Un'accolta della crestomazia clerical-fascista di Racalmuto sovrasta la chiesuola di San Pasquale prima dello scempio democristiano, il partito prodigo nell' "abbellire" in peggio chiese e conventi.
Notiamo che il vescovo Ficarra, le cui carte Sciascia avrebbe dovuto lasciare nella Fondazione omonima, flirta qua con il potente gesuita Nalbone; non era papa nero ma insomma sempre molto amico era del fascistissimo presule (ma gesuita) Tacchi Ventura. Tutta la famiglia dei Nalbone ormai nobilitata dal Vaticano fa corona. Pensiamo al Serrone visto che quello che ancora si chiama Cap. Salvatore Burruano, uno dei tanti innumerevoli figli del protofascista don Ciccu, svetta, ma non tanto da superare il longilineo e affascinante arciprete (non credo che a quel tempo fosse monsignore) Casuccio. Cerco di scrutare la lontana donna Marietta, mia impagabile maestra di dottrina cristiana, (ma nulla traspare). Solo che l'alto ufficiale dei carabinieri schiaccia fisicamente padre Chiarelli senior, che però di suo molta altezza non metteva e stava pure al centro; ma poca ombra ormai poteva dare a chi lo si denigrava come "patri ccippiettu".
Tra il vescovo Ficarra (l'unico prete stimato da Sciascia, forse perché rimasto fascista - e quindi non molto gradito ai clericali di La Loggia o di Andreotti) e tra - credo - il suo bel segretario in tunica (io quando vedo preti in tunica mi rassereno: ho sempre l'impressione che non facciano maschia concorrenza: sinite pargulos ad me venire? e chi se ne frega, purché stiano lontani dalle donne) in mezzo dunque chi vi sta? ma il commendatore (per generosità vaticana) Nalbone.
Mio padre litigò forte con lo zio di mia madre, il celebre campiere lu zzi' Nnicu La Rocca, bisnonno di mio cugino l'ex sindaco Gigi Restivo Pantalone; lo portava da questo vaticano commendatore e lo costringeva a baciargli la mano. Mio padre 'sti feddri grassi non li gradiva, ma lu zzi' Nicu lo costringeva perché vi si doveva rendere sempre più "commodo".
Notiamo che il vescovo Ficarra, le cui carte Sciascia avrebbe dovuto lasciare nella Fondazione omonima, flirta qua con il potente gesuita Nalbone; non era papa nero ma insomma sempre molto amico era del fascistissimo presule (ma gesuita) Tacchi Ventura. Tutta la famiglia dei Nalbone ormai nobilitata dal Vaticano fa corona. Pensiamo al Serrone visto che quello che ancora si chiama Cap. Salvatore Burruano, uno dei tanti innumerevoli figli del protofascista don Ciccu, svetta, ma non tanto da superare il longilineo e affascinante arciprete (non credo che a quel tempo fosse monsignore) Casuccio. Cerco di scrutare la lontana donna Marietta, mia impagabile maestra di dottrina cristiana, (ma nulla traspare). Solo che l'alto ufficiale dei carabinieri schiaccia fisicamente padre Chiarelli senior, che però di suo molta altezza non metteva e stava pure al centro; ma poca ombra ormai poteva dare a chi lo si denigrava come "patri ccippiettu".
Tra il vescovo Ficarra (l'unico prete stimato da Sciascia, forse perché rimasto fascista - e quindi non molto gradito ai clericali di La Loggia o di Andreotti) e tra - credo - il suo bel segretario in tunica (io quando vedo preti in tunica mi rassereno: ho sempre l'impressione che non facciano maschia concorrenza: sinite pargulos ad me venire? e chi se ne frega, purché stiano lontani dalle donne) in mezzo dunque chi vi sta? ma il commendatore (per generosità vaticana) Nalbone.
Mio padre litigò forte con lo zio di mia madre, il celebre campiere lu zzi' Nnicu La Rocca, bisnonno di mio cugino l'ex sindaco Gigi Restivo Pantalone; lo portava da questo vaticano commendatore e lo costringeva a baciargli la mano. Mio padre 'sti feddri grassi non li gradiva, ma lu zzi' Nicu lo costringeva perché vi si doveva rendere sempre più "commodo".
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