CARISSIMI MIEI COMPAESANI RACALMUTESI
IO L'INTERROGAZIOE PARLAMENTARE L'HO BELLA e scritta: solo che con la scusa che i parlamentari sono tutti impegnati nei comizi elettorali non si riesce a farla presentare. Oggi ho persino litigato e di brutto con un mio sodale (veramente del SEL)-
L'ho anche rassegnata all'on. Milioto ma questi mi dice (e gli credo) che a Roma un deputato non lo trovi manco se lo paghi un miliardo.
La mia strategia era: presentata in segreteria del parlamento la bozza firmata,si andava più che dal Ministro (con la quale è ovvio non riuscirei a colloquiare per via delle storie delle minzioni femminili al Circolo Unione) ad un qualsiasi sottosegretario degli Interni. Abbiamo ragioni tali per chiedere ed ottenere un atto di resipiscenza ministeriale, la revoca del commissariamento dell'amministrazione comunale di Racalmuto. Già il ministero è stato condannato alle spese per l'indebita sanzione dell'incandidabilità di due onestissimi consiglieri comunali.
Quanto alla Tarsu del 2006, un qualche deputato anche regionale (penso all'on. Fontana) dovrebbe recarsi in prefettura per chiedere la dovuta vigilanza sugli enti territoriali. Fare i debiti esposti in procura e sollecitare a Racalmuto i Commissari (di nomina romana) a quel cumulativo atto di autotutela da me varie volte qui rappresentato (nell'assoluta sordità di sedicenti pugnaci blog e web regalpetresi.
Carissimi compaesani,
i politici che avete eletto sono davvero sordi alle vostre necessità, al vostro diritto ad avere giustizia.
PUNITELI bipartizan.
BOZZA DI INTERROGAZIONE PARLAMENTARE
Si chiede …
per sapere
Al PRESIDENTE DEL
CONSIGLIO;
Al MINISTRO
DELL'ECONOMIA;
AL MINISTRO DEGLI
INTERNI;
AL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA.
Non può certo
negarsi che una decina di anni fa Racalmuto fu teatro di sanguinose faide
mafiose;
che morti e vittime
anche innocenti furono seminati sulla principale piazza del paese,
che fioccarono esemplari
ergastoli;
che vi fu un
rigurgito mafioso che si concluse con successi esemplari delle forze
dell’ordine cui va tributato un riconoscente plauso.
Tuttavia, passata
quella tragica nottata, Racalmuto, le forze migliori, quasi totalitarie di
Racalmuto, risorsero alla vita civile, a democratica compostezza, a laboriosità
ammirevole:
aperti alberghi,
incrementato il turismo, dilatati gli sforzi culturali, dotato il paese di
strutture museali, biblioteche, iniziative umanitarie perspicue – e si possono
persino citare i successi di inconsueti caffè letterari - pubblicate ricerche
storiche pregevoli, atteso tutto ciò sembrò che una novella stagione di
splendori sociali, civili, turistici stesse per aprirsi.
Senonché le
pubbliche autorità invece di sostenere siffatti fenomeni virtuosi si protesero
a martellare interventi di rigore, a modulare inchieste giudiziarie che dopo
decenni stanno lì a languire per fragilità delle accuse ipotizzate, per
sfoltimento in sede istruttoria delle incriminazioni e delle individuazioni di
sospetti rei.
Una inchiesta su un
cosiddetto intreccio denominato “giochi di potere” resta ancora da dipanare;
e frattanto almeno
un albergo essenziale per lo sviluppo turistico rimane esizialmente bloccato
per evanescenza delle formulate censure penali e amministrative, dato che non
si possono in alcun modo sospettare di mafiosità i titolari, onorabilissimi
cittadini racalmutesi.
Appena incriminato
un assessore per reati che nulla avevano a che fare con i crimini contro la
pubblica amministrazione, questi si dimette; appena il sindaco viene iscritto
nel libro degli indagati, rassegna le dimissioni anche se subito dopo
prosciolto dopo sostanziale derubricazione.
Nonostante ciò, gli
organi di controllo commissariano il comune per la carica sindacale e
protraggono il provvedimento per oltre un anno, lasciando dispendiosamente per
eguale tempo una triade di ispettori, e quindi procedono a uno scioglimento per
infiltrazioni mafiose che dura tuttora con riflessi negativi sulla economia
locale.
Racalmuto frattanto
scade economicamente: un regresso demografico verticale segna la stagnazione di
iniziative lavorative ed occupazionali; l’erosione di un lungo periodo di
risparmi per rimesse degli emigranti essicca le fonti di liquidità di seconda
istanza; una incipiente industrializzazione legata allo sfruttamento delle
risorse minerarie si blocca; la massa pensionistica si rastrema per le recenti
riforme del settore: si calcola che a fronte dei trenta milioni di euro
occorrenti ogni anno per le spese delle famiglie le entrate correnti non
superano i 12 milioni di euro secondo studi di specialisti d’origine
racalmutese che ne hanno fatto pubblicazioni informatiche.
