Egregio don Filippo de Romana gente,
sono un civis romanus che a quasi
ottant'anni volevo rimpatriare. Ho chiesto la residenza al mio paese. Sa, gli
educati dalla sua predecessora confondendo la mia richiesta di residenza in
richiesta di domicilio coatto non me l'hanno accordata. E dire che avrebbero
potuto fruire dell'addizionale sull'irpef: non sono ricco come Berlusconi ma
suvvia neppure indigente come il defunto Lillo Marino. Avrei contribuito magari
marginalmente a comprimere un tantinello il baratro delle spese comunali. Per
la trasparenza, Ella mi dirà mai quanto è costato l'onore di avere al vertice
di questo scellerato Comune una prefettessa del taglio della Tramonto? e quanto
è ricaduto, per appannaggi spese e rimborsi
agli altri due suoi colleghi, su codesto disastrato bilancio comunale?
Mi ha divertito il predecessore del suo predecessore che nella prima decade di
maggio venne solo due volte per prendersi le sue carte e dare doverose
consegne. Beh! si è fatto liquidare anche un congruo rimborso spese e diarie
con uso del mezzo proprio. Un compagnuccio che stava a fare l'albo pretorio ce
ne ha dato notizia. Dopo, la signora al Tramonto mi pare che abbia oscurato
codesti come chiamarli violazioni dei segreti di ufficio.
Veda egregio don Filippo de
Romana gente se anche lei viene qui a Racalmuto per sbaragliare le
infiltrazioni mafiose Lei perde tempo e noi - sa non l'addizionale sull'irpef
ma la l'IMU alle stelle, per insipienza
come potrei dimostrare, quella la pago e come - ci rimettiamo tanti soldini
per suoi rimborsi spese e salati ammennicoli vari. Se Lei - esperto anche in
diritto amministrativo - viene per appurare vecchia e nuova mala gestio, allora
tutti ci potremmo guadagnare.
La sua antecedente in gonnella
ebbe a gloriarsi di avere stroncato un mezzo stipendio di un becchino già
ergastolano. Fece piangere un mio fragile parente perché non avendo risposta
superiore non stroncò l'abuso cercando peraltro di non farsi impallinare come
il don abbondio manzoniano dato che non c'è barba di cardinale borromeo che ti
possa levare da dosso un paio di pallettoni. Ma la signora al Tramonto - che
tanto pontificava sulle abnormi eccedenze dell'organico impiegatizio - si
premurò subito di confermare contratti a termine per qualche centinaio di
protetti comunali. A toccare quei fili, i pallettoni arrivavano a lei e suoi consorti. Oh! che bel
coraggio. Quanta a tanta altra mala gestio non curò neppure di rendersene
conto. Scrissi e riscrissi. Non mi ascoltò, non mi convocò, neppure mi rispose.
A dire il vero dubito che gli astuti intermediari in funzioni segretariali le
abbiano fatto pervenire le mie lagne.
Veda egregio don Filippo de
Romana gente Racalmuto non è Regalpetra, i coreuti dell'antimafia non sono
Racalmuto, i sedicenti giornalisti hanno piccoli interessi nascosti per
collaborare davvero: frastornano, egregio don Filippo de Romana gente,
dirottano, censurano, ingannano, imbrogliano. E purtroppo anche lei sta
scivolando nel malvezzo di accordare
interviste esclusive per eccesso di fiducia, sol magari perché li crede
consanguinei di letterati alla Consolo o nobilitati da frequentazioni nocesche,
A questi fiduciari assisi negli
scranni della responsabilità amministrativa rivolgo umile preghiera a non
intercettare, ad informare a passare le carte integre così come arrivano
all'ufficio protocollo. Sa una volta volevo presentare una richiesta ai sensi
di un bando dell'ottobre scorso. All'ufficio protocollo si nicchiò finché un
capo ufficio che non mi ama non diede l'hokei. Dopo credo che la regolamentare istanza fu bloccata e non pervenne al missus
panormitanus (se pervenne perché non mi si spiegano i motivi del rigetto?)
Veda egregio don Filippo de
Romana gente, a Racalmuto non vi sono infiltrazioni mafiose, ma mala gestio
tanta, occulta, surrettizia, strisciante, esplosiva, invereconda. Saprà Ella
appurarla? E come fa, con tanti del suo contorno protesi a tutto occultare, a
tutto derubricare, a tutto far confluire nelle paludi delle inesistenti
infiltrazioni mafiose che fanno felice l'antimafia. Arriva a Racalmuto e subito
si mette a colloquio col referente titolato dell'antimafia. Francamente non mi
aspetto nulla di buono da lei come nel Gattopardo con il cavaliere savoiardo.
