lunedì 18 novembre 2013

il circolo unione ed altro

Visto che si parla di circolo unione

Contra Omnia Racalmuto
...per mestiere spiego bene agli altri quello che per me non comprendo.
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mercoledì 26 dicembre 2012
In memoria del defunto vecchio circolo, torno qui a riportare miei stantii appunti. Qualcuno si accorgerà che molta roba è rimuginata. Chi ha già letto, salti; chi non aveva letto può trovarvi qualche interesse. Il CIRCOLO UNIONE che troverete in questo lunghissimo post non è poi quello di Sciascia (né lo Sciascia di Le Parrocchie di Regalpetra, né quello di FUOCO SUL MARE di ADELPHI): per tanti versi è postumo; per talaltri ne è il controcanto. Noi non siamo idolatri, anzi ci piace l'iconoclastia. Sia chiaro: nulla a che fare con questo odierno che non so cosa celebri credo con cotta ed aspersori, dovendosi tanto esorcizzare. Il massonico circolo di Racalmuto oggi è monsignorile accolta di evanescenti sacralità parrocchiali. Tocca ad un cattolico clericale NON CREDENTE come me rievocare i sacri DEMONI del compasso e della cazzuola dell'ottocentesca Racalmuto dei gran massoni alla Savatteri,  alla Tulumello, alla Matrona, alla Farrauto. Tocca pure a e lodare e ossequiare gli avi alla don Turidduzzu Picone che pii niotini sembrano ignorare. Se è per questo anche i figli. Parce sepultis?
Curva dei prezzi all'ingrosso dello Zolfo nel 1860
Luglio, 31 6,60 al quintale
Agosto, 13 3,25 al quintale
Agosto, 31 3,05 al quintale

In un mese vi era stata dunque una diminuzione del 15,3%: oscillazione da mandare in frantumi tutti i calcoli di convenienza. Certo, si stava in villeggiature; a fare la “campagnata”. Le sale del casino erano vuote per commenti salaci o per recriminazioni. Ed il 13 settembre scenderà ancora: ducati 3 al quintale. Una ripresa a fine anno: ducati 3,20 ed un’impennata il 15 gennaio 1861: 3,50 ducati al quintale. Poi una discesa catastrofica: 2,60 l’8 marzo 1861; 2,55 il 5 aprile 1861. Una falcidia del 29,17% in meno di un anno.
Eccone la terribile curva:

