mercoledì 20 novembre 2013


Egregio don Filippo de Romana gente,

sono un civis romanus che a quasi ottant'anni volevo rimpatriare. Ho chiesto la residenza al mio paese. Sa, gli educati dalla sua predecessora confondendo la mia richiesta di residenza in richiesta di domicilio coatto non me l'hanno accordata. E dire che avrebbero potuto fruire dell'addizionale sull'irpef: non sono ricco come Berlusconi ma suvvia neppure indigente come il defunto Lillo Marino. Avrei contribuito magari marginalmente a comprimere un tantinello il baratro delle spese comunali. Per la trasparenza, Ella mi dirà mai quanto è costato l'onore di avere al vertice di questo scellerato Comune una prefettessa del taglio della Tramonto? e quanto è ricaduto, per appannaggi spese e rimborsi  agli altri due suoi colleghi, su codesto disastrato bilancio comunale? Mi ha divertito il predecessore del suo predecessore che nella prima decade di maggio venne solo due volte per prendersi le sue carte e dare doverose consegne. Beh! si è fatto liquidare anche un congruo rimborso spese e diarie con uso del mezzo proprio. Un compagnuccio che stava a fare l'albo pretorio ce ne ha dato notizia. Dopo, la signora al Tramonto mi pare che abbia oscurato codesti come chiamarli violazioni dei segreti di ufficio. 

Veda egregio don Filippo de Romana gente se anche lei viene qui a Racalmuto per sbaragliare le infiltrazioni mafiose Lei perde tempo e noi - sa non l'addizionale sull'irpef ma la l'IMU alle stelle, per insipienza  come potrei dimostrare, quella la pago e come - ci rimettiamo tanti soldini per suoi rimborsi spese e salati ammennicoli vari. Se Lei - esperto anche in diritto amministrativo - viene per appurare vecchia e nuova mala gestio, allora tutti ci potremmo guadagnare.

La sua antecedente in gonnella ebbe a gloriarsi di avere stroncato un mezzo stipendio di un becchino già ergastolano. Fece piangere un mio fragile parente perché non avendo risposta superiore non stroncò l'abuso cercando peraltro di non farsi impallinare come il don abbondio manzoniano dato che non c'è barba di cardinale borromeo che ti possa levare da dosso un paio di pallettoni. Ma la signora al Tramonto - che tanto pontificava sulle abnormi eccedenze dell'organico impiegatizio - si premurò subito di confermare contratti a termine per qualche centinaio di protetti comunali. A toccare quei fili, i pallettoni  arrivavano a lei e suoi consorti. Oh! che bel coraggio. Quanta a tanta altra mala gestio non curò neppure di rendersene conto. Scrissi e riscrissi. Non mi ascoltò, non mi convocò, neppure mi rispose. A dire il vero dubito che gli astuti intermediari in funzioni segretariali le abbiano fatto pervenire le mie lagne.

Veda egregio don Filippo de Romana gente Racalmuto non è Regalpetra, i coreuti dell'antimafia non sono Racalmuto, i sedicenti giornalisti hanno piccoli interessi nascosti per collaborare davvero: frastornano, egregio don Filippo de Romana gente, dirottano, censurano, ingannano, imbrogliano. E purtroppo anche lei sta scivolando nel malvezzo di accordare  interviste esclusive per eccesso di fiducia, sol magari perché li crede consanguinei di letterati alla Consolo o nobilitati da frequentazioni nocesche,

A questi fiduciari assisi negli scranni della responsabilità amministrativa rivolgo umile preghiera a non intercettare, ad informare a passare le carte integre così come arrivano all'ufficio protocollo. Sa una volta volevo presentare una richiesta ai sensi di un bando dell'ottobre scorso. All'ufficio protocollo si nicchiò finché un capo ufficio che non mi ama non diede l'hokei. Dopo credo che la regolamentare  istanza fu bloccata e non pervenne al missus panormitanus (se pervenne perché non mi si spiegano i motivi del rigetto?)

Veda egregio don Filippo de Romana gente, a Racalmuto non vi sono infiltrazioni mafiose, ma mala gestio tanta, occulta, surrettizia, strisciante, esplosiva, invereconda. Saprà Ella appurarla? E come fa, con tanti del suo contorno protesi a tutto occultare, a tutto derubricare, a tutto far confluire nelle paludi delle inesistenti infiltrazioni mafiose che fanno felice l'antimafia. Arriva a Racalmuto e subito si mette a colloquio col referente titolato dell'antimafia. Francamente non mi aspetto nulla di buono da lei come nel Gattopardo con il cavaliere savoiardo.