Veda egregio don Filippo de
Romana gente poco ella saprà dell'epilogo giudiziario sulle infiltrazioni
mafiose. Il suo Ministero intanto dovrà rifondere le spese di giudizio perché
ha preso provvedimenti esiziali per la vita democratica di questo martoriato
paese di nome Racalmuto, senza fronzoli, infangando due onestissimi
consiglieri, il mio parente Campanella (che volevano bollare come infiltrato sol perché
vari decenni fa pensò tentare un'impresa
industriale con abile imprenditore che molto tempo dopo si dice che abbia
deragliato) e tale Barravecchia divenuto nefando perché omonimo di un fratello
che si era frattanto imparentato con taluno che i coreuti dell'antimafia
rappresentarono come pericoloso malacarne di stampo mafioso. Una triade di
visitatori prefettizi dimorò qui a Racalmuto, senza altri fronzoli, per sei
mesi chiudendo carte nell'ufficio della porta accanto e giustificando diarie
spese e rimborsi con la copiatura di stantii rapporti polizieschi già smunti da
proscioglimenti in sede istruttoria, derubricati sensibilmente, con dilatori rinvii sine die. Ciò nonostante due
evitandi alias ineligendi erano dimissionari ab immemorabili, uno perché
all'inizio della legislatura aveva qualche problema con la droga, l'altro
perché calunniato reagì. Pluriincriminato, per ora gli è stata comminata una
risibile pena di quattro mesi con la condizionale, non appellata perché di
costoso appello: qualcosa comunque che manco nel più lieve dei reati
contravvenzionali si commina. E ciò prova deleterie infiltrazioni mafiose? Ma
va' là! I restanti due ineligendi (alla latina) devono la loro gogna l'una per
essere figlia di suo padre, sorella di suo fratello e soprattutto nipote di suo
zio che la locale pubblicistica - tanto sussiegosa quanto dissennata -
qualifica come trucidato CAPO MAFIA. Lu zzi Alfonso fu nel 1960 mio ospite a
Modena perché aveva sposato una prima cugina di mio padre. Un altro po' e lo
introducevo negli uffici modenesi della Banca d'Italia di cui ero segretario,
vincitore di concorso non truccato di gruppo A, in esperimento. Va a finire che cinquanta anni dopo mi
ritrovo anch'io tra gli infiltrati. Lu zzi Alfonso veniva da famiglia pre
prefetto Moro, che insomma la coppola storta ce l'aveva davvero: erano tempi
dell'abigeato e tanti pronipoti di chi voleva dare la cittadinanza onoraria
come al Circolo Unione al Cavaliere Benito Mussolini, dovrebbero tacere anziché
moraleggiare su blog vocianti antimafia ogni piè sospinto. Lu zzi Alfonso era sboccato,
collerico ma incapace di far male ad una mosca: era un modesto proprietario di
saline incappato per irrinunciabili eredità di famiglia in un favoreggiamento
consistente nell'avere gettato una pistola fumante di altri sui canali del
tetto morto di casa sua. Ebbe guai giudiziari a non finire, finì nelle patrie
galere, versava lacrime di umilianti pianti in modo compassionevole. Altro che
baldo capomafia che libercoli locali vorrebbero accreditare. La nipote è una
brava ragazza che eletta al Comune poche volte lo frequentò, dedita a Palermo a
nobile volontariato. L'altro figlio di un socialista autorevole e dignitoso,
eletto persino senatore, farmacista in eterna loquela col telefonino, innocuo
bravo figliolo che si innamora di una bella e brava ragazza di una famiglia che
dicono inquinante mafiosamente gli appalti pubblici, vi si fidanza e per colmo
di sventura si vede costretto ad interrompere il fidanzamento.
Veda egregio don Filippo de
Romana gente dopo mesi e mesi di ispezioni commissariamenti visite semestrali
prefettizie non si rinvengono altri infiltrati mafiosi nel comune di Racalmuto,
solo quelli che ho citato: due assolti con addebito delle spese al suo
Ministero; due già da tempo dimissionari e almeno a faccende mafiose estranei,
e due che chiamarli mafiosi o infiltrati mafiosi c'è proprio da ridere (se non
fosse penosamente tragico). Se lei egregio don Filippo de Romana gente è uomo
d'onore dica alla ministra in gonnella (che se donna d'onore dovrebbe
ascoltarla) che a Racalmuto non vi sono state infiltrazioni mafiose e quindi,
come insegnavamo ai miei tempi nel SECIT di Reviglio, necessita un pronto atto
resipiscente di AUTOTUTELA: serve poco sostituire in modo imbarazzante la
signora al Tramonto; caduta in sue mani, la patata bollente potrà divenire
ancora più scottante persino forse in sede parlamentare.
Parlavo però di mala gestio: come
primo approccio mi dispensi dal parlarne egregio don Filippo de Romana gente.
Ma se vuol subito sapere, si faccia dare le
lettere firmate che ho mandato al Comune, i post che da oltre un anno ho
mandato al blog REGALPETRA LIBERA con i commenti talora più salaci dei post;
gli altri post che ho disseminato in
questo profilo FB; quelli di esordio di un blog CASTRUM RACALMUTO DOMANI che io
pensai che io denominai che io lanciai anche là dove il meneghino blogger mai
sarebbe arrivato e che, finito in gran dispitto ad un anonimo sedente, secondo
me, nello scranno di responsabilità di codesta amministrazione, mi ha
inurbanamente zittito con un perentorio BASTA che mi risuona ancora nel mio
orecchio irato.
Avrà un seguito questo
approccio epistolare? Forse che sì forse
che no! Dipende dal suo coraggio e dalla sua volontà a fare davvero giustizia.
In ogni caso, egregio don Filippo de Romana Gente, non mi sottovaluti come la
sua collega al Tramonto che l'ha preceduta.
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