e stimato, appunto per
mettere in opera il suo ascendente presso quella popolazione onde indurla alla
quiete ed alla tranquillità. Ma aveva preferito fare prima una corsa a
Castrogiovanni per abbracciarsi con l’on. Colaianni che intanto non lascia
mezzi intentati per comporre le vertenze di indole economica nei paesi del suo
collegio. Dimenticavo dirvi che a Riesi da tempo per dimissioni di parecchi dei
suoi membri quel Consiglio Comunale è stato sciolto e l‘amministrazione della
cosa pubblica è deposta nelle mani di un R. Commissario, il cav. Scicolone,
coadiuvato dal signor Grasso. Si è cercato di togliere ogni pretesto a quelle
masse illuse e fuorviate e financo l’approvvigionamento del grano è proceduto
in modo assolutamente eccezionale, un vero e proprio trattamento di favore. Ma
il pretesto è stato trovato lo stesso e ieri di giorno verso le 11 si
iniziarono le prime dimostrazioni che assunsero ben presto il carattere di una
violenta ribellione. La pazienza dei pochi carabinieri fu messa a dura prova;
qualche soldato fu sputato e preso a sassate e quando fu tentato di disarmarli
e quando di certo avrebbero avuto la peggio fecero fuoco e caddero mezza
dozzina e forse più di morti. Grida e lamenti dimostrarono che c’erano anche
dei feriti e non pochi. La esasperazione della folla inviperita e delle donne
raggiunse presto il colmo e la forza impotente dovette ritirarsi lasciando la
cittadinanza in balia dei rivoltosi. Sono partiti da qui camions con
mitragliatrici e forza in gran numero e si conta di sapere la vera ragione o
meglio la causa occasionale della rivolta sanguinosa. Domani e forse oggi
stesso l’on. Pasqualino sarà sul posto per spiegare tutta la sua opera
autorevole per il ritorno alla tranquillità. Intanto l’autorità giudiziaria ha
aperto una inchiesta per accertare le singole responsabilità; parecchi arresti
sono stati già operati e pare che moltissimi altri ne seguiranno. Appena noti i
nomi dei morti e dei feriti ve ne informerò e vi invierò altri particolari. 0ve
sarà il caso. Si sa che i rivoltosi furono poche centinaia di contadini che
sono rimasti padroni della città; tutte le comunicazioni, anche quelle telegrafiche,
sono interrotte; da Palermo sono stati inviati considerevoli rinforzi La
impressione per i fatti avvenuti è delle più dolorose e si spera che l’ordine e
la calma possano presto tornare. "
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