IN DIFESA DELL’ISTITUZIONE
Lettera aperta ai lavoratori e
agli altri sindacati per costruire insieme un fronte comune a difesa della
Banca
Ci sarà pur stato un motivo per
cui i padri costituenti nel corso dei loro lavori valutarono se fossa
necessario o meno dare valore costituzionale alla Banca d’Italia
La discussione si aprì non
potendo sottovalutare il valore dato alla difesa del risparmio con l’articolo
47 della Costituzione (…”La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in
tutte le sue forme …”), al preminente ruolo del risparmio che assieme
all’intervento pubblico doveva dare slancio e vigore all’economia ed alle
imprese del Paese messo in ginocchio dalla guerra, agli ostacoli al ruolo della
Banca d’Italia che, con indipendenza, autonomia e terzietà, doveva sostenere
una politica monetaria e creditizia posta a sostegno di interessi generali, ai
pericoli che la stessa Banca correva a causa di tentativi di destabilizzazione
posti in essere da poteri forti, (più o meno occulti) e anche da forze politiche
e di governo che si ponevano al loro servizio
(il caso più eclatante si verificò con la vicenda di Baffi e Sarcinelli,
si è ripetuta in anni più recenti e la stiamo vivendo in modo più sottile e
opaco in questi giorni).
Ebbene proprio in forza della premessa
ci sembra necessario oggi incominciare a ragionare con urgenza su cosa sia
possibile fare per difendere l’autonomia e indipendenza della Banca d’Italia,
messa in discussione con molta superficialità, incompetenza e volontà di
perseguire disegni più o meno palesi, per permetterle di recuperare un ruolo in
Italia ed in Europa, per permetterle di avere margini di manovra senza
sottostare a condizionamenti e vincoli esterni troppo rigidi in una fase di
forte incertezza, per permettere al sindacato di svolgere al meglio il proprio
ruolo in difesa dei lavoratori dell’Istituto che sarà possibile solo e a
condizione che esso rimanga un eccellenza per efficacia e servizio nel panorama
nazionale facendo leva sull’impegno degli stessi lavoratori motivati nel loro
ruolo e da uno spirito di appartenenza che oggi sembra essersi affievolito.
Per ragionare con urgenza
bisognerà partire da una analisi rigorosa sulle mutazioni di ruolo e
istituzionali della Banca d’Italia, sulla coerenza del disegno della BCE che
viene portata avanti con tetragona certezza senza tenere in conti i fatti e gli
equilibri politici che stanno mettendo a rischio il disegno di una Europa unita
e dello stesso Euro, bisognerà individuare ed elencare con attenzione i fatti
che dovrebbero spingerci a trovare insieme una strategia e i mezzi per portare in porto gli obiettivi
che proponiamo con la coscienza che tali obiettivi necessitano dell’interesse e
sostegno di forze sociali e politiche molto più importanti dei piccoli
sindacati interni.
L’elenco può partire, ad esempio,
dal fatto che sono state sottovalutate e passate nel più assoluto silenzio,
nelle recenti mutazioni degli assetti istituzionali della Banca , due decisioni
che condizionano autonomia e indipendenza del ruolo del Direttorio e, quindi
delle funzioni. Si è deciso da governi che affermano di richiamarsi a principi
liberal- democratici, anche con timide tendenze di sinistra, che il capo del
governo ha un suo ruolo, non secondario,
nella nomina dei Governatori. Con tale decisione sono stati violati proprio i
principi che postulano la divisione netta tra poteri e ci si è avvicinati alla
dottrina del più ortodosso marxismo che prevede la sottomissione del ruolo
delle Banche Centrali al potere dei governi più o meno democratici e che dovrebbe
almeno aggiornarsi dati i nuovi scenari e equilibri mondiali.
E’ stato deciso di abolire il
mandato a vita e prevedere un doppio mandato, nell’arco temporale di dodici
anni, del Governatore e dei membri della Direzione generale che con ogni
evidenza (basterebbe vedere l’azione del Presidente degli Stati Uniti) ne
condiziona le decisioni nel corso del primo.
Abbiamo un capo del governo che,
per bassi fini propagandistici, si permettere di preannunciare lo sfratto del
Governatore e anche che mentre un giorno, per non entrare in contrasto col
Presidente Mattarella, fa esprimere a Ministri di primo piano piena fiducia al
ruolo della Banca d’Italia e il giorno dopo affida il compito di arbitrato
all’ANAC “perché garantisce terzietà e indipendenza” (?).
Bisognerebbe domandarsi sotto
l’aspetto giurisdizionale, dopo l’eclatante apertura di indagine ai danni del
Governatore per gravi e infamanti reati, con quali percorsi garantire non
l’immunità ma la difesa dell’autonomia e indipendenza dell’istituzione senza esporla
a gogne mediatiche e ad interessati attacchi alla sua credibilità dati i
rilevanti e delicati compiti di interventi su temi di interesse pubblico.
Bisogna quindi da un lato
difendere senza se e senza ma l’istituzione, che ormai da troppo tempo è soggetta
ad attacchi spesso immotivati, e dall’altro – in modo distinto e su altro piano
– avere la capacità di giudicare e anche criticare la sua gestione senza cadere
nel ridicolo, nello squallore dell’ingiuria o di una sterile richiesta di
cacciata del Direttorio fatta con toni populistici tanto di moda in questo
periodo. Lo faremo anche perché ci attendiamo un cambiamento di comportamento
nelle relazioni sindacali interne, per non essere giudicati un fastidio e un
intralcio, lo faremo anche per valutare, in questo nuovo scenario, le alleanze
sindacali.
Proprio per questo lanciamo un
appello ai lavoratori, in special modo a quelli della carriera direttiva, che
corrono tutti un serio rischio di veder ridimensionato il loro ruolo, le loro
condizioni, le aspirazioni di mantenere e accrescere la loro professionalità.
La FISAC CGIL nei prossimi giorni incomincerà a lavorare su questa strategia.
Ci aspettiamo il contributo di tutte le OO.SS., della professionalità dei
dirigenti – sia iscritti che non ai sindacati – per arrivare ad una azione
unitaria largamente condivisa sia nei contenuti che nel metodo.
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