Veda egregio don Filippo de Romana gente poco ella saprà dell'epilogo giudiziario sulle infiltrazioni mafiose. Il suo Ministero intanto dovrà rifondere le spese di giudizio perché ha preso provvedimenti esiziali per la vita democratica di questo martoriato paese di nome Racalmuto, senza fronzoli, infangando due  onestissimi  consiglieri, il mio parente Campanella (che  volevano bollare come infiltrato sol perché vari decenni fa pensò  tentare un'impresa industriale con abile imprenditore che molto tempo dopo si dice che abbia deragliato) e tale Barravecchia divenuto nefando perché omonimo di un fratello che si era frattanto imparentato con taluno che i coreuti dell'antimafia rappresentarono come pericoloso malacarne di stampo mafioso. Una triade di visitatori prefettizi dimorò qui a Racalmuto, senza altri fronzoli, per sei mesi chiudendo carte nell'ufficio della porta accanto e giustificando diarie spese e rimborsi con la copiatura di stantii rapporti polizieschi già smunti da proscioglimenti in sede istruttoria, derubricati sensibilmente, con  dilatori rinvii sine die. Ciò nonostante due evitandi alias ineligendi erano dimissionari ab immemorabili, uno perché all'inizio della legislatura aveva qualche problema con la droga, l'altro perché calunniato reagì. Pluriincriminato, per ora gli è stata comminata una risibile pena di quattro mesi con la condizionale, non appellata perché di costoso appello: qualcosa comunque che manco nel più lieve dei reati contravvenzionali si commina. E ciò prova deleterie infiltrazioni mafiose? Ma va' là! I restanti due ineligendi (alla latina) devono la loro gogna l'una per essere figlia di suo padre, sorella di suo fratello e soprattutto nipote di suo zio che la locale pubblicistica - tanto sussiegosa quanto dissennata - qualifica come trucidato CAPO MAFIA. Lu zzi Alfonso fu nel 1960 mio ospite a Modena perché aveva sposato una prima cugina di mio padre. Un altro po' e lo introducevo negli uffici modenesi della Banca d'Italia di cui ero segretario, vincitore di concorso non truccato di gruppo A, in esperimento.  Va a finire che cinquanta anni dopo mi ritrovo anch'io tra gli infiltrati. Lu zzi Alfonso veniva da famiglia pre prefetto Moro, che insomma la coppola storta ce l'aveva davvero: erano tempi dell'abigeato e tanti pronipoti di chi voleva dare la cittadinanza onoraria come al Circolo Unione al Cavaliere Benito Mussolini, dovrebbero tacere anziché moraleggiare su blog vocianti antimafia ogni piè  sospinto. Lu zzi Alfonso era sboccato, collerico ma incapace di far male ad una mosca: era un modesto proprietario di saline incappato per irrinunciabili eredità di famiglia in un favoreggiamento consistente nell'avere gettato una pistola fumante di altri sui canali del tetto morto di casa sua. Ebbe guai giudiziari a non finire, finì nelle patrie galere, versava lacrime di umilianti pianti in modo compassionevole. Altro che baldo capomafia che libercoli locali vorrebbero accreditare. La nipote è una brava ragazza che eletta al Comune poche volte lo frequentò, dedita a Palermo a nobile volontariato. L'altro figlio di un socialista autorevole e dignitoso, eletto persino senatore, farmacista in eterna loquela col telefonino, innocuo bravo figliolo che si innamora di una bella e brava ragazza di una famiglia che dicono inquinante mafiosamente gli appalti pubblici, vi si fidanza e per colmo di sventura si vede costretto ad interrompere il fidanzamento.

Veda egregio don Filippo de Romana gente dopo mesi e mesi di ispezioni commissariamenti visite semestrali prefettizie non si rinvengono altri infiltrati mafiosi nel comune di Racalmuto, solo quelli che ho citato: due assolti con addebito delle spese al suo Ministero; due già da tempo dimissionari e almeno a faccende mafiose estranei, e due che chiamarli mafiosi o infiltrati mafiosi c'è proprio da ridere (se non fosse penosamente tragico). Se lei egregio don Filippo de Romana gente è uomo d'onore dica alla ministra in gonnella (che se donna d'onore dovrebbe ascoltarla) che a Racalmuto non vi sono state infiltrazioni mafiose e quindi, come insegnavamo ai miei tempi nel SECIT di Reviglio, necessita un pronto atto resipiscente di AUTOTUTELA: serve poco sostituire in modo imbarazzante la signora al Tramonto; caduta in sue mani, la patata bollente potrà divenire ancora più scottante persino forse in sede parlamentare.

Parlavo però di mala gestio: come primo approccio mi dispensi dal parlarne egregio don Filippo de Romana gente. Ma se vuol subito sapere, si faccia dare le  lettere firmate che ho mandato al Comune, i post che da oltre un anno ho mandato al blog REGALPETRA LIBERA con i commenti talora più salaci dei post; gli  altri post che ho disseminato in questo profilo FB; quelli di esordio di un blog CASTRUM RACALMUTO DOMANI che io pensai che io denominai che io lanciai anche là dove il meneghino blogger mai sarebbe arrivato e che, finito in gran dispitto ad un anonimo sedente, secondo me, nello scranno di responsabilità di codesta amministrazione, mi ha inurbanamente zittito con un perentorio BASTA che mi risuona ancora nel mio orecchio irato.

Avrà un seguito questo approccio  epistolare? Forse che sì forse che no! Dipende dal suo coraggio e dalla sua volontà a fare davvero giustizia. In ogni caso, egregio don Filippo de Romana Gente, non mi sottovaluti come la sua collega al Tramonto che l'ha preceduta.

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