C’era di che maledire Garibaldi, Crispi, Vittorio Emanuele II, i Savoia ed in loco i Messana ed i Savatteri: bel regalo aveno confezionati per i ‘poveri’ galantuomini racalmutesi. Chissà le ire al casino; intuibili le diatribe delle serali ‘conversazioni’. Ci hanno rovinato! Io l’avevo detto! Come poi nel 1948 o 1949 il Ferdinando Trupia dell’epoca avrà incendiata la sala di conversazione; solo che al posto dei contributi unificati cera il crollo del prezzo dello zolfo o le tante tasse che il nuovo regime spandeva a piene mani. «Verso le diciannove - parafrasiamo Sciascia  [3] - c’è sempre qualcuno che dà fuoco alla miccia dei contributi unificati, don Ferdinando si accende come una di quelle macchine che in bellezza concludono i fuochi d’artificio, tutto razzi, girandole cascatelle e spaccate di bestemmie imprecazioni e apprezzamenti di natura sessuale ai funzionari e ai governanti diretti; tiene però a dichiarare, tra tanta furia, che lui paga quanto deve pagare, personalmente non ha subìto soperchierie, con lui tutti camminano su una lama.»
Già le tasse! Il nuovo governo ora era inflessibile e ficcante nell’esigere l’imposta fondiaria: Cresceva anche il dazio sui consumi: ma quello i civili lo consideravano un male altrui, incombente sulla ‘plebaglia’. La sola sovrimposta sui terreni passò nell’agrigentino da 0,79 lire per ettaro cui era arrivata nel 1866 a ben L. 1,87 nel 1879, un aumento di ben 136,70%. Davvero la pressione fiscale diventava soffocante. Ci penso poi il comune a fare spese pazze (i Matrona avevano una maniacale voglia di sperperare in faraoniche opere pubbliche) e queste ripiobavano sotto forma di imposte comunali dominicali sui nostri galantuomini. Erano letteralmente diventanti furibondi. Serafino Messana - fratello dell’irrequieto Biagio - è incontenibile! Diventato farmacista, resta solo formalmente il rivoluzionario (cartaceo) del ’48. Si diletta di lettere: scrive inventando neologismi improbabili, vocabolario greco alla mano. La povera storia si lega alla natura nientemeno che in “apocastasi”;  [4] “emanatismo” e “mistogogi” , sono termini per Messana di comune accezione; e “gli antichi credenti usavano la Xerofagia a nona”; e “metaformasondone il il pensiero dal vero all’immaginario, dall’idea all’ideale, andonne in sivibilio la severa logica per la confusion dei sistemi, degenerando in goffa stravaganza che ne diè pure la spinta la caduta dell’Impero d’Occidente”  [5]: accipicchia! Peccato che Rascel non era ancora nato. E così via con lemmi quali: Camauro; imberciare [pag. 9]; antinomia di cinici tartuffi [pag. 10]; essere da sezzo; sanguinaria apoftegma [pag. 11]; Diffalte [pag. 20]; taglia mummica ad ogni menoma lor pia azione [pag. 22]. Le 24 paginette dello sproloquio di Serafino Messana un raccontino tutto paesano ce l’hanno e noi lo riportiamo, pari pari:
«Il signor M..... ascrittosi all’Opera Pia del Suffragio previo lo sborso di ducati sei (scotto stabilito per cadauno; mentre adesso è aumentata la cifra come pure quella delle messe a norma del caro delle derrate) ne volea in Racalmuto la celebrazione, che gli si negò pria con ambagi, poscia con dirgli che per godere di tanto profitto in vita bisognasse erogar di nuovo altrettanta somma. Virtù evangelica!!!; e per l’ipocrisia involava un guardiano i votivi ciondoli della signora M... dal simulacro di S. Maria di Gesù col pretesto di farne tersa pulitura; gli eredi di G....C... ebber sottratta la roba valutata tremila ducati, ed incamerata dal Convento del Carmine; mentre rimasero tapini gli eredi nel più orrido trivio per le mene del prete N....»
Quante volte l’avrà sciorinata questa querelle al casino di conversazione? Se con quella leziosità linguistica, tra lo sberleffo degli annoiati consoci.
Nel 1873 il solito Serafino si fa pubblicare un libello su «il brigantaggio in Sicilia, ossia i delitti impuniti.» Ora la rabbia contro il fiscalismo di stato non ha più remore: Le nostre aspirazioni sono dirette - esplode a pag. 57 - ad alleggerire le riscosse dei tributi, e tòrre quelli che più scottano per essere inventati da mera baratteria, acciocchè i contribuenti non siano straziati e costretti per scadenza di pagamento.» Ed nella chiusa finale, in termini meno lambiccati, lo sfogo intimo e più vero: «Impertanto siimi indulgente nel compatire la lealtà delle mie idee significate in questa lettera abbandonata e ripresa più volte in questo mese e per le odierne occupazioni della famiglia e del Fisco...» Fisco, terrore di don Serafino Messana e di don Ferdinando Trupia che i locali sanno chi essere stato veramente: un diretto discendente del grafomane Serafino ottocentesco.
Nel 1874 Serafino Messana non aveva remore religiose - miscredente com’era - e si accaparrò un ettaro di terra in contrada Troiana requisito al disciolto convento di santa Chiara, offrendo 1.400 lire al posto del prezzo base di L. 941. Subì ipso facto la scomunica: lui non se ne dolse. Del resto era in compagnia dell’arciprete Tirone che si servi di una prestanome, la sorella Teresa, per annettersi con poche lire tutti questi beni:
1. anno 1868 - provenienza: Conv. S. Francesco d’Assisi; terre, alberi frutteto; contr. Motati (? forse Malati); Ha. 1 - prezzo base L. 812; prezzo aggiudicazione L. 832.
2. anno 1868 - provenienza: Convento Carmine; pagliera; via Carmine; prezzo base L. 453; prezzo aggiudicazione L. 655.
3. anno 1868 - provenienza: Convento Carmine; terraneo; via Carmine; prezzo base L. 508; prezzo aggiudicazione L. 280.
4. anno 1868 - provenienza: Convento S. M. di Gesù; 1 stanza; via Matrice; prezzo base L. 571; prezzo aggiudicazione L. 686.
5. anno 1868 - provenienza: Convento S. M. di Gesù; 1 stanza; via Matrice; prezzo base L. 560; prezzo aggiudicazione L. 555.»
Serafino Messana potè pure sogghignare sull’interdetto, ma un suo discendente ebbe isterie mistiche: «O pio, figlio di padre Pio, che ogni giorno ti prendi la lavatura della comunione», lo insolentiva pubblicamente l’avv. Carmelo Burruano, al tempo del Cavallo Alato, tra lo sghignazzo del popolino plaudente.
Salaci mormorazioni al casino di compagnia nell’Ottocento; salaci mormorazioni al circolo Unione in quell’infocato maggio del 1950.
* * *
Nel Giornale Officiale del 6 settembre 1860 i radi soci, che continuavano a frequentare il circolo nel mese più adatto alla villeggiatura nelle campagne circostanti, potevano leggere «Data in Palermo il 26 agosto 1860. - In nome di S.M. Vittorio Emanuele Re d’Italia, il Prodittarore decreta: Art. 1: sono destituiti i giudici circondariali. A Racalmuto: [destituito] Giacomo Sanfilippo » Il provvedimento reca la firma di De Pretis. Il 13 settembre viene promulgata la legge provinciale e comunale: Racalmuto è il XIV comune del circondario di Girgenti e vanta una popolazione di 9.426 abitanti. E’ chiamato ad eleggere un consigliere provinciale.
Il successivo martedì 19 settembre viene pubblicato “l’indirizzo del consiglio civico e del municipio al Generale Dittatore”: Racalmuto figura in mano di Gaetano Savatteri, presidente; Felice Cavallaro e Giuseppe Savatteri. L’indirizzo è datato 18 agosto 1860. E.N. Messana fa ampie digressioni sulla sindacatura del Savatteri a cavallo del 1860. Non abbiamo elementi per contraddirlo (ma neppure per essere concordi). Forse Gaetano Savatteri non si dimise mai dal settembre 1859, quando ebbe a succedere a Giuseppe Tulumello Grillo.
Il 25 ottobre si celebra il plebiscito: Racalmuto risulta naturalmente sabaudo all’unanimità: 1931 elettori iscritti; 1924 votanti; 1924 sì; nessun no; nessuna scheda nulla. Vi sarà stato al circolo qualcuno che come Ciccio Tumeo si lamentava di avere votato no e di vedere poi la sua scheda “cacata” con un sì?
28 ottobre 1860 - Art. 1: Sono nominati i giudici di Mandamento - In Racalmuto: il signor Benedetto Diliberti. - Palermo 26 ottobre 1860. Il prodittatore: Mordini.
6 novembre - Racalmuto, il signor Salvatore Bellomo, cancelliere di Mandamento.
Statistica
Racalmuto
Maggio 1860 Giugno 1860
* compagni d’arme n.° 48 40 militi a cavallo
* guardie di polizia “ 22 5 guardie di sicurezza
* Rondieri “ 4
* sopranumeri “ 38

