martedì 19 novembre 2013

Intrrogazione mancata


CARISSIMI MIEI COMPAESANI RACALMUTESI

IO L'INTERROGAZIOE PARLAMENTARE L'HO BELLA e scritta: solo che con la scusa che i parlamentari sono tutti impegnati nei comizi elettorali non si riesce a farla presentare. Oggi ho persino litigato e di brutto con un mio sodale (veramente del SEL)-

L'ho anche rassegnata all'on. Milioto ma questi mi dice (e gli credo) che a Roma un deputato non lo trovi manco se lo paghi un miliardo.

La mia strategia era: presentata in segreteria del parlamento la bozza firmata,si andava più che dal Ministro (con la quale è ovvio non riuscirei a colloquiare per via delle storie delle minzioni femminili al Circolo Unione) ad un qualsiasi sottosegretario degli Interni. Abbiamo ragioni tali per chiedere ed ottenere un atto di resipiscenza ministeriale, la revoca del commissariamento dell'amministrazione comunale di Racalmuto. Già il ministero è stato condannato alle spese per l'indebita sanzione dell'incandidabilità di due onestissimi consiglieri comunali.

Quanto alla Tarsu del 2006, un qualche deputato anche regionale (penso all'on. Fontana) dovrebbe recarsi in prefettura per chiedere la dovuta vigilanza sugli enti territoriali. Fare i debiti esposti in procura e sollecitare a Racalmuto i Commissari (di nomina romana) a quel cumulativo atto di autotutela da me varie volte qui rappresentato (nell'assoluta sordità di sedicenti pugnaci blog e web regalpetresi.

Carissimi compaesani,

i politici che avete eletto sono davvero sordi alle vostre necessità, al vostro diritto ad avere giustizia.

PUNITELI bipartizan.

 

 

 

 

BOZZA DI INTERROGAZIONE PARLAMENTARE

 

 

Si chiede …                                                                                                                      per sapere

Al PRESIDENTE DEL CONSIGLIO;

Al MINISTRO DELL'ECONOMIA;

AL MINISTRO DEGLI INTERNI;


AL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA.

Non può certo negarsi che una decina di anni fa Racalmuto fu teatro di sanguinose faide mafiose;

che morti e vittime anche innocenti furono seminati sulla principale piazza del paese,

che fioccarono esemplari ergastoli;

che vi fu un rigurgito mafioso che si concluse con successi esemplari delle forze dell’ordine cui va tributato un riconoscente plauso.

Tuttavia, passata quella tragica nottata, Racalmuto, le forze migliori, quasi totalitarie di Racalmuto, risorsero alla vita civile, a democratica compostezza, a laboriosità ammirevole:

aperti alberghi, incrementato il turismo, dilatati gli sforzi culturali, dotato il paese di strutture museali, biblioteche, iniziative umanitarie perspicue – e si possono persino citare i successi di inconsueti caffè letterari - pubblicate ricerche storiche pregevoli, atteso tutto ciò sembrò che una novella stagione di splendori sociali, civili, turistici stesse per aprirsi.

Senonché le pubbliche autorità invece di sostenere siffatti fenomeni virtuosi si protesero a martellare interventi di rigore, a modulare inchieste giudiziarie che dopo decenni stanno lì a languire per fragilità delle accuse ipotizzate, per sfoltimento in sede istruttoria delle incriminazioni e delle individuazioni di sospetti rei.

Una inchiesta su un cosiddetto intreccio denominato “giochi di potere” resta ancora da dipanare;

e frattanto almeno un albergo essenziale per lo sviluppo turistico rimane esizialmente bloccato per evanescenza delle formulate censure penali e amministrative, dato che non si possono in alcun modo sospettare di mafiosità i titolari, onorabilissimi cittadini racalmutesi.

Appena incriminato un assessore per reati che nulla avevano a che fare con i crimini contro la pubblica amministrazione, questi si dimette; appena il sindaco viene iscritto nel libro degli indagati, rassegna le dimissioni anche se subito dopo prosciolto dopo sostanziale derubricazione.

Nonostante ciò, gli organi di controllo commissariano il comune per la carica sindacale e protraggono il provvedimento per oltre un anno, lasciando dispendiosamente per eguale tempo una triade di ispettori, e quindi procedono a uno scioglimento per infiltrazioni mafiose che dura tuttora con riflessi negativi sulla economia locale.

Racalmuto frattanto scade economicamente: un regresso demografico verticale segna la stagnazione di iniziative lavorative ed occupazionali; l’erosione di un lungo periodo di risparmi per rimesse degli emigranti essicca le fonti di liquidità di seconda istanza; una incipiente industrializzazione legata allo sfruttamento delle risorse minerarie si blocca; la massa pensionistica si rastrema per le recenti riforme del settore: si calcola che a fronte dei trenta milioni di euro occorrenti ogni anno per le spese delle famiglie le entrate correnti non superano i 12 milioni di euro secondo studi di specialisti d’origine racalmutese che ne hanno fatto pubblicazioni informatiche.

