Pagina alatamente estetica. Aggettivo improprio rispetto al
groviglio di concetti che ribollono entro le latebre più collabenti della mia
ormai caduca mente. Cerco e trascrivo:
“L'estetica è un
settore della filosofia che si occupa della conoscenza del bello naturale,
artistico e scientifico, ovvero del giudizio morale e spirituale.
Il filosofo tedesco
Alexander Gottlieb Baumgarten pubblicò Aesthetica in latino nel 1750, usando un
termine già da lui coniato nel 1735 nella sua tesi di laurea intitolata
Meditazioni filosofiche su argomenti concernenti la poesia. La parola
"aesthetica" ha origine dalla parola greca αἴσθησις, che significa
"sensazione", e dal verbo αἰσθάνομαι, che significa "percepire
attraverso la mediazione del senso". Originariamente l'estetica infatti
non è una parte a sé stante della filosofia, ma l'aspetto della conoscenza che
riguarda l'uso dei sensi.
Immanuel Kant tratta
dell'"estetica trascendentale" nella Critica della ragion pura come
dottrina della percezione sensibile, basata sulle funzioni trascendentali.
Riprende il termine estetica nella Critica del Giudizio nel 1790, dove a
proposito del "giudizio estetico" espone la sua teoria sul bello
soggettivo e su quello naturale (oggettivo) che si esprime nel sentimento del
sublime. Nello specifico, trattando della teoria dell'arte bella, Kant fa
appunto riconfluire nell'estetica i due filoni di pensiero sull'arte e sul
bello, fondendo perciò insieme la semplice dottrina della sensibilità antica e
il discorso settecentesco sull'arte e sul sentimento del bello (e del sublime),
e gettando di fatto le basi dell'estetica moderna. Più tardi, Hegel, nella sua
Estetica, salderà ulteriormente tra loro l'arte e la riflessione filosofica,
pronunciando la celebre sentenza secondo cui l'arte si sarebbe dovuta prossimamente
estinguere nel suo concetto, cosa che le avanguardie e le transavanguardie
novecentesche hanno poi puntualmente inverato, sebbene a più di un secolo di
distanza.”
Quanto pagherei per mirare per incontrarmi con la mitica
signora Ornella nel SUO crocevia del peccato. Lasciai, mi cacciò,anni fa quando
ella scriveva ambigua, ammiccante, peccaminosa: ma sarà il suo ieri; oggi fu il
suo domani. Essendo pragmatico, bancario, il bello per me è tattile, il peccato
è tattile, il lemma tattile. Se non tocco non comprendo. E mentre la superiore
estetica della signora Ornella fiorisce il mio basito seguirla nel labirinto
dei suoi vortici asessuati si essicca come il fiorellino prezioso che raccolto
a Bovo appena è tra le mie mani miseramente si affloscia. Eppure la signora
Ornella gratifica di verità l'Hegel sentenziante il decesso dell'arte. Miracolo
codesto di Ornella: la post avanguardia delle già senescenti transavanguardie.
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