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 [1] ) Mons. Domenico de Gregorio - Mons. Lo Jacono, Agrigento 1966, pag. 20.
 [2] ) E.N. Messana, Racalmuto op. cit. pag. 204.
Pubblicato da Calogero Taverna a 15:54 Nessun commento:
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Lillo SferrazzaPapa Condivido pienamente. Anche se si tratta di un ergastolano cresciuto a cinquanta metri da casa mia.Le leggi dello Stato vanno rispettate soprattutto dallo Stato. L'uomo anche se ergastolano deve avere diritto alla sua dignità e il carcere così come sancito dalla costituzione deve servire alla rieducazione del condannato.
Domenica alle 17.48 • Mi piace • 1
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Lillo Taverna Carissimo Lillo, porti il cognome di un grande gesuita amico mio (ti potrei esibire le lettere che mi mandava) e credo che non sia solo un caso di omonimia. Comunque, mi va di dirti che mi ero occupato del caso Sole (non sapevo veramente che così si chiamasse) in un mio testo di storia locale e fui molto duro. In un 10 maggio, mio compleanno, mio nipote mi regala il libro di Tanu. Mi impressiono. Navigo e trovo il suo splendido, solare, umanissimo, colto blog INFORMACARCERE ALFREDO SOLE posta diretta. Scopro un mondo che va molto al di là della oleografia di Tanu. Scrivo un post in Regalpetra libera. Mi ispiro ad un celebre film di pasolini: il buon ladrone che dice al Cristo morente, invece che lassù non mi potresti regalare un po' di paradiso quaggiù. Me la prendo con gli arcipreti di nuovo conio che di petas per le loro pecorelle in ergastolo ostativo ne pratcano pochino per non dire nulla. Inzio un'intensa corrispondenza con chi si dice avere ucciso persino il marito di una prima cugina di mio padre (una terribilissima FANCI). Smuovo con ARTICOLO 21 mezzo mondo. Ora vi è pure un senatore ex democristiano e uno scrittore vetusto di gialli che si sono finalmente commossi. Bene, benissimo. L'unica mia preoccupazioe è che la questione del computer senza pennetta è una scemenza. Vinceranno la battaglia, ma dopo Direttore e Secondini di OPERA restano e le vendette sul malcapitato Alfredo non potranno più essere oggetto di tenerezze pre-elettorali. Speriamo bene. Quanto alle tue remore, sono infondate. Qui in discussione c'è un 4bis in gergo OSTATIVO. Alfredo non può essere ormai ostativo di un bel nulla. Sono passati ventidue anni di carcere ultraduro.L'antimafia (quella su cui giustamente sogghignava Sciascia) sa tutto quello che Sole può ancora sapere. Alfredo non sa più nulla di quell'altro (ed è quasi infinito) che l'antimafia (sempre quella di Sciascia) SA. Prendersela con un erudito ormai solo di filosofia greca (ne sa più di me e del tuo omonimo grandissimo gesuita) diventa davvero atto canagliesco di questo Stato oggi mica tanto etico.

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