L’intervento
pubblico si rendeva sempre più pressante, la riluttanza burocratica dei
pubblici amministratori non più scelti dal popolo ma imposti da Roma non è più
un vacuo motivo polemico ma una indubbia e perniciosa concausa della
ineludibile stagnazione prima e regressione economica dopo.
In un anno abbiamo
una indiscriminata applicazione di sanzioni per pretese omissioni di denunce
catastali; si pensi che si è arrivati ad affiggere nell’Albo Pretorio la
censura per un vecchio arciprete morto da trent’anni:
L’omissione dei
connessi proventi in bilancio comunale ha eluso risultati atti a riequilibrare
le cedenze di bilancio e non si sono quindi evitati massimali tariffari ed
impositivi (si pensi all’IMU).
La conseguente
applicazione dei coefficienti massimi per l’IMU sta spingendo a vendere specie
gli emigranti racalmutesi che mantenevano la casa avita solo per ragioni
affettive e ciò ha determinato, sia pure come concausa, il crollo del mercato
immobiliare racalmutese;
Congiuntamente si è
avuta una stangata non sopportabile per il riparto di una TARSU inquinata dalla
lievitazione oltre misura del costo del servizio ceduto ad una azionaria di cui
il comune ha sottoscritto una partecipazione; si lamenta una mala gestio da
liquidazione volontaria per il momento; solo che a ridosso di tale liquidazione
si è applicata una criticatissima ricerca di fonti contributive retrocesse
addirittura all’ultra decaduto 2006; così sulla disastrata economia racalmutese
è scesa la mannaia di un ulteriore prelievo di oltre un milione di euro.
A tal fine si estrapola dalla
pubblicistica informatica del luogo questo appunto.
Recita l'art. 13 del Regolamento del 1996 :"I
soggetti tenuti al pagamento della tassa hanno l'obbligo di presentare al
comune, entro il 20 gennaio successivo all'inizio dell'occupazione o
detenzione, denuncia dei locali ed aree tassabili, redatta su appositi modelli
messi a disposizione dal comune stesso".
Facile chiedersi: come quando e dove il Comune
"ha messo a disposizione ... appositi modelli" che ovviamente
andavano corredati da appositi richiami di legge e di regolamento e via
discorrendo.
Ma in maniera più drastica, il normale interprete così
inquadra l'adempimento di un onere tributario:
a) per chi aveva nel 1996 case tassabili o poteva
avanzare istanza di agevolazioni varie, l'obbligo di denunzia scattava entro il
20 gennaio del 1997; anche ad accordare il 5+1 dopo il 2003 l'ente impositivo
comunale non aveva più titolo, per decorso dei termini di decadenza, a
sanzionare eventuali omissioni o infedeltà di denunzia. L'averlo fatto a fine
dicembre del 2012 non costituisce abuso di potere, condotta antidoverosa di
diversa fattispecie e se fatta per evitare bancarotte varie a banali società
per azioni non stiamo dentro i rigori della recentissima legge anticorruzione?
La tassa (o tariffa esatta per diritto di privativa) è
dovuta per l'anno in corso: quella relativa al 2006 scadeva nel 2011 e quindi
già bella e decaduta. Una postuma pretesa della pubblica amministrazione mi
lascia molto interdetto quanto a regolarità penale oltre che amministrativa.
Certo obblighi di denuncia per successive occupazioni
o detenzioni vanno appurate caso per caso. Da quello che mi risulta siffatti
dati da verificare in relazione all'ACCERTAMENTO sono stati pretermessi.
Una amministrazione saggia e politicamente
responsabile non si limita ad istituire uffici di transito al Comune ma
riconsidera ogni cosa con ponderatezza e competenza e si induce ad un doveroso
e liberatorio atto di autotutela della
pubblica amministrazione, si intende se del caso.
Tutto ciò premesso,
si chiede:
quali riscontri in
sede ministeriale sono stati effettuati per appurare fatti e gestioni non
pertinenti;
perché dopo la
notoria condanna del Ministero degli Interni alle spese per avere considerato
incandidabili in quanto infiltrati mafiosi persone integerrime e totalmente
irreprensibili non si è proceduto ad una revoca del provvedimento di
commissariamento del Comune di Racalmuto, non potendosi certo ancora sostenere
accuse del genere sol perché qualche dubbio può rimanere su due componenti che
da tempo non facevano più parte dell’amministrazione ed essendo risibile la
pretesa di considerare infiltrati mafiosi giovani irreprensibili, uno perché
già fidanzato di una integerrima ragazza con il solo torto di appartenere a una
famiglia nel cui ambito si registrano ergastolani peraltro da tempo fuori da
ogni influenza mafiosa sul paese per astrettezze a carceri in regime di 41 bis
e l’altra sol perché figlia di un defunto signore che solo certa stampa
scandalistica vuole “capo mafia”, peraltro con fedina penale pulita almeno da
quarant’anni.
Se si è accertato
qualcosa di anomalo sulla applicazione retroattiva della tarsu a Racalmuto, che
opinione pubblica, stampa e organizzazioni no-profit stanno martellando perché
la reputano iniqua, indebita, illegittima, gravosa.
In campo più
generale si chiede cosa si intende fare per restituire Racalmuto alla meritata
regolarità politica ed amministrativa.
Nessun commento:
Posta un commento