L’intervento pubblico si rendeva sempre più pressante, la riluttanza burocratica dei pubblici amministratori non più scelti dal popolo ma imposti da Roma non è più un vacuo motivo polemico ma una indubbia e perniciosa concausa della ineludibile stagnazione prima e regressione economica dopo.

In un anno abbiamo una indiscriminata applicazione di sanzioni per pretese omissioni di denunce catastali; si pensi che si è arrivati ad affiggere nell’Albo Pretorio la censura per un vecchio arciprete morto da trent’anni:

L’omissione dei connessi proventi in bilancio comunale ha eluso risultati atti a riequilibrare le cedenze di bilancio e non si sono quindi evitati massimali tariffari ed impositivi (si pensi all’IMU).

La conseguente applicazione dei coefficienti massimi per l’IMU sta spingendo a vendere specie gli emigranti racalmutesi che mantenevano la casa avita solo per ragioni affettive e ciò ha determinato, sia pure come concausa, il crollo del mercato immobiliare racalmutese;

Congiuntamente si è avuta una stangata non sopportabile per il riparto di una TARSU inquinata dalla lievitazione oltre misura del costo del servizio ceduto ad una azionaria di cui il comune ha sottoscritto una partecipazione; si lamenta una mala gestio da liquidazione volontaria per il momento; solo che a ridosso di tale liquidazione si è applicata una criticatissima ricerca di fonti contributive retrocesse addirittura all’ultra decaduto 2006; così sulla disastrata economia racalmutese è scesa la mannaia di un ulteriore prelievo di oltre un milione di euro.

A tal fine si estrapola dalla pubblicistica informatica del luogo questo appunto.

 

 

Recita l'art. 13 del Regolamento del 1996 :"I soggetti tenuti al pagamento della tassa hanno l'obbligo di presentare al comune, entro il 20 gennaio successivo all'inizio dell'occupazione o detenzione, denuncia dei locali ed aree tassabili, redatta su appositi modelli messi a disposizione dal comune stesso".

Facile chiedersi: come quando e dove il Comune "ha messo a disposizione ... appositi modelli" che ovviamente andavano corredati da appositi richiami di legge e di regolamento e via discorrendo.

Ma in maniera più drastica, il normale interprete così inquadra l'adempimento di un onere tributario:

a) per chi aveva nel 1996 case tassabili o poteva avanzare istanza di agevolazioni varie, l'obbligo di denunzia scattava entro il 20 gennaio del 1997; anche ad accordare il 5+1 dopo il 2003 l'ente impositivo comunale non aveva più titolo, per decorso dei termini di decadenza, a sanzionare eventuali omissioni o infedeltà di denunzia. L'averlo fatto a fine dicembre del 2012 non costituisce abuso di potere, condotta antidoverosa di diversa fattispecie e se fatta per evitare bancarotte varie a banali società per azioni non stiamo dentro i rigori della recentissima legge anticorruzione?

La tassa (o tariffa esatta per diritto di privativa) è dovuta per l'anno in corso: quella relativa al 2006 scadeva nel 2011 e quindi già bella e decaduta. Una postuma pretesa della pubblica amministrazione mi lascia molto interdetto quanto a regolarità penale oltre che amministrativa.

Certo obblighi di denuncia per successive occupazioni o detenzioni vanno appurate caso per caso. Da quello che mi risulta siffatti dati da verificare in relazione all'ACCERTAMENTO sono stati pretermessi.

Una amministrazione saggia e politicamente responsabile non si limita ad istituire uffici di transito al Comune ma riconsidera ogni cosa con ponderatezza e competenza e si induce ad un doveroso e liberatorio atto di autotutela della pubblica amministrazione, si intende se del caso.

 

 

Tutto ciò premesso, si chiede:

quali riscontri in sede ministeriale sono stati effettuati per appurare fatti e gestioni non pertinenti;

perché dopo la notoria condanna del Ministero degli Interni alle spese per avere considerato incandidabili in quanto infiltrati mafiosi persone integerrime e totalmente irreprensibili non si è proceduto ad una revoca del provvedimento di commissariamento del Comune di Racalmuto, non potendosi certo ancora sostenere accuse del genere sol perché qualche dubbio può rimanere su due componenti che da tempo non facevano più parte dell’amministrazione ed essendo risibile la pretesa di considerare infiltrati mafiosi giovani irreprensibili, uno perché già fidanzato di una integerrima ragazza con il solo torto di appartenere a una famiglia nel cui ambito si registrano ergastolani peraltro da tempo fuori da ogni influenza mafiosa sul paese per astrettezze a carceri in regime di 41 bis e l’altra sol perché figlia di un defunto signore che solo certa stampa scandalistica vuole “capo mafia”, peraltro con fedina penale pulita almeno da quarant’anni.

Se si è accertato qualcosa di anomalo sulla applicazione retroattiva della tarsu a Racalmuto, che opinione pubblica, stampa e organizzazioni no-profit stanno martellando perché la reputano iniqua, indebita, illegittima, gravosa.

In campo più generale si chiede cosa si intende fare per restituire Racalmuto alla meritata regolarità politica ed amministrativa.

 

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